lunedì 30 settembre 2019

I "gretini" (*)

Credo che tutto il "rumore" che ruota attorno a Greta Thunberg non sia altro che l'ennesima dimostrazione di quanto amiamo perderci dietro al dito piuttosto che guardare la luna. È logico che una sedicenne non può essere una scienziata, e suscitano ilarità quelli che si chiedono con quale autorità o background pontifichi di clima ed ecologia. Il merito della ragazzina è quello di aver dato il via a una grande opera di sensibilizzazione riguardo ai temi ambientali, sensibilizzazione che ha costretto anche i più refrattari tra i potenti del pianeta a dedicarvi spazio e tempo. Poi è naturale che chi si sentirà attratto da queste tematiche, per approfondire si rivolgerà agli scienziati veri, ma intanto qualcosa si è mosso, anche se solo il tempo dirà se si tratta di qualcosa di serio o di semplici increspature di superficie.

Sapete qual è la cosa che maggiormente mi irrita? La denigrazione e l'interessato svilimento della ragazza da parte di una certa destra composta di vecchi dinosauri ignoranti e superficiali, denigrazione e svilimento accompagnati dalle neppure tanto velate insinuazioni riguardo ai reali motivi che avrebbero indotto la ragazza a farsi bandiera di questa specie di nuova coscienza collettiva di stampo ambientalista. Fateci caso: ogni volta che dai giovani parte qualsiasi iniziativa collettiva che li porta nelle piazze per farsi portatori di qualche istanza, tali giovani vengono, sempre dai soliti, additati come marinatori di scuola, teleguidati da qualche potere forte o entità superiore (per Greta hanno addirittura scomodato Soros e qualche fantomatica lobby ambientalista). Non si riesce, per qualche inspiegabile motivo, a fare pace con l'idea che esistano movimenti giovanili vogliosi di battersi per qualcosa che sentono e in cui credono.

Forse perché siamo un paese di vecchi brontosauri, buoni a lamentarsi sempre di tutto ma sotto sotto consapevoli che con questo tutto non ci si convive poi così male, e quindi quando qualcuno di questi giovinastri irrequieti viene a violare lo status quo e prova ad accennare a qualcosa che potrebbe anche essere il preludio a qualche forma di rivoluzione, ecco che nascono il fastidio e l'irritazione.

(*) "Gretini" è l'epiteto con cui i vari Feltri e compagnia cantante amano apostrofare i ragazzi che giorni fa hanno invaso le piazze delle città di mezzo pianeta per sensibilizzare governi e gente comune riguardo all'ambiente. Mi pare che renda bene l'atteggiamento dei vecchi dinosauri a cui accennavo poco sopra.

sabato 28 settembre 2019

La trappola dell'autogrill

Ho fatto una sosta, stamattina, al rientro da Valtournenche, in un autogrill alle porte di Bologna. A un certo punto, mentre mi appressavo all'uscita, ho notato un cesto con ammassati al suo interno dei libri in offerta. Non so se avete presente, si tratta di quei libri che non legge nessuno e che si mettono in vendita negli autogrill e nei centri commerciali a prezzi stracciati nella speranza che qualcuno abbocchi. Naturalmente ho abboccato. Per la precisione, alla modica cifra di nove euro ho portato a casa La frontiera, di Alessandro Leogrande, e Tocca l'acqua, tocca il vento, di Amos Oz.

Il primo è un'opera a metà tra narrativa e saggistica e tratta il tema, oggi più che mai attuale, delle migrazioni. Il secondo, invece, non ho la più pallida idea di cosa tratti e l'ho preso solo perché attirato dal nome dell'autore. L'anno scorso, mi pare, lessi infatti un libro del noto scrittore israeliano intitolato Una storia di amore e di tenebra, e mi piacque assai. Poi, quando l'avrò letto, magari vi dirò qualcosa.

Una volta arrivato a casa ho infilato, con qualche difficoltà, i due nuovi acquisti in una delle traboccanti mensole della mia libreria che ospitano i libri in attesa di essere letti e mi sono chiesto: Perché li ho comprati? Quando mai li leggerò? A volte penso sia una forma di patologia, quella di portare continuamente a casa libri che leggerò chissà quando, forse addirittura mai. Sì, dev'essere sicuramente così. E forse, chissà, è probabile che ci sia anche una cura.

Conte e il diritto alla morte

A me sta benissimo che Giusppe Conte esprima il suo pensiero in merito al delicato tema del fine vita dicendo che secondo lui non esiste un diritto alla morte. Mi sta bene, però, entro i limiti in cui questo pensiero non influisce su un eventuale dibattito parlamentare, cosa non affatto scontata. È invece quando dice "Se si stabilisse un diritto alla morte quantomeno ai medici dovrebbe essere garantito il diritto all'obiezione" che mi lascia perplesso, per il semplice fatto che il diritto all'obiezione di coscienza, nel nostro paese, è da tempo garantito e addirittura regolato da apposita legge, e il ricorso a tale diritto è ampiamente attuato (ci sono zone d'Italia, specie nel meridione, dove all'obiezione di coscienza ricorre la quasi totalità dei medici).

Sarebbe buona cosa, a mio modestissimo parere e qualora si introducesse una legislazione più larga di quella attuale riguardo al cosiddetto suicidio assistito, prevedere accorgimenti aventi lo scopo di impedirne l'inapplicabilità, come avviene già oggi per il ricorso all'aborto, ad esempio, garantito dalla legge ma di fatto ostacolato fino all'impedimento dall'obiezione di coscienza. Paesi molto più avanzati di noi, tipo l'Olanda, prevedono ad esempio la possibilità del ricorso all'obiezione di coscienza con l'obbligo per il medico, però, di indicare alla persona interessata un altro medico non obiettore. È una semplice norma di civiltà che garantisce sia il medico obiettore e sia la persona che vi ricorre.

Ma le norme di civiltà, è noto, qua da noi non hanno mai goduto di eccessivi favori.

Ius culturae

Si ritorna a parlare di cittadinanza, cosa che nel nostro paese avviene ciclicamente senza che si arrivi mai a nulla, e precisamente di Ius culturae, che sarebbe la concessione della cittadinanza italiana ai minori stranieri che abbiano completato uno o più cicli di studi di almeno cinque anni. La signora Meloni, naturalmente, ha già annunciato discese in piazza, raccolte di firme e quant'altro per bloccare questo "scempio", come l'ha carinamente definito.

La cosa in fondo non stupisce, è noto infatti come ogni volta che si discute di leggi potenzialmente in grado di far salire a questo paese qualche gradino sulla scala della civiltà, lei stia immancabilmente dall'altra parte, in compagnia di Salvini, ovviamente. Sarebbe interessante, visto che si parla di cultura e cicli di studi, verificare quanti di quelli che commentano su siti tipo Il giornale, Libero ecc. avrebbero diritto a godere della cittadinanza italiana.

venerdì 27 settembre 2019

Fine vacanza



L'immagine qui sopra ritrae la piccola chiesa di Notre dame de Guerison, villaggio di Cheneil (2200 mt. s/m), alta valle del Cervino, ultima passeggiata di questa bellissima settimana. Amo la montagna e sono andato spesso in Trentino. Quest'anno, per la prima volta, sono venuto in Val d'Aosta e ho scoperto che è bellissima. Ci tornerò sicuramente.

giovedì 26 settembre 2019

Bibite gassate e merendine

Alla notizia dell'ipotesi di tassare in futuro bibite gassate e merendine, il centrodestra (Salvini in testa, naturalmente), compatto, si è lanciato in una veemente campagna di protesta contro il governo cattivo anti-merendine.

Fuor di propaganda, c'è da segnalare che questa idea non è un'esclusiva del governo Conte; una tassa di questo tipo è infatti già stata introdotta da anni in vari paesi del mondo e in molti europei (in Norvegia esiste dal 1981).

Se poi si guardano i dati relativi alla diffusione dell'obesità infantile nel nostro paese, e relativi costi sociali, si vede immediatamente come l'idea di introdurre questa tassa non sia poi così campata per aria. Come al solito, basta uscire un attimo dalla propaganda e dagli slogan, guardando i problemi per quello che sono, per riuscire a capire come stanno le cose.

mercoledì 25 settembre 2019

"La rispetterò"

Non so quanti abbiamo fatto caso al commento, rilasciato dal primo ministro conservatore Boris Johnson, alla sentenza con cui la Corte suprema inglese ha dichiarato illegale e priva di effetti la sospensione dell'attività del parlamento voluta da Johnson stesso: "Non sono assolutamente d’accordo con la decisione della corte suprema di Londra che ha bocciato come illegale la sospensione del parlamento inglese, ma la rispetterò."
Johnson non è d'accordo con la sentenza ma la rispetterà. C'è ancora un senso dello stato, un rispetto delle regole democratiche e delle istituzioni, in molti paesi europei, che da noi è andato perso. Quando la giudice Alessandra Vella liberò Carola Rackete perché non ravvisò alcun reato nella sua decisione di attraccare a Lampedusa, infliggendo a Salvini uno schiaffo paragonabile a quello che Brenda Hale (signora tosta) ha inflitto a Johnson, l'allora Ministro dell'interno si chiese ironicamente se la giudice e Carola Rackete fossero poi andate a bersi un bicchiere di vino insieme. Seguì una lunga sequela di insulti e minacce ad Alessandra Vella, da parte dell'esercito di leoni da tastiera al soldo di Salvini, che costrinse la donna a chiudere i suoi profili social.
Non ci vuole molto a comprendere che è anche da episodi come questi che si vede la grande differenza in termini di civiltà che corre tra noi e molti paesi europei.

martedì 24 settembre 2019

Il pianista sul Monte Bianco

Tra ieri e oggi mi è successo un fatto che credo meriti di essere raccontato. Ha a che fare con le coincidenze, e se non è una coincidenza questa... Ma vado con ordine.

Ieri ho visitato, per la prima volta in vita mia, il Monte Bianco. La salita verso la cima si effettua tramite Skyway, un sistema di funivie con base a Courmayeur. Nel tragitto tra la base e la cima c'è una stazione intermedia chiamata Pavillon, dove si scende da una linea della funivia e si sale su quella che porta a Cima Hellbroner, la sommità. Nelle sale panoramiche di questa fermata intermedia c'è un pianoforte a coda bianco Steinway & Sons (per chi non fosse pratico di pianoforti, si tratta della casa produttrice di questo strumento più blasonata al mondo). È lì a disposizione di chiunque lo voglia suonare. Siccome dovevo aspettare che arrivasse la funivia per la cima, ne ho approfittato per suonare qualcosa. Niente di che, un po' di improvvisazioni su un giro maggiore e un accenno della Marcia alla turca di Mozart.

A un certo punto si è avvicinato un signore, quello che vedete nella foto qui sotto, che ha cominciato a riprendere la mia modesta performance con la sua macchina fotografica.





Quando ho terminato di suonare e mi sono alzato, è venuto verso di me, mi ha salutato cordialmente e, in un inglese un po' stentato, mi ha fatto sentiti complimenti per il mio mini concerto (segno che non si intendeva molto di musica, dal momento che la composizione di Mozart l'avevo abbastanza storpiata, ma va bene lo stesso, i complimenti fanno sempre piacere). Poi sono salito sulla funivia per la vetta del Bianco e per me la cosa è finita lì.

Arriviamo a oggi. Questa mattina visito il castello di Fénis, vicino ad Aosta, e all'uscita mi fermo con mia moglie a pranzare in una trattoria lì nei paraggi. Entro, mi siedo a un tavolo e, mentre spulcio il menu, mi accorgo che un signore si avvicina al mio tavolo con una macchina fotografica in mano. Io non so chi sia, non lo riconosco, e lui, avvicinandola a me, mi mostra un'immagine sul display: sono io che suono il pianoforte sul monte Bianco. In quel momento realizzo che è il signore che il giorno prima mi aveva ripreso mentre suonavo. Rimango sbalordito, così come mia moglie. Mi dice, sempre nel suo inglese un po' stentato, di avermi riconosciuto appena sono entrato, e siccome sua moglie, nel frattempo rimasta al tavolo, non credeva fossi la stessa persona del giorno prima, è venuto da me per dimostrarglielo. Poi ci siamo salutati di nuovo e ognuno è andato per la sua strada.

È tutto il giorno che penso a questa cosa. Com'è possibile che due perfetti sconosciuti, di paesi diversi, incontratisi per caso un giorno, si incontrino sempre per caso, il giorno dopo, alla stessa ora e nello stesso posto? È possibile. Si chiamano coincidenze, sono belle, e quando succedono stupiscono e fanno un po' pensare.

lunedì 23 settembre 2019

Valtournenche



Nell'immagine qui sopra vedete il Cervino che si specchia nel Lago Blu (ho fatto la foto poco fa, era quasi buio e quindi il blu non si vede: scatenate la fantasia e immaginatelo blu). 

Questa settimana sono fuori casa, a Valtournenche, Aosta - ogni tanto potrò pure io staccare la spina, no? - e sapete di cosa ci si rende conto quando si sta fuori casa e le uniche preoccupazioni riguardano esclusivamente le cose che si vedranno e i posti che si visiteranno? Che non frega assolutamente niente di ciò che succede nel mondo. Non perché non interessi più, ma perché l'intera giornata trascorre tra valli, monti, passeggiate, escursioni, tutto il resto rimane chiuso fuori. 

Poi, domenica, sarò di nuovo a casa e magari ricomincerà a interessarmi qualcosa. Forse.

sabato 21 settembre 2019

Compleanni



C'è un signore che oggi spegne 72 candeline, è uno dei maggiori e più prolifici romanzieri contemporanei, mi tiene compagnia da quando ero ragazzo e a lui devo gran parte della mia passione per i libri. 

Buon compleanno, Stephen.

La mia prima multa

Oggi ho preso la mia prima multa per divieto di sosta. La cosa in sé non è di alcun interesse, naturalmente, lo è un po' di più il fatto che nel mio caso si tratta della prima multa per divieto di sosta da quando guido, e cioè da quando avevo diciotto anni (sono a un passo dai cinquanta). Non ho niente da recriminare né ho motivi per protestare: sapevo di aver parcheggiato in un posto in cui era proibito. Speravo di farla franca, certo, posso negare il contrario? Ma mi è andata male.

Ci tengo a precisare (a) di non aver posizionato l'auto davanti a un passo carrabile, (b) di non averla posizionata su un marciapiede, (c) di non averla posizionata in modo da ostruire o rendere difficoltoso il passaggio degli altri veicoli sulla strada. Voi direte: Ma allora perché c'era il divieto? Sarebbe stato interessante chiederlo al solerte vigile urbano che è passato di lì proprio nel quarto d'ora in cui ho lasciato la macchina, ma sono arrivato tardi.

In realtà avrei dovuto mettere in conto il suo passaggio, dal momento che la zona della stazione ferroviaria di Rimini è iperfrequentata sia durante il giorno che durante la notte, ma, come dicevo, speravo di farla franca. Ok, la pianto qui: la multa l'ho meritata e la pagherò senza fare storie. Anzi, se la pagherò entro cinque giorni avrò pure uno sconto del 30%, come si fa ad essere arrabbiati?

Guerra al contante

Alcune settimane fa ho trascorso un paio di giorni in Austria. Ho portato da casa un po' di contante, ovviamente, ma ne ho utilizzato una piccolissima parte, per il grosso degli acquisti mi sono servito della normale carta di credito. Non per fare chissà quali acquisti, ma anche per i semplici caffé nei bar o per saldare il conto della pizzeria. Una cosa semplice e velocissima (sotto i 25 euro di spesa non occorre il codice, è sufficiente che il barista la avvicini a un apposito lettore ottico e un bip certifica l'avvenuta transazione). Semplicissimo e soprattutto comodissimo, questo sistema, tra l'altro utilizzato praticamente da tutti, là.

Questo è il motivo per cui fatico a comprendere i malumori, specie di una certa destra, ogni volta che un governo propone di mettere qualche paletto all'uso del contante per agevolare i pagamenti elettronici. Alla fine credo sia solo questione di cambiare abitudine. E se, oltre alla comodità, i pagamenti elettronici contribuiscono almeno un po' ad arginare il fiume di evasione fiscale in cui annega il nostro paese, perché no?

#FridaysForFuture

Sono piuttosto scettico sul fatto che iniziative pur lodevoli come #FridaysForFuture possano sortire qualche effetto, per il semplice motivo che chi ha in mano le redini del mondo, da Trump a Putin a Xi Jinping, è tutta gente in là con gli anni, e cosa volete che gli freghi del futuro del pianeta, al di là delle belle parole e dei buoni propositi che enunciare non costa nulla?

In secondo luogo perché, specialmente noi occidentali, se volessimo realmente contribuire a invertire il processo che sta devastando il pianeta dovremmo obbligatoriamente abbassare il nostro tenore di vita. Pura utopia.

venerdì 20 settembre 2019

Tra la realtà e la sua percezione

Dopo che già l'Ocse ci aveva avvisati che il nostro paese è agli ultimi posti, in Europa, per la capacità di comprendere un testo scritto, per completare questo bel quadretto arriva adesso una ricerca dell'istituto Ipsos dalla quale si evince che, tra i quindici paesi Ocse, l'Italia è prima in Europa per distanza tra la realtà e la sua percezione, cioè tra come le cose stanno realmente e come vengono percepite. Alcuni esempi.

Nel 2014 la disoccupazione in Italia era al 12%, la percezione era invece che fosse al 49, che avrebbe significato che metà della popolazione attiva era senza lavoro. Si pensa che il nostro paese abbia un andamento economico simile a quello della Grecia, mentre invece l'intero Pil di quest'ultima è pari a quello della sola Lombardia. Ancora. I maggiori di 65 anni sono oggi il 22% della popolazione, la percezione è invece che siano il 48% (anch'io, effettivamente, pensavo fosse una percentuale più alta del 22, anche se non il 48). Vengono poi i dati che maggiormente influiscono sul senso di sicurezza collettivo, argomento questo abilmente sfruttato da certi politici cialtroni per meri fini elettorali. Un paio di esempi.

Il 64% degli italiani pensa che dal 2000 a oggi il numero di omicidi commessi sia aumentato, mentre invece sono vertiginosamente e costantemente calati, un calo di ben il 47%. Nel solo 2016, in tutta Italia, ci sono stati 397 omicidi, la metà quasi esatta di quelli avvenuti nella sola città di Chicago, ad esempio. C'è poi il sempiterno tema dell'immigrazione, riguardo al quale uno studio dell'Istituto Cattaneo rivela: "L’Italia è il Paese con la più forte distorsione della realtà anche per quanto riguarda l’immigrazione, con una differenza di ben 17,4 punti percentuali: gli immigrati extraeuropei rappresentano nel nostro paese il 7% della popolazione totale, ma per la nostra opinione pubblica sono il 25%, ovvero uno su quattro. Il 47% degli italiani crede che ci siano più clandestini che migranti regolari, mentre gli irregolari rappresentano circa il 10% del totale dei migranti."

I motivi che stanno all'origine di questa situazione sono facilmente intuibili, e il principale è che nessuno si prende più la briga di andare a verificare cosa ci raccontano i giornali o i politici. In questi giorni, ad esempio, il peggior ministro della storia repubblicana è tutto affannato a raccontarci che dall'insediamento del governo Conte due i porti sono di nuovo aperti e siamo di nuovo sotto invasione. Due balle in una, ma chi è che va a verificare? Chi andasse, riscontrerebbe facilmente (a) che i porti non sono mai stati chiusi (e quindi non è stato riaperto un bel niente) e (b) che dall'insediamento del governo Conte due non si è verificata nessuna nuova invasione, e mica perché lo dico io, figuriamoci, lo dice il ministero dell'Interno.



L'immagine che vedete qui sopra (cliccate per ingrandire) è aggiornata a oggi ed è consultabile qui. Guardando i dati degli arrivi registrati per mese (in verde), vi pare di scorgere una qualche invasione? Io no, vedo solo un leggero aumento degli arrivi nei primi quindici giorni di settembre; ma anche nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto, quando agli Interni c'era il cialtrone e i porti erano chiusi - dice - si vede chiaramente questa tendenza all'aumento. Quindi? Di cosa stiamo parlando? Di nulla. Quel nulla su cui giornali e politici campano con la complicità di una plebe che si beve ogni fasseria venga a lei propinata.

Buona fortuna a noi, ne abbiamo bisogno.

Misure di grandezza

"È stata definita dal ministro Salvini una ricca viziatella comunista, vuole replicare?"

"No."

La grandezza di questa ragazza, ieri sera, è stata tutta qui: rifiutarsi di abbassarsi agli infimi livelli del peggior ministro che la storia repubblicana ricordi.

giovedì 19 settembre 2019

Tipo i commentatori del Giornale

Stavo pensando che a volte mi piacerebbe essere come quelli che commentano gli articoli (articoli, vabbe'...) del Giornale: essere cioè completamente ignorante, non avere la più pallida idea non dico di come funzioni il mondo, ma neppure di cosa succeda fuori del cancelletto di casa, e, con questo po' po' di background, vergare pietre miliari nella storia dei commenti online a base di invasioni, uscite dall'euro, programmi di sostituzione etnica, padroni a casa nostra, migranti palestrati e scempiaggini simili.

E, dopo aver vergato una delle pietre miliari di cui sopra, sentirsi appagati dalla propria ignoranza e galvanizzati dal profluvio di commenti simili che corroborano in maniera inequivocabile la certezza di avere espresso una verità di fede incontestabile, ignorando che verità di fede è un ossimoro.

Di tatuaggi e di orecchini

Oggi, nella famiglia Sacchini, è caduto un tabù, quello del tatuaggio. In realtà non è che fosse un tabù, semplicemente nessuno dei quattro componenti si era mai interessato alla cosa, io per primo. A far cadere questo non-tabù è stata Francesca, mia figlia minore, la quale, dopo aver preventivamente chiesto un parere (naturalmente non vincolante, ormai aveva deciso) a me e mia moglie, stamattina è andata giù a Santarcangelo a farselo fare.

L'oggetto del tatuaggio, che Francesca si è fatta incidere sulla parte interna di un avambraccio, rappresenta in forma stilizzata due monumenti che identificano inequivocabilmente la città di Santarcangelo: l'arco Ganganelli e la Rocca malatestiana. È un tatuaggio non eccessivamente grande né eccessivamente vistoso e a me, a Michela (l'altra mia figlia in questo periodo soggiornante in Austria) e a mia moglie piace. Certo, se fosse venuta a casa con uno di quei tatuaggi che ricoprono braccia-collo-gambe tipo ragnatela, forse qualcosa da ridire l'avremmo avuto, ma per ora il tutto si limita a un piccolo disegno sull'avambraccio.

A farmi tatuare io non ho mai pensato. Cioè, ci ho pensato, ma ogni volta che immagino un tatuaggio, non so perché, la prima cosa che mi balza alla mente è Fedez con quella specie di ragnatela che gli avvolge il collo e la voglia mi passa subito. Una decina d'anni fa, invece, quando suonavo nei Ravens, avevo abbastanza seriamente pensato di mettere un orecchino. Non so bene perché mi fosse venuto quello "sbuzzo", probabilmente perché un paio dei ragazzi che suonavano con me lo portava, e l'idea non mi dispiaceva. Poi, alla fine, ho deciso di lasciar perdere, decisione su cui ho messo una pietra tombale all'indomani dello scioglimento del gruppo e su cui non sono ancora tornato indietro (e poi, ormai, a un passo dai cinquant'anni... andiamo, su).

Carola Rackete da Formigli

Stasera Carola Rackete sarà ospite nella trasmissione TV di Corrado Formigli, un ottimo motivo per accantonare per un'oretta i libri e accendere la televisione. Salvini, invitato dal conduttore per confrontarsi con la ragazza, ha declinato l'invito, dice che non può.

Magari è pure vero che non può, ma non credo sia più di tanto azzardato  ipotizzare che dietro il non può si nasconda in realtà un non vuole. D'altra parte è già scappato dal processo per il caso Diciotti, perché non potrebbe scappare da un confronto con la giovane capitana? Capitana che, va ricordato, quando decise di fare rotta verso Lampedusa infrangendo il divieto dell'allora uomo più potente d'Italia, disse: "Non m'importa delle conseguenze del mio gesto, me ne assumo la responbilità e ne risponderò, ma io devo portare in salvo queste persone".

Facile ipotizzare i motivi del diniego di Salvini al confronto, no? Qualsiasi pigmeo di fronte a un gigante scapperebbe.

Notturno

Non ricordo altri post, oltre a questo, scritti in notturna. D'altra parte sta tuonando con un certo vigore da oltre un'ora: impossibile dormire. Se non fossi in ferie la cosa mi scoccerebbe assai, ma visto che in ferie ci sono, va bene così, dal momento che posso recuperare il sonno perso in qualunque momento della giornata.

Il suono incessante della pioggia, che filtra dalle righe della tapparella, è gradevole, quasi soave, e fa irrimediabilmente a pugni con gli improvvisi boati dei tuoni che ora, però, sembrano progressivamente allontanarsi. Potrei provare a riaddormentarmi, o forse potrei accendere la lampada sul comodino e leggere fino al mattino. Tanto ormai il sonno se n'è andato e tra un'ora dalle righe della tapparella farà capolino il primo chiarore.

Mi sento un po' come Guccini quando scriveva le sue celebri Canzoni di notte.

martedì 17 settembre 2019

Cacciari e lo Ius Soli

Cinque minuti (qui) di un grande Cacciari che parla di Ius Soli, minuti che sarebbero da fare ascoltare a sovranisti, razzisti e ignoranti vari assortiti, di cui purtroppo il nostro paese pullula.

Senza Renzi

La prima cosa che ho pensato, dopo aver letto dell'abbandono del PD da parte di Renzi, è che magari adesso potrei anche tornare a votarlo, il PD, chissà. Per il resto, conoscendo un po' il tipo, mi pare che l'unica motivazione, o quanto meno la maggiore, che l'ha indotto a provocare l'ennesima frattura a un partito già iperfrantumato non sia nient'altro che il suo stratosferico ego, che da sempre lo obbliga a non digerire in alcun modo l'idea di non essere leader di nulla e che, come conseguenza, gli fa apparire come soddisfacente l'idea di essere a capo di un movimento che gli analisti valutano avere una rilevanza politica che viaggia attorno al cinque/sei percento. Difficile pensare ad altre motivazioni.

E difficile è anche pensare che mantenga la parola con cui assicura che la sua "pattuglia" continuerà ad assicurare incondizionatamente l'appoggio al governo, specie guardando quale fine ha fatto la promessa di sparire dalla politica dopo il fallimento del suo referendum costituzionale.

lunedì 16 settembre 2019

Social e odio

Se si ha l'ardire di fare capolino su qualunque social, si nota che gran parte dei contenuti sono composti di insulti e litigi. È come aprire una porta e essere assaliti da una cacofonia di suoni, urla, strepiti, che costringono a richiudere in fretta quella porta e fuggire via. Non esiste la pacatezza, il pensiero costruttivo, la possibilità di imbastire un ragionamento argomentato a cui si possa replicare con altrettanta compiutezza.

È una guerra a colpi di dettati ipnotici dove, non essendoci la possibilità di esporre un ragionamento, tra due o più contendenti la palma di vincitore va a chi riesce a pubblicare per ultimo lo stesso slogan dopo che i contendenti abbandonano il campo per sfinimento. È una vittoria di Pirro, la vittoria di chi ha più resistenza e tempo da perdere rispetto ai concorrenti.

Eppure a volte penso che sia un bene che i social ci siano, perché altrimenti il fiume di odio che viene veicolato tramite quei canali potrebbe trovare sfogo nelle piazze, nelle strade, e forse sarebbe peggio.

Cacciari e l'Europa

Stamattina ho fatto una passeggiata di un paio d'ore (in questo periodo sono in ferie) e di solito, quando passeggio, amo indossare gli auricolari e ascoltare conferenze su YouTube - abbiate pazienza, ognuno ha le proprie perversioni.

Oggi mi sono imbattuto in questo stratosferico Massimo Cacciari che in un'oretta fa una bellissima storia dell'Europa dall'Impero romano a oggi, storia che dovrebbero ascoltare i Salvini, le Meloni e tutti gli ignoranti che, nell'ansia di costruirsi un nemico per mero tornaconto politico, inseriscono in questo novero appunto anche l'Europa.

Un punto fermo: ogni volta che sentite un politico dire "Prima gli italiani", "Prima l'interesse dell'Italia" e poi lo sentite proclamare l'Europa un nemico, avete di fronte un politico che vuole tutto tranne che l'interesse dell'Italia (se volete evitare preamboli e sponsorizzazioni saltate direttamente al terzo minuto circa).

domenica 15 settembre 2019

Dopo Pontida

Dopo ciò che è successo, ciò che si è sentito, è di immenso sollievo, per me, il fatto che si sia trovato un accordo e non ci si sia avviati sulla strada delle elezioni. Mi viene quasi da sperare che non si vada più, a votare.

La malattia delle parole

Sto leggendo Tutto è fatidico, di Stephen King, una raccolta di racconti noir. L'ho iniziato ieri, subito dopo aver terminato Tempo da elfi di Guccini-Macchiavelli, quest'ultimo iniziato subito dopo aver terminato Mody Dick di Melville. Andando a ritroso, sempre lo stesso meccanismo: un libro dietro l'altro, senza soluzione di continuità. Vivo in mezzo alle parole, parole lette e, quando vengo qui, parole scritte.

Ogni tanto mia moglie mi dice: "Smetti di leggere", e per un po' smetto; magari metto giù il libro e prendo in mano il cellulare, ma leggo anche lì: articoli, pagine di Wikipedia, approfondimenti di qualsiasi tipo. Le parole sono come un mare e io voglio sempre starci a mollo. Quando passo dalla camera da letto alla sala la prima cosa di cui mi preoccupo è quella di portarmi dietro il libro che sto leggendo, ho bisogno di averlo sempre sott'occhio perché potrei averne bisogno in ogni momento. Perfino in macchina. Ieri pomeriggio sono andato a Santarcangelo a prendere Francesca che usciva dal lavoro, è uscita con un po' di ritardo e nell'attesa ho letto, senza neppure slacciarmi la cintura, finché è arrivata. Mi ha detto: "Guarda che sorpresa, il babbo che legge!" e ha sorriso.

Amo le parole ma sono orso con le persone. Quando vado a camminare cerco sempre di prendere strade dove so esserci poca gente, in modo da evitare di incontrarne. Perché qua, bene o male, ci si conosce tutti ed è facile imbattersi in qualche conoscente. E lì è una tragedia perché poi ti tocca salutarlo e, nella peggiore delle ipotesi, cercare di fuggire con disinvoltura dai suoi tentativi di intavolare una chiacchierata, il peggiore degli incubi. Preferisco i libri alle persone, forse perché è più facile avere a che fare con le idee che con i miei simili. Chissà.

Magari è una forma di patologia, quella delle parole, non mi stupirei se lo fosse. E se lo fosse, vorrei guarire? No.

sabato 14 settembre 2019

Tempo da elfi

Ho terminato poco fa Tempo da elfi, il giallo scritto a quattro mani dal duo Guccini-Macchiavelli e uscito un paio d'anni fa. Niente di che: poco mordente e trama abbastanza scontata, quasi nulli i colpi di scena. Molto bella la storia d'amore tra l'ispettore della forestale Marco Gherardini, detto Poiana, ed Elena, con lui che alla fine decide di chiedere il congedo dalla forestale per abbracciare lo stile di vita ramingo, che rimanda un po' a quello dei Mutoid delle mie parti, di Elena e andare a vivere con lei.

Notevoli e appassionate, invece, le descrizioni dei luoghi teatro delle vicende, tutti compresi in quel tratto di Appennino tra l'Emilia e la Toscana tanto a caro al cantautore di Pàvana. Più leggo i romanzi di Guccini (un mesetto fa lessi Cittanòva blues e non mi entusiasmò) e più preferisco il Guccini cantautore, col quale peraltro sono cresciuto, al Guccini scrittore di gialli. Guccini che, comunque, rimane e rimarrà sempre uno dei miei miti.

Il peggiore

Quando io dico che considero Salvini il peggiore politico apparso finora sulla scena di questo sventurato paese, è inutile che mi ribattiate con cose tipo "Perché, gli altri sono tutti statisti?". Il concetto che voglio enunciare è semplice: siamo governati da un certo numero di lustri da una classe dirigente che per larghissima parte oscilla tra il mediocre e l'incompetente, escluse poche e lodevoli eccezioni. Salvini è a mio avviso il peggiore di questo mare di mediocrità. È facile, su.

venerdì 13 settembre 2019

Edge e l'università di Graz

Dopo circa ventiquattr'ore di gravi tribolazioni, mia figlia Michela ha scoperto che i prolungati problemi di interazione (registrazione, login, logout, inserimento dati, pin, passwords ecc.) col portale dell'università di Graz, città dove sta studiando in questo periodo all'interno del programma Erasmus, erano dovuti all'incompatibilità tra il portale dell'ateneo con Mozilla Firefox. È stato sufficiente che, dietro indicazione del personale addetto all'assistenza, abbandonasse Firefox in favore di Edge perché tutto riprendesse a funzionare correttamente.

Mi chiedo: è possibile che il portale della maggiore università austriaca, dove studiano migliaia di ragazzi provenienti da ogni angolo del globo, offra le sue migliori prestazioni solo utilizzando il browser inserito di default in Windows 10, Edge, successore del famoso/famigerato Internet Explorer, da sempre uno dei programmi più bacati di tutta la storia dell'informatica?

Razzista e fiera di esserlo

Credo che la vicenda della donna milanese che rifiuta di affittare casa a una ragazza perché meridionale, rivendicando senza problemi il suo essere razzista ("Per me i meridionali sono meridionali anche nel 4000, non solo nel 2000, per me i meridionali, i neri i rom sono tutti uguali. Io sono razzista al 100%"), si inserisca in quella strada ormai imboccata dalla nostra società per cui comportamenti e sentimenti ignobili, che in passato ci si vergognava di esternare, oggi sono definitivamente sdoganati e vengono spiattellati ai quattro venti senza remore.

E il fatto che la signora razzista identifichi Salvini come suo capitano, la dice lunga circa il merito avuto da quest'ultimo nell'abbattere gli ultimi argini che ancora confinavano la stupidità del razzismo nel perimetro della riservatezza e di un minimo di vergogna.

giovedì 12 settembre 2019

Decide il card. Bassetti per tutti?

Per il cardinal Bassetti, quindi per la Chiesa cattolica, non dovrebbe esistere un diritto a darsi la morte perché la nostra vita in realtà non è nostra, cioè non è nella nostra disponibilità, ma nelle mani di colui che ce l'ha donata.

Detesto tornare ancora su questi argomenti, ma ogni volta mi chiedo perché questa visione cattolica del fine vita debba essere imposta a tutti, compreso chi cattolico non è. È come se io andassi da Bassetti e gli dicessi: Senti, sul tuo fine vita decido io, e siccome del tuo orientamento cattolico non mi frega nulla, ora faccio una legge che impone che l'eutanasia sia applicata erga omnes, anche a quelli che la aborrono. Secondo voi Bassetti come la prenderebbe? Insomma, se voi cattolici avete la vostra morale, le vostre convinzioni e i vostri principî, e a me sta benissimo che li abbiate, perché li volete imporre anche a me?

E anche la trita e ritrita favoletta della vita intesa come dono presenta argomentazioni epistemologiche fragilissime. Per il semplice motivo che io un dono posso nella peggiore delle ipotesi anche rifiutarlo, e in quella migliore farci ciò che voglio, ed è la visione cattolica della vita intesa come obbligo che fa a pugni col concetto di dono e si avvicina semmai a quello di imposizione.

Voglio vivere in un paese dove ognuno possa decidere da sé come gestire la propria vita e la propria morte, e siccome non mi risulta di vivere in una teocrazia non mi sembra di chiedere troppo.

lunedì 9 settembre 2019

Non è Salvini

Quelli che esultano perché Salvini è ora all'opposizione non hanno capito che lui non era il male, ne era solo la rappresentazione, era colui che gli aveva dato voce. Voglio dire che il malessere, l'inciviltà, l'incultura, l'insoddisfazione (e aggiungeteci quello che volete) di cui lui era espressione non sono spariti con lui ma sono ancora lì, in attesa che arrivi un altro a rappresentarli. E se non si lavora su quello, su quel becerume e quell'inciviltà un tempo solo mugugnati a denti stretti perché ci si vergognava e con lui sdoganati pubblicamente senza più remore né freni, domani arriverà un altro a rappresentarli. E potrebbe essere addirittura ancora lui, il quale ha perduto una battaglia, e male, ma non ha certo perso la guerra. Anzi.

domenica 8 settembre 2019

La fine di Moby Dick

Terminato pochi minuti fa, dopo quasi due settimane, il maestoso Moby Dick di Herman Melville, nell'edizione pubblicata nel 2016 da Giulio Einaudi e tradotta da Ottavio Fortuna. Mi ci sono volute quasi due settimane in primo luogo perché è un tomo di settecento pagine, e poi perché, come ho già scritto altre volte, nella vita sono obbligato a fare altre cose oltre a leggere libri, come ad esempio lavorare, tanto per dirne una. Qualche curiosità.

Il libro è stato pubblicato originariamente nel 1851 in due edizioni, una americana e una inglese, quest'ultima emendata di molte parti considerate eufemisticamente irriverenti nei confronti della Corona. Oggi è considerato un capolavoro della letteratura universale ma nel periodo in cui Melville visse fu sostanzialmente ignorato. Alla sua morte, nel 1891, le copie vendute furono appena tremila.

L'Italia è il paese che l'ha tradotto di più, essendone in circolazione circa una ventina di traduzioni; la Francia, ad esempio, ne ha appena due. Quella più nota e letta, qui in Italia, è quella che Cesare Pavese pubblicò nel 1932 all'età di appena 23 anni, a cui farà seguito un'altra, riveduta e corretta, nel 1941. È opinione diffusa tra i critici letterari che Pavese abbia però piuttosto "maltrattato" l'originale, specie nella sua prima versione, con una traduzione in alcuni punti perlomeno approssimativa.

Secondo questa classifica, il cui valore va preso con le pinze, il capolavoro di Melville è uno dei dieci libri più abbandonati. A me è piaciuto. È innegabile che a tratti assuma più le sembianze di un saggio sulla marineria e la baleneria, piuttosto che un romanzo, ed è sicuramente vero che decine di pagine impiegate ad esempio per descrivere lance, arpioni, navi baleniere, specie di cetacei ecc. possono risultare pesanti (e a tratti lo sono), ma, superate le prime 150 pagine circa, e cioè più o meno quando il Pequod comandato dall'arcigno e granitico capitano Achab prende il largo, beh, da lì in poi il romanzo conquista e trasporta il lettore con sé senza possibilità di scampo.

O almeno, questo è ciò che è successo a me.

Il gigante buono

Se nello stesso titolo si mettono assieme "gigante buono" e "quell'amore non corrisposto", l'impressione che se ne ricava, o che almeno io ne ricavo, è in fondo in fondo che una qualche forma di responsabilità anche la povera ragazza ce l'abbia, e si avverte, neppure tanto latente, quell'olezzo nauseabondo che ogni formula tendenzioso-assolutoria propaga da lontano.

Ma sicuramente è un abbaglio. No, dico, non vorrete mica che al Giornale facciano operazioni di questo genere...

Cacciatori

Settembre. Ricominciano le scuole e ricomincia anche la caccia. E il sabato e la domenica mattina, nelle campagne qua attorno, si sentono in lontananza gli spari dei cacciatori. I cacciatori si alzano prestissimo, la mattina, e coi loro cani si inoltrano per campi, prati e boschi per cacciare. Ho sempre pensato che la caccia sia lo sport (sport?) più stupido e cinico che ci sia.

Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull'età, diceva Guccini, e porta il dono usato della perplessità. I cacciatori non hanno questo dono.

sabato 7 settembre 2019

Dimidiato

Dimidiato, sinecura, efesia, mescidare, incolsutile, ammolcito, labaro, inubertoso, aggricciante. Sono solo alcuni della miriade di termini dal significato a me ignoto incontrati in Moby Dick. Leggendolo, mi rendo conto di quanto io sia ignorante. Cosa di cui naturalmente ero al corrente. 

venerdì 6 settembre 2019

Il vestito di Teresa Bellanova

Negli anni '60 I Nomadi spopolavano con una canzone che si chiamava Come potete giudicar? "Come potete giudicar? Come potete condannar? Chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam?" Mi è venuto in mente, questo pezzo, mentre leggevo la marea di critiche e insulti alla nuova ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova per essersi presentata al giuramento al Quirinale con un vestito blu elettrico. Qual è il problema? Non lo so, e probabilmente non lo sanno neppure i leoni da tastiera, quelli abituati a sfogare le loro frustrazioni insultando dietro pseudonimi.

Ai giuramenti al Quirinale si sono presentati, in questi ultimi lustri, centinaia di ministri e primi ministri vestiti come dio comanda, in giacchetta, cravatta e completi azzeccatissimi, belli fuori ma lestofanti della peggior risma. Preferisco una ministra onesta e bella dentro vestita magari in maniera un po' vistosa piuttosto che la gentaglia di cui sopra. Per quanto riguarda gli insulti relativi al fatto che abbia solo la licenza media, credo occorra fare una distinzione.

Io sono stato tra quelli che criticarono la signora Fedeli, ministra dell'Istruzione nel governo Gentiloni, perché in possesso della sola maturità. Perché? Perché se io sono ad esempio un professore di liceo, pretendo che chi amministra la scuola italiana abbia perlomeno un titolo di studio equipollente al mio. L'ideale, poi, sarebbe che chi si siede ai vertici dell'Istruzione fosse anche uno che ha avuto esperienze nelle scuole come insegnante, cosa che naturalmente non accade mai.

La signora Bellanova è stata nominata al vertice del ministero dell'Agricoltura, e lavorare in quel campo lì è stato ciò che ha fatto per buona parte della sua vita, prima di accedere al sindacato e quindi al sottosegretariato. È una donna che ha sempre lavorato e gran parte del suo lavoro è stato attinente a ciò che oggi presiede, quindi non mi sembra una cosa gravissima la mancanza di una laurea, perché la competenza nel suo ramo le deriva da anni di lavoro ed esperienza. Cose naturalmente incomprensibili, il lavoro e l'esperienza, per i leoni da tastiera.

Per i curiosi, qui c'è una carrellata dei titoli di studio dei ministri del Conte due.

mercoledì 4 settembre 2019

Luciana Lamorgese

Nella lista dei ministri che comporranno l'esecutivo che nasce oggi, è naturale che la curiosità principale riguardi la figura che prenderà il posto del peggiore ministro della storia d'Italia. Si tratta di una donna, Luciana Lamorgese, a me fino ad oggi totalmente sconosciuta, come del resto mi risulta sconosciuta buona parte della rosa di nomi scelti da Conte.

La signora che prenderà il posto dell'uomo del Papeete è del '53 ed è originaria della Basilicata; ha una laurea con lode in giurisprudenza, è avvocata e, tra i suoi numerosi incarichi, ha ricoperto quello di prefetto a Milano.

Da quanto mi risulta non ha account attivi su alcun social, e la cosa è rincuorante e rappresenta certamente un segno di discontinuità col passato, e non mi riferisco solo a Salvini ma anche ai suoi predecessori. Viene istintivo pensare che un politico che non ha mai avuto a che fare coi social sia un politico che prediliga il lavoro, la professionalità e la serietà istituzionale al cazzeggio improduttivo a base di selfie con pane e nutella e spaghetti col ragù Star, cioè quello che Salvini faceva ogni santo giorno.

Poi, certo, un giudizio sull'operato è naturalmente prematuro, ma le premesse mi sembrano buone.

lunedì 2 settembre 2019

Rousseau

Magari qualcuno se lo sarà già chiesto. Perché i Cinquestelle hanno aspettato che gli accordi tra Conte e Zingaretti fossero in dirittura d'arrivo per sottoporre la liceità dei suddetti accordi alla piattaforma? Non potevano interpellare il popolo del sacro portale internet quando i prodromi dell'accordo si erano già palesati, cioè subito dopo Ferragosto?

Cattolico non praticante

Dice il sindaco leghista di Ferrara, che ha appena comprato un migliaio di crocifissi per le scuole della città (come è noto, il crocifisso è il più grave problema che affligge la scuola in Italia, mica i soffitti che crollano o una qualità formativa da terzo mondo), di essere cattolico non praticante.

Ancora con 'sta storia patetica del cattolico non praticante: non è ora di smetterla una volta per tutte con questo ridicola ambivalenza, buona solo per autogiustificare la propria assenza di visioni e di idee? O si è cattolici o non lo si è. Punto. E se lo si è, si è anche praticanti, il resto è oziosa retorica. È come se uno dicesse di essere vegano non praticante: cosa significa? Nulla. Se sei vegano vivi mettendo in pratica il veganesimo, altrimenti non sei vegano e chiusa lì.

Certo, uno potrebbe dichiararsi simpatizzante, perché no? Sono simpatizzante del veganesimo ma non lo pratico. Va bene, ma ve lo immaginate un sindaco leghista, che impone il crocifisso a scuola, che si dichiari simpatizzante del cattolicesimo? Dài, su, siamo seri, anche se pretendere serietà da un leghista è ovviamente un controsenso.

Quindi, diciamo le cose come stanno: al sindaco leghista di Ferrara del crocifisso e del cattolicesimo non importa un fico secco, come del resto non importa nulla a Salvini, a entrambi importa solo utilizzare crocifisso (e ammennicoli correlati) e cattolicesimo in chiave strumentale e politica, e chiusa lì.

In quanto al ritenere il crocifisso un simbolo di pace, dice sempre il primo cittadino, ma stiamo scherzando? Il crocifisso un simbolo di pace? Dove? Quando? Il crocifisso è un simbolo che gronda sangue, la sua storia si snoda su secoli e secoli di guerre, massacri, genocidi, torture, abusi, prevacaricazioni, ruberie, occupazioni. L'unica pace che vedo, qui, è quella del cervello. Del sindaco.

(Ci sarebbe da fare, in aggiunta, un discorso sul fatto che non è il praticantato ossequioso che fa il buon cristiano, ma è ben altro. Magari un'altra volta.)

Chi vota ha sempre ragione

L'uscita di Salvini sull'esito delle elezioni russe non è da rigettare per il suo manifesto apprezzamento per Putin - Salvini è suo...