lunedì 19 ottobre 2009

Esultanza al bar delle toghe

Ormai la campagna è partita e amen. Il giudice Mesiano, quello che ha deciso il maxi-risarcimento da parte di Fininvest in favore della Cir di De Benedetti per via del lodo Mondadori è sotto tiro. Con lui si sta utilizzando lo stesso metodo che - a parole - manda su tutte le furie il presidente del Consiglio, quella che Fede chiama dal suo tg "l'informazione dal buco della serratura" - il riferimento è ovviamente alla violazione della privacy verso il premier. Peccato, appunto, che le tv del premier stiano utilizzando lo stesso sistema.

Ma il bello è che questo non basta, bisogna trovare qualche altro appiglio. Non è sufficiente indugiare sui calzini del giudice o sul fatto che stazioni, fumando la sigaretta, davanti al negozio del barbiere in attesa del suo turno - i famosi comportamenti stravaganti -, ci vuole qualcosa di più "sostanzioso". Si utilizza così la notizia della promozione del giudice, che naturalmente ha autorizzato lo stato maggiore del Pdl a metterla in relazione con la sentenza: ha colpito Berlusconi e quindi è stato promosso! urla la compagnia cantante compatta. Peccato che nessuno si sia preso la briga - cosa che avrebbe richiesto obiettività e correttezza di informazione, ormai bestie rare - di specificare come stanno le cose in realtà. Per fortuna qualcuno ancora lo fa.

La pratica sul conseguimento della settima valutazione di professionalità del giudice Mesiano è stata infatti «aperta d'ufficio» dalla IV Commissione del Csm «il 21 maggio 2009, a seguito della trasmissione degli atti da parte del Presidente della Corte di Appello di Milano in data 17 aprile 2009». Una volta «acquisiti il parere favorevole espresso all'unanimità dal Consiglio giudiziario di Milano in data 24 marzo 2009 e gli atti ad esso allegati, ed esperita l'istruttoria volta all'acquisizione di ulteriori prospetti statistici», la pratica «è stata definita dalla Commissione, presieduta dal Consigliere Michele Saponara» (componente laico del Csm in quota Forza Italia), «il 24 settembre scorso [ben prima quindi che fosse emessa la famosa sentenza, ndr], con la proposta unanime di riconoscere al dott. Mesiano il positivo superamento della settima valutazione di professionalità a decorrere dal 13 maggio 2008». (fonte)

Cosa è rimasto, quindi, per poter mettere in cattiva luce, magari accusandolo di faziosità, il suddetto giudice, la cui unica sfortuna è stata quella di trovare sulla sua strada Berlusconi? Ma il ristorante, no? Perché non pensarci prima? Ecco quindi che quelli de Il Giornale si mettono all'opera e riescono a scoprire, pensate un po', che il perfido giudice avrebbe, durante una cena con amici, parlato bene di Prodi e male di Berlusconi. Una cosa inaudita.

L'occasione sarebbe stata le elezioni politiche del 2006, anno in cui, seppur di poco, vinse Prodi. In quell'occasione, appunto, il giudice si lasciò andare a pubblici moti di soddisfazione nel ristorante. Su cosa basa Il Giornale queste sue affermazioni? Su un attendibilissimo testimone: tale Claudio, dipendente Fininvest. Cognome? Boh, non è dato saperlo. Questo Claudio ha confermato a qualche giornale la sua testimonianza? Boh, non è dato saperlo. Insomma, siamo ai livelli dell'attendibilità della smentita ai sondaggi di Repubblica sul premier, per intenderci. Ovviamente tanto è bastato a quelli del Giornale per porre la fatidica domanda: Può essere considerato imparziale nell’atto di giudicare i guai di Berlusconi un giudice che brinda alla sconfitta del Cavaliere ed entra in un ristorante frequentato dagli avvocati inneggiando alla vittoria di Prodi?

Quelli del Giornale probabilmente dimenticano che i giudici, come del resto qualsiasi altra persona che ricopre una funzione pubblica, hanno una loro vita privata: vanno dal barbiere, vanno a spasso coi figli, e magari - perché no? - all'occorrenza vanno pure a votare. Da ciò si deduce che anche loro hanno quindi le loro idee politiche. Ecco, per il Giornale questo è automaticamente sinonimo di parzialità. Insomma, papale papale, il giudice non può aver emesso una sentenza non viziata da pregiudizi politici. Prove di questo? No, ma non importa. Ha esultato per la vittoria di Prodi e questo basta. A parte il fatto che non ci vedo niente di strano in tutto questo - come fa un magistrato a vedere con simpatia chi lo ha definito "matto", "mentalmente disturbato" e affetto da "turbe psichiche"? -, Il Giornale dimentica un altro piccolo particolare. Il giudice Mesiano non ha stabilito, come sembra si voglia far credere, che Mediaset deve risarcire Cir; questo è già stato stabilito nella sentenza della Cassazione che ha accertato le mazzette e la corruzione nel passaggio della Mondadori a Berlusconi. Il giudice Mesiano doveva solo quantificare l'entità del risarcimento. Punto.

Sia chiaro, a me non interessa minimamente prendere le difese del giudice, il quale se crede può benissimo difendersi da solo. A me interessa che non si raccontino balle. Che non si strumentalizzi una vicenda come questa per qualche altro fine. Ci sarebbe poi da fare un'altra riflessione piuttosto interessante in merito a una lunga serie di episodi strani accaduti negli ultimi mesi. Quali episodi? Beh, in ordine di tempo - spero di non dimenticarne qualcuno - abbiamo avuto la pubblicazione da parte di Libero di certe foto della signora Lario, come a dire: chi è lei per fare la morale al premier? Poi è arrivato l'invito di Berlusconi a boicottare il gruppo Espresso; poi c'è stata la vicenda Boffo; poi, in un editoriale che lascia pochi dubbi interpretativi, tempo fa Feltri ha avvisato Fini di stare attento perché avrebbe potuto all'occorrenza tirar fuori certi dossier scomodi; adesso la vicenda Mesiano. Cos'hanno in comune tutti questi soggetti? Si sono messi "contro". Hanno osato, chi più chi meno e con modalità diverse, criticare il premier e quindi andavano perlomeno redarguiti, messi sull'attenti. Insomma il messaggio mi sembra piuttosto chiaro: chi tocca certi fili...

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