martedì 30 settembre 2008

I fumetti di Birba e Sissi

Da qualche tempo, come sapete, ho l'abitudine di pubblicare qualche breve video su Youtube. In conseguenza di ciò sto progressivamente prendendo una certa confidenza col le varie funzionalità che offre il portale.

Ho scoperto solo di recente, ad esempio, che è possibile apportare molti tipi di modifica a ogni singolo video direttamente online, senza cioè fare uso di programmi di editing di quelli che siamo normalmente abituati ad avere installati nel pc.

Ultimamente mi sto esercitando a usare le funzioni che consentono di ritagliare nel clip apposite aree in cui è possibile inserire testi, immagini e "fumetti", e anche di caricare brani musicali a piacimento come sottofondo. Ho così fatto un po' di prove modificando un filmato delle mie "belve", Birba e Sissi, che ho caricato alcuni mesi fa. Il risultato, che ha suscitato l'ilarità di Michela e Francesca, mi pare piuttosto simpatico. Se volete darci un'occhiata potete cliccare sull'immagine qui sotto.

"Occorre una riflessione sulla giustizia" (secondo lui)

Secondo me siamo alle comiche. Il problema è che pochi sembrano rendersene conto. Eh sì, perché uno (e non un pinco pallino qualsiasi, vedi foto) che fa una affermazione del genere, inserita in un certo contesto, a me suscita ilarità. Vediamo un po' perché.

Come forse molti di voi sapranno, il tribunale di Milano ha interrotto il processo Mills - che tra gli altri vede protagonista il nostro eroe con una bella accusa di corruzione in atti giudiziari - perché il collegio giudicante ritiene incostituzionale il lodo Alfano, quella specie di scudo protettivo che rende immuni le quattro più alte cariche dello stato (tra cui naturalmente la sua) da ogni grana processuale fino al termine del mandato. Forti di questa convinzione, i giudici titolari del processo hanno preso tutti gli incartamenti contenenti gli atti e li hanno inviati alla Consulta chiedendo di esprimersi in materia, di dire cioè se effettivamente quella specie di legge ad personam è conforme ai dettami della nostra carta costituzionale oppure no.

La mossa ha ovviamente colto un po' di sorpresa l'interessato principale, perché la stessa Consulta si era già espressa una prima volta sul tema nel 2004 (allora si chiamava lodo Maccanico/Schifani, ma la sostanza è la stessa) con gli esiti che sappiamo, e quindi il rischio che la cosa si ripeta non è affatto da scartare a priori. Le conseguenza sono facilmente prevedibili, visto che la sentenza di primo grado del processo Mills è prossima. Questi, in estrema sintesi, i motivi per cui qualcuno in questo periodo dorme sonni tutt'altro che tranquilli.

Accanto a tutto questo, c'è un altro fatto che nonostante tutto ancora riesce a stupirmi: è cioè che la stampa in genere riporti supinamente con grandi squilli di tromba ogni dichiarazione del premier, mettendo bene in evidenza con titoli volutamente ad effetto tutto quello che esce ogni volta che apre bocca. Prendete ad esempio l'articolo di Repubblica che linkavo all'inizio. Voi sapete che in genere il lettore medio dei quotidiani per la maggior parte si limita a leggere il titolo di un articolo, e solo una sparuta minoranza va fino in fondo e si legge tutto. Che idea si fanno quelli che leggono sui titoli di tutti i quotidiani che nella giustizia c'è qualcosa che non va? Ovviamente che nella giustizia ci sia veramente qualcosa che non va, e che quindi il premier non ha tutti i torti quando dice che bisogna fare una riforma radicale della stessa.

Diventa quindi più che plausibile il fatto che ci siano le cosiddette toghe rosse politicizzate, che un particolare giudice sia un suo palese nemico politico, che nella scrittura di una eventuale sentenza l'imparzialità dello stesso sia influenzata da questo avercela con lui, e così via. E questo è quello che dice ad esempio riguardo al processo in corso: "Era ed è [il giudice Gandus, ndr] una attivissima militante della sinistra estrema". Come se ciò, dopo tra l'altro che questa presunta inimicizia è già stata smentita ufficialmente una volta, potesse avere qualche riflesso.

Ecco che quindi diventa indispensabile il lodo Alfano, diventa indispensabile farsi una legge ad hoc che lo protegga da questi cattivoni e lo metta al riparo sine die da tutto. E alla fine pure la gente si convince che è giusto così, e, come al solito, quelli che vengono presi in giro con maggiore facilità sono quelli che non sanno come stanno le cose, quelli appunto che si limitano a leggere i titoli e lasciano perdere il resto. Perché basterebbe ad esempio leggere qualcosa sul processo Mills per accorgersi che le temibili toghe rosse non c'entrano un bel niente, in quanto il suddetto processo ha preso avvio in Inghilterra e successivamente solo per una questione di competenza è stato trasmesso alla procura di Milano. Ma questo non è importante. L'importante è che venga strombazzato ai quattro venti che i giudici ce l'hanno con lui, il resto verrà da sé.

A questo punto, quindi, forse qualche riflessione dovremmo farla noi.

lunedì 29 settembre 2008

Ma chi è Paul Newman?

"Michela, sai che è morto Paul Newman?"

"Ah, mi dispiace. Ma... chi è Paul Newman?"

La risposta di mia figlia era più che prevedibile: non penso che siano molti, oggi, i ragazzini di seconda media che sanno chi è, magari anche solo per sentito dire. Penso che sia una cosa normale. A Francesca infatti non l'ho neanche chiesto.

Non ho visto tutti i film a cui ha partecipato, anche perché sarebbe impresa ardua. Di quelli che ho visto, però, almeno due li ricordo molto bene: l'Inferno di Cristallo e Le parole che non ti ho detto.

Il primo lo vidi che ero molto giovane - mi pare facessi addirittura le scuole elementari - e ricordo che poi non ci dormii la notte. E ricordo pure i tentativi, vani, di mia madre di tranquillizzarmi ("ma dai, via, è solo un film...").

Il secondo invece lo vidi insieme a Chiara qualche anno fa, anzi fu proprio lei (che l'aveva già visto prima di me) a costringermi a vederlo. E dovette insistere anche, perché io dal titolo avevo erroneamente dedotto che si trattasse di uno di quei film sdolcinati e melensi da "latte alle ginocchia". Invece, come capita spesso, mi sbagliavo. Il film infatti è molto bello, anche se in questo caso l'attore principale non è Paul Newman ma Kevin Kostner.

Mi pare che sia uno dei pochi film che ho visto che mi hanno fatto fare la cosiddetta lacrimuccia (sotto sotto sono un tenerone sensibile anch'io ^_^), ma la cosa più divertente che ricordo sono state le proteste di Chiara al termine del film, che tra le lacrime ha detto: "Ma perché li fanno finire sempre così male?".

Eh, benedette donne: nei film vorrebbero sempre il lieto fine.

domenica 28 settembre 2008

Addio

No, non preoccupatevi, non me ne vado. Almeno per ora. "Addio" è semplicemente il titolo di uno splendido pezzo di Francesco Guccini (testo qui), pubblicato nel 2000 e inserito nell'album Stagioni.

Il testo non necessita di grosse spiegazioni. Si tratta in sostanza di una definitiva e irrevocabile rottura con tutto quanto fa trend al giorno d'oggi: televisione, talk show demenziali, gossip, e anche con un certo modo di fare politica. A questo proposito mi pare sia illuminante la frase:

"...a chi si dichiara di sinistra e democratico però è amico di tutti perché non si sa mai, e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico ed è anche fondamentalista per evitare guai."

Non vi sembra lo specchio esatto di quanto accade oggi?

Vabbè, vi lascio alla mia interpretazione della canzone di Francesco, augurandomi, come per i video precedenti, che lo stesso non abbia mai ad ascoltarla. :-)

Buona domenica.


sabato 27 settembre 2008

Notizie in pillole (7)

Striscia. Elette le nuove veline, è ricominciato il tg satirico dell'ammiraglia mediaset, noto per le sue inchieste a caccia di sprechi, maghi, truffatori e imbonitori vari. Mi sono sempre chiesto quando la banda di Antonio Ricci manderà qualcuno a indagare sulle frequenze abusive di Rete4.


Accordi. A meno di un mese dall'accordo "di portata storica", col quale Berlusconi ha promesso alla Libia 5 miliardi di dollari per danni di guerra (non è ancora chiaro dove li prenderà) in cambio di petrolio e lotta all'immigrazione, Maroni ha già dato il primo stop. Pare che la Libia non rispetti i patti. Ma pensa...


San Giuliano di Puglia. Grandi squilli di tromba (mediatica) al seguito del premier, che, accompagnato dalla fida Gelmini, si è recato in visita alla scuola crollata nel 2002 col suo carico di vittime innocenti. Bello e commovente. Peccato che nessuno si sia preso la briga di ricordare che tutti gli imputati a vario titolo nell'inchiesta che è seguita al disastro sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Cioè, per capirci, arriva un terremoto in seguito al quale l'unico edificio che crolla del tutto è la scuola, e non è colpa di nessuno.


Liti in famiglia. Avete presente i bambini all'asilo quando litigano? Dopo la strage di Castelvolturno, Maroni e La Russa hanno pensato bene di accapigliarsi sulla matrice che sarebbe all'origine della strage: guerra civile per uno, semplice lotta tra bande rivali per l'altro. Ovviamente nessuno dei due ci ha capito un'acca, e così, per dirimere la questione, tutti da papà Berlusconi.


Non giudicate. Assomiglia un po' alla sceneggiatura di uno di quei filmetti trash anni '70 il fatto accaduto di recente nel chioggiano: il marito rincasa prima dal lavoro e trova la moglie a letto col prete. Fin qui non ci sarebbe tutto sommato nessun elemento di novità. Strepitose invece le parole dell'anziano vescovo in difesa del suo focoso parroco: "non dobbiamo dimenticare che, a fronte di molti che per fortuna sostengono il prete, non mancano persone che direttamente o indirettamente, lo spingono a mancare". Insomma, una buona parte di colpa sarebbe della moglie, che l'avrebbe provocato. Eh, 'sti preti...


Insegnanti di religione e privilegi. Alessandra Rizzuto, insegnante di diritto in una scuola superiore di Roma, ha vinto una causa intentata contro il ministero della pubblica istruzione perché riteneva discriminante la differenza di trattamento economico tra lei e l'insegnante di religione. E' noto infatti che i professori di religione, rispetto agli altri, hanno uno stipendio (non si sa bene perché, o forse sì) leggermente più alto.

Il giudice del lavoro ha condannato il ministero della pubblica istruzione a versare 2.600 e rotti euro alla professoressa a titolo di risarcimento. Si calcola che se tutti i 200.000 insegnanti che hanno i requisiti presentassero lo stesso ricorso, lo stato dovrebbe pagare in risarcimenti circa due miliardi e mezzo di euro. Un altro piccolo passettino nella lotta agli assurdi privilegi di cui godono Chiesa e affiliati vari.


Lodo Alfano. Finché lo scrivevamo noi blogger, e qualche giornalista sovversivo (ovviamente comunista-leninista), nessuno ci credeva. Adesso che la legittimità costituzionale del lodo Alfano è stata messa in dubbio da un noto pubblico ministero, ne parlano tutti i giornali. Non è giusto!

venerdì 26 settembre 2008

Via un lodo, sotto un altro

Passato e digerito (non da me) il lodo Alfano, la mirabile legge ad personam attraverso la quale le quattro più alte cariche dello stato diventano immuni dai processi per tutto il corso del loro mandato (e l'articolo 3 della nostra Costituzione diventa quindi carta straccia), nell'indifferenza generale è in arrivo un nuovo lodo che promette meraviglie: il lodo Consolo.

Niente di plateale, si intende. La notizia esce in sordina (per ora), nascosta tra la ormai stucchevole vicenda Alitalia, il nuovo filmato su Meredith e i 5 italiani rapiti in Egitto, e si appresta a diventare argomento di discussione delle prossime "priorità" della banda che abbiamo mandato a governarci. In sostanza i parlamentari "normali" si sono detti: perché loro sì e noi no? Detto, fatto. Ecco in arrivo il suddetto lodo Consolo, che servirà a prendersi cura anche di loro (e in particolare di uno), poverini, abbandonati al loro destino (giudiziario) come pecore mandate al macello.
Un lodo Alfano per il premier Silvio Berlusconi. Per bloccare i suoi processi Mills e Medusa. Quello è già fatto. È alle spalle. Adesso serve un lodo Consolo per il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di cui Consolo è pure avvocato. Aennino il ministro, aennino il proponente. Tutto in famiglia. Com'è stato per il lodo Alfano. Uno scudo protettivo per fermare i processi alle alte cariche dello Stato fresco di pochi mesi. Un disegno di legge, pensato e scritto dal deputato Giuseppe Consolo, affidato alle cure del capogruppo di Forza Italia Enrico Costa, nelle prossime "priorità" della commissione Giustizia della Camera.

Una nuova porta aperta verso il definitivo ripristino dell'immunità parlamentare in stile 1948 per tutelare e mettere al riparo chi è già nei guai con la giustizia. In comune con il lodo Alfano la solita norma transitoria, quella che disciplina l'utilizzo di una legge, e che, anche in questo caso come per tutte le leggi ad personam, stabilisce che il lodo Consolo "si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge".

Giustizia di casa nostra per tutto il governo Berlusconi. Stavolta per i suoi ministri. Per Matteoli in particolare, visto che a Livorno c'è un suo processo per favoreggiamento. Ma vediamo prima la proposta e poi la persona e il processo a cui si applica. Che si va a inventare Consolo per il suo cliente? Una leggina, due articoli in tutto, che rivoluziona le regole costituzionali per i reati ministeriali, quelli commessi da soggetti che sono, o sono stati, ministri. Un giochetto facile facile.

Rendere obbligatoria la richiesta di autorizzazione anche per i reati che, a parere del tribunale dei ministri, non meritano una copertura ministeriale e quindi, stando alle norme attuali, devono essere valutati e investigati dalla procura. Se, a parere dei pm e dei giudici, il delitto è stato commesso, il soggetto va a processo come un normale cittadino.
Eh no, questo a Consolo non sta affatto bene.

Anche perché c'è giusto il suo compagno di partito e legalmente assistito, il ministro Matteoli, ex capogruppo di An al Senato nella scorsa legislatura, e prima ancora ministro dell'Ambiente, che nel 2005 viene messo sotto inchiesta dalla procura di Livorno per aver informato l'allora prefetto della città Vincenzo Gallitto che c'erano delle indagini sul suo conto per l'inchiesta sul "mostro di Procchio", un complesso edilizio in costruzione a Marciana, nell'isola d'Elba.
Lo stralcio dell'articolo che ho riportato qui sopra, ha fatto la sua comparsa ieri pomeriggio in un angolino di Repubblica, quasi a non voler dare fastidio, preludio al fatto che alla vicenda verrà presumibilmente dato il minor risalto possibile. In caso contrario sentiremo la solita tiritera: serve a tutti, è urgente, serve a difendersi dalle toghe rosse, bla bla bla...

Per ora si tratta di una proposta, niente di più, che tra l'altro pare abbia suscitato qualche perplessità (finta?) all'interno della stessa maggioranza. Ed è anche interessante notare che esce praticamente in concomitanza col famoso rapporto di cui parlavo ieri sera.

Non ci resta che aspettare. Ho l'impressione che ne vedremo (e sentiremo) delle belle.

giovedì 25 settembre 2008

Rapporto corruzione

Non mi pare che i media abbiano dato eccessivo risalto al rapporto stilato ieri dall'organizzazione mondiale contro la corruzione.


Ecco qui sopra il titolo dell'articolo di Repubblica che ne parla.

Ora, naturalmente, che la corruzione sia tra i mali (incurabili) più diffusi nel nostro paese è cosa nota, ed è certamente consolante che tutto abbia adesso anche un marchio di "ufficialità", se così si può dire. Così com'è consolante notare che il suddetto male incurabile, invece che migliorare, è in costante peggioramento.

La strage? Colpa di Youtube

Ieri mattina, mentre ero in giro a Rimini per il mio solito giro di consegna dei quotidiani, mi è capitato di ascoltare alcuni stralci di una conversazione tra due signori di una certa età, fermi davanti all'edicola in attesa di acquistare il giornale.

Il tema della piacevole chiacchierata verteva sulla ormai nota strage di studenti nell'istituto scolastico finlandese. Vi riporto, andando a memoria, ciò che ho potuto udire:

- "Hai sentito ieri sera al telegiornale cos'è successo là in Finlandia?"

- "Ho sentito, ho sentito. In che razza di mondo viviamo dico io..."

- "Quello è un pazzo. Pare addirittura che avesse prima messo i video su youtube."

- "Sì, sì, ho sentito. Non ho ancora capito cosa aspettano a chiuderlo..."

Mi sarebbe piaciuto fermarmi per spiegare alcune cose ai due signori, ma purtroppo andavo di fretta per via delle consegne.

La domanda mi è quindi sorta spontanea: quante saranno secondo voi le persone che pensano - come quei due - che la colpa sia di Yuotube?

mercoledì 24 settembre 2008

Robert Willumstad

Dal sito dell'Agi:
New York, 22 set. - L’ex ceo di American International Group (Aig), Robert Willumstad, ha rifiutato una mega-liquidazione da 22 milioni di dollari, che gli spettava dopo che il gruppo e’ stato nazionalizzato e la guida della societa’ e’ passata ad Edward Liddy. Secondo quanto rivelano al Wall Street Journal fonti bene informate, Willumstad avrebbe inviato una e-mail a Liddy, nella quale rinuncia alla liquidazione, poiche’ non e’ riuscito a portare avanti il suo piano di salvataggio del colosso assicurativo. (fonte)
Dopo aver letto questa notizia, non so perché, mi è venuto in mente Cimoli e la sua gestione delle Ferrovie prima:
"...i risultati della sua amministrazione sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale inefficienza del servizio. Lascia FS nel 2004 con un premio di buona uscita di 6 milioni e 700.000 euro e viene nominato dal governo Berlusconi al vertice della compagnia Alitalia." (fonte)
e di Alitalia dopo:
"In una compagnia in profondo rosso come Alitalia, particolare scalpore ha destato la seconda buonuscita che Cimoli si è autoattribuito, di quasi 3 milioni di euro: uno stipendio considerevolmente più alto di quello dei capiazienda delle altre compagnie europee in utile, 6 volte quello di Air France e il triplo di British Airways, aziende decisamente più importanti di Alitalia." (fonte)

martedì 23 settembre 2008

La parte peggiore del capitalismo

Via via che emergono i dettagli sulla vicenda del latte contaminato in Cina (sono già iniziati i primi sequestri preventivi anche da noi), si capisce bene come la Cina abbia imparato bene il metodo capitalistico occidentale al quale da tempo si ispira. E si capisce altrettanto bene come di questo modello abbia preso la parte peggiore.
L'allarme generale per il latte tossico era scattato il 2 agosto. Mancavano appena sei giorni alle Olimpiadi. E sul tavolo del sindaco di una città del Nord-Ovest dal nome quasi impronunciabile (Shijiazhuang), più di due milioni di abitanti, era comparso un rapporto che già illustrava le malefatte alle quali erano ricorse 22 aziende per alterare il prodotto destinato soprattutto ai più piccoli. Ma si poteva, il 2 agosto, spezzare la macchina mediatica messa in piedi e oscurare la bellissima vetrina che la Cina stava lustrando per presentare al mondo il risultato delle sue importanti riforme economiche? Anche a costo di giocare con la salute di 53 mila bambini — quanti sono stati, come si è saputo ieri, costretti o al ricovero (12.892) o al controllo in pronto soccorso — il numero 1 di questo regno poco conosciuto che ospita l'industria chimica, tessile e alimentare, e che è la capitale della Provincia, l'Hebei, attorno a Pechino, ha preso il dossier e lo ha chiuso a chiave. Era da mesi che migliaia di famiglie lamentavano effetti collaterali opposti a quelli per i quali i medici sollecitano l'assunzione di tanto latte nell'infanzia. (fonte)
Eh già, le olimpiadi non potevano essere disturbate da notiziole come questa. Che figura ci avrebbero fatto? Al momento i bambini sotto cura per contaminazione da melammina sono oltre 53.000, mentre 4 neonati sono già morti.

Però i giochi si sono svolti tranquillamente.

E' proprio vero che noi possiamo stare tranquilli?

La bancarotta della Lehman Brothers non rappresenta un caso isolato, e questo più o meno è noto. Quello che forse è meno noto è il numero delle banche, grandi e meno grandi, fallite nei soli Stati Uniti dal 2007 - all'innescarsi della cosiddetta crisi dei mutui subprime - a oggi, e cioè 11.

Durante i giorni clou del disastro Lehman, giornali e telegiornali si sono affrettati a riportare le dichiarazioni di politici ed economisti nostrani tutti intenti a tranquillizzare la popolazione con cose tipo: "L'Italia può star tranquilla perché il suo sistema è solido" (Sacconi, Pdl), "Per l'Italia rischi limitati" (Draghi, Presidente Banca d'Italia), "Da questa crisi l'Italia uscirà più forte di prima" (Tremonti, Pdl). Insomma, a stare a sentire loro pare che per noi vada tutto bene. O almeno questo è quello che ci dicono. E noi, naturalmente, prendiamo il tutto per buono, visto che difficilmente viene dato risalto a chi non concorda con questa tesi.

Il giornalista Daniele Martinelli si è quindi preso la briga di intervistare qualcuno di quelli che cantano contro e ha pubblicato l'intervista su Youtube. Per la precisione si tratta di Marco Saba, di studimonetari.org, autore di numerosi libri sul "lato oscuro" e meno noto delle banche e del mondo della finanza.

Ecco qui sotto l'intervista. Trattando di temi economici, la terminologia utilizzata è a volte piuttosto tecnica, ma considerando che il video dura appena 10 minuti direi che si può tranquillamente "sopportare".

Se poi qualcuno volesse segnalare questa intervista a Tremonti...


domenica 21 settembre 2008

Aqualung

Forse dal titolo, e dall'immagine qui a fianco, qualcuno avrà già capito dove voglio andare a parare.

Aqualung è in infatti il titolo della canzone più famosa dei Jethro Tull, la leggendaria band inglese di progressive rock (definizione alquanto riduttiva) capitanata dall'inossidabile e carismatico Ian Anderson (foto), quello che è probabilmente il flautista rock più famoso al mondo.

Parafrasando un celebre detto, se non avete mai ascoltato i Jethro Tull vi siete probabilmente persi la parte migliore della... musica. Scherzo, ovviamente.

Tornando ad Aqualung, questo pezzo è entrato di diritto nella storia del rock per l'inconfondibile riff distorto iniziale e per l'assolo di chitarra all'interno del pezzo, giudicato da molti uno dei più belli nella storia del rock mondiale. In questo brano sono racchiuse due delle maggiori peculiarità che hanno da sempre contraddistinto la musica dei Tull: la vena rock e quella più propriamente melodico/acustica.

Terminato infatti il riff distorto iniziale, entra in gioco quasi a sorpresa la componente melodica, magnificamente espressa dalla prima strofa del pezzo cantata da Ian col solo accompagnamento della chitarra acustica. Via via, poi, il tutto si vivacizza fino ad arrivare all'assolo di chitarra di Martin Barre e alla chiusura del pezzo in cui ritorna prepotente il riff iniziale.

Per i vecchi matusa come me, che vedono in certa musica degli anni '60 e '70 un qualcosa che probabilmente - purtroppo - non tornerà mai più (perlomeno a livello compositivo), pezzi come questo (e band come queste) rendono ancora più complicato capire per quale insondabile mistero abbiano successo, oggi, i Tokio Hotel.

Buona domenica.

sabato 20 settembre 2008

Notizie in pillole (6)

Nuovi sport nascono. Domenica scorsa, forse qualcuno ricorderà, le cronache ci hanno deliziato con la notizia della nascita di un nuovo sport: il lancio della lavatrice dal cavalcavia. Finito il tempo dei sassi, con tutto il suo seguito di morte e dolore, la stupidità umana conosce e abbraccia così nuove e impensabili frontiere.


Il dio denaro. Ratzinger, lo scorso weekend, nel recente viaggio in Francia, ha tra le altre cose esortato i fedeli a non adorare il denaro. Per una strana coincidenza, pochi giorni dopo, dalla CEI è trapelato qualche malumore alla notizia che quest'anno i vescovi incasseranno 35 milioni di euro in meno da quella specie di truffa legalizzata che è il meccanismo di attribuzione dell'8 per mille.


Aggravanti e coscienza. Molti media hanno dato risalto al fatto che il pm che si occupa del brutale omicidio di Abdul non ha contestato l'aggravante dell'odio razziale ai presunti autori del brutale omicidio. Non si capisce il motivo di questa precisazione. Se anche il razzismo non c'entrasse niente, e la causa fosse "solo" da ricercare nel furto dei biscotti andremmo tutti a letto più sollevati?


Vendesi verginità. Raffaella Fico (ma chi è?) mette all'asta - provocatoriamente - la sua verginità per un milione di euro. I proventi della costosa trombata le serviranno per comprare casa e pagarsi un corso di recitazione. Non che ci fosse da aspettarsi chissà che cosa da una uscita dal grande fratello, se non la conferma che il fondo è stato raggiunto già da tempo e si comincia a scavare un po' più sotto.


Sondaggi. Il premier vola nei sondaggi: ben il 60 e passa percento di gradimento. Cavolo, vorrei vedere: una volta nella sua vita che dice una cosa vera e sacrosanta, è normale che la gente se ne accorga.


In tilt per la Hilton. Dal Corriere di ieri:

Centinaia di fan in coda per incontrare la bionda ereditiera e immortalare quel momento con il telefonino

...il famoso fondo di cui parlavo prima.

venerdì 19 settembre 2008

Toccamenti

In certe cose siamo sempre i migliori

Nelle truffe, non possiamo negarlo. Avrete probabilmente letto della vicenda, che si trascina ormai da tempo, dei semafori truccati. Un'inchiesta che è partita quasi in sordina da Milano e si è poi estesa a macchia d'olio in moltissime altre città d'Italia.

Il sistema truffaldino era semplice e al tempo stesso ingegnoso: si accorciava il tempo del giallo e i rilevatori fotografici facevano il resto. A guadagnarci erano ovviamente tutti: comuni e aziende installatrici dei sistemi in primis (queste a percentuale).

Ma non è tanto la truffa in sé che fa girare le scatole (anche quella, certo, ma alle truffe di qualsiasi genere più o meno siamo abituati), quanto il fatto che questo sistema illecito venisse perpetrato in nome della sicurezza. Il sistema di rilevamento di quelli che passavano col rosso, se utilizzato in modo corretto, doveva infatti servire come deterrente per i furbetti.

Mentre invece i furbetti erano gli altri, quelli cioè che su questo meccanismo lucravano illecitamente. Pensate se la stessa intraprendenza e "ingegnosità" fossero usate per scopi più nobili.

giovedì 18 settembre 2008

Due parole su quanto accaduto alla mamma blogger al centro commerciale Carrefour

Ho preferito aspettare prima di riportare e dare visibilità all'episodio narrato da Barbara nel suo blog. Non perché non credessi verosimile la storia (non ne ho tuttora motivo), ma perché so per esperienza che internet, in virtù del fatto di essere libera e aperta a tutti, si presta spesso, purtroppo, a essere utilizzata come cassa di risonanza di bufale.

Brevemente, Barbara è la mamma di un bambino autistico che è stato vittima, venerdì scorso, di un grave episodio di discriminazione, umiliazione e intolleranza all'interno del centro commerciale Carrefour di Assago. "Tacere non ha senso", come dice giustamente mamma Barbara, la quale ha preso così carta e penna (virtuali) e ha pubblicato il tutto sul suo blog. Internet ha poi fatto il resto: al momento in cui scrivo, il suo post ha superato i 600 commenti e la storia è già di dominio pubblico in rete.

Non dò giudizi sulla vicenda prima di vedere come evolverà la cosa e prima di aver letto e valutato eventuali repliche degli interessati. Come genitore, anche se davanti a queste cose non è necessario esserlo per indignarsi, se la vicenda sta veramente in questi termini - cosa della quale, come dicevo prima, al momento non ho motivo di dubitare - posso solo dire di provare vergogna.

Vi lascio alcuni link.

Qui trovate il racconto di Barbara, qui trovate il suo post di ringraziamento per gli innumerevoli attestati di solidarietà ricevuti e qui trovate la lettera inviatale da CarreFour in risposta alla sua e-mail.

mercoledì 17 settembre 2008

C'è crac e crac

Penso che abbiate sentito della bancarotta della Lehman Brothers, la quarta banca americana. Un buco accertato di 600 e passa miliardi di dollari: una cifra al confronto della quale il crac della nostra Parmalat fa ridere i polli.

E i dipendenti?
licenziamento in tronco per email, l'invito a lasciare l'ufficio immediatamente, la raccolta dei beni personali dentro uno scatolone di cartone, l'arrivo della sicurezza che vigila affinché il tutto avvenga il più velocemente e ordinatamente possibile. (fonte)
Così, giusto per capirci, 26.000 dipendenti in tutto il mondo (10.000 solo a New York) messi alla porta via e-mail senza liquidazione e probabilmente senza neppure lo stipendio di settembre. Un fallimento davanti al quale né la Fed, né la Bank of America, né nessuna autorità ha fatto una piega o si è commossa, come scriveva ieri Repubblica:
Un precipitare degli eventi che non ha fatto cambiare posizione né al Tesoro Usa né alla Fed, entrambe ferme nella scelta di non mettere in campo questa volta un salvataggio sullo stile Bear Stearns o, tanto meno, sulla scia di quanto deciso per Fannie Mae e Freddie Mac. Prima Bank of America, poi Barclays hanno abbandonato le trattative in quanto, a loro avviso, recuperare la situazione senza un aiuto del governo era impossibile.
Insomma, più o meno come Alitalia.

martedì 16 settembre 2008

Shine on you crazy diamond













Ciao Richard, e grazie.


Influenza, la pandemia si avvicina?

Puntuale e ineluttabile come l'autunno arriva l'influenza, o, meglio, l'allarme (anzi il pre-allarme) che i media all'unisono sono soliti disseminare tra la gente ogni anno in questo periodo. Il 2008 non fa ovviamente eccezione, e il tipo di influenza che ci aspetta quest'anno ci viene presentato, sempre all'unisono, come un qualcosa di apocalittico. Repubblica, ad esempio, se ne è uscita giusto ieri con un articolo di questo tenore:


Quando leggo cose tipo "La prossima pandemia è imminente, preparatevi", mi viene un po' da sorridere, perché mi torna in mente - pur coi dovuti distinguo - la trasposizione cinematografica de "L'ombra dello scorpione", in particolare la scena in cui si vede aggirarsi zoppicante, per le vie di una New York ormai decimata dal micidiale batterio sfuggito al controllo dell'uomo, un buffo personaggio con un campanaccio, un bastone e una pelandrana scura, che appunto se ne va in giro predicando a squarciagola una fantomatica conversione in vista dell'avvicinarsi della fine del mondo. Ovviamente la pandemia che (secondo loro) ci aspetta non ha niente a che vedere con tutto ciò, ci mancherebbe, ma mi è venuto naturale questo accostamento.

Riguardo alla questione influenza, poi, mi sono sempre chiesto quale sia la reale efficacia dei vari vaccini che ogni anno in questo periodo vengono fortemente "consigliati" per evitare di contrarre il virus di turno. Girovagando qua e là in rete ho trovato risultati e dati discordanti in proposito, e quindi non saprei che dire. Certo è che i giornali non ci vanno per niente leggeri nell'opera di convincimento che vaccinarsi sia cosa buona e giusta. Nell'articolo che linkavo prima, ad esempio, Repubblica scrive:
Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il 25% della popolazione europea, uno su quattro, rischia di contrarre il virus. Due i gruppi di persone a rischio, per cui è fortemente consigliato il vaccino: gli ultra 65enni e chi soffre di malattie croniche. Altre due categorie dovrebbero essere vaccinate, ma questa scelta è dibattuta in campo medico: le donne in gravidanza e i bambini dai 6 ai 24 mesi. La prevenzione è suggerita anche a coloro che vivono a stretto contatto con persone a rischio e a tutti gli operatori sanitari.

Ma gli esperti mettono in guardia anche su un altro rischio: la prossima pandemia influenzale potrebbe essere "imminente", "un rischio prossimo e ineluttabile" [e dagli!]. E se si verificasse, i sistemi sanitari dei vari paesi potrebbero essere "sopraffatti". Le previsioni dell'Oms indicano infatti fino a 2,2 milioni di ricoveri nei soli paesi occidentali industrializzati. L'appello di infettivologi e igienisti europei è diretto ai governi, affinché "agiscano in tempi brevi" con la messa a punto di piani per fare fronte a una possibile emergenza.
Anche il Corriere non scherza, rincarando la dose con il numero dei decessi annui, in Italia, a causa dell'influenza:
Solo nel nostro Paese il "mal d'inverno" uccide tra i 7.500 e gli 8.500 italiani ogni anno, con 250-500 mila morti nel mondo e un numero di persone infettate compreso fra 300 milioni e un miliardo (5-15% della popolazione globale). Nell'Ue, poi, il Centro per il controllo e prevenzione delle malattie (Ecdc) stima che le vite perse a causa dell'influenza vadano da 40 mila a 220 mila: più delle vittime della strada (40 mila decessi per incidenti nel 2001). Dei circa 8 mila italiani l'anno che ancora non sopravvivono all'influenza, 8 su 10 sono 'over 65' e circa mille muoiono per polmonite. E ancora. L'influenza rappresenta una causa primaria di assenteismo sul lavoro (10-12%) tra gli adulti, e produce costi socio-sanitari enormi. Secondo le stime, i costi diretti e indiretti dell'epidemia vanno dai 390 milioni ai 2,4 miliardi di euro per Italia, Francia e Regno Unito, dai 535 milioni ai 3,3 miliardi per la Germania, e da 275 milioni a 1,7 miliardi per la Spagna.
Eppure, nonostante queste cifre, i vaccini qui da noi non sono visti di buon occhio, come scriveva ieri La Stampa. Secondo il quotidiano di Torino, infatti,
solo un italiano su quattro adotta questo tipo di precauzione:
Gli italiani però snobbano l’influenza. A vaccinarsi contro il virus dell’inverno è solo un connazionale su 4, e il 66% non si è mai sottoposto all’iniezione preventiva. È quanto emerge da alcuni dati diffusi oggi a Vilamoura, in Portogallo, durante la Terza Conferenza europea sull’influenza. Da un sondaggio condotto nel nostro Paese per conto della European Vaccine Manifacturers da TNS Healthcare su un campione di 2 mila persone ’over 14’, risulta appunto che tre intervistati su 4 non si sono sottoposti alla puntura scudo. La ricerca, relativa alla stagione 2006-2007, evidenzia inoltre che la copertura vaccinale contro l’influenza in Italia raggiunge appena il 20% della popolazione generale. Va un pò meglio tra gli over 65, con una copertura che nell’ultimo anno si è attestata al 65%, comunque lontana dal 75% indicato dalle autorità sanitarie mondiali come target minimo e dal 95% definito quale livello ottimale. Dimenticanza, disinteresse, poca fiducia nell’efficacia della prevenzione. Sono solo alcuni dei fattori che allontanano gli italiani dalla vaccinazione antinfluenza.
Come scrivevo sopra, in rete esistono dati contrastanti in merito all'utilità e all'efficacia di questa forma di prevenzione. Accanto a chi ne sostiene l'utilità con dati e cifre, c'è infatti chi ci va molto più cauto, come ad esempio spiega in questi due articoli (1 e 2) il Centro Nazionale di Epidemiologia.

Ogni volta che si parla di queste cose, poi, salta fuori inevitabilmente il discorso che riguarda il business dei vaccini da parte delle lobby delle aziende farmaceutiche. Nel 2005, ad esempio, l'Espresso pubblicò un reportage in cui la questione venne esaminata abbastanza compiutamente, assieme alla citazione di alcuni studi pubblicati dalle riviste Lancet e British Medical Journal in merito alla reale efficacia di questi vaccini. Ecco qui di seguito alcuni estratti dell'articolo di allora:
I suggeritori della nuova tentazione di vaccinare il maggior numero di persone sono il capo del Centro per il Controllo delle malattie del Ministero, Donato Greco, e il direttore del Centro interuniversitario di ricerca sull'influenza e responsabile della task force sulla pandemia Pietro Crovari. Cui si aggiunge una nutrita schiera di pediatri. Per la delizia delle industrie che a suon di fusioni stanno prendendo in mano il promettente business dei vaccini, in testa Glaxo, Chiron e Sanofi. E che non lesinano sostegno all'attività di società scientifiche e di associazioni, in prima linea per l'estensione gratuita del vaccino ai più piccoli.
[...]
"A dire il vero questa argomentazione suona un po' come un aut aut che l'industria fa all'autorità pubblica: se vuoi che ti produca abbastanza vaccino pandemico quando sarà il momento, se mai lo sarà, mi devi comperare tante dosi di vaccino normale da adesso in poi", commenta l'esperto di sanità pubblica e vaccini della Regione Piemonte Vittorio Demicheli: "Non mi sembra una ragione che debba indurre a un'estensione indiscriminata delle vaccinazioni. Tanto più che gli ultimi dati scientifici ridimensionano fortemente l'efficacia dei vaccini antinfluenzali attualmente in commercio". Può essere una coincidenza. Ma proprio nei giorni in cui si sente ripetere il teorema "vacciniamo il più possibile", sulla comunità scientifica piomba come un meteorite la revisione sull'efficacia del vaccino tradizionale, pubblicata dalla rivista 'Lancet' di cui abbiamo accennato. La ricerca dice, in sostanza, che sugli anziani l'efficacia del vaccino antinfluenzale è modesta: addirittura negli anziani che vivono nelle loro case (e quindi non sono molto malati o disabili) il classico vaccino trivalente non protegge dall'influenza e dalle semplici affezioni broncorespiratorie; e riesce a abbassare non più del 30 per cento i ricoveri per polmonite. Sugli anziani che vivono nelle case di riposo, invece, la copertura vaccinale parrebbe capace di ridurre le morti per influenza e polmoniti, ma solo fino al 42 per cento. Dati ben al di sotto di quelli presi a riferimento dalle politiche vaccinali degli Stati, come quello italiano che parla di un'efficacia del vaccino fino al 90 per cento nel contrastare l'influenza e del 70-90 nel ridurre le complicazioni e le morti.
Insomma, alla luce di tutto questo, pare difficile non ipotizzare che la pressante campagna terroristico/apocalittica con cui ci invitano a vaccinarci non abbia qualche secondo fine, anche se naturalmente, come dicevo, si tratta di ipotesi.

Attenzione, non vorrei che qualcuno fraintendesse il senso di questo articolo. Non sto dicendo di non vaccinarsi. E' infatti assodato che l'influenza è la causa di circa 500.000 decessi all'anno a livello planetario, rappresentando quindi, statisticamente, una delle principali cause di morte (in Italia, come scriveva il Corriere nell'articolo che ho linkato sopra, per influenza o per cause correlate il numero dei decessi è di circa 8.000 all'anno). Quello che ho voluto evidenziare è il tono, a mio parere eccessivamente apocalittico, utilizzato dai media per convincerci a farci vaccinare. Tono la cui enfasi può indurre a una frettolosa e indiscriminata corsa al vaccino, magari da parte di soggetti che non ne hanno necessità.

Come al solito, come accade per ogni cosa, l'unica soluzione è informarsi bene e agire di conseguenza.

lunedì 15 settembre 2008

Alcuni approfondimenti sulla legge Carfagna/Alfano

Buon autunno

Da ieri sera le temperature hanno subìto un calo non indifferente. Si è passati nel volgere di poche ore da un caldo per certi versi anomalo a una frescura forse altrettanto anomala, tanto che le finestre - fino ad oggi rigorosamente sempre aperte - se ne stanno per adesso belle chiuse. L'autunno insomma è arrivato, almeno quello meteorologico, e alcuni segnali indicano inequivocabilmente che stiamo per entrare in quell'arco di tempo molto lungo che ci farà compagnia fino all'arrivo della prossima primavera.

E' convinzione diffusa che l'arrivo dell'autunno sia sinonimo di tristezza, di malinconia, di incertezza, e per molti è effettivamente così. Sarà l'arrivo del freddo, sarà che si viene inevitabilmente richiamati ai doveri imposti dal cambiamento dei ritmi a cui ci ha abituato l'estate, sarà la consapevolezza che il tempo dello svago, dell'assenza di orari precisi, dell'uscir di casa in calzoncini e canottiera è finito, non so. Per me non è così. L'autunno mi piace, mi è sempre piaciuto, così come l'atmosfera e il "profumo" che porta con sé. E lo stesso vale per l'inverno. Tutto quello che per la maggior parte delle persone è malinconia e tristezza a me piace, perché tra le altre cose mi offre la "scusa" perfetta per starmene chiuso in casa a scrivere o a suonare.

Anche i segnali esterni e non necessariamente legati alle condizioni del meteo indicano che stiamo entrando in questa nuova fase. Oggi ad esempio iniziano le scuole - almeno qui da noi - con tutto quello che questo evento comporta in una famiglia con figli: compiti da fare, orari da rispettare, lamentele da sopportare, zaini da preparare, autobus da prendere. Insomma, da questo punto di vista l'inizio della scuola rappresenta nel suo piccolo un vero terremoto.

Anche la televisione, a suo modo, si prepara ad affrontare la lunga stagione invernale, consapevole che l'occasione irripetibile (che in realtà si ripete da tempo immemorabile) di una serie di mesi in cui la gente se ne starà chiusa in casa, non può essere sprecata. Il calcio è già a pieno regime, miss Italia è stata eletta e l'Isola dei Famosi, l'archetipo delle trasmissioni in cui il nulla e la mediocrità vengono elevati al rango di evento, sta per partire. I palinsesti televisivi vengono preparati con certosina meticolosità, pronti per "coccolare", inebetire, imbambolare per i prossimi 9 mesi il popolo teledipendente, cosicché sia più facile, poi, fare credere che a Napoli l'immondizia non c'è più, che Alitalia è salva, che loro stanno lavorando per noi e che insomma tutto va bene.

Una cura, quella televisiva, che lenisce tutti i mali perché li sminuisce, ne minimizza la portata, ne offusca la presenza. Il petrolio è tornato ormai sotto i 100 $ al barile e la benzina costa sempre uguale, il prezzo alla fonte del grano diminuisce e il pane aumenta. Avete sentito qualcuno indignarsi? No, e adesso si indignerà ancora meno perché tutto questo passerà in secondo piano.

In compenso però sapremo senz'altro tutto quello che succederà nella casa del grande fratello. Volete mettere?

Buon autunno a tutti.

domenica 14 settembre 2008

Video killed the radio star

Fortunatamente quella che poteva essere una sorta di previsione, da parte dei Buggles, di quanto sarebbe poi successo, non si è avverata. Le radio, infatti, nonostante l'esplosione della musica "da vedere" che si è avuta a partire dagli anni '80, esistono ancora e sembrano godere di ottima salute.

Questo brano, pubblicato dal gruppo inglese nel '79, da piccolo - ricordo - mi faceva impazzire. In particolare l'entrata della sezione ritmica nella seconda strofa, che ascoltata in un impianto stereo con la regolazione dei bassi piuttosto elevata, produceva un risultato sonoro di sicuro effetto.

Vabbè, ero piccolo, e certi dettagli mi piacevano. :-)

Buona domenica.

sabato 13 settembre 2008

Notizie in pillole (5)

Politici cattolici. Domenica scorsa, durante la sua visita lampo in Sardegna (nella quale ha trovato anche il tempo di incontrare il nostro pimpante premier), papa Ratzinger ha auspicato l'avvento di una nuova generazione di politici cattolici:
"...Vi renda capaci – aggiunge Benedetto XVI – di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile."
Il primo pensiero che mi è venuto in mente è che non riesco a capire di cosa si preoccupi. Non ne abbiamo già abbastanza? (sulla competenza e il rigore morale, invece, potrei anche essere d'accordo)


Filmiamo tutto. E' uscito il film sulla tragedia della ThyssenKrupp, mentre nel frattempo Tom Cruise ha annunciato l'intenzione di girare un film sul mostro di Firenze. Non so se ci avete mai fatto caso, ma la maggior parte delle tragedie che nell'ultimo ventennio hanno seminato nel nostro paese dolore e rabbia (la tragedia del Moby Prince, la strage alla stazione di Bologna, piazza Fontana, ecc...) hanno avuto l'equivalente versione al cinema.


Alla rovescia. Leggo sul Corriere che il prossimo Gay Pride si terrà (salvo cambiamenti) a Genova il 13 giugno prossimo. Favorevole il cardinale Bagnasco, contrario il PD locale: c'è qualcosa che non quadra?


Prostituzione secondo la Carfagna. E' stato approvato giovedì il ddl contro la prostituzione voluto dalla Carfagna, che prevede l'arresto sia per chi offre che per chi chiede. Lasciando stare le facili battute che ho letto in giro su un possibile conflitto di interessi attribuibile al ministro, punterei più l'attenzione su un altro aspetto. Scrive il Corriere:
Carfagna, sollecitata dai giornalisti sui luoghi in cui si potrà esercitare la prostituzione, ha ribadito che ciò che «sta cuore al governo» è la prostituzione in strada perché procura «allarme sociale. E non è solo per decoro urbano». Si tratta - ha precisato - di contrastare lo sfruttamento: «per il governo la priorità è la lotta a questi reati, che condanna fermamente».
Prendetela come impressione mia personale, ma a me il tutto dà più l'impressione che si sia unicamente voluto combattere la prostituzione che si vede, che dà fastidio alla visuale. Un po' come quando si mette la sporcizia sotto il tappeto. Mah...


La Gelmini e i contestatori. Da Repubblica di mercoledì:
E' qui che l'intervento del ministro [Maria Stella Gelmini, ministro della pubblica istruzione, ndr] (durante la presentazione dell'ultimo libro di Giovanni Floris) è stato interrotto dalle contestazioni di alcuni insegnanti precari presenti in sala. "Distruttori", "state portando allo sfascio la cultura" hanno gridato. Solerti agenti in borghese hanno zittito chi protestava e chiesto loro i documenti: sembra che siano state identificate sette-otto persone.
Scusate, ma democrazia non significa, tra le altre cose, avere il diritto di contestare un ministro? O anche qui c'è qualcosa che non quadra?


Le barzellette di Matarrese. Da Repubblica di giovedì:
"Se necessario costruiamo celle negli stadi per mettervi subito dentro chi delinque".
Sì, come no. Io saprei anche da chi cominciare.


Palin a ruota libera. Sarah Palin, prossima vicepresidente degli Stati Uniti (se vince McCain), ha dichiarato di essere pronta anche a prendere il suo posto "se le circostanze lo rendessero necessario". Recentemente, riguardo alla guerra in Iraq, ha dichiarato: "E' stata ordinata da Dio", mentre appena ieri ha detto senza mezzi termini di essere pronta a entrare in guerra con la Russia in caso quest'ultima faccia storie sull'ingresso nella Nato di Georgia e Ucraina.

Questa è peggio di Bush. Speriamo vinca Obama.

venerdì 12 settembre 2008

Travaglio: chi la fa l'aspetti?

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Mentre scrivo queste righe, i commenti all'articolo che Marco Travaglio (foto) ha pubblicato sul suo blog hanno raggiunto quota 736, oggi saranno probabilmente più di 1.000: impossibile leggerli tutti. Ma perché tanto interesse? Perché in questo articolo Travaglio ha pubblicato l'immagine dell'assegno e della ricevuta del pagamento, effettuato tramite carta di credito, coi quali saldò il conto nel 2002 della vacanza all'hotel Torre Artale di Trabia (Palermo). Forse però è necessario fare un piccolo passo indietro per chi non sapesse di cosa sto parlando.

Il 14 maggio 2008, pochi giorni dopo la contestatissima partecipazione di Travaglio alla trasmissione di Fazio Che tempo che fa - trasmissione in cui il giornalista tirò in ballo le passate amicizie dell'attuale presidente del Senato con persone successivamente condannate per mafia (della cosa scrissi a suo tempo anch'io) - Giuseppe D'Avanzo, su Repubblica, pubblicò un articolo (questo) in cui sostanzialmente contestò a Travaglio il fatto che il fine reale delle sue parole fosse stato quello di voler dare l'idea che Schifani era pure lui mafioso. Di aver fatto insomma una bassa operazione di giornalismo d'opinione piuttosto che di fatti. Questa, naturalmente, è una conclusione personale a cui è giunto il giornalista di Repubblica, visto che Travaglio - che non è fesso, sa benissimo che Schifani è immacolato e non ha attualmente nessun procedimento aperto a suo carico - quelle cose non le ha mai dette (per rendersene conto è sufficiente riguardarsi il video).

In quello stesso articolo, nel tentativo di dimostrare quanto possano fare male e dar fastidio certi accostamenti, D'Avanzo utilizzò lo stesso "metodo" di Travaglio contro Travaglio, riportando una intercettazione che accuserebbe il giornalista di aver trascorso una vacanza con una persona successivamente condannata per favoreggiamento, e di essersi fatto - dal "favoreggiato" - pure pagare il conto dell'albergo. Ecco quanto scrisse D'Avanzo nell'articolo incriminato (il neretto è mio):
8 agosto del 2002. Marco telefona a Pippo [Giuseppe Ciuro, condannato a 4 anni e 6 mesi per aver passato informazioni a Michele Aiello, all'epoca incensurato, ndr]. Gli chiede di occuparsi dei "cuscini". Marco e Pippo sono in vacanza insieme, concludono per approssimazione gli investigatori di Palermo. Che, durante le indagini, trovano un'ambigua conferma di quella villeggiatura comune. Prova maligna perché intenzionale e non indipendente. Fonte, l'avvocato di Michele Aiello. Il legale dice di aver saputo dal suo assistito che, su richiesta di Pippo, Aiello ha pagato l'albergo a Marco. Forse, dicono gli investigatori, un residence nei dintorni di Trabia.
Cose come questa sono ghiotte: il giornalista castigamatti dei mafiosi e dei corrotti, in vacanza con un pregiudicato? E infatti la notizia fece rapidamente il giro dei quotidiani e si diffuse a macchia d'olio, al punto che Travaglio decise di querelare D'Avanzo.

Tutto sembrò finito lì fino a ieri, quando appunto Marco Travaglio, dopo lunghe ricerche presso la banca in cui ha il conto, trova sia l'assegno utilizzato sia la ricevuta dell'estratto conto bancario che testimonia il pagamento effettuato da lui medesimo tramite carta di credito. E li pubblica entrambi sul suo blog.

A questo punto Repubblica dà alla stampa questo articolo in cui D'Avanzo replica alle prove fornite da Travaglio. Un articolo dal titolo emblematico: "Ecco quello che [Travaglio, ndr] non dice". Ma non basta, perché, fiutato evidentemente lo scoop, parte in quarta anche il principale house organ della combriccola del premier, Il Giornale, che in prima pagina pubblica questo interessante commento di Facci, nel quale, tra le altre cose, si legge:
Posto che non ce ne frega più di tanto (Travaglio in ogni caso non conosceva la mafiosità dei suoi interlocutori) resta che Travaglio sporse subito querela e ne fece una malattia, dicendo che avrebbe esibito tutte le ricevute del caso. Ora le ha finalmente esibite, ma sono quelle sbagliate. Come hanno riconosciuto anche tanti ammiratori dei suoi blog, Travaglio ha mostrato le ricevute dell’Hotel Torre Artale di Trabia, anno 2002, e non quelle del residence Golden Hill di Altavilla Milicia, anno 2003, luogo e anno del contendere come Travaglio stesso spiegò a suo tempo.
Spiegò a suo tempo? Forse Facci fa riferimento a questo articolo del Corriere in cui si parla anche della vacanza del 2003, ma, scusate, cosa c'entra? Travaglio risponde a ciò per cui è stato tirato in causa, non a ciò che non è oggetto del contendere. D'Avanzo ha citato un fatto preciso e una data precisa, e a questi Travaglio ha risposto dimostrando che, o in malafede (ma ne dubito) o per errore (molto più probabile), D'avanzo ha preso una cantonata clamorosa. Poco importa che cerchi poi di arrampicarsi sugli specchi col suo secondo articolo: i fatti sono questi.

Attenzione, non vorrei dare l'impressione di essere quello che prende le difese di Travaglio accomunandomi così alla schiera dei "difensori sempre e comunque". Chi mi legge abitualmente sa benissimo che in genere condivido ciò che scrive, ma io mi sono solo limitato a riportare i fatti. D'Avanzo ha voluto usare lo stesso metodo usato da Travaglio con Schifani, ma Travaglio, a differenza di quest'ultimo, la querela l'ha presentata per le accuse false di essersi fatto pagare il conto da un pregiudicato, cioè per un fatto palesemente falso, mica per le insinuazioni sulla sua amicizia col sottufficiale della Guardia di Finanza (tra l'altro ex collaboratore di Falcone) poi condannato per favoreggiamento (amicizia che lo stesso Travaglio, anzi, ha ammesso senza problemi).

Fin qui i fatti. Poi ovviamente ognuno si farà - com'è del resto normale - una sua opinione. Rimane il fatto che i fatti rimangono sempre fatti (scusate il gioco di parole), e l'arrampicarsi sugli specchi rimane sempre un arrampicarsi sugli specchi.


Aggiornamento 14/09/2008.

Dopo che Marco Travaglio ha esibito le prove che dimostrano che le vacanze del 2002 se le è pagate di tasca propria, D'Avanzo e Facci, come abbiamo visto, hanno corretto il tiro indicando che le vacanze incriminate sarebbero quelle del 2003 e non del 2002. Bene, pare che Travaglio abbia trovato anche quelle. Resta da vedere adesso cos'altro si inventeranno i due.

L'arrampicata sugli specchi continua.

giovedì 11 settembre 2008

40 secondi per rendersi conto di come siamo messi (male)

La criminalità non si ferma. E davanti a filmati come quello che ho inserito qui sotto si perdono le parole, si resta allibiti, pur sapendo che episodi di questo genere sono all'ordine del giorno in moltissime nostre città, grandi e piccole. Sono quasi la regola.

Qui non c'entra l'italiano o l'extracomunitario, la destra o la sinistra o le inutili e sterili chiacchiere dei nostri politici. Qui c'entra solamente che siamo messi male. Filmati come questo indignano, perché vedere una persona che cerca di ribellarsi a un atto criminoso, a un sopruso, a una cosa che fa più male dentro che fuori, e tutto questo nell'indifferenza generale, la dice lunga su come siamo messi in Italia.


(fonte filmato: Daniele Martinelli)

Carfagna, Guzzanti, Ratzinger e altre sciocchezzuole

Visto che la tanto strombazzata fine del mondo non c'è stata (come qualcuno - che a differenza dei giornali ha un po' più di sale in zucca - aveva già previsto), direi che, adesso che siamo tutti un po' più tranquilli, possiamo continuare a scrivere sui nostri blog in santa pace (almeno fino al 2012 ^_^).

Volevo commentare brevemente, insieme a voi, un paio di notizie che ho letto ieri.

Scrive Repubblica che la procura di Roma chiederà al ministro della giustizia di poter procedere penalmente contro la Guzzanti per il reato di vilipendio al papa: passaggio necessario (il benestare del guardasigilli) in quanto Ratzinger è notoriamente anche un capo di stato. Tutto nasce, ricorderete, dalle parole pronunciate dall'attrice in Piazza Navona in occasione del Nocav Day, quando augurò al papa di andare all'inferno tormentato da diavoli frocioni.

La cosa mi ha un po' sorpreso, se devo dire la verità, in quanto mi sarei aspettato che la procura procedesse semmai per le accuse rivolte alla Carfagna, e cioè di aver avuto il "posto" di ministro delle pari opportunità in cambio di certe prestazioni sessuali all'attuale premier. Accuse che, allo stato attuale, rimangono tali in quanto non risulta nessun riscontro in merito. Ora, lasciando da parte le diverse simpatie politiche, che spesso tendono a distorcere e a far vedere la realtà sotto prospettive falsate, rimane incontrovertibile che la Guzzanti - almeno finché non potrà dimostrare quanto ha affermato - ha perso, come già scrissi in precedenza, una buona occasione per stare zitta, perché un certo limite è stato valicato ed è quello che esula dalla satira ed entra nella diffamazione.

La cosa curiosa, invece, è che - sempre stando a quanto scrive Repubblica - in merito a tale questione sembra che i magistrati non procederanno per mancanza di querela della controparte, cioè della Carfagna stessa. Strano, perché la stampa riportò, appena il giorno seguente, esattamente il contrario. Mah... Tornando invece alla questione Guzzanti/Ratzinger, non saprei che dire. Inizialmente pensavo che le parole dell'attrice - indubbiamente scurrili e di cattivo gusto, se vogliamo - si potessero comunque inquadrare come satira. Poi ho fatto un girettino in rete per trovare qualche notizia sulla questione vilipendio, e mi sono imbattuto in questa pagina di uaar.it in cui sono raccolte alcune sentenze di condanna per questo motivo.

Nella stessa pagina (qui) è riportata anche una sentenza che mi pare dia poco adito a dubbi:

«Sono, invece, vilipendio, la contumelia, lo scherno, l’offesa, per dir così, fine a sé stessa, che costituisce ad un tempo ingiuria al credente (e perciò lesione della sua personalità) e oltraggio ai valori etici di cui si sostanzia ed alimenta il fenomeno religioso, oggettivamente riguardato» (dalla sentenza della Corte Costituzionale numero 188/75).

Insomma, i requisiti per procedere contro la Guzzanti, così, a occhio e croce, mi pare ci siano tutti. Vedremo. Per par condicio si potrebbe proporre all'arcygay o a qualche associazione omosessuale di querelare qualche alto prelato, visto che continuano a sostenere che i gay sono malati - con tanto di corsi per "guarirli" - quando, allo stato attuale, questa affermazione non pare suffragata da niente di concreto.

Per Beppe Grillo, invece, i pm romani hanno chiesto l'archiviazione in quanto "Morfeo Napolitano", che semmai è una critica, non un insulto, è stato appunto giudicato come tale.

mercoledì 10 settembre 2008

Si parte col braccialetto elettronico

Pare proprio che le iniziali diversità di vedute tra Angelino Alfano e Roberto Maroni, che aveva subordinato l'utilizzo dei braccialetti elettronici ad un paio di condizioni, siano definitivamente acqua passata. E così si può quindi partire col piano ideato dall'attivissimo ministro della giustizia per tentare di dare fiato ai nostri istituti di pena, gravati da un sovraffollamento che, specie nell'ultimo decennio, ha raggiunto livelli impensabili prima.

Un problema a cui si è sempre cercato di porre rimedio nel corso degli anni con indulti e amnistie, che hanno sì consentito un temporaneo alleggerimento della "pressione", ma che non hanno mai, definitivamente, risolto il problema, tanto è vero che esauriti gli effetti dei provvedimenti la situazione si è ripresentata in tutta la sua drammaticità. Come ha ammesso d'altra parte lo stesso Alfano (che a suo tempo - guarda un po' - fu tra i firmatari del provvedimento), secondo cui l'indulto è stato inutile. Noi, per la verità, lo dicemmo fin da subito, ma tant'è.

Comunque sia, il nuovo piano libera-carceri sta per partire, e prevede che più di 7.000 detenuti lascino le patrie galere: 4.300 italiani e 3.300 stranieri, almeno stando a quanto scrive Repubblica. Gli stranieri spediti a scontare la pena in patria (sì, come no?) e gli italiani spediti direttamente a casa propria con un bel braccialetto, in perfetto stile guinzaglio per cani, che dovrebbe monitorare gli spostamenti e segnalare alle autorità ogni tentativo di darsela a gambe.

A dire la verità, l'arguto ministro ha anche spiattellato la possibilità di costruire nuove carceri e/o ampliare quelle vecchie, ma si sa come vanno queste cose: ci vogliono soldi (che non ci sono) per costruirle, per il personale, e quindi la cosa è morta lì. Avanti con le soluzioni provvisorie.

Tra l'altro sarà interessante sentire cosa ci racconteranno nel 2010, perché se è vero che nel 2006 per effetto dell'indulto tornarono a casa 12.000 detenuti e oggi siamo al punto di prima... Vabbè, studieranno qualche altra soluzione-tampone qualche altro valido provvedimento.

martedì 9 settembre 2008

A qualcuno frega qualcosa di Salò?

Questa mattina la maggior parte dei quotidiani apriva la prima pagina con la patetica polemica (o presunta tale) tra La Russa e Napolitano. Ad accendere le polveri l'attuale ministro della difesa, con la sua uscita secondo cui a chi aderì alla Repubblica di Salò andrebbe reso onore e omaggio. Subito la piccata risposta di Napolitano, il quale ha invece definito eroe chi non vi aderì.

Non so se vi rendete conto: una polemica di pagine e prime pagine su un fatto politico/militare accaduto 65 anni fa. Dite la verità: c'è veramente qualcuno a cui frega qualcosa su come va inquadrato chi all'epoca vi aderì o meno? Ma io non me la prendo con i politici, dei quali conosciamo il livello di infantilità, ma coi giornali che - evidentemente non avendo niente di più importante da scrivere - si prestano a fare da cassa di risonanza a queste stucchevoli polemiche.

Possibile che a più di 60 anni di distanza nessuno pensi di consegnare una volta per tutte questi fatti alla storia, come dovrebbe essere, e si ostini a tirarli fuori a cadenza ciclica? Quando cominceremo a guardare finalmente un po' avanti? Come si può pretendere che questa classe politica di ultrasessantenni combini qualcosa di buono, abbia una visione proiettata in avanti, finché continuerà come un branco di poveri mentecatti ad accapigliarsi su questioni del secolo scorso?

Ho il voltastomaco.

Aggiornamento costi Alitalia

Leggo sull'Espresso che Ugo Arrigo, professore di scienze delle finanze alla Bicocca di Milano, ha provato a fare un po' di conti per vedere, nella maniera più esatta possibile, quanto costerà realmente a noi il nuovo piano Alitalia. Qualche giorno fa l'Economist aveva quantificato in 125 € per ogni contribuente italiano tale costo.

I due dati non si discostano molto tra loro, anche se il settimanale inglese pare avere un tantino esagerato. Ecco un piccolo stralcio dell'intervista al professor Arrigo:


Che cos'altro c'è?

"Il piano di Passera dice quanti aerei dovrà schierare la nuova compagnia. Ciò consente di calcolare la riduzione di attività rispetto alla vecchia Alitalia. Un dimagrimento che comporta per lo Stato un calo di introiti contributivi e tributari: diciamo che, sempre nell'arco dei sette anni, verranno a mancare tra i 2,1 e i 3,5 miliardi".


Tirando le somme?
"Tra maggiori spese e mancati introiti, l'operazione che vede protagonisti Colaninno e soci costerà allo Stato tra i 4,1 e i 6,8 miliardi di euro nei prossimi sette anni".


Quindi circa cento euro a italiano, compresi i neonati... E invece il piano Air France quanto costava?
"Il piano Spinetta oscillava tra 1,3 e 2,4 miliardi sempre nei sette anni. La differenza è dunque compresa in una forchetta che va da 2,8 a 4,4 miliardi di euro".


Se non ho fatto male i conti, la forbice indicata dal professore milanese spalmata sugli italiani (attenzione, non solo i contribuenti, ma tutti, compresi nullatenenti, barboni, bambini, ecc...) dovrebbe attestarsi su una cifra che oscilla tra i 68 e i 113 € a testa. La stessa forbice, secondo il piano di acquisizione AirFrance-KLM, si sarebbe attestata (sempre se ho fatto bene i conti) tra i 21 e i 40 €.

Non mi pare una differenza di poco conto. Se si considera poi, come dice Gilioli, che il piano Alitalia è stato fortemente voluto da uno che ha vinto le elezioni promettendo di tagliare le tasse...

lunedì 8 settembre 2008

Quando il blogger viene condannato per... stampa clandestina

Lo so, a prima vista può essere difficile crederlo, ma è successo davvero. Breve riassunto della vicenda.

Carlo Ruta è un blogger siciliano (in realtà è molte altre cose, ma per comodità indico blogger perché con lo specifico caso è ciò che ha più attinenza) che verso metà giugno di quest'anno è stato condannato dal tribunale di Modica (Ragusa) per il reato - udite udite - di stampa clandestina (sentenza e motivazioni, depositate in questi giorni, qui). Il reato di stampa clandestina è previsto dalla legge n. 47 del 1948 (sì, avete letto bene), e nelle intenzioni dei legislatori di allora si applicava alla carta stampata ogniqualvolta, da chicchessia, veniva messa in circolazione una pubblicazione cartacea che non fosse preventivamente stata registrata presso la cancelleria del tribunale di competenza.

Ovviamente, con l'evoluzione delle tecnologie (per intenderci l'avvento di internet), questa legge ha subìto alcuni adeguamenti volti ad ammodernarla e tentare di renderla compatibile coi tempi odierni. Ha così visto la luce la famigerata legge 62/2001, il cui primo comma del primo articolo recita:

Per «prodotto editoriale», ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici.

Voilà, questo miracolo di insulsaggine giuridica, che di fatto estende il concetto di prodotto editoriale equiparando automaticamente una pagina web a un giornale cartaceo, è ciò su cui si è probabilmente basato il giudice di Modica per emettere la sua sentenza, frutto nient'altro che di un'interpretazione in senso restrittivo della norma. E tutto questo nonostante un successivo Decreto Legge del 2003 (questo), sancisca al comma 3 quanto segue:

La registrazione della testata editoriale telematica è obbligatoria esclusivamente per le attività per le quali i prestatori del servizio intendano avvalersi delle provvidenze previste dalla legge 7 marzo 2001, n. 62.

A questo punto lo scenario che si apre è perlomeno inquietante, perché la sentenza del giudice di Modica decreta praticamente l'illegalità di ogni pagina web, di ogni sito, di ogni blog, di ogni forum o newsgroup non opportunamente "bollinato". Tutta internet è clandestina a questo punto. Questo blog, su cui state leggendo queste righe, al semplice girare di scatole di qualcuno che sta in alto (o anche in basso) può essere tranquillamente bollato come stampa clandestina con tutte le conseguenze del caso.

Come scrivevo sopra, ci fu all'epoca dell'uscita della legge una presa di posizione generalizzata e indignata degli utenti della rete, tanto che il solo sito Punto Informatico raccolse più di 35.000 firme in pochi giorni. Si cercò con varie iniziative di sensibilizzare chi stava allora nella stanza dei bottoni perché cancellasse quelle due righe da una legge incredibile che non esiste in nessun altra parte del mondo (tranne che in Cina). Ma niente da fare.

L'idea che ogni blog debba essere registrato da qualche parte per poter essere utilizzato, fa il paio con l'idea che chi ha una bicicletta la debba iscrivere al P.R.A. Cosa comporta tutto questo? E' semplice: la gente starà sempre più lontana dai blog, dai forum, dai luoghi cioè dove circolano le notizie senza filtro: in una parola, dalla democrazia. Per il semplice fatto che se prende piede questo perverso meccanismo saranno sempre meno le persone a cui verrà voglia di aprire un blog o scrivere in una community di qualsiasi tipo.

Non so se si tratti semplicemente e solamente di una (comunque pericolosa) coincidenza, ma tutto questo avviene proprio mentre sono in atto tentativi tutt'altro che velati di controllare internet e più in generale l'informazione libera: alcuni dirigenti di Google, come scrivevo ieri, stanno ad esempio per essere rinviati a giudizio perché ritenuti responsabili di ciò che hanno combinato altri utenti; Mediaset - così, giusto per non farsi mancare niente - ha intentato una causa contro Youtube (apparentemente per motivi di copyright), Barbareschi (PdL) ha appena annunciato un disegno di legge per limitare Youtube, e oggi la pubblicazione delle motivazioni di questa incredibile sentenza. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che è imminente una riforma della giustizia che tra le altre cose prevede grosse penalizzazioni per i giornalisti che pubblicano cose non gradite, capite come tutti questi elementi, apparentemente slegati, possano essere in realtà inquadrati in quella che potrebbe essere definita una sorta di strategia di controllo dell'informazione.

La storia offre anche l'occasione di assistere a divertenti (anche se c'è poco da ridere) siparietti e a grottesche contraddizioni a cui da tempo ci hanno abituato i nostri politici. E dispiace, un po', vedere che tale occasione ci viene offerta (inconsapevolmente?) questa volta da Antonio di Pietro, politico che ho sempre ritenuto (e che continuo a ritenere) una spanna sopra la maggior parte di tutti gli altri.

Lo stesso ex magistrato, infatti, ha qualche giorno fa dato spazio alla vicenda nel suo blog. Nel suo articolo scrive di una interrogazione rivolta al Ministro della Giustizia da Giuseppe Giulietti, deputato dell'Italia dei Valori. Scrive Di Pietro:
L’onorevole Giulietti, deputato eletto nell’ Idv e portavoce dell’associazione Articolo 21, ha già chiesto al Ministro della giustizia tramite un'interrogazione a risposta scritta di rivedere la disciplina della materia [prodotti editoriali e internet, ndr] affinché non si lasci spazio alla censura.
E in un passo della suddetta interrogazione, Giulietti scrive:
"...tale sentenza, unica in Italia e in tutta Europa, sta creando allarme nell'opinione pubblica nazionale e in particolare nel mondo della comunicazione, per gli effetti devastanti che potrà avere sul terreno dei diritti di critica e delle libertà riconosciute nel nostro paese, tenuto conto che, secondo la logica prevalsa, la quasi totalità dei siti web italiani, per il solo fatto di esistere, potrebbero essere considerati fuorilegge, in quanto appunto «stampa clandestina», e ciò, secondo l'interrogante, in spregio a ogni regola della democrazia."
Bello. Bellissimo. Di Pietro si dimentica però di dire che Giulietti, che tramite questa interrogazione esprime tutta la sua più viva preoccupazione per quanto successo, è stato uno dei relatori della legge che ha permesso al giudice di emettere questa sentenza. Ecco uno stralcio di un articolo pubblicato da interlex.it ad aprile del 2001:
E veniamo a Giuseppe Giulietti, relatore del disegno di legge, che in un'intervista a Wayvision dice: "Questa legge prevede che solo e soltanto chi vuole accedere con la propria attività imprenditoriale ai benefici fiscali, cioé al credito d'imposta, deve registrarsi in Tribunale. Chi ha un proprio sito 'personale' o anche chi comunque lo aggiorna periodicamente, ma non è interessato ai benefici, non deve registrarsi da nessuna parte".
Anche Giulietti fa qualche confusione tra i due registri, ma è interessante un'altra sua affermazione: "Ho fatto immediatamente richiesta, e spero che ciò avvenga al più presto, di una circolare esplicativa e ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio, da diffondere in rete e sugli altri mass media, per mettere fine a tutta questa storia".
Ovviamente, della suddetta circolare non si è mai vista neppure l'ombra, e, anzi, al crescere della protesta del popolo del web, Giulietti ha detto in un memorabile comunicato stampa di aprile del 2001:
"Nessun pericolo alla libertà in Internet dalla legge sull'editoria"
E ancora:
"E non c'è nessun rischio per le cosiddette attività amatoriali e per le libere attività già in atto nella rete. Non c'è mai stato il problema di ridurne la libertà e il loro raggio di azione. In ogni caso, siccome non si può mettere in discussione la libertà della rete, ribadisco che ci sarà immediatamente un chiarimento autorevole e definitivo per ogni allarme e per ogni paura ingiustificata." (fonte)
Ovviamente, neppure il fantomatico chiarimento si è mai visto da sette anni a questa parte, e la conseguenza l'abbiamo appunto avuta con la sentenza di Modica.

Che dire di più? Niente, se non che internet non è evidentemente ancora matura al punto giusto per essere oggetto di una regolamentazione seria che tenga finalmente conto della sua natura. Non è ancora pronta per essere accettata come strumento di democrazia orizzontale, dove non c'è come in tv uno che parla e gli altri che, alla stregua di poveri idioti, stanno a sentire passivamente. E se c'è una certezza, è che finché nella stanza dei bottoni ci saranno ancora personaggi come quelli a cui la tv e la politica ci hanno abituato (e assuefatto), che pensano di regolare la rete con le stesse leggi con cui si regolavano i giornali 60 anni fa, ogni speranza in tal senso resterà una pia illusione.

In favore di Carlo Ruta è online una petizione. Chi vuole aderire può farlo qui.

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