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Visualizzazione dei post da 2019

Bilancio?

Non ho mai amato fare bilanci di fine anno, anche perché per me è stato un anno senza novità degne di rilievo, normale insomma. Mi capita sovente di sentire dire, anche da persone che conosco bene: "Ah, se vincessi al Superenalotto, allora sì che la mia vita cambierebbe." E io mi chiedo in cosa cambierebbe, dal momento che chi sento auspicare questa fantasmagorica vincita è generalmente sistemato, in salute, tranquillo economicamente e sicuro dal punto di vista lavorativo. Tutte cose considerate da chi ne è in possesso normali, quasi dovute, e questo dare tutto per scontato e consolidato credo che impedisca di vedere le altre situazioni che stanno attorno, situazioni in cui per molti queste cose non sono affatto scontate. Anzi. Un augurio che in questo ultimo giorno del 2019 faccio a voi e a me, quindi, è quello di saper vedere al di là di ciò che si tende a dare per scontato. Buon 2020 a tutti.

Andiamo a letto?

La ragazza al tavolino accanto al mio, mentre beve il caffè dice al ragazzo: "Comincio a essere stanca, andiamo a letto?" Lui: "Ma no, dài, sono appena le sei, andiamo in giro un altro po'." Massi, andate in giro un altro po', intanto io timbro. Bah!

Stiamo scomparendo senza invasioni

Diceva Massimo Cacciari che la prima cosa che dovrebbe studiare un politico per essere un buon politico è la demografia, perché niente meglio di questa scienza descrive l'evolversi di una comunità e niente meglio di questa scienza riesce a indirizzarne le leggi. Noi non abbiamo politici che studino la demografia; diciamo pure che, tranne poche eccezioni, non abbiamo politici che studino tout court, e questo lo sappiamo. Perché la demografia? Perché l'ISTAT ha pubblicato oggi uno studio da cui si evincono sostanzialmente due cose: (1) siamo il paese più vecchio del mondo perché nessuno fa più figli e perché si campa troppo a lungo; (2) gli stranieri rappresentano l'otto e rotti per cento della popolazione, quindi non c'è nessuna invasione, come invece vuole la narrazione e la propaganda dell'ex ministro della paura e del giornalame di destra. Il declino demografico e generale del nostro paese va naturalmente a braccetto col declino demografico dell'Europa, t

Tra politeismo e monoteismo

[...] Oltre duemila anni di lavaggio del cervello monoteistico hanno fatto sì che la maggior parte degli occidentali consideri il politeismo come un'idolatria ignorante e infantile. Questo è uno stereotipo assolutamente ingiusto. Se vogliamo comprendere la logica interna del politeismo, è necessario afferrare bene l'idea centrale su cui si basa la credenza in molti dèi. Il politeismo non mette necessariamente in discussione l'esistenza di una singola potenza o legge che governa l'intero universo. In effetti, la maggior parte delle religioni politeistiche e anche animiste riconosce un potere supremo che sta dietro tutti i differenti dèi, demoni, spiriti e luoghi sacri. Nel politeismo greco classico Zeus, Era, Apollo e i loro colleghi erano soggetti a una potenza superiore e onnicomprensiva - il Fato (Moira, Ananke). Anche le divinità nordiche erano alla mercé del fato, che destinava loro di perire nel cataclisma di Ragnaröck (il Crepuscolo degli dèi). Nella religione po

Bologna

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Ieri pomeriggio tardi ero in giro per il centro storico di Bologna. Luci, gente, alberi di Natale, le principali vie decorate con luminarie, le torri illuminate, piazza Maggiore, san Petronio, signore e signori che uscivano dai negozi con borse piene di cose. E poi i portici, via Indipendenza, e gli straccioni stesi dentro scatole di cartone, rannicchiati negli angoli con la mano tesa. Le persone passavano senza neppure guardarli, al cellulare, con le loro borse di Zara, di fretta. Probabilmente quando ce li si trova sotto i portici ogni giorno poi ci si abitua, diventano quasi parte del paesaggio. O forse si fa finta di non vederli. In piccolo, sotto i portici, c'è lo specchio di quelle diseguaglianze immense che affliggono ormai ogni società in ogni parte del pianeta, diseguaglianze che stridono, urtano, e che si cerca di non guardare.

A cosa serve la bocca

[...] La divisione tra uomini e donne è forse un prodotto dell'immaginazione, come il sistema delle Caste in India e il sistema razziale in America, oppure è una separazione naturale con profonde radici biologiche? Alcune disparità culturali, giuridiche e politiche tra uomini e donne non sono che il riflesso delle ovvie differenze biologiche tra i sessi. Fare bambini è sempre stato compito delle donne, perché gli uomini non hanno l'utero. Tuttavia intorno a questo fondamento universale, ogni società ha depositato uno strato dopo l'altro di concetti culturali e di norme che hanno poco a che fare con la biologia. Le varie società associano alla mascolinità e alla femminilità una quantità enorme di attributi che, per la maggior parte, non hanno alcun fondamento biologico preciso. Per esempio, nella democratica Atene del quinto secolo avanti Cristo possedere l'utero significava non avere uno status giuridico indipendente e vedersi vietata la partecipazione alle assemblee

Pinocchio? Mah...

Confesso di essermi annoiato, durante la visione di Pinocchio targato Benigni. Mi aspettavo... boh, non so neppure io cosa mi aspettassi, fatto sta che l'ho trovato monotono e ripetitivo, anche perché il film segue pedissequamente la trama del libro, senza concedere nulla a variazioni o libere interpretazioni. Nulla da eccepire invece riguardo all'interpretazione del sempre grande Benigni, calato perfettamente nei panni di un Geppetto ingenuo ma vero, povero tra i poveri ma caratterizzato da una grande dignità. Anche il ragazzino (non ricordo il nome) che interpreta Pinocchio mi è piaciuto, perfettamente calato nel personaggio protagonista. Diciamo che la lentezza e la prevedibilità (inevitabile) della narrazione è controbilanciata dalla prova recitativa di Benigni e del ragazzino.

Non è solo colpa dell'investitore

Come forse si poteva prudentemente mettere in conto fin dall'inizio, prudenza naturalmente evitata in nome dell'effetto titolone in stile sbatti il mostro in prima pagina, la responsabilità della tragedia di corso Francia a Roma, in cui hanno perso la vita le due ragazzine, non è solo del conducente dell'auto, ma in parte non irrilevante anche loro. Non lo dico io, lo mette nero su bianco il giudice nelle nove pagine dell'ordinanza con le quali obbliga il giovane ai domiciliari in attesa del processo.  In sostanza, scrive il giudice, è vero che il ragazzo alla guida era sotto gli effetti dell'alcol (non della droga), è vero che viaggiava a una velocità ben superiore a quella consentita in quel tratto, ed è altresì vero che tutto ciò concorre a mettere sul suo conto gran parte della responabilità; ma è altrettanto vero che se le due ragazze non avessero attraversato correndo, lontano dalle strisce, col rosso per i pedoni (verde per le auto), sotto la pioggia, scaval

Avete qualche senso di colpa?

La domanda, ovviamente ironica, è rivolta ai miei 32 lettori, i quali presumo siano tutti a casa per ponte o ferie mentre lo scrivente è in piedi dalle cinque. Eh, almeno un pochino, su.

Le persone non si sfogliano

Entrata del Supercinema, Santarcangelo. Sono in fila alla cassa con mia moglie e mia figlia minore, la quale a un certo punto mi dice: "Ecco, babbo, vedi, questa è la civiltà: persone in carne e ossa che parlano tra loro, e non c'è bisogno di sfogliarle." Ho come l'impressione che abbia voluto dirmi qualcosa.

Libri 2019

Come di consueto, pubblico l'elenco dei libri che mi hanno tenuto compagnia in questo 2019 che sta per chiudersi. C'è dentro un po' di tutto: narrativa, saggistica, poesia, e ognuno di questi libri, da quelli che ho apprezzato di più a quelli che mi sono piaciuto meno, ha lasciato qualcosa, e forse anche io ho lasciato qualcosa a lui. 1. Una storia di amore e di tenebra - A. Oz 2. Il giovane Holden - J. D. Salinger 3. Libro - J. L. Peixoto 4. Addio alle armi - E. Hemingway 5. Il talismano - S. King 6. Patria - E. Deaglio 7. La spia che venne dal freddo - J. le Carré 8. Nel fuoco - N. Evans 9. Elevation - S. King 10. Madame Bovary - G. Flaubert 11. Pista nera - A. Manzini 12. Canzoni - F. Guccini 13. L'amore in una strada buia - I. Shaw 14. L'epoca delle passioni tristi - M. Benasayag 15. In quelle tenebre - G. Sereny 16. I dolori del giovane Werther - J. W. Goethe 17. Patria - F. Aramburu 18. Quante volte figliolo? - D. Lo

Dio arriva gratis?

"Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis", ha detto il Papa nella messa di Natale. E ha poi proseguito affermando che "il suo [di Dio] amore non è negoziabile." Ora, che qui in terra tutto risponda alla logica del dare per avere è fuor di dubbio - Marx ma anche altri l'avevano già evidenziato da ben prima di Bergoglio. Che la Chiesa si sia tenuta fuori da questo mercimonio, almeno da Bonifacio VIII in qua, è storia - non molto edificante, tra l'altro. Storia che a mio avviso consiglierebbe al Papa una maggiore prudenza nel tirare fuori certi argomenti.

Rhymes and reasons

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Da ragazzo ascoltavo John Denver e mi piaceva un sacco la sua musica. Molte delle sue canzoni mi facevano venire i brividi. Anche oggi, riascoltandole, penso che siano bellissime.

Verità di fede e pregiudizi

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Io non credo che due più due faccia quattro, io so che due più due fa quattro. Viceversa, io credo che Dio esista perché non lo so, se lo sapessi, se avessi la prova provata, allora potrei dire di sapere che Dio esiste. Ma allora non ci sarebbe più la fede, perché si ha fede (cioè ci si fida, come dice la parola) di ciò di cui non si ha contezza. Ecco perché non ha senso parlare di "verità di fede", come fa il cardinal Ravasi e come fanno molti cattolici. La verità ha un proprio statuto, che è diversissimo da quello della fede, così come la fede ha un proprio statuto che è diverso da quello della verità. E verità e/o fede c'entrano coi pregiudizi? La prima no, la seconda sì. Qui il sostantivo pregiudizio viene analizzato nel suo senso lato, quindi non necessariamente nella accezione negativa in cui siamo soliti inquadrarlo. Tutti noi nasciamo con dei pregiudizi, che sono il frutto del posto in cui siamo nati, della famiglia in cui siamo vissuti, degli insegnanti che abb

La specie più ferale

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"Non credete agli ecologisti che abbracciano gli alberi, secondo i quali i nostri antenati vivevano in armonia con la natura. Molto tempo prima della Rivoluzione industriale, Homo sapiens conquistò il record, tra tutti gli organismi, di chi portò all'estinzione la maggior parte delle specie vegetali e animali. A noi spetta il triste primato di essere la specie più ferale che esista negli annali della biologia." È una delle considerazioni finali del capitolo intitolato La rivoluzione cognitiva , del bellissimo saggio di Yuval Noah Harari S apiens, da animali a dèi. Breve storia dell'umanità che sto leggendo in questi giorni (ebbene sì, leggo anche a Natale). La considerazione dello scienziato israeliano nasce dallo studio degli spostamenti, e relativi disastri, provocati dai Sapiens una volta usciti dall'Africa alla conquista dell'Europa e dell'Asia prima, delle Americhe e dell'Australia poi. Alcuni dati. Homo sapiens giunse in Australia tra i 40.

Buone feste

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Avevo messo in conto una vigilia tranquilla, e invece ho lavorato fino a tardi, poi ho dovuto fare qualche giro e mi sono ridotto a casa solo adesso. E venerdì, ciliegina sulla torta, sarò di nuovo al lavoro. Vabbe', vi auguro buone feste con questo breve video che ha già qualche anno (adesso ho i capelli corti). Ciao a tutti.

Auguri, grande Piero

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C'è un signore che oggi spegne 91 candeline, un signore a cui sono molto legato e affezionato perché credo di dovere in parte anche a lui il mio essere sempre curioso, dubbioso ed estremamente razionale. Sono legato a lui non solo per le trasmissioni televisive che ho seguito per anni ma anche, anzi soprattutto, per i suoi libri di divulgazione scientifica, molti dei quali affollano la mia libreria. Uno, in particolare, ricordo molto bene: La straordinaria storia della vita sulla Terra , un mattone di ottocento pagine che lessi tanti anni fa e che mi piacque talmente tanto che lo ricominciai appena terminato. Tanti auguri, grande Piero, e lunga vita.

J. F. K. I misteri intorno alla fine di un sogno americano

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Mi è capitato in mano questo bellissimo saggio, edito dal Corriere della Sera e firmato da Francesco Zacchè, sulla storia di John Fitzgerald Kennedy, il più giovane presidente della storia degli Stati Uniti, e l'ho letteralmente divorato. La storia di Kennedy non l'avevo mai approfondita e la conoscevo a grandi linee. In realtà neppure questo saggio ne offre una visione globale e approfondita, ma tratteggia con dovizia di particolari le principali tappe che l'hanno contraddistinta e che hanno contribuito al passaggio di Kennedy dalla storia al mito: dal suo passato in Marina nella Seconda guerra mondiale alla sua attività in politica nel Partito democratico fino all'elezione alla Casa Bianca nel 1960, quella Casa Bianca governata oggi da quel figuro che sta a Kennedy come Salvini sta a De Gasperi, giusto per fare il primo paragone che mi viene in mente. I tre anni dal 1960 al 1963, anno in cui fu assassinato a Dallas per mano di Lee Oswald, sono stati anni in cui

Meno Papeete e più ricollocamenti

Qualcuno ha mai visto la signora Lamorgese? Si sa che voce abbia? Credo che pochi lo sappiano, dal momento che non mi risulta abbia account su alcun social, non si scrofani di Nutella, hamburgers e mojito e non passi tutto il giorno a fare dirette facebook o dare in pasto ragazze al suo esercito di leoni da tastiera su Twitter o Instagram. Mi pare si veda rarissimamente anche in televisione e nei talk-show (sottolineo il mi pare, dal momento che la tv non la guardo). In questo silenzio, dalla data del suo insediamento al posto del peggior ministro della storia repubblicana, la signora Lamorgese ha ricollocato in Europa cinque volte i migranti che ricollocava l'impresario della paura, mantenendo oltretutto un trend costante, anzi addirittura in crescita. E tutto questa senza strepiti, ultimatum, stupide dirette facebook e ignobili sceneggiate aventi per protagonisti dei poveri cristi tenuti prigionieri su navi, alla fine tutti regolarmente sbarcati - era importante la sceneggiata

Nubi e vento

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Sono appena rientrato da una passeggiata in collina, in maniche corte e maglietta, tra nubi, squarci di sole, vento e temperatura tipica di ottobre. A pochi giorni da Natale.

L'isola del giorno prima

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Confesso di avere avuto più volte la tentazione di abbandonarlo per strada, questo libro, fondamentalmente per due motivi. Il primo è, e chi conosce Eco lo sa, l'ampio uso di una terminologia ricercata, arcaica, ostica, che se non si ha nel cassetto una laurea in lettere o comunque una grande confidenza con la lingua italiana, obbliga a leggerlo tenendo accanto un dizionario. Poi, certo, il significato di molti termini si desume dal contesto sintattico in cui sono inseriti, ma è comunque indubbio che il lettore medio, quale è lo scrivente, trovi qualche difficoltà. Il secondo motivo alla base della tentazione di abbandonarlo è la trama deboluccia e con ben poco mordente. A fare da contraltare a tutto ciò, pagine e pagine in cui il professor Eco, dall'alto del suo monumentale bagaglio culturale, si inoltra in vicende storiche e geografiche interessantissime relative a ciò che accadeva nel 1600, secolo in cui è ambientato il romanzo. A queste si aggiungono lunghe elucubrazioni me

Serate così

Stasera sono a casa da solo. Me ne sto sul divano con una lampada accesa e leggo le ultime pagine de L'isola del giorno prima, di Eco. Birba è accanto a me, qui sul divano, un po' ronfa e un po' mi guarda. Fuori si è alzato un vento fortissimo che fa gemere le tapparelle e che ulula giù per le grondaie. La strada è quasi deserta e dalla finestra riesco a vedere un'insegna luminosa che dondola vigorosamente in balia del vento. La tipica serata in cui sembra di essere in un romanzo di Stephen King.

La domenica delle salme

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Ispirato da questo bel post di Gwendalyne, mi è venuta in mente questa canzone di De André che risale al 1990. Tra le tante che ha scritto, La domenica delle salme è quella che mi salta subito alla mente quando penso al cantautore genovese, scomparso già da vent'anni ma ancora vivissimo nella memoria di chi lo ama. Qui trovate una breve spiegazione del pezzo e della sua genesi.

Sea Watch torna in mare

Un tribunale italiano ha disposto il dissequestro della Sea Watch 3 perché "la capitaneria di porto di Licata non ha titolo per trattenere la nave e deve lasciarla libera di tornare in mare". La Sea Watch è la nave che, capitanata da Carola Rackete, l'estate scorsa forzò il divieto di ingresso nel porto di Lampedusa sfidando i decreti sicurezza (che con la sicurezza non c'entrano nulla) voluti da Salvini. La Rackete fu fermata e trattenuta in stato di fermo per giorni, prima che un giudice dimostrasse l'inconsistenza delle accuse formulate nei suoi confronti e annullasse il fermo restituendole la libertà. Queste due sentenze dimostrano, una volta di più, che per legiferare occorrono competenza, serietà, ponderazione e congnizione di causa, e che se invece si legifera in fretta e furia sull'onda della pancia della gente e in vista di un consenso immediato da capitalizzare, si va a sbattere.

Prima l'uomo

"Bisogna mettere da parte gli interessi economici per mettere al centro la persona". Non posso fare a meno di notare come il Papa, col quale non ho nulla da spartire, sia rimasta l'unica voce massmediaticamente rilevante, oggi, a tuonare contro i guasti del capitalismo , chiedendo ripetutamente un cambio di rotta che riporti la persona al centro. Guasti già denunciati per tempo dai vari Marx, Bukowski, Kant e altri.

Sulla gelosia

[...] Roberto sapeva che la gelosia si forma senza alcun rispetto per quel che è, o che non è, o che forse non sarà mai; che è un trasporto che da un male immaginato trae un dolore reale; che il geloso è come un ipocondriaco che diventa malato per paura di esserlo. Quindi guai, si diceva, lasciarsi prendere da questa ciancia dolorifica che ti obbliga a raffigurararti l'Altra con un Altro, e nulla come la solitudine sollecita il dubbio, nulla come il fantasticare trasforma il dubbio in certezza. Però, aggiungeva, non potendo evitare d'amare non posso evitare di ingelosire e non potendo evitare di ingelosire non posso evitare di fantasticare. Infatti la gelosia è, tra tutti i timori, il più ingrato: se tu temi la morte, trai sollievo dal poter pensare che, al contrario, godrai di una lunga vita o che nel corso di un viaggio troverai la fontana dell'eterna giovinezza; e se sei povero trarrai consolazione dal pensiero di trovare un tesoro; per ogni cosa temuta, c'è una op

La Russa e il drogato

Io non so da cosa si misuri la statura politica di un parlamentare. Penso però che un senatore che ne offende un altro definendolo drogato , dovrebbe stare in qualsiasi posto tranne che in Parlamento, anche se, lo concedo, in questi ultimi anni il Parlamento è stato teatro di scene che definire poco edificanti è un eufemismo. E allora lasciamo stare il politico e guardiamo l'uomo, l'uomo La Russa in questo caso, da sempre espressione, lui ma non solo lui, della destra più becera, cinica e supponente.  Insultare una persona con l'epiteto drogato significa una serie di cose che magari non saltano subito all'occhio, specie in un contesto sociale in cui insultare tirando in ballo difetti fisici, condizioni personali, tendenze sessuali e quant'altro è ormai squallida prassi. Cosa ha dimostrato La Russa con la sua offesa? Molte cose, la prima delle quali è il disprezzo per chi, per qualsiasi motivo, è entrato in questo tunnel. Non si offende infatti il prossimo ascrivendo

La bufala del portachiavi col microchip

Mi è arrivato poco fa il messaggio-catena sulla bufala del portachiavi col microchip, naturalmente con preghiera di diffonderlo immediatamente a tutti i miei contatti. Non conoscevo questa storia ma mi è puzzata fin da subito, e infatti è stato sufficiente dare in pasto a Google i termini portachiavi e microchip per avere conferma dei miei sospetti. Pensavo che per certi versi è affascinante il meccanismo psicologico tramite il quale non ci si ferma un attimo a pensare (magari perdendo cinque secondi per controllare) prima di inoltrare. No, si dà subito per scontato che ogni pseudo-allarme che circola sui nostri cellulari sia assolutamente attendibile e vero. Magari all'abbassamento delle difese contribuisce anche il fatto che il messaggio ci arriva da una persona che conosciamo, può essere. Ma è comunque sconsolante questo "abboccamento" collettivo.

La mia storia con Fiorella Mannoia

Ovviamente si tratta di un sogno, dal quale mi sono appena svegliato, nel quale io e Fiorella Mannoia avevamo una storia. Una storia che però non mi soddisfava granché perché lei era sempre in tour e io mica potevo stare sempre in giro con lei. Così le ho posto un ultimatum: o me o i concerti. "I concerti, ci mancherebbe", ha risposto lei.  Ecco, dopo un sogno così galvanizzante posso anche iniziare la mia settimana lavorativa.

Non contatevi, Sardine, non serve a nulla

Care Sardine, guardate che se vi avviate partendo dalle prove di forza non andate lontano. Sì, va bene, fate una botta di conti se volete, ma non montatevi la testa coi numeri di quelli che scendono in piazza perché non andate lontano. Anche Salvini ha riempito piazza San Giovanni, e anche quei buzzurri del Popolo della famiglia qualche anno fa. Anche Mussolini riempiva le piazze ma quello che diceva in quelle adunate lo sappiamo. La piazza va bene, è un momento di incontro, di festa, ci si rincuora a vicenda, ma non fatevi illusioni su quei numeri lì perché il numero silenzioso di quelli che vanno nelle urne è infinitamente maggiore di quelli che occupassero anche tutte le piazze d'Italia. E poi, quando arrivano i riscontri reali, sono dolori.

La Bibbia non parla di Dio

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Uno dei miei peggiori difetti, come i miei lettori di più vecchia data sanno, è quello di essere al tempo stesso curioso e dubbioso e di non accontentarmi mai della prima spiegazione che mi viene data. Lo considero un difetto, ma magari è un pregio, non lo so, so solo che questa cosa a volte mi crea qualche problema nei rapporti con le altre persone. Mettere sempre tutto in discussione, o quanto meno accettarlo in prima battuta col beneficio del dubbio e, in seconda battuta, con la riserva di verificare dal punto di vista epistemologico la consistenza di quel tutto, è infatti un atteggiamento che tende a isolare, specie in una società dove ormai si accetta ogni cosa acriticamente senza porsi tante domande (società dove non a caso regnano i Salvini, i Renzi, i Berlusconi e compagnia bella, solo per restare alla politica). Quando poi questo atteggiamento filo-socratico, diciamo così, viene applicato non solo alla politica ma anche alla religione, apriti cielo! E i motivi sono semplic

Il TAV come simbolo di un paese destinato a morire

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Tempo fa un commentatore del mio blog mi chiedeva cosa ne pensassi del TAV e io gli ribadii ciò che ho sempre pensato fin da quando cominciai a interessarmi della faccenda, cioè, sostanzialmente, che si tratta di un'opera inutile, dannosa, e di cui non ci possiamo permettere i costi. Qualche giorno fa Marco Travaglio ha presentato in una conferenza un suo libro in cui, dati alla mano , spiega i motivi che lo hanno spinto a scrivere quel libro. Tra le righe e le parole è facile capire, TAV a parte, perché questo paese è sostanzialmente ormai finito. E non è pessimismo, è realismo.

Val d'Aosta, il cerchio (della mafia) si chiude

Tra le notizie arrivate e rapidamente sparite, c'è l'accusa al presidente della regione Val d'Aosta di collusioni con la 'ndrangheta e voto di scambio.  Ora, avete presente la Val d'Aosta? È quella piccola porzione dell'Italia nord-occidentale caratterizzata da verdi vallate con mucche al pascolo, paesaggi bellissimi e tradizioni montanare antichissime, e con alcune tra le vette più alte e più belle d'Europa. Ecco, se le indagini confermeranno le accuse, vorrà dire che anche questo piccolo angolo di paradiso, che io sempre pensato essere immune dal cancro della mafia, ne sarà invece stato infettato.  Quella mafia da noi inventata, esportata nel mondo, e che è anche una delle prime "aziende" del paese per fatturato, risalendo ogni regione dello stivale avrà conquistato anche la piccola Val d'Aosta, e il cerchio si sarà chiuso. Ma nessuno ne parla, e c'è stato pure qualcuno che per quattordici mesi ci ha fatto credere che il problema più gro

Primavera?

E poi, dopo che ieri è nevicato e il vento per poco non si portava via il tetto, arriva una giornata come quella di oggi: sole, temperatura gradevolissima (sono appena rientrato da una passeggiata in collina in maniche corte) e voglia di tirare fuori la bicicletta. E tutto questo a pochi giorni dal Natale. Una volta il meteo dava delle certezze, oggi nemmeno lui ne dà più. Bah!

Bojo e la Brexit

La tornata elettorale appena conclusasi in Inghilterra non era naturalmente la classica competizione tra laburisti e conservatori, o almeno non era solo quello, ma era in pratica un secondo referendum sulla Brexit, e la schiacciante vittoria di un figuro come Boris Johnson, l'alter ego europeo e cialtronesco di Trump, dice chiaramente che gli abitanti della perfida Albione sono stanchi di melina e vogliono uscire una volta per tutte da quella Europa a loro sempre stata abbastanza stretta. A questo punto mi pare ci siano ben pochi ostacoli alla realizzazione del loro desiderio. Che fosse una competizione pro o contro l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa è dimostrato anche dal fatto che molti dei collegi in cui i laburisti hanno perso sonoramente e in maniera decisamente inaspettata, come ad esempio Blyth Valley, Workington e altri delle West Midlands, in cui dominavano da almeno un secolo, sono composti da popolazione generalmente anziana e di classe medio-bassa - diff

[...]

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(da Ricordati che eri straniero , Barbara Spinelli)

Una metallara alla Consulta

Ho esagerato, via, ma secondo quanto scrive l'Ansa , Marta Cartabia, la prima donna nominata al vertice della Corte Costituzionale, tra i suoi interessi annovera anche quello per la musica rock, compresi i Metallica, che a me non piacciono, se si esclude Nothing else matters, perché troppo... "cattivi" (preferisco di gran lunga gli Iron Maiden, per dire). Poi, vabbe', Metallica a parte, la signora in questione vanta un curriculum che lèvati: tanto di cappello. Salvini, al suo confronto, è come il mago Otelma paragonato a Carlo Rubbia, per dire. Spiace solo che la notizia sia riportata a caratteri cubitali; penso che saremo un paese un po' più civile quando sarà normale che le donne ricoprano cariche così importanti.

Ghiaccio

C'è ghiaccio, stamattina, sul parabrezza. Aspetto un paio di minuti con la macchina accesa, poi mi avvio. È buio pesto e la Santarcangiolese è deserta, eccetto che per una figura indistinta che corre sulla pista ciclabile che costeggia la strada e che svanisce e ricompare ad ogni lampione. La radio passa Sailing di Rod Stewart, un pezzo dolcissimo che mi riporta col pensiero a quel periodo ormai andato situato tra l'infanzia e l'adolescenza.  A sinistra vedo dal finestrino una luna imponente che sta tramontando per fare posto al giorno imminente. Davanti a me, in lontananza, le luci del semaforo e alcune auto in coda che fumano nel freddo intenso della mattina. Smetto di navigare con la mente, sulle note di Sailing, e torno alla normale realtà di tutti i giorni.

Carrozze, cavalli, lettere

Leggendo Mia cugina Rachele - il romanzo è ambientato nella Cornovaglia della prima metà del 1800 - mi fermo spesso a pensare a come poteva essere la vita in un'epoca in cui non c'erano telefoni, televisori, automobili, treni. Un'epoca in cui ci si spostava in carrozza e un viaggio tra Londra e Firenze poteva richiedere dalle tre alle quattro settimane. Un'epoca in cui le comunicazioni erano affidate alle lettere e ai messaggi che, per brevi tratti, venivano affidati a persone che li consegnavano a piedi al destinatario.  Era un mondo più lento, sicuramente. Dal momento che il viaggio di una lettera poteva durare settimane, chi scriveva lo faceva in maniera articolata, accurata, esaustiva, riflessiva. Ecco, forse si rifletteva di più, e si viveva con una specie di tensione positiva l'attesa di una risposta. Tutto il contrario di oggi, in cui si vive nella luccicante frenesia della vita moderna, dove tutto è veloce, dove scorre la civiltà, quella civiltà dove si sped

Etruschi e Toscani

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È importante sapere che i Toscani di oggi non sono i discendenti degli antichi Etruschi? No, non lo è. Però è bello, perché generalmente a certe cose non si pensa e anche se ci si pensa si dà per scontato che siano in un certo modo (in Toscana hanno pure una banca, l'Etruria, che si chiama come l'antica terra degli Etruschi), finché arriva uno scienziato come Guido Barbujani che ribalta le convinzioni e spiega, ricorrendo alla biologia, all'antropologia e alla genetica, che i Toscani di oggi non discendono dagli antichi Etruschi. E tu lo ascolti così, un po' estasiato, come si ascolta con piacere chi sa, chi ha una competenza e si mette a spiegare quelle cose a chi non le sa. Vabbe', se non volete sorbirvi l'intera ora di conferenza (Barbujani è simpaticissimo, oltre che colto), sentitevi gli ultimi dieci minuti circa, in cui lo scienziato spiega perché il razzismo sia figlio principalmente dell'ignoranza. Anche se ci si arriva pure senza Barbujani.

C'è il telecomando

Mi viene sommessamente la tentazione di segnalare ai tanti italiani che, secondo il Censis , si lamentano della programmazione televisiva serale, in particolar modo per l'eccessiva presenza in video dei politici, che è da molti anni stato inventato un ingegnoso oggetto chiamato telecomando. Viene solitamente fornito in dotazione all'apparecchio televisivo e, tra le funzioni in suo possesso, c'è quella di permettere il cambio dei canali o lo spegnimento dell'apparecchio. Mi rendo conto che la mia segnalazione pecca forse di eccessiva semplificazione, ma assicuro a tutti che spegnere la televisione e fare qualsiasi altra cosa, magari aprire un libro oppure organizzare un torneo di briscola con i figli, è una soluzione pratica, comoda e salva dall'onnipresenza televisiva dei politici.

Umarells

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Tra le novità "calendaristiche" di quest'anno fa capolino, oltre ai consueti gatti, cani, criceti, cavalli, Che Guevara, Mussolini, Padre Pio, papa Bergoglio, lati B e quant'altro, il calendario degli Umarells. Con questo termine si definiscono, specialmente qua nella zona dell'Emilia-Romagna, quei signori, generalmente pensionati, che passano parte delle loro giornate a osservare cantieri stradali, cantieri edili e lavori pubblici in genere, signori che già da qualche tempo sono oggetto di un certo chiacchiericcio in rete. Ecco, quest'anno qualcuno ha deciso di dedicare loro un calendario. Piccola curiosità: degli Umarells esiste una voce su Wikipedia inglese ( qui ) ma non su quella italiana. O almeno io non l'ho trovata.

Presenze feline...

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Mia cugina Rachele (che avevo già letto)

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Invogliato da questo bel post di Romina, ho preso in mano Mia cugina Rachele, di Daphne Du Maurier, che ho trovato nella libreria di mia mamma in cui conserva ancora molti dei libri che leggeva da giovane. Il libro in questione, che vedete qui sopra, fu pubblicato dalla fu Arnoldo Mondadori Editore - oggi credo non esista più con questa denominazione - nel febbraio del 1966, costava all'epoca 350 lire e faceva parte di una collana di classici della letteratura che uscivano a cadenza settimanale e che mio padre regalava a mia madre quand'erano fidanzati. Arrivato al terzo capitolo ho però realizzato compiutamente ciò che avevo già cominciato a sospettare nel secondo, e cioè di averlo in passato già letto. Non ricordo quando - forse in gioventù - ricordo parzialmente la trama e ho dimenticato completamente l'epilogo, quindi continuerò a leggerlo come se fosse un libro che prendo in mano per la prima volta. Credo che il piacere sarà il medesimo.

Il disagio della libertà

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Non so che attendibilità abbia il rapporto Censis secondo cui metà degli interpellati vorrebbe che a dirigere le italiche faccende tornasse un "uomo forte" che stia sopra ad elezioni e parlamento. Istintivamente mi viene da pensare che chi auspica il ritorno a questa sciagura non abbia vissuto il ventennio fascista (molto probabile, vista la distanza temporale) o non abbia mai aperto un libro di storia (altrettanto probabile, vista la voragine culturale in cui è precipitata la nostra società). A me è venuto in mente un saggio molto bello di Corrado Augias che lessi un paio d'anni fa, quello che vedete qui sotto. Qui Augias propone un interessantissimo excursus storico in cui analizza i motivi per cui le italiche genti hanno da sempre quella refrattarietà a decidere da sé il proprio avvenire preferendo affidarsi (salvo poi pentirsi) ad autoritarismi più o meno marcati, e il principale di questi motivi è che la libertà vera, fatta di coscienza e impegno, costa f

Perché non possiamo essere cristiani

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Premessa: ho molti amici cattolici, sia tra i miei contatti in rete che tra quelli reali; amici e conoscenti con cui parlo o chiacchiero ogni giorno. Per motivi vari, principalmente lavorativi, sono a contatto anche con persone di religione protestante, musulmana, testimoni di Geova, e con tutti mi trovo benissimo. Capita che si parli di religione, naturalmente, che si discuta, ma sono quasi sempre discussioni tranquille in cui ognuno espone il proprio pensiero in maniera pacata. Io non sono religioso, se per religioso si intende un affiliato a una delle categorie elencate sopra, perché la mia innata curiosità, che mi obbliga a mettere sempre tutto in discussione, non mi permette di "fidarmi" di ciò che una religione, qualsiasi religione, indica come viatico per raggiungere una non meglio precisata salvezza. Se poi la religione in questione è costellata da una sovrabbondanza di dogmi che dal punto di vista razionale non hanno alcun senso, beh, è ancora più difficile ch

Quanto ci manchi, professor Eco...

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Settant'anni

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Poco fa mi è passato per le mani Tex, e pensavo che quello in corso è il suo settantesimo anno. Quindi, quando io nascevo lui usciva già nelle edicole da vent'anni. È curioso come basti poco per andare con la mente alla velocità con cui passa il tempo, alle età che non sono più, ai famosi vent'anni cantati da De Gregori, quelli che "sembrano pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più", o al "fugge un cane come la tua giovinezza" di gucciniana memoria. C'è da dire, comunque, che i suoi settant'anni Tex Willer li porta benissimo. Tipo un eterno Peter Pan. Beato lui.

Privacy, questa sconosciuta

In circa venticinque minuti, durata della telefonata che la signora due sedie più in là ha fatto ad alta voce nella sala d'aspetto del dentista, sono venuto a sapere: - Il suo nome - Il nome del marito  - Il nome della figlia - Il nome della signora presso cui lavora come badante - La somma mensile che la suddetta signora le versa ogni mese (ieri badata e badante hanno avuto un alterco a questo proposito) - Il voto della figlia nel compito in classe di matematica (7--) - Il menù della cena di stasera - L'andamento del diabete di una sorella in Ucraina Tutto in venticinque minuti.

Non capiamo cosa leggiamo

Uno studio pubblicato qualche giorno fa ha rivelato come la maggior parte dei ragazzi italiani abbia serie difficoltà a comprendere ciò che legge. In particolare, solo un quindicenne su venti riesce a distinguere tra fatti e opinioni nella lettura di un testo. Lo studio conferma quanto già riportato in un'altra ricerca dell'Ocse pubblicata qualche anno fa, secondo cui l'Italia è all'ultimo posto in Europa nella comprensione di un testo scritto. Ora, di fronte a questa situazione, dove credo sia chiaro che la scuola ha ampie responsabilità, la riforma più grande che ogni ministro dell'Istruzione riesce a fare è quella di modificare un pochino la maturità. Fateci caso, all'avvicendamento di ogni governo, cosa che ormai avviena a cadenza se non annuale poco ci manca, ogni ministro che arriva fa una modifichina all'esame di maturità, perché naturalmente deve lasciare un segno del suo passaggio. E ancora c'è gente che pensa che ci risolleveremo, prima o p

La linea sottile

Alla fine di certe giornate lavorative mi viene sempre da pensare che la linea che separa il lavorare per vivere dal vivere per lavorare sia molto sottile.

Anche i libri leggono noi

Hans-Georg Gadamer, filosofo tedesco tra i maggiori esponenti dell'ermeneutica, una volta ha scritto che c'è un motivo ben preciso che spiega perché quando leggiamo un libro alcune storie ci colpiscono più di altre, oppure perché alcuni personaggi li detestiamo mentre altri li amiamo e altri ancora ci sono completamente indifferenti, e il motivo è che noi lettori, quando leggiamo, non ci limitiamo alla lettura passiva della storia ma la interpretiamo. Tramite questa interpretazione, attribuiamo un significato alla storia stessa che si genera dalle nostre idee, dalle esperienze che abbiamo fatto, dal luogo in cui siamo vissuti ecc. Da ciò deriva che non siamo solo noi a leggere quella storia, ma è anche la storia che legge noi, e lo fa ogni volta che si intreccia con la nostra vita, facendoci pensare a ciò che siamo. In sostanza, Gardener dice che quando leggiamo mettiamo in quelle storie un po' di noi, ma anche loro ci leggono perché ci dicono come siamo fatti. È come se si

La donna cannone (rovinata da me)

Cosa si fa nei pomeriggi piovosi? Si suona un po' il pianoforte. (Mi scuso anticipatamente con De Gregori, nella malaugurata ipotesi che passi di qui.)

Il salto di qualità

Che la riabilitazione storica dei vari Hitler, Mussolini ecc. venga dall'esercito di ignoranti da social che affollano internet, passi, anche se dà disgusto. Ma che tale riabilitazione venga da un docente universitario (e non è neppure il primo), è il segnale, a mio avviso, di un cambio di rotta che a me preoccupa. E molto.

Il mio Black friday

Il mio Black friday è trascorso senza che abbia comprato nulla, per il semplice fatto che non mi serviva nulla (mi pare una motivazione ragionevole, no?). Mi sono limitato, ieri mattina, ad accompagnare mia figlia minore, Francesca, a comprare uno smartphone nuovo, dal momento che il suo, dopo quattro anni di onorato servizio, aveva tirato le cuoia. Siamo arrivati ai Malatesta attorno a mezzogiorno, pensando che sarebbe stato l'orario con minori probabilità di trovare ressa. E infatti così è stato. Al reparto telefonia c'erano solo un commesso che contrattava con un potenziale cliente e un paio di persone che passavano in rassegna la mercanzia esposta. Francesca sapeva già quale sarebbe stato il suo acquisto e quindi abbiamo fatto presto. Mentre Francesca sbrigava col commesso le formalità burocratiche, qualche persona era nel frattempo arrivata e il tipo aveva cominciato a chiamare il collega che stava cazzeggiando lì vicino. Quest'ultimo, pur avendo sentito il richiam

Doctor Sleep

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Dite quello che volete ma Stephen King è uno che sa scrivere e incolla chi legge alle pagine, e continuo a pensarlo anche dopo aver terminato Doctor Sleep, il seguito di Shining (solitamente i sequel tendono a deludere); perché, dico, qualcuno sarà pur curioso di sapere che fine abbia fatto il piccolo Danny dopo essere sopravvissuto alla distruzione dell'Overlook, no? (Intendo, naturalmente, il Danny del romanzo, non dell'attore che nel 1980 lo interpretò nel celeberrimo film di Stanley Kubrick, che oggi è uno stimato professore di biologia .) Ogni volta che termino un romanzo che mi è piaciuto, penso: Lasciate perdere tutte quelle bubbole secondo cui bisogna leggere per essere migliori, più bravi ecc. Bisogna leggere perché leggendo può capitare di imbattersi in storie belle, accattivanti, che ti incollano alle pagine e mentre sei lì in magazzino che lavori non vedi l'ora di tornare a casa per riprenderle in mano.

Rubare ai poveri

Dice Salvini che il Mes ruba ai ricchi per dare ai poveri. Al di la' delle patetiche e idiote semplificazioni, quelle semplificazioni tanto amate da gran parte delle italiche genti, notoriamente refrattarie al pensiero critico ma anche al pensiero in generale, ci sarebbe da far notare che anche la famigerata flat tax ad aliquota unica, come pensata in origine dalla Lega, non e' esattamente uno strumento che agevola i poveri rispetto ai ricchi. Ma lasciamo pure perdere: tentare di spiegarlo all'elettore medio leghista sarebbe il non plus ultra della perdita di tempo.

The Wall, quarant'anni dopo

In questi giorni cade il quarantennale dell'uscita di The Wall, dei Pink Floyd. The Wall e' l'album che mi ha fatto conoscere e amare la leggendaria band inglese capitanata da Roger Waters prima e David Gilmour poi (prima di Waters c'era Syd Barrett, uscito pero' di scena poco dopo la fondazione del gruppo per problemi di droga). Quando usci' l'album io avevo nove anni ed ero un timidissimo bambino all'ultimo anno di elementari, che se le cavava bene nei temi e male a far di conto e che di musica ancora non si interessava. I Pink Floyd li avrei conosciuti qualche anno dopo, per puro caso. Durante il primo anno di superiori - nel frattempo un po' della timidezza delle elementari se n'era andata, ma appena un po' - divenni particolarmente amico di un tale Alberto, di cui non ricordo il cognome e neppure so che fine abbia fatto, e capitava spesso che il pomeriggio andassi a casa sua; ufficialmente per studiare, in realta' per cazzeggiare

Dalla ringhiera

La donna con l'impermeabile imboccò la scalinata, ricavata nella roccia, che conduceva al piccolo terrazzino dirimpetto sul mare. Era un terrazzino piccolo, pochi metri quadrati, una specie di nicchia, delimitato da una ringhiera in ferro arrugginita in molti punti. Era una mattinata fredda e umida, la foschia aleggiava tutt'intorno e il mare era visibile solo a tratti. In lontananza si sentivano stridere i gabbiani. La donna si avvicinò alla ringhiera bagnata e vi appoggiò sopra una mano, ma la ritrasse immediatamente: era fredda e bagnata. C'erano un tavolino di legno e alcune sedie, al centro del terrazzino, e sopra il tavolo c'era un portacenere di plastica con ai lati impressa la marca di una birra, vestigia di una estate ormai andata in cui sul quel terrazzino si consumavano animate bisbocce serali. Il tavolino era infarcito di scritte, incise con coltellini o chiavi dalla marea di maleducati in circolazione che si credono gli Ungaretti del terzo millennio: date,

Venerdì mattina presto

C'è una barista nuova, stamattina, da Urbinati. Una ragazza bionda che mi fa venire in mente quella "dietro al banco che mischiava birra chiara e Seven Up, bionda senza averne l'aria" di una celebre canzone di Guccini. Cioè, mi fa venire in mente quella canzone, non la ragazza, dal momento che Guccini non la descrive. La radio passa Bella senz'anima di Cocciante, la bella e dannata a cui Cocciante intima di spogliarsi "come sai fare tu", ché tanto lui non ci casca più. Ma qui non si spoglia nessuno. C'è nebbia fitta, fuori del bar, e le figure che passano sulla strada, tutte belle imbacuccate, compaiono e scompaiono da quella nebbia come spettri in un romanzo di King. C'è un tipo, due tavolini di fianco a me, che sembra quasi addormentato, il marsupio gli è caduto per terra. Il tipo classico che si incontra nei bar notturni. Vabbe', vado al lavoro. Buon venerdì a chi passerà di qui.

Tutti promossi

Leggo che alla maturità di quest'anno i promossi sono stati il 99,6% degli studenti ammessi, addirittura in aumento rispetto al 2018. A me piacerebbe chiedere a qualcuno di quello 0,4% come ha fatto a farsi bocciare, quanto impegno ci ha dovuto mettere. Scherzo, naturalmente, ma mi chiedo quale sia la ratio di queste promozioni di massa. E non mi venite a dire che quel quasi 100% di promossi è effettivamente composto dagli studenti bravi, volenterosi e studiosi, perché non ci credo. Lì in mezzo ci saranno, equamente divisi, quelli che si sono impegnati durante i cinque anni e quelli che non hanno fatto niente, e che senso ha che quelli che non hanno fatto niente vengano promossi come quelli che si sono impegnati? Non è il segno più evidente del fallimento della scuola?

In un mondo perfetto

Sto pensando che in un mondo perfetto non sarei qui in azienda a fare la pausa pranzo, ma sarei un recensore di libri, magari remunerato. Cioè, invece di passare otto ore in magazzino passerei otto ore a leggere libri per poi magari scriverne le recensioni. Questo sì che sarebbe un bel mestiere. Ma i mondi perfetti, si sa, non esistono.

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Violenza sulle donne, non c'entra il raptus

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Siamo abituati a sentir parlare, a ogni caso di femminicidio, di raptus, scatti incontrollabili di follia omicida e simili. E sinceramente non ho mai pensato che il cosiddetto raptus fosse invece una banale giustificazione e la causa reale fosse la mancata educazione ai sentimenti di "uomini cresciuti come bestie."

Rimini non abbocca

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Poi magari l'Emilia-Romagna te la prenderai, e anzi i sondaggi ti danno avanti di cinque/sei punti. Ma io, vivaddio, sarò sempre dall'altra parte. E fortunatamente non da solo. (fonte immagine: newsrimini )