sabato 31 ottobre 2009

Martellando il silenzio

Perchè in questo Paese può andarsene in giro libera e bella gente come Corona, possono girare indisturbati ladri, assassini, camorristi, pirati della strada e uno che ha spacciato un po' di fumo non esce vivo dalla galera? Perchè il suo cadavere viene restituito alla famiglia pelle e ossa, 37 chili come in lager, con un occhio rientrato nell'orbita, la mandibola sfondata, le costole fracassate, i buchi nella schiena? Perchè tutti fanno a scaricabarile e così si tutelano gli uni con gli altri? Perchè nessuno, proprio nessuno, vuole parlare? È ragionevole, per un massacro del genere, ipotizzare l'omicidio preterintenzionale e non la precisa volontà di annientare, di ammazzare? E perchè questa volontà, perchè tanta furia con un giovane sbandato, un nessuno che non faceva del male a nessuno, uno che per gli standard attuali della società era innocuo come una zanzara? Per quante mani è passato Stefano Cucchi prima di lasciarci la pelle? Voleranno gli stracci? Pagherà mai qualcuno? E quando? Non c'è differenza tra l'assurdo di un piccolo spacciatore massacrato in carcere e l'assurdo di un camorrista freddato in strada da altri camorristi: nel finisterre senza diritti, l'idea stessa della giustizia e del castigo è avulsa, è rimossa. Da un obbrorio ne discende un altro, e un altro, e mille altri in una catena infernale. Noi abbiamo smesso da un pezzo di credere alla giustizia, non ci sentiamo al sicuro in noi stessi, nel nostro Paese, nelle nostre istituzioni. Possiamo solo sperare di non cadere preda di queste istituzioni, che possono fare di noi carne di porco. Ma una cosa vorremmo fosse fatta, da tutti quelli che in un modo o nell'altro hanno possibilità di comunicare, di fare informazione, da un giornale, un microfono, un blog: continuare a martellarle, queste domande, ossessivamente, senza stancarsi, fino a ricevere almeno una risposta che non sia indecente. E se invece otterremo solo silenzio, anche quella sarà una risposta. Un silenzio non d'oro, ma di schiuma.

Massimo Del Papa.

I due "se" (un po' paraculi) di Berlusconi

«Ho ancora fiducia nell'esistenza di magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti. Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto».

Con questa perla, estratta dall'anticipazione del nuovo libro (come chiamarlo?) di Vespa, si chiude il cerchio.

In pratica, almeno io la intendo così, Berlusconi dice: se nei due processi che ho in corso sarò condannato, vuol dire che la verità è andata a farsi benedire e hanno vinto i giudici comunisti. Se alla fine, invece, ci sarà un'assoluzione, vuol dire che esistono ancora dei "magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti". In pratica, in un modo o nell'altro, la giustificazione è bella e pronta.

Questa cosa a casa mia si chiama paraculaggine. (veramente ha anche aggiunto che in caso di condanna non si dimetterà, ma questo si sapeva. Dico, non penserete mica che il suo posto sia preso da un presidente del Consiglio senza pendenze giudiziarie in corso?).

Notizie in pillole (34)

Stefano Cucchi, qualcosa si muove. Dopo che La Russa ha affermato di essere certo della correttezza dell'operato dei Carabinieri, anche se su cosa si basi quest'affermazione non è ben chiaro, la procura di Roma ha deciso di muoversi aprendo un'inchiesta per omicidio preterintenzionale a carico di ignoti. Sconcertato il legale della famiglia: "Si procede a carico di ignoti ma credo che coloro che l'hanno avuto in custodia o in cura non sono ignoti. Mi aspetto indagati, mi aspetto che queste persone vengano a dare una spiegazione".

Influenza A, chi ci capisce... Dunque, da una parte c'è il sottosegretario alla sanità Fazio che dice che la situazione è sotto controllo e non c'è motivo di allarmarsi, anche perché, percentualmente, finora si è dimostrata più letale la normale influenza stagionale; dall'altra, però, il numero delle vittime continua a crescere - in Italia sono finora 12 di cui 4 nella sola giornata di giovedì. Va precisato, comunque, che tutti i deceduti erano già affetti da altre patologie piuttosto gravi, per cui la nuova influenza ha avuto semmai un ruolo di concausa. Per quanto riguarda i vaccini, invece, al momento va segnalato un certo caos.

Il "decesso" di Facebook. Per la serie "non abbiamo cose più importanti da fare", poco tempo fa quelli del team di Facebook si sono chiesti: ma cosa facciamo con gli account degli utenti deceduti? La domanda, in fondo, non è totalmente inutile. Si calcola che gli utenti del maggior social network del pianeta siano attualmente più di 300 milioni, e quindi è abbastanza normale che con una certa frequenza qualcuno passi a miglior vita lasciando "incustodito" il proprio account. Bene, Facebook ha deciso di permettere l'accesso all'account del deceduto da parte degli "amici" che ne fanno richiesta, trasformandolo di fatto in una sorta di "account commemorativo". Qui il modulo.

Se parlo cade in 24 ore. Curiosa intervista rilasciata dal quotidiano svizzero Blick - qui l'articolo originale e qui quello di VareseNews. Un banchiere svizzero, che vuole restare anonimo, ha dichiarato:

“Se parlassi – dice il bancario – il governo italiano cadrebbe in un giorno”. Motivo? “Non c'è nessun esponente del Governo, nessuno del mondo dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera".
[...]
“Grazie al silenzio degli avvocati e delle banche ticinesi – dice l’articolo del Blick - non è ancora chiaro da dove sono arrivati i milioni che gli hanno permesso [a Berlusconi, ndr] il sorgere del suo impero costruito attorno alla Fininvest".

Certo, queste dichiaraziono vanno prese con le pinze; in primo luogo perché si tratta di un'intervista anonima, e in secondo luogo perché è da qualche giorno in atto un contenzioso di una certo rilievo tra noi e la Svizzera dopo le recenti operazioni della Guardia di Finanza contro filiali italiane di banche elvetiche. Certo che se queste dichiarazioni fossero vere e il banchiere avesse veramente voglia di vuotare il sacco...

Berlusconi torna in aula (di giustizia) I terribili giudici comunisti non perdono tempo. Cassato il lodo Alfano dalla Consulta, infatti, riprendono alla procura di Milano i due processi in cui è imputato Berlusconi. Il 16 novembre riprenderà quello per i presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset, dove Berlusconi risponde di frode fiscale, mentre il 26 novembre riprenderà con un nuovo collegio giudicante il processo in cui il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari in concorso col caro amico Mills. A proposito di giudici comunisti, va segnalato - mi pare di averlo già fatto - che il giudice che ha recentemente confermato per Mills, in appello, i quattro anni e mezzo di galera per corruzione, è lo stesso che aveva a suo tempo assolto Berlusconi in appello per la vicenda SME-Ariosto. In più, giusto per la cronaca, c'è da aggiungere che il giudice che ha deciso la sospensione dell'esecutività di pagamento della sentenza Finivest-Cir, Giacomo Deodato, è fratello di Giovanni Deodato, per due legislature parlamentare di Forza Italia. Tuttavia, a differenza delle paranoie del premier, per me questo non significa niente. Sono convinto infatti che la decisione del giudice Deodato sia stata presa, fino a prova contraria, per validi e giustificati motivi. E' solo per smentire, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la teoria idiota sui giudici comunisti che ce l'hanno con lui.

Al grande fratello? No, grazie. Non è una novità che i provini e le selezioni per valutare chi potrà o meno accedere alla mitica casa siano da sempre presi d'assalto da moltitudini di giovani. Insomma, cosa non si farebbe per poter entrare lì dentro? Eppure c'è chi ha detto "no, grazie".

Di lì a poco al blogger arriva una telefonata: è un autore Endemol che lo chiama per il Grande Fratello: “Vorremmo incontrarti, sei inorridito o incuriosito?” gli chiede.

Giovanni, che ha “parlato con chiunque”, va all'incontro. Gli autori sono interessati, gli dicono che potrebbe saltare le normali selezioni . Una “grande occasione” si direbbe in qualche salotto tv del pomeriggio. Lui non è convinto e quando legge un foglio da firmare “tutto incentrato sulla parola immagine’”, si decide. La sua ragazza lo sta aspettando fuori, lui ringrazia: “non mi interessa”. (fonte)

Il ragazzo in questione è Giovanni Fontana. Un blogger. Non penso occorra aggiungere altro (qui trovate la sua storia).

venerdì 30 ottobre 2009

Indifferenza a Napoli

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Arrivo sempre un po' tardi, io. Mi riferisco alla vicenda dell'agguato omicida, accaduto a Napoli nel luglio scorso, di cui la procura partenopea ha autorizzato la diffusione delle immagini per riuscire a risalire all'autore dell'omicidio.

Le immagini parlano chiaro. Un cadavere riverso su un marciapiede della pubblica via è tutto al più un inciampo, un fastidio, qualcosa su cui passare sopra curandosi al massimo di controllare che non si tratti di qualche parente. Per cercare di comprendere un po' il livello di anormalità insito in questa "normalità", a me è venuto spontaneo provare a pensare cosa succederebbe se una cosa del genere accadesse qui a Poggio Berni, o anche giù a Rimini.

Lo so, si tratta di realtà, di cultura, di contesti sociali differenti, e quindi non ha molto senso fare questo tipo di paragone. Ma è comunque impossibile, penso, non riuscire a meravigliarsi di tutto ciò. (Attenzione! Il video è piuttosto violento).


Aggiornamento 31/10/2009.

L'omicida pare sia stato identificato.

Il terzo è Stefano Cucchi

Ho già parlato, in passato, di due casi che in qualche modo si richiamano a quello di Stefano di questi giorni: Federico Aldrovandi e Aldo Bianzino. Quello di Stefano è quindi il terzo, in ordine di tempo, che oltre a trovare (giusta) evidenza sulle cronache nazionali, presenta alcune analogie coi precedenti.

Si tratta, in sostanza, dell'ennesima storia inquietante di morte inspiegabile dopo un arresto. La notizia, come dicevo, è uscita dall'ambito locale romano ed è diventata di dominio nazionale. Sono partite pure interrogazioni parlamentari per cercare di capire cosa è successo, e come è possibile che un giovane di 31 anni, perfettamente sano al momento dell'arresto, non faccia più ritorno a casa.

Penso che sia giusto insistere e dare il più possibile visibilità a queste storie. Per due motivi: spingere perché la verità venga fuori e avere ancora la certezza di potersi fidare delle forze dell'ordine e dello Stato.

Qui, qui e qui trovate alcuni articoli sulla vicenda, mentre qui sotto ci sono le testimonianze di alcuni familiari pubblicate sul blog di Beppe Grillo.

Di lodo in lodo

Bruno Tinti ha ragione. La domanda da farsi non è tanto "è giusto o sbagliato il lodo Alfano?", quanto, semmai, "come è stato possibile arrivarci?". Ed è probabilmente vero che fra alcuni anni ci guarderemo indietro e ci chiederemo come sia stato possibile dedicare pagine, articoli, discussioni, litigate, fiumi di inchiostro (e di bit) per cercare di far capire a quanti più individui possibile l'assurdità di questo periodo. Ma adesso ci siamo dentro. Siamo in "quel periodo". E non si può, a costo anche di diventare noiosi, far finta di niente, perché la stragrande maggioranza delle persone, purtroppo, continua a pensare che in quello che sta succedendo non c'è niente di male.

Ecco quindi che si torna a parlare di ciò che succede in Parlamento. Dove, se da una parte c'è una sostanziale inerzia a causa della mancanza di fondi a supporto di nuovi provvedimenti, dall'altra si lavora febbrilmente. Ma non per fare leggi urgenti a vantaggio dei cittadini. O meglio, leggi urgenti sì - anzi urgentissime -, ma a vantaggio di un solo cittadino. Eh sì; perché il lodo Alfano è stato bocciato dalla Consulta, come ben sapete, e bisogna escogitare di corsa qualcos'altro; non c'è tempo da perdere perché i processi Mills e diritti tv Mediaset incalzano. Ecco allora che gli uomini del presidente sono al lavoro; non per fare quella riforma organica e seria della giustizia, magari per via costituzionale (i tempi non lo consentono), di cui al limite si avrebbe anche bisogno (non è questa che interessa in questo momento), ma per riuscire ad approvare in fretta e furia un provvedimento, un codicillo, un arzigogolo giuridico qualsiasi che salvi il presidente una volta per tutte dalle sue grane coi tribunali.

Ecco allora la soluzione, o una di quelle possibili: spostare ad esempio i processi delle più alte cariche, compreso quindi, naturalmente, il presidente del Consiglio, a Roma. Un nuovo lodo, insomma, anzi un "lodino". E come lo chiamiamo? lodo Alfano? No, grazie, Alfano ne ha le scatole piene di lodi. "Mi sono esposto personalmente con il lodo [Alfano, ndr], gli ho dato il mio nome, ma adesso basta, il mio ministero resta fuori, norme sulla prescrizione e quant'altro dovranno venire dal dibattito parlamentare". E' un risveglio quello di Alfano, una presa di coscienza che comincia ad essere contagiosa e a coinvolgere molti di quelli, nella stessa maggioranza, che si sono stancati di lavorare per trovare cavilli, leggi e pastrocchi giuridici buttati qua e là - e regolarmente cassati - per garantire l'immunità al capo.

E allora il lodo, forse, si chiamerà lodo Ghedini (foto), dal nome dell'avvocato personale del premier che, guarda un po', è anche parlamentare del suo partito. E si ragiona su altre ipotesi, si esamina il ventaglio delle soluzioni possibili: prescrizione ancora più breve di quella già introdotto sempre da questo governo nel 2005 (ex Cirielli), limite massimo di 6 anni per un processo, introduzione del legittimo impedimento. Qualsiasi cosa, purché si raggiunga lo scopo. Scopo che ormai non ci si preoccupa neppure più di mascherare dietro al paravento dell'interesse comune, perché nessuno ci crede più. E allora via, alla luce del sole, contro ogni remora, ogni preoccupazione di non dare nell'occhio; perfino contro pezzi consistenti della stessa maggioranaza di governo, in questo caso finiani e Lega, che non ne possono più di leggine, amnistie mascherate e porcate varie rigorosamente ad personam.

Ecco, gli italiani, o queste cose non le sanno, oppure le sanno ma va bene lo stesso. Sono pochi quelli che si incavolano, che non vogliono un Parlamento in cui alcuni ministri prendono stipendi pagati da noi per fare leggi per se stessi.

Chissà, forse tra qualche anno ci gireremo indietro...

giovedì 29 ottobre 2009

Chissà se Maroni...

...ogni tanto si fa un giretto su YouTube (visto che nei tiggì è piuttosto improbabile trovare servizi di questo tipo).

Come siamo arrivati fin qui

Chissà, forse fra un po' di anni, quando - mi auguro - il berlusconismo sarà solo un brutto ricordo, e magari ogni tanto ci volteremo indietro ad analizzare a mente fredda questo ultimo ventennio, qualcuno riuscirà, anche se tardivamente, a farsi questa domanda.


Mi chiedo: com'è possibile che di certe cose si discuta? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che gli ebrei non potessero godere dei diritti più elementari; e che, periodicamente, fosse ritenuto giusto che essi perdessero il diritto alla vita? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che era giusto per conti, baroni e principi, avere il diritto di violentare le donne loro suddite quando queste si sposavano (si chiamava "jus primae noctis")? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che i "negri" fossero una razza inferiore? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che le donne non erano neppure esseri umani dacché non avevano l'anima; e che, in molti Paesi, fosse ritenuto giusto fino a pochi anni fa che esse non potessero votare? Oggi queste cose, e altre ancora, ci sembrano assurde e improponibile ogni discussione sul punto. Eppure filosofi, scienziati, giuristi, per non parlare dei tanti uomini comuni che hanno ucciso, soggiogato, violentato nel nome di queste convinzioni, hanno sostenuto queste assurdità, impegnando la loro forza, la loro intelligenza e, quando era il caso, la loro cultura e la loro scienza. Ed erano le stesse persone che educavano i loro figli nel rispetto dei principi religiosi; erano le stesse persone che facevano elemosine, assistevano i malati, svolgevano anche ad alto livello professioni impegnative.

Eppure. Oggi, nel nostro Paese, siamo arrivati a discutere seriamente della non applicabilità della legge penale al presidente del Consiglio, cioè a un cittadino cui è affidato un pubblico servizio, probabilmente il più importante che ci sia in un paese democratico. Siamo arrivati a teorizzare che è giusto che questo cittadino possa corrompere giudici, falsificare bilanci, commettere frodi fiscali, e che però non possa essere processato. Siamo arrivati a teorizzare che, anche se questo cittadino venisse sorpreso subito dopo aver ucciso la moglie, ancora con il coltello sanguinante in mano; oppure se 50 persone lo vedessero mentre prende a calci un cane, lasciandolo agonizzante sull'asfalto; ebbene sarebbe giusto non processarlo. Perché, si dice, egli è stato eletto dal popolo; e la volontà popolare deve essere rispettata prima di tutto, perfino prima della possibilità di irrogare le giuste sanzioni per crimini eventualmente commessi; perfino prima del principio di uguaglianza tra i cittadini che è il cardine degli ordinamenti democratici nei Paesi moderni. Ma potrebbe la volontà popolare portare un assassino al potere? E, se così avvenisse, sarebbe giusto che l'ordinamento giuridico non apprestasse rimedi per una simile assurdità? E mi accorgo che anche io sto cadendo nella trappola, che discuto e mi sforzo di portare argomenti per confutare l'indifendibile, per dimostrare un'assurdità che è evidente di per sé; un'assurdità che, tra qualche anno (ma quanti, accidenti, quanti?) tutti considereranno con stupore e indignazione, così come oggi si pensa con stupore ed indignazione alla ormai lontana sofferenza legalizzata di ebrei, "negri" e donne. Perché la domanda non è, non deve essere: "Questo Lodo Alfano è giusto o no?" La domanda deve essere: "Ma come siamo arrivati a tanto? Dove abbiamo sbagliato?"


Bruno Tinti via facebook.

Se anche i "panzoni" protestano

I "panzoni", naturalmente, sarebbero i poliziotti, quelli in ufficio, che appena qualche mese fa furono apostrofati così dal ministro Renato Brunetta. Sono tornati all'attenzione dell'opinione pubblica ieri, quando le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria hanno sfilato per le strade di Roma per protestare contro i tagli del governo al comparto sicurezza.

Ora, intendiamoci, manifestazioni di questo tipo non sono una novità, né con questo governo né coi precedenti - tagli alla sicurezza, chi più chi meno, li hanno sempre fatti tutti -, ma questo è stato il primo, e speriamo l'ultimo, a mettere in pista le ronde. E' vero che non sono previsti finanziamenti dallo stato per questo scopo, ma è anche vero che dove non arriva lo stato arrivano i comuni e le province - quella di Milano ha stanziato in febbraio 250.000 euro per le ronde. Poi, che questa pagliacciata, almeno finora, sia stata sostanzialmente un grosso flop poco importa, ma i poliziotti giustamente si incavolano.

E nel mirino ci finisce appunto anche Brunetta:

«Noi difendiamo anche la tua sicurezza e tu ci ha preso in giro e ci hai dato dei 'panzonì », hanno urlato gli organizzatori della protesta passando sotto la sede del ministero della Funzione Pubblica in corso Vittorio Emanuele. Subito dopo una bordata di fischi si è alzata verso le finestre del ministero: «Lo sappiamo che sei chiuso dietro il tuo scranno d'oro - hanno aggiunto - perchè non vieni giù a parlare con chi ti difende?»
[...]
«Questo governo vi ha dato le ronde - hanno detto rivolgendosi ai cittadini - hanno messo i soldi per questa vergogna invece che darli ai poliziotti».
[...]
"Il taglio di circa tre miliardi di euro in tre anni al comparto sicurezza e difesa, unito agli effetti dell’ex decreto Brunetta ora convertito in legge - denunciano i sindacati -, sta producendo una pesante riduzione di personale a causa del mancato turn over e un innalzamento dell’età media dei poliziotti italiani, che ormai sfiora i cinquant’anni".
[...]
Con questa giornata di protesta i sindacati delle Forze di polizia denunciano «le irresponsabili scelte del governo di ridurre di oltre 40mila unità il numero degli operatori in servizio, di sottrarre il 44% delle risorse alle attività operative e organizzative, di rinviare di tre anni il rinnovo del contratto collettivo di lavoro e di sottrarsi all’impegno di realizzare un nuovo modello di sicurezza che esalti le professionalità Sono scelte, queste del governo, che smentiscono gli impegni assunti in campagna elettorale, ed esprimono una sostanziale indifferenza verso il diritto alla sicurezza dei cittadini e verso i diritti professionali di chi in condizioni di crescente disagio assicura il massimo impegno a garanzia della convivenza civile e la sicurezza del Paese».

E' curioso, e fa anche un certo effetto, dopo tutto questo, andare un po' indietro nel tempo e provare a ricordare che questa maggioranza è andata al governo col cavallo di battaglia della sicurezza. Che ci ha fatto e ci fa tuttora, con media e giornali compiacenti al seguito, due scatole così con questa storia della sicurezza. Perché eravamo tutti a rischio: nelle città, nelle periferie, nei quartieri, nelle campagne. E per che cosa? Per giustificare l'introduzione delle agili e longilinee ronde, e fare così contenta la lega, a scapito dei "panzoni".

mercoledì 28 ottobre 2009

Se Cl sta in corsia

L'episodio, curioso e inquietante allo stesso tempo, è accaduto all'ospedale di Melzo, comune in provincia di Milano. Lì, tre donne che stavano facendo una visita preliminare in vista di un'interruzione di gravidanza, si sono sentite riprendere ad alta voce, in malomodo, dal primario di ginecologia con epiteti tipo "Assassine" e simili. Scrive Repubblica:

Avevano deciso di abortire. Ma una volta all’ospedale, per gli accertamenti preliminari all’interruzione di gravidanza, il primario, obiettore di coscienza, le ha umiliate nel corridoio del reparto, davanti al personale e alle degenti. «Assassina, sta uccidendo suo figlio», ha urlato Leandro Aletti, responsabile di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Melzo e noto antiabortista, simpatizzante di Comunione e liberazione, a ciascuna delle tre donne, dai 27 ai 36 anni, che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire.

Ora, si può discutere finché si vuole del fatto se l'Italia sia una democrazia più o meno compiuta. Ma fino a quando in strutture pubbliche opereranno medici e personale che anteporranno le loro (legittime, intendiamoci) battaglie personali ai diritti delle persone, saremo sempre un paese di serie b.

"Lei mi lascia parlare!!!"

Accaduto ieri sera, a Ballarò. Ulteriori riflessioni mi sembrano superflue: basta il video.

Mills e Fininvest

Due notizie, uscite ieri, che hanno più o meno direttamente a che fare col presidente del Consiglio: tanto vale farci un unico post. La prima, quella che per evidenti motivi ha fatto più rumore, anche se era attesa, è stata la conferma in appello della condanna in primo grado a 4 anni e mezzo di galera per David Mills, l'avvocato inglese, referente finanziario britannico della Fininvest, accusato di corruzione in atti giudiziari (il corruttore, secondo l'accusa, sarebbe Silvio Berlusconi) nelle vicende All Iberian e tangenti alla Guardia di Finanza. La sentenza è arrivata dopo circa quattro ore di camera di consiglio. Tra 15 giorni i giudici depositeranno le motivazioni della sentenza e da lì in poi la difesa avrà 30 giorni di tempo per presentare ricorso in Cassazione.

Va ricordato che nel medesimo processo è imputato lo stesso Silvio Berlusconi. La sua posizione era stata stralciata in virtù dell'entrata in vigore del lodo Alfano, ma la sua bocciatura da parte della Consulta l'ha riportata in pista. Ora, intendiamoci, se per Mills le possibilità di arrivare a una sentenza definitiva in Cassazione sono tutt'altro che remote - per lui la prescrizione dovrebbe arrivare nell'aprile del 2010 - per Berlusconi sono praticamente nulle. Il processo a carico di Berlusconi, infatti, dovrà ripartire con un nuovo collegio giudicante - il primo è diventato incompatibile - e le speranze di arrivare a sentenza definitiva prima del mese di aprile 2011 sono appunto pressoché nulle. Finché non cambia la legge, comunque, che è quello a cui da un po' sta lavorando l'entourage del premier, le sentenze definitive hanno valore di prova, e una eventuale decisione in questo senso della Cassazione nei confronti di Mills, certificherebbe inequivocabilmente che Berlusconi era il corruttore.

Altro capitolo, la vicenda Fininvest-Cir. Il maxi-risarcimento quantificato dal giudice Mesiano, che tanto ha fatto parlare e litigare, anche per la sua valenza "gossippara", è stato congelato. Attenzione, non è stato annullato; si tratta molto più semplicemente di una sospensione in via provvisoria della sentenza in accoglimento da parte della Corte di Appello del ricorso presentato dai legali Fininvest. La precisazione è necessaria perché ho letto una marea di commenti su Facebook e altrove del tipo: "che schifo!", "pazzesco!", "siamo in Italia!" e cose simili, come se fosse stata ribaltata la sentenza di risarcimento. Niente di tutto questo. Non sono esperto di questioni legali, ma penso si tratti semplicemente della normale sospensione del provvedimento esecutivo che si attua, per legge, davanti a una richiesta di impugnazione di una sentenza.

Se l'ho sparata troppo grossa, e magari c'è qualche esperto di cose legali tra i miei lettori, i commenti sono a disposizione.

martedì 27 ottobre 2009

Rutelli emigra (dove?)

L'ultimo a pregarlo di ripensarci è stato l'ex ministro della Pubblica Istruzione Fioroni: "rifletti!", pare gli abbia detto. Ma lui niente, lui se ne vuole andare. Anzi, se n'è già andato. Dove? Boh, forse con Casini, verso un ipotetico centro che comprende Pezzotta e Luca Cordero di Montezemolo (Luca Cordero di Montezemolo?). Non è ancora ben chiaro. Quello che è Chiaro è che la linea del Pd che prende forma dopo l'arrivo di Bersani non lo soddisfa (troppo a sinistra? troppo laico?). Dice Rutelli:

"coloro che oggi sono nel pd hanno aderito a quattro partiti, pci, pds, ds e pd ma il problema è che sono convinti di far parte sempre dello stesso partito".

La riflessione è interessante, specie se elaborata da uno che è passato dai radicali ai verdi alla Margherita al Pd, e che probabilmente alla fine andrà a destra. Non capisco perché tutti vedono come una disgrazia la dipartita di Rutelli. Se poi, come si vocifera, si porterà dietro pure la Binetti, si capisce facilmente come le primarie siano state un grossa boccata d'aria fresca per il Pd.

Il grande "fardello"

Leggo sul Corriere, tra una notizia e l'altra, che è iniziato il Grande Fratello. Tra i concorrenti ci sarebbe - dice la Marcuzzi - "una donna diventata uomo, si svelerà lui stesso" (sapete com'è, il periodo...). Poi, scorrendo, una brasiliana procace trapiantata a Napoli, un parrucchiere torinese di 18 anni col padre sulla sedia a rotelle.

Il padre di Marco è costretto in sedia a rotelle dopo un incidente e lui fa una sorta di voto: gli promette, in collegamento telefonico, di arrivare in finale e chiede in cambio che lui possa di nuovo camminare.

Poi, proseguendo, una cameriera ventenne di Palermo, orfana della madre, che studia ed è indecisa se fare la fotomodella o l'infermiera - sapete com'è, tra professioni simili... Segue poi un personal trainer umbro, una studentessa pallavolista brindisina, un body builder barese tentaquattrenne, un ferrarese ventiduenne omosessuale e disoccupato, una maestra d'asilo milanese, un ventiseienne abruzzese che ha iniziato un periodo di fede e vive lunghi periodi di castità - è capitato nel posto giusto!

Dulcis in fundo, un salumiere veneto di 29 anni, una romana ventiduenne con genitori eritrei, un'imprenditrice sarda di 32 anni che si definisce "caparbia" («Io e mio marito facciamo l'amore tutti i giorni, anzi anche tre o quattro volte al giorno»). Chiudono, se non ho tralasciato nessuno, una studentessa di filosofia in cerca di lavoro e un'impiegata in un autonoleggio.

Ecco, tutta questa varia umanità si è rinchiusa in una casa e ci starà fino a febbraio. A Natale è previsto l'ingresso di un prete per un momento religioso - direi che con lui ci siamo tutti. La prima puntata, ieri sera, ha fatto il pieno con oltre 6 milioni di telespettatori.

E' la triste fotografia della nostra tv e, di riflesso, del nostro paese.

3 milioni di "pidini" al voto

Alla fine, insomma, sembra che le primarie del Pd siano state un successo, perlomeno per quel che riguarda l'affluenza e i numeri. Come sapete, e come più volte ho scritto in queste pagine, non sono un simpatizzante stretto del Pd, e i motivi sono noti e li ho già spiegati in passato in maniera esaustiva. Tuttavia non nego che questo risultato mi faccia piacere, perché significa che, nonostante tutto, un numero considerevole di persone pensa che questo paziente in rianimazione serva ancora a qualcosa e che meriti, nonostante la classe dirigente, quella che viene comunemente indicata come l'ultima occasione.

Certo, a poche ore dal voto si vede già che la strada per Bersani - io avrei preferito Marino - non sarà facile. In primo luogo perché dai risultati si evince inequivocabilmente che non è nelle grazie dei giovani, e qui dovrà lavorarci su, e in secondo luogo perché le prime grane in tema di alleanze e scissioni sono già in vista.

In ogni caso il responso, democratico, è stato chiaro, e i tre milioni di elettori in fila davanti ai gazebo, quelli che probabilmente non sanno più a che santo votarsi per riuscire a mandare a casa questo esecutivo prima che i danni che sta facendo diventino irreparabili, probabilmente un'altra occasione al Pd non la daranno.

Le reazioni a quanto accaduto sono ovviamente le più varie, ma a mio parere merita di essere menzionata quella di Cicchitto, secondo cui le primarie sono "Un esercizio anomalo, non chiaro, espressione di un partito allo sbando". Secondo il capogruppo dei deputati del Pdl, quindi, 3 milioni di persone che vanno in piazza a votare per scegliere un candidato sono un esercizio anomalo. Perfettamente comprensibile da parte di chi è affiliato ad un partito in cui le primarie non si fanno e il leader si autoproclama.

Democraticamente, si intende.

lunedì 26 ottobre 2009

Il vangelo di Gentilini? Sì, fra tre anni

Non so quanti di voi conoscano Gentilini, attuale vice-sindaco leghista di Treviso. Diciamo che gran parte della sua notorietà è dovuta al tipo di linguaggio che utilizza nei suoi comizi, che nel corso del tempo ci ha regalato perle tipo "darò immediatamente disposizioni alla mia comandante (dei vigili urbani) affinché faccia pulizia etnica contro i culattoni" e cose simili - non vado oltre, l'elenco completo lo trovate qui.

Bene, è notizia di oggi che il signore in questione si è beccato dal tribunale di Venezia - guarda un po' la coincidenza - 4.000 euro di multa e il divieto di tenere comizi per i prossimi 3 anni a partire da oggi.

Forse non è tutto perduto in questo sgangherato paese.

Ho segnalato chi aveva bisogno

E' una scusante valida segnalare chi aveva bisogno? E' una giustificazione? Mi riferisco alle dichiarazioni di Mastella fatte all'indomani del terremoto giudiziario che ha coinvolto lui e sua moglie assieme a un congruo numero di altri personaggi politici più o meno in vista. Dice Mastella:

Quando andremo davanti al tribunale farò vedere eventualmente le persone che ho segnalato e vedrete se ho segnalato ricchi o ho segnalato poveri». «Mi spiace per altra povera gente che aveva analoghe difficoltà».
[...]
«Rispetto alla segnalazione - ha concluso il leader dell'Udeur - rivendico che laddove c'è una necessità, un bisogno, segnali. Dopodichè è stabilito dalle regole del gioco, dalle norme, se uno può essere assunto o non assunto».

A precindere dal fatto che poi l'assunzione del raccomandato - dice Mastella - dovesse comunque passare al vaglio delle "regole del gioco", che potrebbe stare a significare che non è quindi così automatica, il pensiero nel suo insieme non mi sembra nient'altro che il tentativo di legittimare definitivamente la raccomandazione - come se in Italia non lo fosse già. Cioè, la normalizzazione di una situazione di palese ingiustizia in cui non conta più il curriculum o le capacità, ma la spintarella, la segnalazione, indipendentemente che vada poi a buon fine o meno.

Di fronte a ragionamenti di questo tipo non penso sia necessario aggiungere molto. E forse non vale più nemmeno la pena prendersela o indignarsi.

Il governo? "Siamo una famiglia..."

Che nell'attuale maggioranza ci sia da tempo qualche problemino per quel che riguarda la pacifica convivenza, probabilmente solo chi vive in Polinesia non se n'è ancora accorto. Le patate bollenti attualmente sul tappeto, infatti, sono almeno due: la questione Tremonti-Berlusconi e la questione Veneto alle prossime regionali. Che Berlusconi e Tremonti siano da tempo ai ferri corti non è un mistero, e la rottura definitiva si è avuta dopo che lo stesso premier ha annunciato in pompa magna alcuni giorni fa di voler togliere (progressivamente) l'Irap. Annuncio che, come era prevedibile, ha fatto stappare le bottiglie alla Marcegalia e alla confindustria tutta.

L'Irap, brevemente, è una tassa sulle attività produttive introdotta nel 1997 che accorpa e sostituisce in un unico versamento sette tipi di imposte diverse precedentemente esistenti. La pagano imprenditori, commercianti e artigiani e vale circa - secondo il Sole24ore - 30 miliardi di euro l'anno. Cioè, se venisse tolta questa tassa, l'aggravio a carico dello stato sarebbe appunto di questo valore. Qui nascono i problemi e i "dissapori" con Tremonti, il quale è sempre stato molto cauto sulla questione Irap in quanto perfettamente consapevole che non esiste allo stato attuale nessun tipo di copertura che consenta di abolire, seppur in maniera graduale, questa tassa.

E, d'altra parte, se si esclude il solito eclatante annuncio, Berlusconi stesso non è che sia stato molto preciso su come intende coprire o recuperare l'eventuale mancato introito dell'Irap. Insomma, pare di vedere che siamo alle solite. Siamo ai livelli degli annunci roboanti su nucleare, ponte sullo stretto e via di seguito: tutto fumo e niente arrosto. Tremonti, che nonostante tutto è persona un pochino più seria e responsabile del suo diretto superiore, non ha ovviamente preso bene questo annuncio. Da qui lo scontro e le voci su eventuali sue dimissioni dal governo. Scontro che ha avuto il suo apice mentre Berlusconi si trovava a San Pietroburgo in visita privata all'amico Putin, quello che gli ha regalato il famoso lettone a palazzo Grazioli. Si racconta infatti di una linea telefonica molto calda Roma-Russia, con i due contentendi da una parte e da quell'altra di questa linea e con la promessa di chiarimenti definitivi al rientro del presdelcons dopo la tre giorni da Putin. Rientro ritardato, poi, ufficialmente per motivi di maltempo, dicono quelli dell'entourage di Berlusconi. Si parlava addirittura di nevicate, tempeste di vento, bufere. Salvo poi accorgersi, grazie ai lettori del Corriere, che la bufera era una balla, e che se c'era, casomai era di altro tipo. Insomma si trattava di una nevicata ad personam.

Comunque sia, alla fine questo bendetto chiarimento c'è stato, anche se più che di chiarimento pare si sia trattato di una sorta di tregua armata, e tutt'altro che tranquilla. Quello infatti che ha mandato su tutte le furie Berlusconi, è stato il fatto che Tremonti si sia presentato ad Arcore, all'incontro chiarificatore, "scortato" da Calderoli e Bossi nella veste di angeli protettori, quando invece il buon Silvio aveva messo in conto un a tu per tu.

E’ la prima volta (forse l’ultima) che un «suo» ministro gli oppone resistenza facendo leva su Bossi. Tanto da farsene riassorbire e da diventare, ai suoi occhi, il quarto ministro del Carroccio. Nella mente irata del Cavaliere, Tremonti sta commettendo lo stesso peccato di superbia dell’Arcangelo che osò sfidare il Padreterno: il ministro dell’Economia si rivolta al presidente del Consiglio fino a rivendicare per sé un ruolo di contrappeso. Per la precisione da vice-presidente del Consiglio, se si dà retta al tam-tam che vuole Fini e l'intera nomenklatura Pdl fuori dei gangheri per questa richiesta in grado di rovesciare tutte le gerarchie celesti, che sarebbe stata avanzata (ma Tremonti nega) nel bel mezzo del pranzo. Berlusconi pare si sia ben guardato dal rispondere sì o no, limitandosi a prendere tempo e a compiere alcuni sondaggi dentro il partito, dall’esito scontatissimo: non c’è un solo gerarca favorevole alla promozione di Tremonti.
[...]
Nel vertice, il ministro dell’Economia è stato categorico: «Non esiste una strada diversa da quella che io sostengo», il rigore in chiave europea di cui si fa paladino «è senza alternative», dunque vietato insistere su tagli dell’Irap.
[...]
Sarà il Tesoro a decidere il come e il quando. "Non ce lo possiamo permettere, mancano i soldi". (fonte)

Alla fine, appunto, è tregua armata. E fragile. Tremonti è per la linea del rigore, quella che guarda i numeri e le possibilità concrete di poter fare certe cose, e non quella degli annunci impossibili. La presunta riconciliazione - termine piuttosto ottimista - ha avuto il sigillo di Bossi, il quale ha affermato che "Finché sono vivo io non ci saranno problemi con Tremonti". Si racconta di qualcuno che, sotto la tovaglia, non ha esitato a mettersi le mani in certe zone. La politica è anche questo.

domenica 25 ottobre 2009

Sunday bloody sunday

Questo celeberrimo pezzo degli U2, è probabilmente il più conosciuto del vastissimo repertorio della band irlandese. Forse però non tutti sanno che c'è un fatto drammatico ben preciso che ha ispirato Bono nella scrittura del testo.

Buona domenica.

sabato 24 ottobre 2009

U2 in streaming su YouTube


Mettiamola così: se non vi dispiacciono gli U2 e avete voglia di fare una levataccia, un giretto qui, domattina, io lo farei.

Destra e sinistra sono uguali. O no?

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Torno brevemente sulla vicenda Marrazzo, che mi pare stia prendendo una piega piuttosto seria. Finora abbiamo avuto conferma, eccetto rarissime eccezioni, che destra e sinistra per molti aspetti sono uguali. E soprattutto abbiamo imparato che la tanto strombazzata superiorità morale di cui si vantava certa sinistra non esiste, e probabilmente non è mai esistita. In Italia, infatti, abbiamo - non sto a fare il conto di chi più e chi meno - amministrazioni di centrosinistra sotto inchiesta, per motivi anche gravi, esattamente come il centrodestra - penso all'Abruzzo di Del Turco, alla Puglia di Vendola, alla Campania di Bassolino, ecc...

Le opinioni su quello che dovrebbe fare adesso Marrazzo sono discordi: secondo alcuni si dovrebbe dimettere (c'è un certo pressing del Pd), secondo altri no. E tra questi ultimi c'è Maroni (centrodestra), il quale afferma che "È una vicenda personale, non credo debba dimettersi". I motivi per cui esponenti del centrodestra pensano che Marrazzo non debba dimettersi sono evidenti, non serve che stia qui io a spiegarli. Ecco perché penso che sarebbe salutare, per Marrazzo stesso e per il Pd, che si facesse da parte. C'è in primo luogo una questione di coerenza che non può passare in secondo piano - la sinistra è quella che più ha strillato alle dimissioni per gli scandali di Berlusconi - e in più c'è l'occasione, forse unica, per dimostrare che la coerenza di cui parlavo prima non sono solo parole.

Insomma, questa sinistra, o quel che ne è rimasto, vuole dimostrare di essere diversa? Vuol dimostrare di saper affrontare, a differenza di qualcun altro, gli scandali in maniera più responsabile, almeno un pochino? Bene, l'occasione ce l'ha adesso.


Aggiornamento 20,45.

Piero Marrazzo si è autosospeso, preludio alle dimissioni. E, come ho facilmente profetizzato nel mio post, per il centrodestra si tratta di un problema.

Le parole di Quagliarello fanno capire il nervo scoperto nel centrodestra, dove si apre il problema del parallelo con la vicenda Berlusconi. Il farsi da parte di Marrazzo impone infatti una riflessione: nella vicenda del video e del ricatto è parte lesa, non è un imputato, la vicenda è privata e non ha interferito con l'attività pubblica di Marrazzo. Lo stesso presidente ha raccontato la verità ai magistrati. Eppure ha considerato inopportuna la sua permanenza e si è autosospeso. Una scelta di dignità e opportunità che, affermano nel Pd, che non tutti i protagonisti della vita pubblica sentono. Chiaro il riferimento a Berlusconi. (fonte)

Notizie in pillole (33)

Analogie/divergenze tra Marrazzo e Berlusconi. Pare che Piero Marrazzo, attuale presidente della regione Lazio in quota Pd, sia incappato in una disavventura piuttosto spiacevole, sempre ammesso che esistano disavventure piacevoli. Brevemente, stando a quanto scrive l'Ansa, quattro Carabinieri, ora agli arresti, avrebbero ricattato e chiesto soldi a Marrazzo per non diffondere un video, girato sembra con un telefonino, che lo riprenderebbe in atteggiamenti intimi con alcune persone, tra cui, riferisce sempre l'Ansa, anche un transessuale. Non so ovviamente quali saranno gli sviluppi della vicenda, ma se dovesse venire fuori una storia simile a quella del nostro presdelcons, non so come si potrà giustificare l'uno rispetto all'altro.

Disconnessione? No, truffa. Paolo Attivissimo segnala una truffa telefonica che al momento è piuttosto in voga nel Regno Unito, ma che non è da escludere possa prendere piede anche altrove.

...il truffatore telefona alla vittima spacciandosi per un operatore del call center della compagnia telefonica e avvisa la vittima che è in arretrato con i pagamenti e che quindi se non paga subito gli verrà staccata la linea.

Se la vittima è riluttante, il truffatore avvisa che la linea verrà staccata subito. E in effetti quando la vittima riaggancia e poi prova a chiamare, il suo telefono è muto.

Qualche minuto dopo, il truffatore richiama e la vittima, ormai in crisi, di solito accetta di pagare e quindi comunica al malvivente i dati della propria carta di credito. Ed è questo lo scopo del truffatore. Magicamente la linea torna a funzionare, ma il danno arriverà dopo, quando la vittima si troverà la carta di credito spolpata. (articolo integrale qui)


Mastella: "Mani pulite"! Sono sincero: non ho mai capito il senso delle conferenze stampa a reti unificate quando si viene a conoscenza di essere indagati dalla magistratura. L'ultima è stata quella di Mastella dell'altro ieri, in cui l'attuale parlamentare europeo nelle file del Pdl ha proclamato davanti all'universo mondo la sua totale estraneità ai fatti di corruzione e raccomandazioni varie contestati a lui e a sua moglie. A cosa serve strepitare in tv per dichiarare la propria innocenza, visto che il tribunale se ne fregherà altamente di tali dichiarazioni e andrà avanti, giustamente, per la sua strada? Mah...

Idioti a scuola. Sarà forse per il fatto che ho due figlie alle medie, non lo so; fatto sta che quando leggo queste storie non riesco a passarci sopra. Mi girano le scatole e penso a come siamo messi.

"Uccidiamo Berlusconi?" Per Facebook è tutto a posto (tranne il nome). Gli strali e le minacce di chiusura della pagina paventata da Maroni e Alfano hanno avuto la risposta di Facebook direttamente dagli USA: "Il gruppo rispetta le regole previste per l'utilizzo di Facebook. Solo il nome è improprio e gli amministratiori sono stati invitati a cambiare nome". Tutto questo casino per cosa, quindi? Da segnalare nella sezione "comiche", poi, le dichiarazioni di Maroni: "Non credo che esista un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito “Uccidiamo il premier”. È apologia di reato, anzi peggio. È un problema di cultura: se passa il concetto che uno può scrivere impunemente queste cose, c'è il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto”. Beh, o Maroni è male informato o ci fa. Gordon Brown, Sarkozy e Obama sono solo quelli trovati da Gilioli. La differenza è che all'estero hanno capito la goliardata - discutibile quanto si vuole, ma sempre goliardata è - da noi, dove notoriamente di internet non ci capisce niente nessuno, è scattato l'allarme. Sarebbe interessante, poi, chiedere a Maroni come mai tutto questo allarme per Berlusconi, che tra l'altro ha pure la scorta, e totale indifferenza per altri personaggi pubblici, anche di una certa notorietà, presi di mira da gruppi analoghi. Mah...

Contrattiamo Vespa? E' in corso una querelle in Rai sul rinnovo del contratto di Vespa, che attualmente - scrive Repubblica - viaggia sul milione e 600.000 euro ogni 100 puntate (gli extra a parte). Il cda della tv di stato avrebbe fatto capire con qualche giro di parole che il nuovo esborso, vista l'aria che tira, sarebbe un po' troppo elevato. Vespa non si scompone, ma rimprovera con aria un po' stizzita il fatto che si parli solo del suo contratto e non di altri, compreso quello del compianto Enzo Biagi. Ora, non so che differenza ci sia tra i compensi di Biagi e quelli di Vespa, è l'accostamento dei due che mi lascia perplesso.

venerdì 23 ottobre 2009

Ad ognuno la sua condanna (anche a Travaglio)

Non capita sovente, ma quando capita è giusto, per correttezza, segnalarlo. Marco Travaglio, assieme alla Garzanti Libri, è stato condannato in sede civile dalla Cassazione - condanna definitiva - a risarcire 5000 euro al giudice Filippo Verde. Il tutto a causa di alcune affermazioni del giornalista contenute nel libro "Il manuale del perfetto inquisito", dove, in un passaggio, Travaglio afferma che il giudice in questione è stato "piu' volte inquisito e condannato", quando invece nessuna condanna definitiva risulta a carico del magistrato.

Per quel che mi riguarda penso che Travaglio abbia sbagliato in buona fede - magari in quell'occasione non si è documentato a dovere. Ma si sa, su Travaglio non sono mai stato molto imparziale. :-)

Quattromila internauti querelati tutti in una volta

Questo articolo è stato aggiornato e ampliato dopo la pubblicazione iniziale.



Come sapete - ormai non è più necessario che ve lo dica io - internet è da tempo nel mirino di chi si trova ai "piani alti", per così dire. E il caso Facebook-Berlusconi è solo l'ultimo di vari pretesti con cui, anche attraverso l'uso di appositi disegni di legge, si cerca a mio avviso di mettere un po' la mordacchia alla rete. Sull'ultima vicenda, Maroni ha dichiarato ieri che la magistratura valuterà eventuali illeciti e, nel caso, si provvederà a chiudere la pagina che ospita il gruppo "Uccidiamo Berlusconi" - sempre ammesso che i resposabili del server, che si trova in California, siano d'accordo.

Il video che ho postato qui sopra, invece, è molto interessante, oltre che per il suo contenuto, anche per il fatto che il protagonista, un giovane Cuffaro che interviene animatamente al Maurizio Costanzo Show, ha deciso di querelare in massa tutti i 4000 e passa commentatori che hanno scritto i loro pensieri in calce al video stesso. Beh, certo - si dirà -, se i commenti sono offensivi e diffamatori è giusto che l'abbia fatto. Il problema è che Cuffaro non ha dato mandato al suo legale di fare una selezione tra chi ha effettivamente diffamato e chi si è limitato a scrivere tranquillamente la sua opinione. Lui, per non sbagliare, ha querelato tutti indistintamente.

Ora, a me questa cosa dà un po' da pensare. Più che altro perché ho l'impressione che non si abbia l'interesse a difendersi da eventuali diffamazioni, quanto a difendersi dal "mezzo" (in questo caso YouTube e ciò che rappresenta). La stessa impressione che mi ha fatto la campagna del tg4 contro Facebook, ad esempio. Si cerca in maniera pretestuosa di dare evidenza a singoli episodi, sicuramente discutibili, nessuno lo mette in dubbio, per poi allargarsi cercando di criminalizzare il contesto, il mezzo appunto in cui si verificano.

Segnalo, per la cronaca, l'iniziativa di Antonio Di Pietro di fornire assistenza legale ai querelati da Cuffaro.


Aggiornamento 25/10/2009.

Sono stato contattato dall'avvocato Salvatore Ferrara, legale di Salvatore Cuffaro, il quale mi ha inviato via e-mail alcune precisazioni importanti riguardo alla vicenda. Precisazioni che gran parte della stampa ha omesso, oppure ha riportato in maniera non sempre chiara e completa. Pubblico molto volentieri qui di seguito le precisazioni che l'avvocato di Cuffaro, che ringrazio, mi ha molto gentilmente inviato.

Gentile Sig. Sacchini,
con riferimento al video in oggetto desideravo rappresentarLe che la querela promossa da Salvatore Cuffaro ha come destinatari google che, pur avvertita non ha rimosso i commenti dal contenuto illecito, e coloro i quali hanno utilizzato internet per indirizzare nei confronti del mio assistito messaggi di morte, istigazione a delinquere, inviti ad uccidere, epiteti quali mafioso, pezzo di m.. etc. Non chi ha liberamente espresso il suo pensiero.
Altro particolare significativo omesso purtroppo dalla grande stampa che per prima ha divulgato la notizia dell'indagine è che il titolo del video in questione è falso in quanto in quell'occasione Cuffaro non attaccò affatto Giovanni Falcone ma un singolo magistrato che aveva condotto un'inchiesta nei confornti di un esponente dc, poi successivamente assolto dopo una lunghissima odissea gudiziaria. Diffondere questo video così titolato significa diffondere notizie false e inquinare il processo di formazione dell'opinione pubblica.
La critica è il sale della democrazia ma le menzogne e le minacce di morte non credo che possano essere considerate libera manifestazione del pensiero.
Quanto all'iniziativa di Di Pietro, il cui amore per la legalità e l'etica è noto a tutti, desta sorpresa che egli abbia sposato senza riserve i latori di minacce di morte.
Forse non conosce bene i fatti. Non appena si informerà si renderà conto di avere espresso un giudizio affrettato e che ad attaccare Giovanni Falcone in quella trasmissione non fu affatto Cuffaro ma altri soggetti che oggi ne difendono la memoria.
Cordialmente
Salvatore Ferrara

giovedì 22 ottobre 2009

Essere lavavetri a Roma

Leggo sul Messaggero dell'altro ieri che l'amministrazione comunale di Roma ha intenzione di utilizzare il pugno duro coi lavavetri. Anzi, non solo con quelli, ma anche con i giocolieri (giocolieri? A Roma ci sono giocolieri ai semafori?) e i pulitori di fari delle auto.

Secondo indiscrezioni, smentite dal Comune, l'ordinanza conterrà non solo sanzioni ma anche la possibilità di un reinserimento sociale qualora si appurino condizioni di sfruttamento. Se si scoprirà che il lavavetri è clandestino verrà accompagnato nei centri di identificazione ed espulsione. Diverse le indiscrezioni sulla multa: secondo alcuni secondo quanto è previsto anche nell'articolo 650 del codice penale, è prevista la multa fino a 200 euro. Oltre alla multa verrà anche sequestrata l'attrezzatura. Secondo Omniroma la multa sarà di 100 euro.

Ora, intendiamoci, io sono il primo a dire - lo so per esperienza - che i lavavetri ai semafori sono dei grossi rompipalle, ma forse sarebbe il caso che la stessa fermezza fosse indirizzata nei confronti dei criminali veri. Mi risulta, ad esempio, che nell'ultimo periodo a Roma si siano moltiplicate in modo preoccupante le aggressioni immotivate (o meglio, motivate dall'omofobia) contro i gay.

Domandina semplice semplice: sono più pericolosi i lavavetri ai semafori o queste spedizioni punitive, e idiote, spinte unicamente dall'odio verso il cosiddetto "diverso"? E a nessuno dell'amministrazione comunale è venuto in mente che con questo provvedimento è molto probabile che vadano a ingrossarsi le file dei criminali veri?

Sarà mica colpa di Facebook se internet pullula di idioti?

Da alcuni giorni Facebook è nel mirino. A prendersela con esso ha cominciato qualche giorno fa Emilio Fede, in una campagna che si commenta da sé. Poi, oggi, è arrivato Maroni a lanciare i suoi strali, dopo che un premio Nobel per la furbizia ha creato un gruppo chiamato "Uccidiamo Berlusconi". Premio Nobel per la furbizia che è solo l'ultimo arrivato, e che segue altri premi Nobel per l'intelligenza già da tempo presenti su Facebook. E infatti, la keyword "uccidiamo" restituisce svariate centinaia di risultati: si va da Costantino a Mughini, da Mourinho a Nedved passando per Moccia e Spaccarotella - l'agente della Stradale responsabile della morte del tifoso laziale Gabriele Sandri.

Quello che questi furboni non capiscono è che, al di là della goliardata, così facendo non fanno altro che il gioco dei detrattori di Facebook, dei vari social network e di internet in generale. Detrattori che da tv e giornali hanno così gioco ancora più facile nella delegittimazione della rete; delegittimazione che fa naturalmente sempre presa su chi campa di sola tv e non conosce le dinamiche di internet.

Che voi sappiate, esiste un filtro per tenere fuori gli idioti dalla rete?

Ronde? Arriva il secondo flop

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Da un po', non so se avete notato, nessuno ne parla più. Intendo delle ronde, i famosi gruppi di cittadini non armati che nelle intenzioni del governo dovevano andarsene a zonzo per le città armati di pettorina e telefonino per la nostra sicurezza. Ma vi ricordate il fiume di polemiche, parole, articoli, liti in parlamento, prese di posizione contrastanti tra favorevoli e contrari? Poi, finalmente, ai primi di luglio, le ronde, assieme a quell'altro abominio chiamato reato di clandestinità, diventano legge. Tripudio, festa, la Lega che sventola i fazzoletti verdi in segno di vittoria, Maroni e soci che gongolano - intanto mezza Italia si vergogna - perché finalmente il paese a loro immagine e somiglianza è realtà. Ronde e reato di clandestinità come binomio vincente per riportare l'Italia alla legalità e alla sicurezza.

Poi, come è noto, specie da quando è in carica questo governo, un conto sono i proclami e un conto è la realtà. A cominciare dal reato di immigrazione. Quanti sono i clandestini incappati nelle rigorose maglie della nuova legge? E, soprattutto, questa legge funziona? No, non funziona. I primi casi dibattuti sono stati delle farse. Leggetevi questo articolo del Corriere del mese scorso: dubbi, rinvii, forti sospetti di incostituzionalità della legge, imputati latitanti, avvocati alla ricerca dei propri clienti spariti e giudici di pace - quelli a cui compete la patata bollente - che si trovano di fronte a norme inapplicabili. Morale: nessun processo per questo reato è stato ancora celebrato per palese inapplicabilità delle norme contenute nella legge - scusate, come si fa comminare alcune migliaia di euro di multa a persone che nella migliore delle ipotesi si dichiareranno nullatenenti? L'unica cosa clandestina in tutta questa faccenda sembra essere il cervello di chi ha partorito una legge simile.

Vabbè, dirà qualcuno, ci sono sempre le ronde, siamo tranquilli. Come no? Qualcuno le ha viste? O dobbiamo aspettare carnevale? Magari qualche amministrazione comunale, in giro per l'Italia, ne avrà messa in campo qualcuna, ma forse ai più è sfuggito un aspetto piuttosto singolare di tutta la questione: due delle città a maggiore "concentrazione" leghista non hanno richieste. Nessuno che si sia fatto avanti. I registri istituiti presso le rispettive prefetture desolatamente e irrimediabilmente vuoti. Sto parlando di Treviso, la città del mitico vicesindaco Gentilini, e di Milano. Qui, per la verità, una associazione si è fatta avanti.

Ronde per la sicurezza: dopo fiumi di parole e di polemiche, a Milano è flop. A più di due mesi dall'entrata in vigore del decreto del Viminale - 8 agosto 2009 - che detta le regole, il registro della Prefettura è rimasto praticamente in bianco. Una sola organizzazione ha chiesto di entrare nell'elenco ufficiale dei «volontari per la sicurezza», e si tratta di chi già in precedenza faceva servizio di controllo nei quartieri: l'Associazione poliziotti italiani, che raccoglie ex appartenenti alle forze dell'ordine in congedo. (fonte)

Questo è il quadro. Un quadro desolante e triste perché, come del resto moltissimi avevano capito fin dall'inizio, tutto il carrozzone normativo contenuto all'interno di quel famigerato decreto sicurezza è pura demagogia, un insieme di norme messe insieme in qualche modo per rispondere e accontentare la pancia degli elettori leghisti. Poi, che dietro a tutto, come è chiaro finora, ci sia il vuoto assoluto non importa, l'importante erano i proclami. D'altra parte si sa, non è mai stato molto difficile prendere per i fondelli gli elettori leghisti.


Aggiornamento 20,20.

Inviato Speciale dà un quadro più completo della situazione.

mercoledì 21 ottobre 2009

650 raccomandati in un file

Delle volte basta poco per creare un finimondo. In questo caso è bastato un file (.doc? .txt? .rtf? .odt? Non si sa) trovato in un pc con una sfilza di 650 nomi ognuno col suo bravo sponsor a fianco. Se in questa storia - come scrive il Corriere - è implicata pure la signora Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania, le conseguenze sono facilmente immaginabili.

In un file rinvenuto nel computer sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell’ex direttore generale dell’Arpac, Luciano Capobianco, compaiono 655 nominativi e la maggior parte sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell’Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati. Il documento costituisce uno degli elementi principali intorno a cui ruota l’inchiesta della procura di Napoli coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. «Si tratta - è scritto nell’ordinanza emessa oggi dal gip Alfano - di raccomandati veri e propri che rispetto ad altri aspiranti privi di sponsor, disponevano della segnalazione di un referente politico che determinerà, nella maggior parte dei casi l’assunzione in violazione delle norme». In alunni casi è emerso che le segnalazioni venivano inviate dai soggetti interessati dal fax in uso allo stesso esponente politico di riferimento, in altri casi il curriculum sarebbe stato scritto a matita proprio dal politico.

L'inchiesta è naturalmente solo all'inizio, ma mi pare che sia l'ennesima conferma del livello raggiunto nel nostro paese dall'intreccio malaffare-politica. Lo so, non va mai bene generalizzare, ma se provate a guardare il panorama generale vi accorgerete che non c'è praticamente regione, in Italia, dove non ci sia un'inchiesta in cui c'entra un ente pubblico in combutta con qualche politico - anche qua a Rimini, naturalmente, non ce la siamo fatta mancare.

I motivi? Tanti. Non ultimo quello che sostanzialmente chi si trova implicato in faccende di questo tipo ha più di altri la possibilità di farla franca. Ce lo dice Strasburgo.

Perché Marino

Voterò Ignazio Marino perché è un chirurgo che ha le idee chiare in materia di biotestamento e norme sull’espianto degli organi. Lo voterò perché trovo efficace il suo linguaggio medico prestato alla pietosa diagnosi del partito democratico in cui milita. Ecco perché è il candidato che ha meno chance di diventarne segretario. Tuttavia mi piace immaginare un Ignazio Marino capace di estirpare dal partito metastasi come la Binetti, Rutelli e tutte le cellule maligne teodem(enti) da trapiantare con persone veramente laiche, democratiche e capaci di un’opposizione seria alla coalizione a maggioranza di piduisti.

Voterò Ignazio Marino perché nel moribondo Pd è stato il candidato più netto sulla bocciatura del dolo alfano: “Finalmente ristabilito il principio di eguaglianza davanti alla legge“.
Voterò Ignazio Marino perché si tiene alla larga da Agazio Loiero e Antonio Bassolino.


Non ho ancora deciso se andrò domenica prossima a votare alle primarie del Pd. E non perché mi scocci tirare fuori i due euro di contributo obbligatorio per le spese, ma per tutta una serie di motivi che ho già elencato a più riprese in queste pagine. Confermo comunque, come del resto ho già fatto alcuni giorni fa, che nell'eventualità voterei Ignazio Marino. E per gli stessi motivi elencati in questo post da Daniele.

Giornalisti a Mediaset

Come corollario della vicenda Mediaset-Mesiano, sulla quale ormai torno piuttosto malvolentieri, va segnalata una cosa abbastanza interessante che a mio avviso non è stata evidenziata in maniera adeguata, e cioè la spaccatura che si è creata all'interno della redazione dopo il servizio sul giudice "anti-Fininvest". Ci sono state dimissioni, prese di posizione, raccolte di firme e comunicati di dissenso verso i vertici aziendali. Badate, non è una cosa di poco conto. Non voglio dire che i giornalisti (alcuni) si sono finalmente svegliati, intendiamoci, ma è indubbio che probabilmente molti di costoro cominciano a rendersi conto che effettivamente c'è qualcosa che non va. Che un conto è il giornalismo, sia pure, a volte, "indirizzato" in una certa direzione dai piani alti, un conto è il linciaggio mediatico interessato che nulla ha a che vedere con l'informazione, quella seria.

Approfitto per puntualizzare, anche se non pensavo sinceramente che ce ne fosse bisogno, un aspetto della vicenda di cui mi capita sovente di discutere con conoscenti o amici. Quello del perché Berlusconi sì e Mesiano no. Insomma, l'obiezione più frequente che mi sento rivolgere è sostanzialmente quella che va sbandierando Emilio Fede nel suo... tiggì (e vabbé): quando viene violata la privacy di Berlusconi nessuno fiata e su quella di Mesiano succede il finimondo. E' molto semplice: se un capo di governo si porta a letto una escort, e questa escort si ritrova poi candidata alle comunali di una grossa città in una lista collegata al partito dello stesso capo di governo, è una notizia, si può dire quello che si vuole. In tutti i paesi del mondo sarebbe una notizia. Da noi, invece, viene classificata come gossip. Dove sarebbe invece la notizia nello spiattellare in tv il colore dei calzini di un giudice?

Chiudo segnalando che la Consulta, a pochi giorni dalla pronuncia della sentenza con cui ha bocciato il lodo Alfano, ha reso note le motivazioni - se avete voglia trovate il testo integrale qui. Tre, sostanzialmente, i punti fermi: 1) la sospensione dei processi crea di fatto una disparità tra i cittadini (ma va?); 2) la eventuale modifica di articoli della Costituzione va fatta solo tramite legge di tipo costituzionale; 3) il presidente del Consiglio è primus inter pares.

Il resto sono palle.

martedì 20 ottobre 2009

Il colpo basso (con chiavetta) di Sky

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Voi sapete che non sono molto esperto di tutto ciò che ruota attorno a televisione, programmi, piattaforme, offerte, ecc... Però quello che è uscito ieri dal cilindro di Sky merita di essere segnalato, anche a costo di dire qualche castroneria - eventualmente correggetemi pure.

Dunque, se non ho capito male, dal prossimo dicembre Sky fornirà ai suoi abbonati una specie di "chiavetta" - Digital Key la chiamano loro - che una volta collegata al decoder (di Sky) consentirà di accedere dal proprio televisore a tutta l'offerta gratuita del digitale terrestre in chiaro. In pratica, utilizzando solo il decoder di Sky, e ovviamente un solo telecomando, si potrà vedere, ove naturalmente il passaggio al digitale terrestre sia completato e funzionante, sia Sky che i canali normali.

Qualcuno dirà: cavolo, è una bella opportunità, si potrà fare tutto con un solo apparecchio e un solo telecomando. Sì, una bella opportunità e una bella mazzata per Rai e Mediaset, che stanno cominciando solo adesso a riprendersi e a balbettare qualcosa. Ovviamente lo choc più grosso l'ha avuto la Rai, quella stessa Rai che non più tardi di tre mesi fa ha deciso, per la prima volta e in base a quali logiche non è ancora ben chiaro (o forse sì?), di rifiutare di inglobare l'offerta della piattaforma Sky su Raisat, perdendo così la possibilità di incamerare circa 50 milioni di euro all'anno per i prossimi sette anni.

Se si considera che il rosso della tv di stato potrebbe toccare i 600 milioni di euro da qui al 2012, si comprende facilmente come qualche alto capoccione di casa Rai forse sarebbe meglio se si dedicasse ad altro.


Aggiornamento 21/10/2009.

Mi è sfuggito un piccolo particolare di tutta la vicenda - ve l'avevo detto che l'argomento non è il mio forte. La Digital Key sarebbe compatibile solamente coi decoder di Sky in alta definizione, anche se alla fine non è che cambi granché, almeno sul lungo termine. Dettagli qui da Gilioli.

Ovvietà che creano scompiglio

Molti, probabilmente, hanno pensato che Tremonti fosse alticcio - sapete come va a certi pranzi, no? Altri, invece, dopo quasi 24 ore, è probabile che non sappiano ancora come spiegarsi l'uscita di ieri del ministro Tremonti. Fatto sta che questa mattina tutti i quotidiani mettevano in prima pagina ciò che, su di giri o no, il super ministro dell'economia dichiarava ieri:

"Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia”
[...]
“la variabilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no".

Quelli che si sono precipitati a commentare queste dichiarazioni - e se ne sono sentite di tutti i colori - non hanno probabilmente tenuto conto della situazione e del contesto in cui Tremonti ha detto tutto ciò. Si trattava di un simposio organizzato dalla Banca Popolare di Milano, dove, come ha già scritto più di un commentatore, i posti si tramandano di padre in figlio nei secoli dei secoli, amen. Difficile pensare che in un convegno organizzato ad esempio da una grossa società di call center avrebbe detto le stesse cose. Come minimo l'avrebbero preso a pesci in faccia.

Vedete come basta poco per creare un po' di scompiglio? (a questo punto attendiamo, con ansia, che Tremonti illustri la sua ricetta per il rilancio del posto fisso a scapito del precariato).

L'ora di Islam a scuola? Sì, ma...

Si sta discutendo piuttosto animatamente in questi ultimi due o tre giorni in merito alla proposta dei finiani di inserire l'insegnamento dell'Islam nelle scuole. Com'era prevedibile, le reazioni sono state vivaci e contrastanti: la Lega grida allo scandalo (proprio lei...); la Chiesa, inizialmente cautamente possibilista, pare nel suo complesso non strapparsi i vestiti dalla gioia; i politici si dividono invece tra favorevoli e contrari in maniera trasversale agli schieramenti d'appartenenza - per dire, Fini e D'Alema sono entrambi favorevoli.

L'argomento è spinoso, come si capisce facilmente, e quindi non la tiro troppo per le lunghe. Io sarei per l'abolizione tout court dell'ora di religione (qualsiasi religione) in favore magari di un'ora di laicità, quella laicità su cui (a parole) si fonda il nostro stato. E poi, scusate, perché insegnare la religione cattolica nelle scuole? C'è il Catechismo per questo, quello che si insegna nelle parrocchie. Chi vuole approfondire queste tematiche sa dove andare. Sì, lo so, c'è il Concordato e blablabla (che tra l'altro, l'insegnamento dell'Islam, pare lo preveda esplicitamente), la storia è nota; e allora, se proprio si deve fare, ben venga l'insegnamento anche dell'Islam. Anzi, non solo dell'Islam, ma anche del Buddismo, dell'Induismo, dell'Ebraismo, ecc... Insomma, se ora di religione deve essere, che almeno sia democratica e non a senso unico. E soprattutto, al limite, che sia un insegnamento della storia e della filosofia dei vari pensieri religiosi - cosa che si addice di più ai compiti di una scuola - e non un semplice elenco di quello che il Vangelo dice che occorre fare per avere diritto al Paradiso.

Per questo, come dicevo, ci sono già le parrocchie.

lunedì 19 ottobre 2009

Una risposta a Brachino gliela posso dare io

Claudio Brachino si è scusato in tv, pubblicamente, per il servizio "sfortunato" - dice lui - sul giudice Mesiano. Un servizio - riconosce sempre Brachino - che "non è stato un capolavoro". Vabbè, le scuse ci stanno, anche se ormai la frittata è fatta e lo scompiglio in tutte le redazioni Mediaset - sono in corso anche raccolte di firme - è ormai alla luce del sole.

Ma Brachino, oltre a scusarsi, ha invitato il giudice in studio per alcuni chiarimenti. Per la precisione il giornalista vorrebbe rivolgere tre domande a Mesiano:

1) La promozione è meritata o è un premio politico per una sentenza che di fatto va contro il premier?

2) Le idee politiche di un giudice, per quanto legittime, come agiscono sulla sua serenità e indipendenza?

3) È vero che nel processo civile non serve un collegio di tre magistrati, ma non è «stravagante» decidere su una somma di 750 milioni di euro senza avvalersi di tecnici e consulenti?

Ora, ovviamente io non sono un giudice, ma a fare ricerche su internet me la cavo piuttosto bene, e quindi posso tentare di abbozzare alcune risposte. La terza domanda ha una risposta piuttosto semplice: no. Non è affatto stravagante "decidere su una somma di 750 milioni di euro senza avvalersi di tecnici e consulenti" - sempre ammesso che sia vero che il giudice non ha utilizzato periti. E a stabilirlo è proprio la legge, la quale, se non ho capito male, eventualmente correggetemi, stabilisce che nel processo civile il giudice non ha nessun obbligo di disporre perizie tecniche o indagini supplementari (fonte). E' stravagante? Non lo è? Non lo so, questo dice le legge.

La seconda domanda mi sembra mal posta, perché se fosse vera l'esistenza di un rischio che le idee politiche di un giudice influiscano su quanto sentenzia, significa che in Italia, e probabilmente nel mondo, nessun giudice potrebbe più emettere nessuna sentenza. A meno che, a questo punto, si voglia affermare che un giudice, mettiamo comunista, condanni un innocente per il solo fatto che è di destra o viceversa. Mi sembra che siamo un po' nell'assurdo.

Per rispondere alla prima domanda, invece, come del resto anche alla terza, basta Google. Quando è stata emessa la sentenza che condanna Fininvest al mega-risarcimento? Il 4 ottobre. Quando ha avuto la famosa promozione il giudice? Il 24 settembre, a conclusione di un iter procedurale iniziato d'ufficio per anzianità il 21 maggio 2009.

Brachino, non serve convocare il giudice. Basta saper usare un pochino internet.

Esultanza al bar delle toghe

Ormai la campagna è partita e amen. Il giudice Mesiano, quello che ha deciso il maxi-risarcimento da parte di Fininvest in favore della Cir di De Benedetti per via del lodo Mondadori è sotto tiro. Con lui si sta utilizzando lo stesso metodo che - a parole - manda su tutte le furie il presidente del Consiglio, quella che Fede chiama dal suo tg "l'informazione dal buco della serratura" - il riferimento è ovviamente alla violazione della privacy verso il premier. Peccato, appunto, che le tv del premier stiano utilizzando lo stesso sistema.

Ma il bello è che questo non basta, bisogna trovare qualche altro appiglio. Non è sufficiente indugiare sui calzini del giudice o sul fatto che stazioni, fumando la sigaretta, davanti al negozio del barbiere in attesa del suo turno - i famosi comportamenti stravaganti -, ci vuole qualcosa di più "sostanzioso". Si utilizza così la notizia della promozione del giudice, che naturalmente ha autorizzato lo stato maggiore del Pdl a metterla in relazione con la sentenza: ha colpito Berlusconi e quindi è stato promosso! urla la compagnia cantante compatta. Peccato che nessuno si sia preso la briga - cosa che avrebbe richiesto obiettività e correttezza di informazione, ormai bestie rare - di specificare come stanno le cose in realtà. Per fortuna qualcuno ancora lo fa.

La pratica sul conseguimento della settima valutazione di professionalità del giudice Mesiano è stata infatti «aperta d'ufficio» dalla IV Commissione del Csm «il 21 maggio 2009, a seguito della trasmissione degli atti da parte del Presidente della Corte di Appello di Milano in data 17 aprile 2009». Una volta «acquisiti il parere favorevole espresso all'unanimità dal Consiglio giudiziario di Milano in data 24 marzo 2009 e gli atti ad esso allegati, ed esperita l'istruttoria volta all'acquisizione di ulteriori prospetti statistici», la pratica «è stata definita dalla Commissione, presieduta dal Consigliere Michele Saponara» (componente laico del Csm in quota Forza Italia), «il 24 settembre scorso [ben prima quindi che fosse emessa la famosa sentenza, ndr], con la proposta unanime di riconoscere al dott. Mesiano il positivo superamento della settima valutazione di professionalità a decorrere dal 13 maggio 2008». (fonte)

Cosa è rimasto, quindi, per poter mettere in cattiva luce, magari accusandolo di faziosità, il suddetto giudice, la cui unica sfortuna è stata quella di trovare sulla sua strada Berlusconi? Ma il ristorante, no? Perché non pensarci prima? Ecco quindi che quelli de Il Giornale si mettono all'opera e riescono a scoprire, pensate un po', che il perfido giudice avrebbe, durante una cena con amici, parlato bene di Prodi e male di Berlusconi. Una cosa inaudita.

L'occasione sarebbe stata le elezioni politiche del 2006, anno in cui, seppur di poco, vinse Prodi. In quell'occasione, appunto, il giudice si lasciò andare a pubblici moti di soddisfazione nel ristorante. Su cosa basa Il Giornale queste sue affermazioni? Su un attendibilissimo testimone: tale Claudio, dipendente Fininvest. Cognome? Boh, non è dato saperlo. Questo Claudio ha confermato a qualche giornale la sua testimonianza? Boh, non è dato saperlo. Insomma, siamo ai livelli dell'attendibilità della smentita ai sondaggi di Repubblica sul premier, per intenderci. Ovviamente tanto è bastato a quelli del Giornale per porre la fatidica domanda: Può essere considerato imparziale nell’atto di giudicare i guai di Berlusconi un giudice che brinda alla sconfitta del Cavaliere ed entra in un ristorante frequentato dagli avvocati inneggiando alla vittoria di Prodi?

Quelli del Giornale probabilmente dimenticano che i giudici, come del resto qualsiasi altra persona che ricopre una funzione pubblica, hanno una loro vita privata: vanno dal barbiere, vanno a spasso coi figli, e magari - perché no? - all'occorrenza vanno pure a votare. Da ciò si deduce che anche loro hanno quindi le loro idee politiche. Ecco, per il Giornale questo è automaticamente sinonimo di parzialità. Insomma, papale papale, il giudice non può aver emesso una sentenza non viziata da pregiudizi politici. Prove di questo? No, ma non importa. Ha esultato per la vittoria di Prodi e questo basta. A parte il fatto che non ci vedo niente di strano in tutto questo - come fa un magistrato a vedere con simpatia chi lo ha definito "matto", "mentalmente disturbato" e affetto da "turbe psichiche"? -, Il Giornale dimentica un altro piccolo particolare. Il giudice Mesiano non ha stabilito, come sembra si voglia far credere, che Mediaset deve risarcire Cir; questo è già stato stabilito nella sentenza della Cassazione che ha accertato le mazzette e la corruzione nel passaggio della Mondadori a Berlusconi. Il giudice Mesiano doveva solo quantificare l'entità del risarcimento. Punto.

Sia chiaro, a me non interessa minimamente prendere le difese del giudice, il quale se crede può benissimo difendersi da solo. A me interessa che non si raccontino balle. Che non si strumentalizzi una vicenda come questa per qualche altro fine. Ci sarebbe poi da fare un'altra riflessione piuttosto interessante in merito a una lunga serie di episodi strani accaduti negli ultimi mesi. Quali episodi? Beh, in ordine di tempo - spero di non dimenticarne qualcuno - abbiamo avuto la pubblicazione da parte di Libero di certe foto della signora Lario, come a dire: chi è lei per fare la morale al premier? Poi è arrivato l'invito di Berlusconi a boicottare il gruppo Espresso; poi c'è stata la vicenda Boffo; poi, in un editoriale che lascia pochi dubbi interpretativi, tempo fa Feltri ha avvisato Fini di stare attento perché avrebbe potuto all'occorrenza tirar fuori certi dossier scomodi; adesso la vicenda Mesiano. Cos'hanno in comune tutti questi soggetti? Si sono messi "contro". Hanno osato, chi più chi meno e con modalità diverse, criticare il premier e quindi andavano perlomeno redarguiti, messi sull'attenti. Insomma il messaggio mi sembra piuttosto chiaro: chi tocca certi fili...

domenica 18 ottobre 2009

Dove vanno le scorie nucleari francesi?

Ne ho già parlato altre volte in passato, ma vorrei tornare brevemente sulla questione del nucleare perché in Francia, paese dove questo tipo di energia riveste una certa importanza, è scoppiato uno scandalo di proporzioni notevoli che ha a che fare con l'Edf. L'Electricité de France è l'azienda che dovrebbe occuparsi, insieme alla nostra Enel, della costruzione delle centrali nucleari in Italia dopo l'accordo Berlusconi-Sarkozy del febbraio scorso.

Una inchiesta condotta da un giornalista di Libération, assieme alla tv francese Arté, ha scoperto che la Francia ha stoccato in maniera abusiva elevati quantitativi di scorie nucleari in Siberia. Scrive in proposito internazionale.it:

La Francia avrebbe stoccato il 13 per cento dei rifiuti radioattivi che provengono dalla sua filiera nucleare in un remoto villaggio della Siberia, chiuso alla stampa. Secondo questa inchiesta, dal 1990 sono stati trasportati in questo parcheggio nucleare a cielo aperto 108 tonnellate di uranio provenienti dalle centrali francesi.
[...]
I container vengono imbarcati a Le Havre fino a San Pietroburgo, poi sono caricati a bordo di un treno che li porta fino al complesso atomico di Tomsk-7, in Siberia. In questo impianto l’uranio viene sottoposto a un processo di arricchimento, il 10 per cento dell’uranio trattato viene rispedito in Francia e reintrodotto nel processo di produzione di energia. Il resto, il 90 per cento del materiale che arriva in Siberia, non è riutilizzabile, diventa di proprietà dell’impresa russa Tenex e rimane stoccato a cielo aperto.

Anche peacelink scrive della vicenda:

Fortissimo l'imbarazzo di Edf che ha affermato che «I rifiuti radioattivi
prodotti dal trattamento dei combustibili restano in Francia dove sono
custoditi in depositi in tutta sicurezza nel sito di La Hague». Eppure le
immagini dell'inchiesta condotta dai giornalisti di Liberation Eric Guéret e
Laure Noualhat mostrano in maniera inequivocabile e dettagliata contenitori con
combustibile nucleare usato stoccati accanto ad una ferrovia in Siberia senza
nessuna precauzione.
[...]
In effetti, è ingiustificabile che l'industria nucleare francese si
sbarazzi all'estero dei suoi rifiuti radioattivi. L'argomentazione ingannevole
di Edf che pretende che non si tratti di scorie ma di "materiabile
valorizzabile", non può essere posta: non è proprio più giustificabile lasciare
in Russia sia "materiali valorizzabili" che rifiuti. Bisogna che la Francia
nucleare si assuma le conseguenze delle sue attività e ne renda finalmente
conto davanti all'opinione pubblica. I cittadini francesi devono in questa
occasione prendere coscienza dell'accumulazione drammatica di diverse categorie
di rifiuti e residui radioattivi prodotti dall'industria nucleare e
dell'assenza di soluzioni per queste scorie.

Quanto accaduto in Francia è l'ennesima dimostrazione di quello che è ormai stranoto a tutti, specialmente a quei paesi che dal nucleare ci sono passati: non esiste una soluzione al problema delle scorie. E i primi ad accorgersene, a loro spese, sono stati gli americani con Yucca Mountain. Ecco perché è difficilmente tollerabile la superficialità con cui Berlusconi parla di rilancio del nucleare. Un rilancio che in Italia ci sarebbe nello stesso momento in cui in tutto il resto del mondo si sta progressivamente abbandonando questa soluzione, sia per i costi, difficilmente recuperasbili da un fantomatico abbassamento del costo dell'energia, sia appunto per la presa di coscienza che non esiste una soluzione definitiva per le scorie.

Avete per caso mai sentito Scajola, nei suoi pomposi annunci di nuove centrali nucleari previste nel nostro paese, parlare di come verranno smaltiti i rifiuti radioattivi? No. Perché? Perché siamo ancora in attesa di soluzioni definitive per i rifiuti "normali" di Napoli e Palermo. Una cosa per volta.

Chi vota ha sempre ragione

L'uscita di Salvini sull'esito delle elezioni russe non è da rigettare per il suo manifesto apprezzamento per Putin - Salvini è suo...