lunedì 31 dicembre 2018

Il mio anno in libri

1) Il piccolo principe - A. De Saint-Exupéry
2) Sleeping beauties - S. King - O. King
3) L'ospite inquietante - U. Galimberti
4) Stoner - J. Williams
5) Il disagio della libertà - C. Augias
6) Origin - D. Brown
7) Il manifesto del libero lettore - A. Piperno
8) Il sistema della corruzione - P. Davigo
9) Mia cugina Rachele - D. Du Maurier
10) Baciami senza rete - P. Crepet
11) Una questione privata - B. Fenoglio
12) Sapiens, da animali a dèi - Y. N. Harari
13) La casa dell'oscurità - E. L. White
14) Torto marcio - A. Robecchi
15) Lettere sulla creatività - F. Dostoevskij
16) La parola ai giovani - U. Galimberti
17) I passi perduti - A. Carpentier
18) L’orologiaio cieco - R. Dawkins
19) Notte fantastica - S. Zweig
20) L’improvvisatore - H. C. Andersen
21) Tortura - M. Franzinelli
22) La straniera - M. Kuncewicz
23) Follia maggiore - A. Robecchi
24) Il piccolo burattinaio di Varsavia - E. Weaver
25) Dal big bang ai buchi neri - S. Hawking
26) Non ditelo allo scrittore - A. Basso
27) Sottosopra - E. De Luca
28) Il cimitero di Praga - U. Eco
29) Madame Bovary - G. Flaubert
30) Il Silmarillion - J. R. R. Tolkien
31) Quel che resta del giorno - K. Ishiguro
32) On writing - S. King
33) Cronaca di una morte annunciata - G. G. Márquez
34) Tempi glaciali - F. Vargas
35) L’uomo in bilico - S. Bellow
36) Lolita - V. Nabokov
37) L'alchimista - M. Scott
38) Strade di notte - G. Gazdanov
39) Il nome della rosa - U. Eco
40) La luna è tramontata - J. Steinbeck
41) Non sperate di liberarvi dei libri - J. C. Carrière, U. Eco
42) Lamento di Portnoy - P. Roth
43) Duma Key - S. King
44) Princesa Maldita - M. Scarponi
45) Il mago - M. Scott
45) Oggi si vola - W. Faulkner
46) La voce delle ossa - K. Reichs
47) Breve storia d’Italia ad uso dei perplessi (e non) - M. Isnenghi
48) Il tribunale delle anime - D. Carrisi
49) Il sogno di volare - C. Lucarelli
50) L’italiano che resta - G. L. Beccaria
51) La commedia umana - W. Saroyan
52) L'incantatrice - M. Scott
53) Questi sono i Nomadi e io sono Beppe Carletti - M. Rettani
54) Everyman - P. Roth
55) Senza sangue - A. Baricco
56) Il fascismo eterno - U. Eco
57) Fuori da un evidente destino - G. Faletti
58) Delitto e castigo - F. Dostoevskij
59) L'ultimo cavaliere - S. King
60) Grammatica dell'italiano adulto - V. Coletti
61) Sarum - E. Rutherfurd
62) Storia perfetta dell'errore - R. Mercadini
63) The outsider - S. King
64) Il grande Gatsby - F. S. Fitzgerald
65) Il negromante - M. Scott
66) Il traditore - M. Scott
67) Precious - R. Lofton
68) Colorado Kid - S. King
69) Il libro degli specchi - E. O. Chirovici
70) Discorso sulla servitù volontaria - É. de La Boétie
71) I gemelli - M. Scott
72) Il giudizio di Falconer - I. Morson
73) Balle mortali - R. Burioni
74) Storia dell'emigrazione italiana - P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina
75) I miei martedì col professore - M. Albom
76) Diario di un dolore - C. S. Lewis
77) L'armata dei fiumi perduti - C. Sgorlon

Come faccio ormai abitualmente alla fine di ogni anno, elenco nell'ultimo post i libri che mi hanno tenuto compagnia durante i dodici mesi che stanno per chiudersi. Magari a qualcuno di voi è passato in mano un titolo di questi, chissà.

Fa un certo effetto ripassarli in rassegna. Alcuni mi sono piaciuti molto, altri meno, qualcuno per niente, e di alcuni devo sforzarmi un po' per ricordare di cosa parlassero, specie quelli letti più indietro nel tempo. Ogni libro, che piaccia o non piaccia, lascia comunque una traccia, magari anche solo un'immagine, qualcosa che ha insegnato o altro.

Il mio augurio per il 2019 è uno solo: che possiate stare bene.

domenica 30 dicembre 2018

Ghirei Ghireikahn



Grazie al bellissimo L'armata dei fiumi perduti, di Carlo Sgorlon, che sto letteralmente divorando, apprendo che durante la Seconda guerra mondiale truppe cosacche invasero la Carnia e buona parte dell'alto Friuli, una pagina della nostra storia di cui non ero a conoscenza (qui un breve riassunto di quelle vicende e qui, invece, un maggiore approfondimento).

Questo romanzo storico di Sgorlon, trovato fortuitamente in biblioteca qualche giorno fa, tiene incollati alle pagine, sia per l'interesse che suscitano gli argomenti che tratta e sia per la scrittura dell'autore, a tratti evocativa, epica. Non sorprende che nel 1985 abbia vinto lo Strega.

Non si legge, dicono al Giornale

Stupisce che dalle parti del Giornale ci si allarmi perché gli italiani non leggono. Dal tipo di commenti che si trovano in calce ai vari articoli ospitati dalla testata diretta da Sallusti, infatti, dove le sgrammaticature sono più fitte di una distesa di margherite in un prato a primavera, non si ha esattamente  l'idea che il target medio dei lettori abbia particolare feeling coi tomi.

Per il resto, niente che non si sappia già e che non sia ciclicamente e puntualmente ribadito da ogni rilevazione, e cioè che la maggioranza degli italiani non apre neppure un libro all'anno e spesso, se anche uno lo apre, è magari un libro di ricette (nelle statistiche infilano anche quelli).

Una cosa che mi fa piacere è che, nonostante le profezie di morte del libro cartaceo che hanno accompagnato l'avvento degli e-reader, il suddetto libro cartaceo è nel suo piccolo vivo e vegeto. Il 95% di quei pochi che ancora leggono, preferisce infatti ancora sentire il profumo della carta e del processo di stampa.

Comunque sia, non siate allarmati, cari amici del Giornale, testate come la vostra hanno tutto da guadagnarci dal generale disinteresse per i libri.

sabato 29 dicembre 2018

(...)





(da Diario di un dolore, C. S. Lewis)

La protezione di Bruzzese

Nella conferenza stampa post pane e Nutella, tenuta da Salvini nella prefettura di Pesaro all'indomani dell'omicidio mafioso in cui due sicari hanno ucciso il fratello di un collaboratore di giustizia, il felpato ha dichiarato (qui il video) che il defunto aveva fatto richiesta di uscire dal programma di protezione da due anni e mezzo e che "la procedura fosse in corso e che ci fosse un ragionamento economico su come chiudere la partita", come scrivono anche Huffingtonpost, Fatto e altri.

Stamattina, in un articolo (non ripreso da nessuno) di cronaca locale del Resto del Carlino, questo, sia la vedova che il fratello della vittima hanno dichiarato di non sapere alcunché dell'intenzione di Bruzzese di rinunciare al programma di protezione (protezione, vabbe') dello Stato. E non ne sa nulla neppure l'avvocato di famiglia, Giuseppe Tripepi di Reggio Calabria, il quale ha dichiarato ai giornalisti: "Ho ascoltato e letto le parole del ministro Salvini che svelava questo fatto e sono rimasto sorpreso di questa richiesta di revoca della protezione. I Bruzzese non me ne avevano mai parlato né ho preparato atti o pratiche da inviare agli uffici competenti del ministero degli Interni per avviare l’iter. In ipotesi, la stessa persona può prendere l’iniziativa ma occorrono i nulla osta della procura competente per la cosiddetta capitalizzazione, il calcolo della liquidazione che non è mai semplice. Sono sorpreso, anche perché non credo che Marcello avesse un lavoro".

Giova aggiungere che nel caso di Bruzzese la protezione dello Stato era limitata alla concessione di un appartamento e a uno stipendio di duemila euro al mese, col quale il fratello del collaboratore di giustizia manteneva a Pesaro se stesso, la moglie e tre figli. Dal momento che, come scrivono Carlino e Huffingtonpost, e come del resto riconosce lo stesso avvocato di famiglia, Bruzzese non ha mai lavorato stabilmente, viene effettivamente difficile pensare che abbia chiesto la revoca della protezione e relativi benefici economici.

Magari, chissà, tra un selfie con la mucca Carolina e un piatto di spaghetti col ragù pronto Star, il gaudente Ministro dell'interno troverà cinque minuti di tempo per spiegare come ha avuto la notizia.

Sabato

Sabato mattina. Sono al bar sotto casa per un cappuccino e una pasta. Sento l'idraulico discettare di politica col macellaio e non posso fare a meno di rendermi conto che Salvini e soci, oggi, intendono la politica allo stesso modo e utilizzando il medesimo linguaggio. Quindi, perché stupirsi che siano al governo?

venerdì 28 dicembre 2018

Amos Oz

Rimango sempre sorpreso, e anche un po' amareggiato, quando io, accanito lettore, vengo a sapere della dipartita di uno scrittore mai sentito nominare.

Faccio ovviamente atto di contrizione e domattina mi fionderò in biblioteca.

Il razzismo negli stadi

Ciclicamente torna alla ribalta l'emergenza razzismo negli stadi: grandi proclami, grandi intenzioni, fermeremo le partite (ma non le fermano mai), faremo questo, faremo quello e via andare. Poi la cosa scema e tutto torna alla normalità, fino al prossimo episodio e successiva, ennesima emergenza razzismo. Succede così per tutto, mica solo per il razzismo negli stadi. Succede per l'emergenza alluvioni, soffitti che crollano nelle scuole, ponti che collassano, femminicidi ecc.

Salvini dice che la chiusura degli stadi non è proponibile perché così facendo a rimetterci sarebbero anche i tifosi per bene, mentre invece lui vuole colpire i delinquenti. Nobile intenzione, peccato che cozzi palesemente con quanto successo con l'Ires sul non profit, dove con la scusa di punire i furbetti si colpiva tutti, indistintamente. Ma gli stadi sono un'altra cosa, lì mica c'è il pericoloso buonismo da estirpare, ma semmai cari amici da incontrare e abbracciare.

Ires e "furbetti"

Mi sfugge, e credo sfugga a molti, la ratio di utilizzare una tassa a mo' di punizione. Perché in fin dei conti è questo che Di Maio e Salvini hanno voluto fare raddoppiando la tassazione per le associazioni di volontariato. "Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato e ne è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli", dice il grillino.

Ma che senso ha? Anche un bambino capisce che se fai una norma che riguarda tutte le realtà di volontariato, inevitabilmente colpisci sia quelle serie che quelle "furbette", giusto per restare alla terminologia da terza elementare dei due contraenti del contratto. E comunque, come dicevo, se anche si sapesse quali sono le associazioni furbette, in base a quale principio si punirebbero alzando loro le tasse invece di andare a sporgere regolare denuncia alle autorità?

giovedì 27 dicembre 2018

Nebbia

Nebbia da stamattina a stasera, senza soluzione di continuità. Magari a tratti più spessa e a tratti più leggera, ma comunque costante. Nebbia e temperatura che non vuole saperne di salire sopra i due gradi, nemmeno nelle ore centrali della giornata. Probabilmente uno dei punti più cupi e bassi (oppure alti, dipende da quale parte lo si guarda) dell'inverno.

Sembra una giornata nata per dispetto. Dà l'idea che non abbia avuto voglia di nascere ma, essendoci costretta, l'abbia fatto facendo il possibile per essere pessima. Tipo quei bambini capricciosi che, obbligati a fare qualcosa controvoglia, la fanno nel peggiore modo possibile; così, per dispetto.

O forse tutto è solo un'impressione di chi scrive, che, lievemente febbricitante e spaparanzato sul divano tra libri, termometro e Vivin C, dà in pasto ai suoi trentadue lettori pensieri leggermente sconclusionati.

mercoledì 26 dicembre 2018

Gli scafisti di una volta



Avevo sempre pensato che la "professione" dello scafista, l'essere spregevole che lucra sulla pelle dei disgraziati che si avventurano nella traversata del Mediterraneo, fosse nata recentemente, più o meno in concomitanza con l'aumento delle migrazioni via mare dall'Africa all'Europa. Mi sbagliavo. La figura in questione affonda infatti le sue origini addirittura nell'Italia preunitaria, quando legioni di abitanti dello stivale iniziavano quel flusso costante di migrazioni, tra l'altro esistente ancora oggi, seppur con motivazioni e modalità differenti, che avrebbe col tempo portato le italiche genti a sparpagliarsi nei quattro angoli del globo.

All'epoca lo scafista veniva chiamato Padrone, sostantivo che oggi ha assunto un altro significato ma che probabilmente, come accade spessissimo nella lingua italiana, deriva dal Padrone di allora, la cui attività era sostanzialmente quella di procurare passaggi sulle navi dietro lauto compenso, disinteressandosi poi completamente del destino dei poveretti che si imbarcavano. Insomma, una figura non troppo dissimile dai moderni scafisti.

Sono solo a metà di questo imponente e interessantissimo saggio, che descrive nei dettagli la storia delle migrazioni italiane nel globo, ed è già stato sufficiente a smontare la maggior parte dei luoghi comuni che oggi circolano riguardo a questo gigantesco fenomeno. Si legge ad esempio nell'introduzione: [...] "Se è vero che molti altri paesi hanno conosciuto e conoscono flussi migratori di grande portata, è difficile trovare altri esempi, come quello italiano, così intensi, così a lungo distribuiti nel tempo, così variegati per provenienza territoriale e sociale, così diversificati per luoghi d'arrivo. A ben vedere, è la storia intera del nostro paese in età contemporanea ad avere ereditato dal fenomeno migratorio i suoi più essenziali caratteri". [...] Questo è già sufficiente a smontare il luogo comune che l'emigrazione italiana è stato qualcosa di non troppo rilevante e circoscritto nel tempo. Ovviamente, qui, non posso mettermi a fare un riassunto di un saggio di oltre mille pagine, ma alcune cose le posso velocemente accennare.

Innanzitutto c'è da dire che numeri abbastanza attendibili relativi alla portata del flusso migratorio si hanno solo a partire dal 1861, data dell'unificazione italiana, anche se il fenomeno cominciò ben prima. Ma solo a partire da allora si è cominciato a tenere conto, grazie all'istituzione di appositi uffici, del numero di persone che lasciavano l'Italia, e questi numeri quantificano in quasi trenta milioni le persone che da quella data ad oggi se ne sono andate dal nostro paese. Se tenete conto che trenta milioni era il numero di abitanti dell'Italia nel 1900, capite bene che è come se tutta l'Italia dell'epoca se ne fosse andata in blocco.

Un luogo comune piuttosto in voga è che l'emigrazione italiana, a differenza dell'immigrazione odierna, era più "ordinata", nel senso che tutti quelli che partivano avevano documenti in regola, un nome e cognome e la certezza di un impiego che li attendeva all'arrivo. Tutte balle. O almeno per gran parte. Una quota molto elevata di chi lasciava l'Italia, infatti, partiva alla sperinddio, senza documenti, con solo una valigia di cartone legata con lo spago e senza alcuna certezza di trovare qualcosa all'arrivo. Tutti quelli che si imbarcavano tramite i Padroni (scafisti) di cui sopra, infatti, non avevano con sé alcun documento, anche perché a questi ultimi non fregava niente di sapere le generalità di chi provvedevano a imbarcare, bastava che pagassero. Conseguenza di ciò era che quando queste persone si presentavano ai funzionari di frontiera americani dichiaravano nome e cognome a voce, nell'italiano stentato che conoscevano, e i funzionari doganali spesso storpiavano e cambiavano tali nomi all'atto della registrazione.

Altro luogo comune: l'emigrazione italiana era di "qualità", costituita da persone per bene che si spostavano solo per trovare lavoro. Falso, o comunque vero solo in parte. Una quota consistente di quelli che partivano era composta di vagabondi e criminali di ogni risma. Senza scomodare i soliti noti: Lucky Luciano, Al Capone, John Gotti ecc., basti dire che esisteva quella che veniva chiamata Emigrazione della vergogna, perché composta da persone che si spostavano con l'unico intento di dedicarsi ad attività come l'accattonaggio per le strade e altre illecite. Leggo a un certo punto: [...] "Nel corso degli anni venti [dell'Ottocento, ndr], in sostituzione o in aggiunta ai piccoli animali cominciò a diffondersi l'organetto, strumento già in uso fra i "savoiardi", che tuttavia gli preferivano la ghironda. L'organetto fu adottato massicciamente dai parmigiani e dai liguri e, più tardi, anche dai ciociari e dai lucani, che erano già conosciuti in italia e fuori d'Italia come pifferai e zampognari, violinisti e arpisti. Per alcuni decenni lo strumento incontrò il favore del pubblico popolare e consentì di aggirare le leggi antiaccattonaggio, tanto che a metà dell'Ottocento non vi era città dall'Atlantico agli Urali, dal Mare del nord al Caspio e al Mediterraneo che non fosse rallegrata o afflitta dai suonatori italiani. [...] Il gruppo più numeroso giunse a Philadelphia negli anni 1826-31 e da lì si sparse in tutti gli Stati Uniti. Mendicanti, suonatori ambulanti e figurinai furono senza dubbio le avanguardie dell'emigrazione contadina italiana nell'America settentrionale". [...]

Ci sarebbero tante cose da dire, ma non posso certo farlo in un post. Questo breve assaggio solo per ribadire ancora una volta che l'unico sistema per difendersi dalle balle, dalle fake news e dai luoghi comuni è leggere, informarsi, e libri come questo si reperiscono con una certa facilità sia su internet che nelle librerie o biblioteche. Per i refrattari ai libri, naturalmente, c'è anche Youtube.

martedì 25 dicembre 2018

L'ipocrisia di Natale



Di politici ipocriti ne abbiamo sempre avuti a vagonate: di destra, di sinistra, di centro, di qualunque schieramento, ma c'è sempre stato da parte di essi un generale darsi da fare affinché questa ipocrisia restasse nascosta, non venisse svelata. Si era ipocriti ma si faceva di tutto per nascondere questa recitazione, questa finzione.

Oggi anche questo muro è caduto. Non esiste più la preoccupazione di nascondere questa ipocrisia, che viene così manifestata alla luce del sole. Essere ipocriti non è più, oggi, motivo di vergogna ma è diventato motivo di vanto e addirittura mezzo per ottenere consenso, in un ribaltamento di ruoli tra causa ed effetto che ancora, almeno un po', provoca sconcerto, ma a cui ci si sta rapidamente e tristemente abituando.

Silvia Romano

Pur con tutte le cautele del caso, la notizia che Silvia Romano sarebbe viva e si starebbero di conseguenza riaccendendo le speranze di liberarla, è un barlume di luce nel generale grigiore dei tempi che stiamo vivendo.

domenica 23 dicembre 2018

Gli scafisti e la logica (che non c'è)



A Salvini della lotta a scafisti e trafficanti di uomini non è mai fregato assolutamente nulla, gli importa solo di tenere lontani i negher dalle coste italiane per soddisfare le pance dei suoi seguaci, questa cosa è nota da tempo. E del resto neppure lui fa niente per smentirla.

Se infatti fosse il contrario, se cioè a lui fregasse veramente qualcosa di contrastare il fenomeno, non augurerebbe un sarcastico "buon viaggio" alla nave coi trecento poveretti costretta a riparare in Spagna a causa dei porti chiusi qui da noi. Non proverebbe soddisfazione a mandare i naufraghi chissà dove ma non qui.

Perché a eventuali scafisti e trafficanti di uomini, tirati ciclicamente in ballo dal felpista per giustificare le sue nefandezze e lavarsi un po' la coscienza, non frega assolutamente niente che un barcone attracchi a Malta, in Italia, in Spagna o in qualunque altro posto, per loro un posto vale l'altro. Ecco perché a Salvini della lotta ai trafficanti non frega nulla. È logica spicciola, semplice.

Talmente semplice che anche qualche simpatizzante del capitano, con uno sforzo neuronale in più, potrebbe arrivarci.

sabato 22 dicembre 2018

L'armata dei fiumi perduti

Oggi pomeriggio sono andato in biblioteca, come faccio un sabato sì e un sabato sì, e ho visto che c'era il mercatino dei libri usati, una bella iniziativa che la Baldini di Santarcangelo ogni tanto avvia: si fa un'offerta libera e si portano via i libri che interessano tra quelli esposti su dei banchi all'entrata.

Ho scelto cinque titoli, tre di narrativa e due di saggistica. Fra i primi tre ho trovato, devo dire con molto piacere, L'armata dei fiumi perduti, dello scrittore friulano Carlo Sgorlon, libro che vinse lo Strega nel lontano 1985. Perché con molto piacere? Perché nel 1990, mi pare, i Nomadi pubblicarono un album bellissimo intitolato Solo Nomadi, uno degli ultimi lavori col leggendario Augusto Daolio, che scomparirà prematuramente nel 1992.

In questo album, che all'epoca comprai in musicassetta e che consumai a forza di ascoltare, c'è una canzone chiamata Senza patria, e nei crediti dell'album si legge che è liberamente ispirata a L'armata dei fiumi perduti di Sgorlon.

Da quella volta il nome di questo libro mi è sempre rimasto nella mente e sono state infinite le volte che mi sono ripromesso di leggerlo, spinto dalla curiosità di capire perché avesse ispirato questo bellissimo pezzo ma anche intrigato dall'epicità del titolo, che richiama alla mente avvincenti avventure eroico-cavalleresche.

Adesso ce l'ho e sono contento. Se ne sta lì nella mia libreria nel sempre più affollato reparto dei libri in attesa e sono veramente ansioso di leggerlo, anche se dovrà pazientemente aspettare il suo turno.

Il Draghi economico

In un'epoca, questa, in cui è ormai consolidata prassi condividere sui social anche quando si va al cesso, prassi da cui non è immune naturalmente la classe politica (vero, Salvini e soci?), il presidente della Banca Centrale Europea che viaggia in economica, come un viaggiatore qualunque, nel più perfetto anonimato e senza postare in diretta FB il tagliando del biglietto, beh, anche questa è una notizia.

Piero Angela



Per pochi personaggi pubblici nutro la stima e l'affetto che provo per Piero Angela. Non solo per i tanti libri suoi che affollano la mia libreria o per le sue trasmissioni che guardavo da ragazzo, ma soprattutto per la sua intelligenza, il suo buon senso, la sua "compostezza" e il suo essere profondamente antifascista (suo padre Carlo, medico, sotto il regime di Mussolini salvò molti ebrei italiani dalla deportazione falsificando le loro cartelle cliniche).

Credo di dovere in buona parte a lui il mio essere critico, dubbioso, curioso, il mio non fidarmi a prescindere e anche la mia passione per i libri.

Buon compleanno, Piero, ti auguro altri novant'anni come questi.

venerdì 21 dicembre 2018

Sotto scorta

I tempi cambiano. Fino ad oggi magistrati, giornalisti, scrittori, collaboratori di giustizia venivano messi sotto scorta perché minacciati da mafia, criminilità organizzata ecc. Da oggi un giudice può essere messo sotto scorta a causa di una sentenza che non piace al ministro dell'Interno.

A dire il vero, ciò che è accaduto al giudice di Lucca ha dei precedenti. Come dimenticare, ad esempio, sotto i regimi di Berlusconi, il caso Mesiano, oppure il caso Esposito o il vergognoso caso Boffo? E solo per citare i più noti.

La differenza tra quanto accadeva allora e quanto accade oggi è che all'epoca Berlusconi usava "bastonare" i suoi nemici utilizzando i suoi giornali e le sue televisioni, oggi Salvini lo fa dandoli in pasto ai milioni di suoi seguaci sui social.

In un paese normale, un ministro che non avesse capacità intellettive di uno scolaro delle elementari e senso istituzionale pari a quello di un cinghiale in un bosco, avrebbe prima aspettato le motivazioni della sentenza, in cui il giudice spiega esaustivamente ed articolatamente i motivi che l'hanno portato a emettere quella sentenza, e poi avrebbe pacatamente espresso le sue legittime critiche ed obiezioni.

Ma non siamo più quel tipo di paese, da molto tempo ormai, e non abbiamo nemmeno più ministri degni di essere definiti tali.

giovedì 20 dicembre 2018

Tagliatelle per gli uccellini



Stamattina mi è capitata in mano la rivista di cucina che vedete qui sopra. In copertina si vede un noto chef in cui ogni tanto m'imbatto in televisione, quelle rarissime volte che la guardo, mentre faccio zapping: Bruno Barbieri.

Ora, io non ho niente contro chi va nel ristorante di questo chef, che immagino sia pluridecorato e pluristellato, e magari spende una cifra importante per farsi servire un piatto di tagliatelle che sfamerebbero a fatica un uccellino, ma io certo non lo farei mai. Da buon romagnolo gaudente e amante delle tagliatelle, infatti, preferisco di gran lunga porzioni adeguate alle mie... come dire?... necessità.

Mi si dirà che qui c'è la qualità. Beh, allora provate a venire qua a Canonica da Renzi(*) a mangiare le sue tagliatelle col ragù e poi mi dite.

(*) Tranquilli, è solo un caso di omonimia, non c'entra niente con l'ex presidente del Consiglio.

mercoledì 19 dicembre 2018

Privacy e politici

"Un leader politico non ha privacy né può distinguere tra morale pubblica e privata".

Quando ho letto questa frase mi sono stropicciato gli occhi perché pensavo di avere letto male, conoscendo il tipo che l'ha vergata, e invece ho letto bene. E chi l'ha vergata è lui, Alessandro Sallusti, altrimenti detto zio Tibia (copyright di Travaglio, se non ricordo male), in questo suo editoriale di ieri in cui prende di mira Di Battista, colpevole di svernare beatamente in sud America mentre l'azienda del padre, qua in Italia, va in malora.

Il Sallusti che oggi nega il diritto alla privacy e la distinzione tra morale pubblica e privata per i leader politici è lo stesso Sallusti che per almeno due lustri, assieme ai compagni di merende Feltri, Belpietro e Ferrara, dalle colonne del Giornale e in ogni comparsata televisiva invocava lo stesso diritto, che oggi vorrebbe negare a Di Battista, per Berlusconi, quando magistrati e intercettazioni telefoniche scoperchiavano il vaso di pandora sull'immenso giro di signorine a pagamento che allietavano quelle che lui definiva cene eleganti nelle sue residenze.

È la famosa privacy a targhe alterne.

lunedì 17 dicembre 2018

Spacciatori diversi

Il ministro dell'Interno si fa fotografare con uno spacciatore. Naturalmente italiano e di pelle bianca, ché se era di pelle scura magari non stava bene (dal che si deduce che pure gli spacciatori, per lui, si dividono in spacciatori di serie A e B).

Qualcuno storce il naso e lui replica: "Siamo tutti indagati". Peccato che il galantuomo non sia indagato ma abbia sul groppone una condanna a un anno e mezzo per droga e un'altra, precedente, a quattro anni e mezzo per aver fatto perdere un occhio a un tifoso interista in una rissa.

Sorrisi e foto.

Bonus libri

Il governo ha confermato per il prossimo anno il bonus cultura, restringendo però il campo ai soli libri ed escludendo concerti, CD, DVD ecc.

Primo pensiero: è curioso che un governo come quello attuale, la cui fortuna è dovuta a una base elettorale che con la cultura non è che vada proprio a nozze, si preoccupi di valorizzarla. Vabbe'.

Secondo pensiero: il bonus cultura, cinquecento euro per i diciottenni da spendere in libri, è stato se non ricordo male un'invenzione di Renzi. Dal momento che Salvini e soci l'hanno riconfermato, se ne deduce che non era in fondo in fondo un'idea così malvagia.

Se poi si va a spulciare il contenuto della famosa manovra economica, si scopre che oltre al bonus cultura sono stati riconfermati anche gli ottanta euro, su cui sia la Lega che i Cinquestelle all'epoca dell'introduzione dissero peste e corna, il bonus bebè (seppure parzialmente riveduto) e, dulcis in fundo, il bonus dei cinquecento euro per i docenti, tutte misure introdotte dall'esecutivo del tipo dall'ipertrofico io.

Sarà anche il governo del cambiamento, come si definiscono loro, ma è un cambiamento che forse sta più nelle chiacchiere che nei fatti.

domenica 16 dicembre 2018

Non è Alberto Angela

Magari aveva solo bisogno di ulteriori conferme, non lo so, tutto è possibile. Ma se le cercava, le ha trovate. Matteo Renzi, dico, che all'esordio della trasmissione in cui si è travestito da Alberto Angela raccontando Firenze è stato visto giusto da qualche parente.

Inutile dire che se la medesima trasmissione l'avesse effettivamente condotta Angela avrebbe avuto ben altri ascolti. Ma lui è così. È come se non riuscisse a farsi una ragione del fatto di stare sulle scatole all'Italia intera e cercasse continuamente occasioni in grado di smentire questo dato di fatto.

Magari arriverà un giorno in cui si arrenderà e se ne farà una ragione. Quando narcisismo e ipertrofia dell'Io glielo consentiranno, naturalmente.

sabato 15 dicembre 2018

Serve la comunicazione elementare perché la gente è elementare

Il retropensiero in ogni caso è il solito: lo disse bene Berlusconi con parole sue che non mi va di ripetere. Serve la comunicazione elementare perché la gente è elementare. Questo pensano di voi i vostri rappresentanti. I social media hanno creato questa illusione di vicinanza fra il politico e il suo seguace. Hanno facilitato fenomeni di autentica identificazione e di simpatia basata spesso su identità marginali. Per esempio lo schermo del telefono rotto. Ma esistono molte maniere per umanizzare relazioni inesistenti. E quelle che osserviamo oggi in Italia – come accade a tutta la comunicazione politica in genere – sono basate su standard di grande aggressività e di ostentata riduzione verso il basso. Lo si può fare meglio. Lo si potrà fare con maggior eleganza e senza considerare il proprio interlocutore come un pollo d’allevamento. Ma per farlo, per non farsi abbindolare dalla Bestia o da altre sciocchezze, serve cultura e intelligenza. Merce rara che da queste parti oggi è difficilissimo trovare.

(via Mante)

Gli psichiatri e i profeti

Gli psichiatri come Vittorino Andreoli o Paolo Crepet, ma anche altri, mi hanno sempre fatto venire in mente i profeti biblici, noti all'immaginario collettivo per essere forieri di fuoco, fiamme, sciagure, sventure ecc. Andreoli, poi, se ci fate caso ha anche l'aspetto che richiama vagamente quello degli antichi profeti. Sto scherzando, naturalmente. Oltretutto di Andreoli ho in passato letto qualche libro e mi è pure piaciuto.

Mi è venuta in mente questa immagine dei profeti dopo aver letto gli ennesimi strali lanciati dal noto psichiatra all'indirizzo dei social, secondo lui ultimo rifugio delle persone frustrate e di chi è morto. Accuse piuttosto tranchant, mi pare, e prive di un qualsiasi barlume di realismo.

I social sono il male assoluto? Non credo. Tra l'altro mi pare che i frustrati esistessero da ben prima del loro avvento. Certo, il loro utilizzo può sfociare nella patologia, come qualsiasi vizio di cui si abusi, ma dipingerli come il male assoluto mi ha sempre dato un'impressione di luogo comune da rispolverare ogni volta che si deve promuovere un libro.

Piuttosto che con Andreoli o Crepet, un altro che contro i social non ci è mai andato leggero, sono semmai d'accordo pienamente col grande e compianto Umberto Eco, quando disse, qualche anno fa: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel".

Parole sante, di cui abbiamo ampi ed esaurienti riscontri ogni giorno.

venerdì 14 dicembre 2018

Un giudice a Lodi

Sono contento che un giudice abbia certificato ciò che era chiaro fin dal primo momento. Ma allo stesso tempo avverto anche un po' di sconforto, generato dalla presa di coscienza di vivere ormai in un paese in cui ad arginare il razzismo è rimasta solo la magistratura.

Non voglio vivere in un paese dove a fare da argine al razzismo è un giudice, voglio vivere in un paese dove il primo argine alle discriminazioni sono le istituzioni.

Sindaci compresi.

giovedì 13 dicembre 2018

Dal 2,4 al 2,04

Sarebbe fin troppo facile ironizzare sulla ridicola battuta in ritirata con la coda tra le gambe, la cosiddetta calata di brache di fronte all'Europa, del terzetto Conte-Di Maio-Salvini (il Corriere ha raccolto in un video tutte le volte che i due hanno giurato, cascasse il mondo, che dal 2,4 non ci si sarebbe mossi).

Sarebbe facile ironizzare, ma c'è ben poco da ridere. Neanche Renzi col suo giurare a reti unificate che in caso di fallimento del suo referendum avrebbe smesso di fare politica, cosa da cui naturalmente si è ben guardato, aveva fatto una figura barbina del genere.

E non è solo questione di 'sto benedetto 2,4%, è questione che finora ogni promessa è rimasta tale. La flat tax è sparita nella nebbia, del reddito di cittadinanza si parlerà forse il prossimo anno, il superamento della Fornero, quello che in campagna elettorale doveva essere una abrogazione tout court, è rimandato a data da destinarsi e quand'anche si facesse sarebbe comunque molto ridimensionato per consistenza e platea. Niente quota 100, insomma, ma 103 o addirittura 104, e per una lasso di tempo limitato.

Quello che sconcerta e che un po' preoccupa, almeno a me, è che gli unici a risentire di queste mancate promesse sono solo i gialli, mentre i verdi continuano a macinare consensi, anzi pure ad aumentarli. Nonostante Salvini non abbia portato a casa quasi niente rispetto al promesso, a cominciare dalle accise sulla benzina che dovevano sparire già dal primo consiglio dei ministri e tutto il resto già elencato, continua ad accrescere i suoi consensi.

Se ne deduce che per avere successo, in Italia, è sufficiente togliere protezioni umanitarie a dei poveretti e buttarli in mezzo a una strada, sequestrare per giorni dei poveri cristi su una nave, fare l'arrogante coi più deboli insomma, mostrare i muscoli, essere macho, e poi magari rompere i coglioni col presepe.

Brutto periodo.

Ragazzo

Officina. Revisione dell'auto. Consegno il libretto all'addetto per la registrazione e mi metto in attesa. Prima della mia ci sono quattro macchine. Passa una mezzoretta e arriva il tipo dell'officina, il quale mi chiede: "Ragazzo, la tua macchina è la Opel Corsa?"

Sentirsi dare del ragazzo quando all'orizzonte si cominciano a intravedere i cinquant'anni. Bello.

mercoledì 12 dicembre 2018

Sforamenti diversi

"Non si faccia finta di nulla con Macron e le pulci in tasca agli italiani", strilla Salvini alla notizia della benevolenza della UE sugli sforamenti francesi, generati dalle misure economiche previste da Macron per tentare di arginare le proteste in Francia di questi giorni.

Naturalmente Salvini sa benissimo i motivi di questa diversità di trattamento (spiegati qui e qui da Repubblica e Sole24Ore), ma ha il suo popolo da tenere buono, da nutrire giornalmente a colpi di finta indignazione; ai seguaci del capitano è sufficiente questo, non servono tante spiegazioni.

lunedì 10 dicembre 2018

Restare ai fatti è così difficile?

Non avendo io la capacità di analisi di Antonio Polito e di molti altri, non riesco a vedere nella tragedia di Corinaldo "i tratti di una mutazione antropologica della nostra gioventù, dei riti e dei miti attorno ai quali si raduna dando vita a nuove tribù" (Corriere della Sera, 10.12.2018).

Sarà un limite mio, è possibilissimo, ma al momento ciò che vedo è una tragedia generata da una concomitanza di fattori, tra cui uno o più cretini che hanno spruzzato sulla folla dello spray urticante e un numero di persone molto superiore alla capienza del locale, condizione questa che ha fatto sì che venisse meno la sicurezza. Punto.

Ma Polito non demorde, e dopo la deriva antropologica della sbracata gioventù di oggi, ecco che tocca all'onnipresente alcol: "L’altra domanda riguarda l’alcol. Per ora non sappiamo che ruolo abbia svolto nella strage della discoteca". Ma santiddio, se non sai il ruolo che ha avuto nella tragedia, e fin qui sembra che non c'entri assolutamente niente, cosa lo tiri in ballo a fare? Lascia stare, no?

Sembra quasi che limitarsi ad analizzare le cause reali: cretinaggine, stupidità e spregio delle regole di sicurezza (e qui forse c'entrano più i grandi dei ragazzini) sia noioso, banale, e sia invece molto eccitante pontificare su improbabili involuzioni antropologiche, dalle quali non è peraltro immune nemmeno certo giornalismo.

domenica 9 dicembre 2018

Il riscaldamento globale è colpa di Satana

Tralasciando la mega fesseria sulla responsabilità di Satana nella faccenda del riscaldamento globale, che ovviamente non merita commenti, c'è da evidenziare come nelle ulteriori precisazioni fornite da Cristiano Ceresani, incautamente e inspiegabilmente messo nello staff del ministero per la Famiglia, si legga:
"Il surriscaldamento della terra, lo scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione, l’estinzione delle specie animali. Noi viviamo in un’epoca dove stanno accadendo dei fatti climatici del tutto inediti, mai accaduti nella storia dell’umanità".
Naturalmente io non sono un esperto di faccende climatiche, ma so per certo che almeno due degli accadimenti menzionati dall'ispirato pensatore non sono affatto inediti: le glaciazioni e l'estinzione di specie animali.  

Le glaciazioni e relativo scioglimento di ghiacciai al loro termine si sono infatti verificati con una certa ciclicità nella storia climatica del nostro pianeta, e l'ultima di queste ha ricoperto con un spesso strato di ghiaccio buona parte del globo tra i 15000 e 20000 anni fa, se ben ricordo. A quell'epoca, mi pare di aver letto in un libro, lo stretto di Bering che oggi divide l'Alaska dalle propaggini più orientali dell'Asia si poteva attraversare a piedi, ed era normale che fosse percorso da tribù di uomini nomadi in un senso e nell'altro, tra l'altro a riprova del fatto che non fu Cristoforo Colombo il primo europeo a mettere piede in America (e comunque ci erano già arrivati prima di lui, navigando, i leggendari Vichinghi, circa 500 anni prima).

Per quanto riguarda le estinzioni di specie animali, anche qui non c'è niente di inedito, basta leggere un qualsiasi libro di Piero Angela per scoprirlo. E poi non serve neppure leggere Angela, è sufficiente qualche nozione di scienze delle scuole medie per sapere che estinzioni di specie animali sono e sono sempre state la norma nel corso dell'evoluzione, e da ben prima che l'uomo mettesse piede sulla terra (vedi ad esempio i cari e vecchi dinosauri, giusto per fare un esempio alla portata anche di Ceresani).

L'unica estinzione che lo scrivente, qui, si augura, sarebbe quella di chi apre bocca per sparare fregnacce antiscientifiche totalmente prive di fondamento, ma non si intravvedono segnali che possano fare ben sperare in tal senso.

Starsene in silenzio

Le tragedie come quella di Corinaldo, che meriterebbero, almeno nell'immediato, solo un pietoso silenzio, sono da tempo diventate trampolino di lancio di ridicoli commenti e di più che inopportune esternazioni, tipo quelle di Conte e Salvini che, recatisi sul posto, annunciano a reti unificate: "Saremo inflessibili!"

Cosa significa? Chi sarà inflessibile? Sono per caso i due figuri in questione anche i magistrati titolari dell'inchiesta? Saranno forse loro a istruire il processo, analizzare prove, valutare perizie, rinchiudersi in camera di consiglio e pronunciare eventuali, inflessibili, sentenze?

Inflessibili chi? Cosa? Dove? Possibile che dell'antica arte di osservare pietosi silenzi, invece di sparare patetiche assurdità, non sia rimasto più niente?

sabato 8 dicembre 2018

Autoritarismi

Me è venuto in mente, mentre leggevo il resoconto del Censis secondo cui siamo diventati un paese incattivito, impaurito, rancoroso, che "guarda al sovrano autoritario e chiede stabilità", un saggio di Corrado Augias che lessi mesi fa. Si chiama Il disagio della libertà, sottotitolo Perché agli italiani piace avere un padrone, libro in cui Augias tenta di spiegare i motivi che nell'arco di novant'anni di storia hanno fatto sì che gli italiani mandassero al potere due personaggi dalla evidente e dichiarata vocazione autoritaria: Mussolini e Berlusconi.

La risposta che si dà Augias è che siamo un popolo tendenzialmente incline all'arbitrio ma nemico della libertà, perché con la libertà vera, faticosa, fatta di coscienza e impegno ci troviamo a disagio e siamo pronti a spogliarcene in cambio di un qualunque Uomo della provvidenza, oggi perfettamente incarnato da Salvini.

venerdì 7 dicembre 2018

Meno sbarchi, meno morti (e più balle)

La nave Acquarius non salverà più nessuno nel Mediterraneo, dopo che il governo italiano ha fatto di tutto, riuscendoci, per neutralizzarla. Salvini esulta. "Meno sbarchi, meno morti", dice gongolante, come se a lui fregasse qualcosa dei poveretti che lasciano la pelle nella traversata.

Naturalmente non è vero niente che al calare degli sbarchi corrisponda un calo dei decessi in mare, ma è vero il contrario. Lo dicono i numeri. I numeri non si interpretano, non si prestano ad ambivalenze, è molto difficile estrapolarli ad arte da un contesto per far credere qualcosa, i numeri si leggono come sono e raccontano la realtà, e la realtà è che dall'adozione della politica dei porti chiusi i morti in mare sono aumentati. Il resto sono chiacchiere.

Non stupisce che lui continui a raccontare il contrario. Capovolgere la realtà, storpiarla, cambiarla in modo da irrobustire e ampliare il suo consenso elettorale ha sempre rappresentato il suo modo di agire. E non stupisce neppure che con questa balla, odiosa oltre misura in quanto propalata sulla pelle di chi muore, possa così vestire i panni del salvatore, dell'eroe buono che fa sì che grazie al suo operato tanta gente non muoia più in mare.

Meno sbarchi, meno morti, dice, tra un post con gattini e una foto di un piatto di spaghetti con ragù in scatola.

mercoledì 5 dicembre 2018

Ogni giorno ha il suo piccolo provvedimento razzista

Oggi questo.

Colorado Kid senza finale



Domenica scorsa ho letto Colorado Kid, di Stephen King. Anzi, per essere precisi non l'ho letto ma riletto, avendolo già preso in mano una dozzina d'anni fa, quando uscì. Era già da un po' di tempo che avevo questa voglia e mi sono deciso dopo aver visto alcune puntate di Haven, una serie televisiva ispirata al suddetto romanzo.

Pur essendo passati più di due lustri e parecchie centinaia di altri libri dalla prima lettura, ho scoperto di ricordarlo bene, anche perché si tratta di una storia abbastanza semplice. Solo una cosa non ricordavo: il finale. Chi è l'assassino dell'uomo ritrovato cadavere sulla spiaggia di un isolotto di fronte alla costa del Maine? E poi, è stato un omicidio o un suicidio? Buio totale.

L'ho quindi riletto principalmente per questo motivo - sì, lo so, avrei potuto leggere l'epilogo direttamente su internet, ma che gusto ci sarebbe stato? E poi è un thriller agile, nemmeno duecento pagine, per cui...

Arrivato in fondo, ho comunque capito il motivo per cui non ricordavo il finale: perché non c'è. Si tratta di un thriller che racconta la storia di questo cadavere, trovato appoggiato a un cestino di rifiuti con lo sguardo rivolto verso Atlantico: la scoperta della sua identità, le mille ipotesi sulle cause della sua morte, i motivi per cui si trovava su quella spiaggia, tra l'altro lontanissima da dove viveva e lavorava (dal Colorado al Maine c'è una distanza notevole) e tutto il resto.

Ma non c'è il finale: ecco il particolare che mi sfuggiva. Si tratta di una cosa voluta, naturalmente, come del resto scrive lo stesso King nella postfazione (se avete difficoltà a leggere cliccate per ingrandire):





Credo sia l'unico thriller di King a non avere un finale. Anzi, forse è l'unico thriller in generale senza epilogo, senza colpo di scena finale. Ma in fondo anche l'assenza di una soluzione è a suo modo un colpo di scena.

Viaggiatori e turisti

Al minuto 19:05 di questa intervista a Guccini, molto gustosa e divertente e in cui mi sono imbattuto per caso, il cantautore di Pàvana descrive la differenza enorme che c'è tra un viaggiatore e un turista. Non avevo mai pensato a questa distinzione, e come ho ascoltato Guccini spiegarla ho pensato: Cavolo, è vero.

Nel mio caso il problema non si pone, essendo per natura poco incline a muovermi dal mio divano e dai miei libri. Che poi, alla fine, pure i libri sono un modo per viaggiare, no?

martedì 4 dicembre 2018

Il taglio delle promesse

Alla fine è andata esattamente come molti avevano previsto che andasse: il grosso delle promesse sbandierate in campagna elettorale è rimasto tale. Nella bozza quasi definitiva della manovra finanziaria, infatti, mancano le misure simbolo dei due principali azionisti di governo: reddito di cittadinanza e quota cento. Di entrambi si riparlerà l'anno venturo, addirittura dopo le Europee, preconizzano i bene informati.

E pure il famoso/famigerato 2,4%, la famosa linea del Piave sotto cui mai si sarebbe scesi, si è praticamente frantumato sbattendo contro il muro dell'UE e alla luce di una tardiva presa di coscienza del reale rischio di sfasciare completamene i conti pubblici. Tutto questo dopo mesi di sfrontati e bellicosi ritornelli, come: "Non arretreremo di un millimetro", "Stiamo facendo la rivoluzione", "Delle sanzioni dell'Europa ce ne freghiamo" e via di questo passo, senza dimenticare la patetica sceneggiata di settembre, sul balcone di palazzo Chigi, dove Di Maio e soci brindavano festanti sventolando un foglio di carta senza alcun valore su cui c'era scritto 2,4%.

Tutto finito. Dietrofront. La flat tax non è per ora niente di più che un misero sconto fiscale per un milione di partite IVA e probabilmente non si andrà oltre a questo, mentre nell'ultima settimana sia Salvini che Di Maio hanno lasciato intendere che il famoso deficit al 2,4%, l'intoccabile linea del Piave, si può tranquillamente abbassare, rimangiandosi quanto promesso come un qualsiasi governo della prima o seconda repubblica e con la faccia più tosta di questo mondo.

Livelli di cialtronaggine simili è dai tempi dei governi di Berlusconi che non si vedevano.

Quando il giornalismo era una cosa seria

Quando il giornalismo era una cosa seria, la trafila che le testate seguivano prima di pubblicare una notizia era, presumibilmente, questa: a) acquisizione della notizia; b) verifica scrupolosa della veridicità della stessa; c) pubblicazione della notizia qualora la scrupolosa verifica ne avesse certificato la veridicità.

Oggi tutto ciò non esiste più e la trafila è diventata più meno questa: a) acquisizione della notizia; b) nessun controllo riguardo alla veridicità della stessa; c) valutazione del livello di sensazionalismo che può generare (più alto è, maggior numero di clic genera); d) eventuale "ingrossamento" della stessa, in barba alla sua reale portata, in funzione acchiappa-clic; e) pubblicazione della notizia, nel frattempo diventata qualcosa che assomiglia a una bufala.

La dimostrazione di questa tesi è il caso Codroipo di ieri.

lunedì 3 dicembre 2018

Codroipo

Alla fine mi sono reso conto che il sentimento prevalente che provo nel leggere certe cose non è la rabbia o l'indignazione, quanto semmai la pena, la compassione per la pochezza intellettuale e umana di chi queste cose le concepisce.

Chi dimostra di possedere una tale pochezza, una tale ristrettezza di vedute, una visione della vita ridotta a un buco di una serratura, non va fatto oggetto di strali o improperi, ma di sincera pena e compassione. Andrebbe preso a braccetto e aiutato.

Aggiornamento.

Mi segnala Gwendalyne, nei commenti, questo post di David Puente che ridimensiona un po' l'accaduto. Prendo atto con un certo sollievo di questo.

domenica 2 dicembre 2018

Vuoi la cittadinanza? Devi conoscere la lingua

Tra le tante mostruosità contenute nel Decreto (in)sicurezza, o Decreto Salvini che dir si voglia (qui i punti principali), c'è il raddoppio del tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana. Prima l'iter richiedeva almeno due anni, da ora saranno quattro, e tra i requisiti essenziali per ottenere l'agognato status ci sarà la conoscenza della lingua italiana. Leggendo qua e là, credo che, a occhio, un buon tre quarti dei milioni di seguaci di Salvini sui social non abbia diritto di avere la cittadinanza. Dettagli.

Nel frattempo, grazie alla stretta sugli Sprar e centri di accoglienza e integrazione vari, oltre all'abrogazione della protezione umanitaria, svariate centinaia di persone stanno già cominciando a essere buttate in strada. Così, come capita, senza soluzioni alternative, in pasto al niente, e chi si occupa di immigrazione ha già calcolato che i cinquecentomila immigrati irregolari già presenti sul territorio diventeranno a breve più di seicentomila. Un esercito di disperati in giro per le nostre città senza meta né prospettive. Come un simile scenario possa portare a una maggiore sicurezza collettiva è un mistero che solo Salvini e i suoi seguaci conoscono.

Stupisce, in tutto questo scempio, il silenzio dei grillini, se si esclude qualche uscita estemporanea, riconducibile a qualcosa che assomiglia a un barlume di intelligenza, di Roberto Fico, presidente della Camera. A parte questo, un silenzio imbarazzante, specialmente se si considera il livello delle proteste pentastellate quando Minniti faceva, coi suoi provvedimenti sull'immigrazione, un decimo dei disastri che sta facendo oggi Salvini.

sabato 1 dicembre 2018

La bufala dei 38 furti

I carabinieri di Cortona hanno smontato la bufala dei 38 furti in pochi mesi, naturalmente rilanciata da Salvini a reti unificate. In realtà, risultano due denunce per furto e due per tentato furto negli ultimi quattro anni.

Ma se anche fosse stata vera la storia dei 38 furti, uno Stato degno di questo nome avrebbe dovuto proteggere il malcapitato, non lasciarlo solo a difendersi da sé.

Quello di cui Salvini non si rende conto, quando afferma di stare dalla parte dell'imprenditore senza se senza ma, è che con questa affermazione riconosce implicitamente la sconfitta dello Stato, e conseguentemente di se stesso in qualità di ministro di un governo che regge le sorti dello Stato medesimo.

La tassa sui money transfer

Tra i provvedimenti più stronzi e palesemente razzisti partoriti da questo sciagurato governo, c'è l'introduzione di una tassa (una commissione dell'1,5% sugli importi trasferiti) sui money transfer, cioè sulle transazioni di denaro che chi lavora in Italia invia alle famiglie nei paesi d'origine.

Perché è una misura stronza e razzista? In primo luogo perché colpisce quasi esclusivamente gli stranieri, e in secondo luogo perché danneggia i lavoratori regolari: operai, colf, badanti ecc., dai cui trasferimenti di denaro spesso dipende il destino delle relative famiglie nei paesi d'origine.

Oltretutto, sulle transazioni di denaro verso paesi extra UE già grava una commissione. Se ad esempio il cameriere bengalese del ristorante all'angolo spedisce cinquanta euro alla famiglia in Bangladesh, 3,25 (il 6,5%) vengono trattenuti dallo Stato. Adesso la Lega gli aggiunge un'ulteriore tassa dell'1,5%, facendo finta di ignorare che più i canali regolari vengono tartassati, maggiormente se ne avvantaggiano quelli irregolari, spesso gestiti da criminalità organizzata e mafia.

Naturalmente la Lega lo sa benissimo, così come conosce benissimo la profonda incoerenza insita nel provvedimento. Non sono loro, infatti, che da anni ci frantumano le appendici pendule con la storiella che bisogna aiutarli a casa loro? E questi lavoratori cosa fanno, non aiutano le loro famiglie a casa loro? Adesso non va bene neppure così? Ma l'importante è continuare a foraggiare la pancia dell'elettorato, poi delle conseguenze chi se ne frega?

Stronzi e razzisti.

(A proposito, IlSole24Ore ha calcolato che il misero introito annuale di questa tassa, discriminatoria e persecutoria, equivale a circa una sessantina di milioni di euro all'anno, appena dieci in più di quelli che la Lega deve restituire al popolo italiano. Così, per dire.)

Chi vota ha sempre ragione

L'uscita di Salvini sull'esito delle elezioni russe non è da rigettare per il suo manifesto apprezzamento per Putin - Salvini è suo...