Avevano deciso di abortire. Ma una volta all’ospedale, per gli accertamenti preliminari all’interruzione di gravidanza, il primario, obiettore di coscienza, le ha umiliate nel corridoio del reparto, davanti al personale e alle degenti. «Assassina, sta uccidendo suo figlio», ha urlato Leandro Aletti, responsabile di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Melzo e noto antiabortista, simpatizzante di Comunione e liberazione, a ciascuna delle tre donne, dai 27 ai 36 anni, che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire.
Ora, si può discutere finché si vuole del fatto se l'Italia sia una democrazia più o meno compiuta. Ma fino a quando in strutture pubbliche opereranno medici e personale che anteporranno le loro (legittime, intendiamoci) battaglie personali ai diritti delle persone, saremo sempre un paese di serie b.
In un ospedale pubblico i medici devono rispettare le leggi dello Stato, quindi devono rispettare la volontà di chi intende abortire secondo le legge dello Stato. Dovrebbe essere ovvio ma non lo è.
RispondiEliminaSono sempre più depressa nel constatare a che punto siamo.
Già. Oltretutto pare che il medico in questione non sia nuovo a uscite del genere.
RispondiEliminaio credo che sia legittimo anteporre la propria coscienza ai diritti di queste persone, di questi abortisti. a mio avviso una donna che vuole abortire andrebbe condannata a non meno di 40 anni di galera e poi picchiata in carcere ogni 3 giorni!
RispondiEliminaio sono per il carcere duro anche nei confronti di chi diffama i politici di destra, è favorevole all'uso del preservativo, è femminista, è favorevole al sesso al di fuori del sacro vincolo, è favorevole alla satira e alla libertà di stampa e di pensiero.
questi sono gli abomini che vanno combattuti nel nome dell'unica verità.
Toh, un altro troll. Era da un po' che non ne capitavano.
RispondiEliminaCosa fai? Te ne vai da solo o ti do una mano io?