martedì 31 ottobre 2017

I 28 giorni sono un vantaggio per noi

Siccome sembra che il governo abbia intenzione, tramite un emendamento alla Legge di bilancio, di obbligare le compagnie telefoniche a ripristinare la fatturazione mensile al posto di quella a ventotto giorni, le suddette compagnie sono in stato di allarme e, scrive Repubblica, hanno cominciato un po' a pressare i parlamentari, spiegando loro, tra le altre cose, che la fatturazione a ventotto giorni è un vantaggio per il cliente. Perché? Eccolo spiegato: "I lobbisti delle società spiegano ai parlamentari che la maggior parte dei clienti mobili ha un tesoretto di chiamate, sms e giga di traffico che è libero di utilizzare. Consumato questo tesoretto, però, il cliente comincia ad andare in mare aperto. Comincia, cioè, a pagare a consumo con esborsi che possono essere anche molto dolorosi. Ora la fatturazione classica - quella mensile - comporta che il cliente utilizzi il tesoretto durante 30 o 31 giorni. Dunque, questa persona più facilmente esaurirà la sua riserva di chiamate, sms, giga - in 30 o 31 giorni - per finire nel mare aperto e in tempesta del pagamento a consumo. Viceversa la fatturazione a 28 giorni rende questo rischio di sforamento e superamento del tesoretto più basso."
Diciamo la verità: Wanna Marchi, rapportata a questi qui, era una dilettante.

lunedì 30 ottobre 2017

Breve storia della fine del mondo



La cosa più interessante che ho trovato in questo saggio storico, che analizza in che modo ogni civiltà che ha messo piede sulla terra si è posta nei confronti delle domande sulla fine del mondo, è che l'Ebraismo, notoriamente religione rivelata, sarebbe in realtà una specie di derivazione del Zoroastrismo, altra religione rivelata molto diffusa nella civiltà babilonese già alcuni secoli prima della nascita di Cristo. L'influenza che la religione del profeta Zarathustra (quello che così parlò in una celeberrima opera musicale) avrebbe avuto sulla definizione del canone di quella ebraica, avrebbe avuto il suo apice nel periodo in cui gli ebrei erano in esilio nelle terre dell'impero babilonese, grosso modo l'attuale Iran. In realtà, come si evince facendo qualche ricerca in rete, gli storici su questa faccenda sono più o meno equamente divisi tra chi accetta questa teoria e chi la rigetta.

Comunque sia, applicando al tutto quella che in matematica è nota come proprietà transitiva, ed assumendo che l'Ebraismo sia effettivamente in qualche modo figlio del Zoroastrismo, si può quindi affermare che pure il Cristianesimo, che nasce come costola dell'ebraismo, deriva dal Zoroastrismo. So che ai miei trentadue lettori di tutta questa faccenda non frega una cippa, giustamente, ma a me invece interessa molto. Tranquilli, quello strano sono io. Bel libro, comunque.

domenica 29 ottobre 2017

Il paradiso secondo Papa Francesco

Ha detto qualche giorno fa Bergoglio che "Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato", parole che prese così come sono dànno l'idea di un luogo leggermente diverso da come viene raccontato fin da quando si comincia ad andare a catechismo. Naturalmente Feltri, che non ha mai fatto mistero di quanto questo papa gli stia sulle scatole, ne ha subito approfittato per mandarlo all'inferno, fornendo l'ennesimo esempio della profondità che permea ogni sua riflessione. In realtà la frase detta dal papa è più lunga, ed è questa: "Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra." Sembra di capire, quindi, che pure non essendo granché come posto è tuttavia un luogo in cui regna la felicità, che alla fine non è comunque poco, visto i tempi che corrono.

In realtà si tratta in tutti i casi di chiacchiere oziose, per il semplice fatto che nessuno, da di là, è mai venuto di qua a raccontarci com'è; se a questo si aggiunge che in tutto il Nuovo Testamento viene citato da Gesù solo una volta, quando lo promette al buon ladrone prima di tirare le cuoia, è facile capire di come si stia discutendo di nulla. Con buona pace del papa e di Feltri.

sabato 28 ottobre 2017

Dice che non si attacca all'avverbio

Dice Salvini, riguardo alla questione dell'eliminazione dell'aggettivo (in questo caso) nord dal nome del partito, che lui non si attacca all'avverbio. Neppure io, di solito, specie dove di avverbi non c'è neppure l'ombra. Questo, se non ricordo male, è il segretario di quel partito che vorrebbe vincolare la concessione della cittadinanza a una buona conoscenza della lingua italiana.

Tormentoni

Essendo costretto ogni mattina ad ascoltare la radio - l'alternativa sarebbe stare in magazzino con un paio di tappi nelle orecchie, cosa ovviamente infattibile - ho l'opportunità, di cui farei volentieri a meno, di conoscere i vari tormentoni pop che vengono propinati alle impotenti masse e di memorizzarne stralci dei testi, quasi tutti di elevato tenore poetico e di contenuti. In questo periodo, ad esempio, quasi tutte le radio commerciali mandano a rotazione pezzi in cui si parla di fantomatiche ragazze dal grilletto facile, qualunque cosa voglia dire; c'è poi un enigmatico esercito del selfie che si abbronzerebbe con l'iPhone e un tipo che dice di avvertire una scuola di danza nello stomaco. Questi quelli che mi vengono immediatamente alla memoria, ma l'elenco è infinitamente più lungo.

Ora, non è che si pretende che radio commerciali, che per definizione sono imprese che devono realizzare dei profitti, si mettano a trasmettere certi capolavori poetici di Fossati e Guccini, spesso musicalmente pure abbastanza ermetici e ostici ad un primo ascolto e quindi impossibili da proporre a chi, come lo scrivente, passa gran parte della giornata in mezzo a rumorosi macchinari di un magazzino; non si vuole questo, certo, ma ogni tanto non sarebbe male inframezzarne qualcuno, giusto per dare un po' di respiro ai vecchi dinosauri musicali come chi scrive e magari per segnalare ai ragazzotti seguaci di Fedez e soci che è esistito un periodo in cui la canzone era una forma d'arte, non l'equivalente musicale di un rutto. Ma qua, come al solito, si pretende troppo.

Tornando da scuola

Credo che l'aspetto più irritante della norma che imporrebbe ai genitori di andare a prendere i figli all'uscita da scuola, quando questi non abbiano ancora raggiunto i quattoridici anni, sia il fatto che si pretenda di regolare per legge una valutazione che dovrebbe essere di esclusiva pertinenza delle famiglie. Sono i genitori, infatti, che conoscono bene i propri "polli", o almeno dovrebbero, e spetta appunto a loro valutare quando a questi ultimi vada tolto il guinzaglio, diciamo così. Almeno, per i miei genitori è stato così quando a scuola andavo io, ed è stato così per me genitore nei confronti delle mie figlie.
A me e a mio fratello, ricordo, il suddetto guinzaglio fu tolto con l'inizio delle medie. Non da un giorno all'altro, certo, tipo tana libera tutti, ma osservando da parte dei miei una sorta di progressione. C'è da dire che la Saffi, qui a Santarcangelo, distava appena tre chilometri da casa e la fermtata del bus era praticamente a ridosso dei cancelli della scuola, quindi non è che si avesse la possibilità di andare in giro a bighellonare o a cazzeggiare, ed è pacifico che non tutte le realtà e le situazioni sono uguali. Comunque sia, insomma, alla fine furono i nostri genitori che valutarono il momento opportuno e decisero di conseguenza, non fu una imposizione dettata da una rigida norma valida indistamente, e con ben poco senso, per tutto e per tutti.

giovedì 26 ottobre 2017

A metà del processo

Sono a metà de Il processo, di Kafka, e avverto la forte tentazione di mollarlo, anche se in genere tiro sempre a finire i libri pure se sono noiosi - nella mia lunga carriera di lettore i libri che non ho terminato si contano sulla punta delle dita. Ma questo proprio non mi prende. La tematica è interessante, il signor K., il protagonista, a modo suo è pure simpatico, ma manca il mordente nella storia, o forse sono io che non lo trovo. L'ho iniziato per caso con buone aspettative perché altri lavori di Kafka, come ad esempio La metamorfosi, mi erano piaciuti. Vabbe', ormai un centinaio di pagine le ho lette, magari da qui in avanti diventa interessante.

martedì 24 ottobre 2017

Mancava Mattarella

Alla fine è arrivato anche Mattarella. Non bastavano Corriere, Repubblica e compagnia bella, coi loro bei titoloni in home page, a dare visibilità a quegli imbecilli, no, mancava ancora il capo dello Stato. Che poi, forse, alla fine non è che cambi granché. Quello che non si capisce - anzi, si capisce benissimo, come spiega il buon Mantellini - è perché i media si ostinino a dare così tanta visibilità a quattro imbecilli che, in uno stadio, scherniscono la figura di Anna Frank. Gli imbecilli non dovrebbero avere visibilità, dovrebbero essere ignorati e lasciati nel nulla da cui provengono, un nulla fatto di ignoranza sesquipedale e cinismo. Invece no, sembra che l'imperativo sia adoperarsi e fare ogni sforzo perché abbiano più visibilità possibile, magari perché pure essi, poveretti, possano almeno un pochino illudersi che la loro vita abbia un senso.

lunedì 23 ottobre 2017

It

È uscito - leggo - un altro film ispirato al celeberrimo romanzo di Stephen King, film che sembra stia andando benissimo al botteghino e che pare abbia convinto pure gran parte dei critici cinematografici. La tentazione di andarlo a vedere è forte, devo ammetterlo, anche se io appartengo a quella corrente di pensiero che tende a snobbare i film tratti dai libri, specie se i libri in questione sono piaciuti.
Quindi non so. Forse ci andrò, forse no (il film precedente fu una mezza delusione). Mentre decido, sto invece accarezzando l'idea di riprendere in mano il romanzo, che lessi, se non ricordo male, ai tempi delle superiori. È ancora lì, nella mia libreria nella sala, che spicca in mezzo agli altri grazie alla insolita larghezza della costa - d'altra parte sono più di 1300 pagine, roba che neanche Il signore degli anelli.
Sì, farò così: al diavolo il film. Certi capolavori meritano di essere gustati nella loro letteraria originalità.

Sindaci sul biotestamento

Dopo l'appello dei Senatori a vita di qualche giorno fa, oggi tocca ai sindaci, che cercano di attirare l'attenzione sulla legge sul testamento biologico, ferma al Senato da quasi sei mesi e sepolta sotto tremila emendamenti. La legge sul fine vita credo sia una delle poche che segna il discrimine tra un paese minimamente civile e uno incivile. Il fine vita è normato e regolato in tutti i paesi d'Europa, perché è riconosciuto come minimo sindacale di civiltà lasciare a ciascuna persona piena libertà di fare ciò che ritiene più opportuno della sua vita e della sua morte. Noi, invece, le leggi di civiltà le rimandiamo come al solito alle calende greche. Basta guardare lo Ius soli, oppure la legge sulle unioni civili, promulgata in forma annacquata l'anno scorso dopo 25 anni di discussioni parlamentari. Non siamo un paese dove i diritti hanno casa. Non lo siamo mai stato.

domenica 22 ottobre 2017

L'anelasticità al prezzo

Dice l'economista Nicita, membro del Garante delle comunicazioni, che "la bolletta emessa su 28 giorni non ha comportato una fuga dei clienti dalle aziende malgrado queste siano responsabili di un così marcato aumento dei prezzi. Ci troviamo di fronte a un caso di anelasticità al prezzo in un contesto oligopolistico, cioè in un habitat dove dettano legge poche imprese fortissime. Sembra che i consumatori non abbiano compreso a pieno i significati e le implicazioni della manovra tariffaria; non hanno colto cioè che sono stati investiti da una crescita significativa dei prezzi. E sono rimasti fermi, senza reagire in alcuna maniera."
Secondo l'economista, quindi, gli utenti con in mano un cellulare sono tutti cretini perché non hanno capito che, a parità di tariffa, fatturare ogni 28 giorni anziché ogni mese comporta per essi un aggravio di spesa. Mettiamo che la tesi di Nicita sia vera. Che senso ha, alla luce di tale assunto, stigmatizzare l'indolenza degli utenti, che sono rimasti fermi senza reagire in alcuna maniera? Se uno ti percula senza che tu te ne accorga, come fai a reagire? Lasciamo allora perdere le farneticazioni del tipo e proviamo a inquadrare tutta la vicenda dandole un po' di senso.
Le compagnie telefoniche hanno arbitrariamente deciso di fatturare agli utenti gli importi dei piani tariffari ogni 28 giorni anziché ogni mese, un escamotage truffaldino che ha consentito ai gestori di incamerare una sorta di tredicesima mensilità; gli utenti se ne sono accorti ma non hanno potuto fare niente perché, nella miglior tradizione dei cartelli, l'escamotage è stato pianificato da tutti i gestori presenti sul mercato. Cosa dovevano fare, quindi, i clienti? L'unica contromossa possibile a questo sopruso sarebbe stata la disdetta dei contratti e la rinuncia ai cellulari.
Sì, ciao.

venerdì 20 ottobre 2017

Appendici

Abbiamo tutti - beh, magari tutti tutti no, ma quasi - due prolungamenti del nostro corpo: lo smartphone e l'automobile. Pensavo questa cosa stamattina mentre andavo in giro in bicicletta qui attorno a casa mia. Pedalavo a una velocità relativamente tranquilla e mi è capitato di vedere una signora uscire dalla banca e salire in macchina. Dopo cento metri ha parcheggiato, è scesa ed è entrata nell'ufficio postale. Nel frattempo io ho proseguito tranquillamente. Poco dopo mi ha superato di nuovo, ha messo la freccia, ha parcheggiato ed è scesa dalla macchina, questa volta per andare al panificio. Ricapitolando, quindi, la signora in questione ha fatto tre fermate in sette/ottocento metri. Tre fermate che hanno significato tre entrate in macchina, tre uscite, tre accensioni del mezzo e tre spegnimenti, più, naturalmente, accelerate, frenate ecc. Considerato il tempo impiegato per parcheggiare, ripartire, spegnere la macchina, riaccenderla, allacciare le cinture, slacciarle, più tutto il resto, se la signora avesse coperto a piedi o in bicicletta quei settecento metri, avrebbe magari impiegato il medesimo tempo, forse addirittura qualcosa in meno. Ma ciò che interessa a me non è questo, quanto il fatto che, come scrivevo sopra, tutto il continuo fermarsi, ripartire, scendere, salire mi ha fatto pensare che la macchina è ormai di fatto una protesi, un prolungamento, un'appendice del nostro corpo.
Onde sgombrare il campo da eventuali dubbi, non vuole essere questo un post ammantato di velleità ambientaliste ma solo l'espressione di un pensiero che mi è venuto lì per lì. È vero che da qualche tempo ho cominciato progressivamente ad abbandonare la macchina in favore della bicicletta, usando la prima solo quando non posso fare diversamente, ed è quindi plausibile che certi comportamenti mi saltino adesso più all'occhio rispetto a prima, ma è anche vero che fino a questa sorta di pseudosvolta finto ecologica utilizzavo la macchina esattamente come la signora di cui sopra.
Per quanto riguarda lo smartphone, non credo serva una mia testimonianza per avvalorare la tesi della seconda appendice: andate dieci minuti in giro a piedi in qualsiasi posto e ve ne rendete conto da soli.
 

giovedì 19 ottobre 2017

Il senso di una fine



Iniziato stamattina e finito stasera. Ogni tanto capitano quei libri che ti inchiodano al divano e fanno passare in secondo piano tutto il resto, compresi giri in bicicletta e passeggiate, e questo è uno di quelli. Perché Barnes, di cui non avevo mai letto niente, ha congegnato la trama e la prosa di questo libro come fa un ragno con la sua tela per catturare gli insetti. E una volta che si cade in quella tela non è più possibile fuggire. 
È un libro sulla vita e sul tempo che passa, ed evidenzia come gli errori e le leggerezze commessi da giovani possano in certi casi ripercuotersi, amplificati, in tarda età, fino a compromettere la serenità che dovrebbe caratterizzare l'autunno della vita. Un romanzo ironico, angoscioso, amaro, crudele, commovente, e il colpo di scena finale vale da solo tutto il libro. 
Uno dei romanzi più belli letti quest'anno.

Per quattro giorni

Quest'anno, per la prima volta, ho dimenticato di menzionare il compleanno del blog. Cadeva quattro giorni fa - il primo post lo vergai il 15 ottobre 2006 (se avete tempo da perdere e visualizzate questa pagina da pc potete rintracciarlo tramite l'archivio che si trova nella colonna qui a destra). Niente di grave, intendiamoci, e poi io per le date ho sempre avuto pessima memoria, a differenza delle mie figlie, che per date e numeri sono dei prodigi - ancora mi chiedo come facciano, boh. Questo breve post è per rassicurare i miei 32 affezionati lettori: tranquilli, non mi sono ancora stancato di bloggare, anche se il blog ormai non è niente di più di un vecchio arnese informatico, praticamente già estinto, e i blogger vecchi dinosauri un po' nostalgici.
(In realtà i miei lettori sono più di 32, ma da queste parti piace essere modesti.)

Distanze

Noto, non so se con sollievo o dispiacere, che la distanza tra ciò che il coro unito dell'informazione giudica interessante e degno di prolungata visibilità e ciò che io giudico nella stessa maniera, si fa col passare del tempo sempre maggiore. Prendete ad esempio la faccenda della diatriba Renzi vs Bankitalia con cui ci stanno fracassando le appendici pendule da un paio di giorni. A me di tutto l'accaduto non frega niente, se non, vagamente, nella misura in cui va a corroborare la mia (e non solo mia, immagino) vecchia convinzione, già ampiamente espressa in passato su queste pagine, di trovarmi di fronte a una monumentale testa di cazzo, che pianifica ogni suo gesto, ogni sua uscita, ogni sua iniziativa, ogni sua sillaba in maniera tale che sia funzionale a un suo tornaconto politico - chi pensa che la vicenda Bankitalia abbia una matrice diversa da questa, evidentemente non ha ancora inquadrato bene il tipo.
Per carità, magari alla stragrande maggioranza delle italiche genti della faccenda importa più di quanto importi a me, anche se ho grossi dubbi in proposito, e in fondo, se così fosse, tornando ai dubbi espressi all'inizio, per me potrebbe anche essere un sollievo (ho sempre amato le minoranze).

mercoledì 18 ottobre 2017

Il grande Gatsby



Sarà pure un grande classico ma io l'ho trovato discretamente noioso, e devo dire di averlo finito con una certa fatica. È un libro scritto bene, certo, i personaggi sono descritti in maniera estremamente realistica, ma io mi sono annoiato, l'ho trovato privo di mordente. Leggo che da questo libro sono stati tratti quattro film, di cui l'ultimo uscito nel 2013 con protagonista Di Caprio. Quello precedente risale al 1974 e qui c'è Robert Redford. Credo che guarderò questo, potrebbe essere uno dei rarissimi casi in cui un film mi piace più del libro a cui si ispira.

Elio

Non so se il gruppo di Elio si scioglierà veramente o se si tratti di una boutade, che nel loro caso non sarebbe neppure la prima, fatto sta che un po' mi dispiace, anche se, essendo attivi dal 1980, di anni sul groppone ne hanno. Indipendentemente dal fatto se piacciano o no, e a me non sono mai dispiaciuti, un merito va a loro sicuramente riconosciuto, e chi ha avuto occasione di ascoltarli dal vivo se n'è sicuramente accorto: tecnicamente sono dei musicisti eccezionali. Tutti. In altri tempi si sarebbe usato il termine virtuosi. Ricordo di averli ascoltati, ormai parecchi anni fa, qui a Savignano, in piazza. Rimasi letterlamente folgorato dalla tecnica che usava Faso nel domare il suo basso elettrico a sei corde senza capotasti. Suonare il basso elettrico senza capotasti, equivale un po' a suonare il contrabbasso. Non come si vede fare a Sting nel video di Every breathe you take - lì suona solo le fondamentali di un normale giro armonico maggiore - ma come si vede fare ai grandi contrabbassisti jazz.
Insomma, si può discutere sulla qualità di alcuni dei loro testi, forse, ma riguardo alla tecnica e alle capacità di questi musicisti, tanto di cappello.

lunedì 16 ottobre 2017

I pensionati

Stamattina mi è capitato di notare gli anziani intenti a chiacchierare seduti ai tavoli di un bar. Li ho notati in una pausa della mia biciclettata, mentre me ne stavo seduto su una panchina della piazza di Viserba. Da dove ero io li sentivo chiacchierare di politica, a tratti più pacatamente e a tratti più animatamente.
Mi è venuto da pensare a come può essere la vita del pensionato. Non so perché me lo sia chiesto, in fondo non è una cosa che mi riguardi, avendo ancora davanti a me sedici anni di lavoro prima di arrivare al traguardo - sempre ammesso che ci arrivi, ché qua occorre mettere in conto tutto.
Però, ecco, mi chiedevo come dev'essere il lunedì mattina (ma anche gli altri giorni) sapendo che l'occupazione più grossa della giornata sarà andare al bar, dopo colazione, a fare le chiacchiere con gli altri, e magari trascorrere in questo modo gran parte della giornata. E avevo come l'impressione che quegli anziani, lì, stessero sprecando il loro tempo. Al loro posto, ad esempio, invece di stare a fare chiacchiere inutili al bar, io passerei la giornata a leggere, magari a scrivere qualcosa, oppure andando in giro in bicicletta. Poi, pensandoci bene, alla fine che differenza fa? C'è differenza tra chiacchierare beatamente con gli amici al bar e leggere un libro? Forse sì.
Forse no.

domenica 15 ottobre 2017

Ancora tu

Tra una cosa e l'altra pensavo che in fondo siamo sempre il paese in cui un ottuagenario praticamente imbalsamato, che negli ultimi cinque lustri ha dato il suo non trascurabile contributo a trasformare una nazione in un cumulo di macerie morali, economiche, sociali ecc., può ancora uscire fuori dal sarcofago e ricominciare a promettere mari e monti, e trovare pure qualcuno ancora disposto a dargli credito.
Ecco, siamo quel paese lì.

sabato 14 ottobre 2017

Dan Brown

Leggo che è uscito un nuovo libro di Dan Brown. Sì, il Dan Brown de Il codice Da Vinci, il libro che il grande Umberto Eco ridicolizzò in un sua intervista o articolo - non ricordo più - di alcuni anni fa. Mi piacerebbe ritrovare quello scritto.

venerdì 13 ottobre 2017

Prodi e ciò che resta del PD

Non stupisce che Prodi non riconosca più suo figlio (politico). Nel corso degli ultimi anni l'aveva infatti già fatto capire apertamente in più occasioni, l'ultima delle quali quando dichiarò a denti stretti che avrebbe votato sì al referendum costituzionale di Renzi pur ammettendo che si trattava di una schifezza (qui c'è una leggera incoerenza che già gli si fece notare a suo tempo, vabbe'...). E non occorre essere Prodi per vedere che del progetto originale del PD non è rimasto niente - è ormai solo un semplice clone di Forza Italia. Pure il cosiddetto Rosatellum di cui si parla tanto in questi giorni, congegnato in modo da garantire la sopravvivenza di 
renzi, Berlusconi, Alfano, Verdini, Salvini ecc., non è che l'ultimo tassello che certifica questa trasformazione, che solo chi non vuole vedere non vede.

mercoledì 11 ottobre 2017

Trentino









La bellezza del Trentino in autunno si comprende solo venendo in Trentino in autunno.

sabato 7 ottobre 2017

Ius Soli

La legge sullo Ius Soli è una legge di civiltà e buon senso, e come ogni legge o provvedimento dotati di queste caratteristiche, trova sulla sua strada mille ostacoli. E non me la prendo in particolar modo con la classe politica, perché la classe politica non è nient'altro che lo specchio del paese che dovrebbe rappresentare - larga parte delle italiche genti non vuole questa legge di civiltà e buon senso esattamente come non la vuole larga parte della classe politica.
Spettacolo penoso, poi, quello di assistere ogni giorno agli sforzi di chi si adopera alacremente per negare diritti, pure se in linea teorica già acquisiti. E chi lotta per negare diritti, lo fa sostanzialmente per tornaconto politico personale o ignoranza. Viviamo con rassegnazione in un paese in cui il tornaconto politico e l'ignoranza predominano sulla civiltà, il buon senso e l'interesse collettivo, e non si vedono all'orizzonte segni di inversione di tendenza.

giovedì 5 ottobre 2017

Nobel

Quest'anno il Nobel per la letteratura è andato a uno scrittore, non a quella specie di macchietta a cui incautamente lo diedero l'anno scorso. Niente di personale contro Dylan, intendiamoci, ma quella sceneggiata del vado/non vado sul ritiro del premio ha contribuito a rendermelo ancora più antipatico di quanto già non fosse. Questo qui, almeno, si spera che andrà a ritirarlo senza tante menate.
Comunque, questo Ishiguro non lo conosco e non ho mai letto niente di lui, ovviamente dovrò rimediare.

mercoledì 4 ottobre 2017

Abbinamenti



Domani in allegato al Manifesto uscirà un libro del Papa.
Un libro del Papa.
Col Manifesto.

martedì 3 ottobre 2017

L'umanità disumana

Non credo abbia molto senso dire che l'umanità è impazzita o si è disumanizzata, alcuni dei commenti che vanno per la maggiore quando succedono fatti tragici come la strage a Las Vegas ma anche altri meno eclatanti (nel caso in questione è semmai un singolo individuo a essere impazzito). Semplicemente, la natura umana è composta non solo di amore, bontà d'animo, assennatezza ecc. ma anche di pazzia, cinismo, cattiveria, rabbia, istinti omicidi.
Nel caso di Las Vegas è palese che è appunto la pazzia, stato d'animo notoriamente contemplato dalla natura umana, a cui occorre addebitare la strage. Strage che potrebbe facilmente essere etichettata come disumana ma che, a rigor di logica, è quindi perfettamente umana, appunto perché generata da una pulsione che fa parte della natura dell'uomo. Sotto questa luce, neppure le madri che uccidono i loro figli mettono in essere un comportamento disumano, ma umano, nel senso che le pulsioni infanticide sono previste dalla natura, sia negli esseri umani che negli animali. L'equivoco nasce dal fatto che siamo da sempre abituati a etichettare come umane le pulsioni "positive", diciamo così, come disumane quelle "negative", mentre sono entrambe umane. Chiarito questo, pure io continuerò naturalmente a dividere i comportamenti e le azioni dell'uomo in umani e disumani.

Las Vegas

Quindi, ricapitolando, l'autore della strage di Las Vegas è un più che benestante pensionato americano, bianco, senza alcuna affiliazione di tipo politico e/o religioso (la rivendicazione dell'Isis è stata dichiarata priva di fondamento dal Bureau).
Insomma, stavolta temo sia dura anche per Salvini sciacallare.

domenica 1 ottobre 2017

Del non sapere

Stavo pensando che faccio molta fatica a spezzare lance di comprensione nei confronti di chi - e sono tanti - protegge pervicacemente la sua arrogante e presuntuosa convinzione di sapere tutto, pure a dispetto dell'innegabile evidenza, quasi che ad ammettere il contrario ne risulti sminuito il valore personale. Nessuno è padrone di tutto lo scibile umano, neppure Eco con tutte le sue lauree lo era, e a mio giudizio non è la presunzione di sapere tutto, che crea come logica conseguenza il rifiuto di "abbassarsi" a imparare da chi ne sa di più, che valorizza la persona, ma, al contrario, la disponibilità ad ammettere le proprie naturali lacune e il cercare di colmarle imparando da chi le può colmare.
"...ma soprattutto perché so di non sapere niente" ammetteva candidamente Guccini già molti anni fa. E anche qui ha fatto scuola.

Mentalità di guerra

Dice il neo segretario della Nato che dobbiamo passare a una mentalità di guerra, che vuol dire dedicare una quota maggiore delle nostre sp...