mercoledì 31 maggio 2023

Screditare i corpi intermedi

Una a mio avviso azzeccata definizione di populismo la diede qualche tempo fa Galimberti: il populismo è una soluzione semplice, quindi facile, a un problema complesso. Il guaio è che la soluzione semplice, che in genere piace perché elimina la complessità del problema, è nella stragrande maggioranza dei casi una falsa soluzione. Quando ad esempio la signora Meloni, in campagna elettorale, strillava che il problema dell'immigrazione si risolve coi blocchi navali, faceva populismo, ossia proponeva una (non) soluzione facile a un problema che definire complesso è un eufemismo.

L'esistenza del populismo ha una sua naturale ragione di esistere nelle società complesse appunto per questo motivo: elimina la fatica di affrontare la complessità con soluzioni facili e seducenti che gratificano la pancia. La sua diffusione è agevolata anche dal fatto che i problemi e le questioni che la società odierna mette sul tavolo travalicano di gran lunga la competenza media di chi ci vive.

Questo è anche il motivo per cui populismo e consenso vanno d'accordo, tanto che oggi il modo più efficace per ottenere consenso è ricorrere al populismo. Si può risolvere questo problema? Sì, ma per farlo bisognerebbe che ci fossero una cultura e un sapere generalizzati che purtroppo non ci sono, e chi sta nelle stanze dei bottoni, chi gestisce il potere, ha per intuibili motivi tutto l'interesse che il sapere si diffonda il meno possibile.

Un'altra soluzione, probabilmente più praticabile della prima, è affidarsi ai corpi intermedi. Con corpi intermedi si intendono le categorie che stanno a metà strada tra chi gestisce il potere e le persone comuni, ossia chi ha competenze: medici, fisici, matematici, ingegneri, geologi, virologi, biologi, storici, letterati e via dicendo. Categorie, queste, che sono generalmente malviste e screditate da chi gestisce il potere usando il populismo. Il motivo è semplice: una persona che ha competenze può svelare e inchiodare chi fa populismo. 

Quando ad esempio Salvini diceva che obbligare i bambini in età prescolare a fare dieci vaccini è inutile e potenzialmente pericoloso, faceva populismo allo stato puro. Raccontava una balla (una dei tanti milioni che ha raccontato e continua a raccontare) con lo scopo di screditare la scienza e gli scienziati e ottenere il consenso da parte dei contrari ai vaccini. Questo è il populismo. Lo stesso populismo a cui ha fatto ricorso Annalisa Chirico, ieri, quando, in polemica con Mario Tozzi sulla costruzione del famoso/famigerato ponte sullo stretto, ha detto che i ponti non li fanno i geologi ma gli ingegneri. Stessa cosa, stesso metodo, stesso populismo: screditare chi ha competenze per ottenere consenso.

Non credo usciremo facilmente da questo girone infernale. Anzi, non credo ne usciremo proprio.

lunedì 29 maggio 2023

Pizzo di stato

L'uscita della signora Meloni secondo cui le tasse sarebbero un "pizzo di stato" non la commento per decenza, mi limito semmai a chiedermi se la demagogia dovrebbe avere un limite. Sì, dovrebbe averlo, ma evidentemente non qui in Italia.

Ma la parte interessante dell'intervento è quella dove la focosa signora afferma che la lotta all'evasone "si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante". Falso, ovviamente. E non perché lo dico io, ma perché lo mettono nero su bianco tutti i rapporti che regolarmente vengono pubblicati sul fenomeno dell'evasione fiscale nel nostro paese.

L'ultimo (2019) è qui, e guarda un po', dall'analisi si evince come la categoria che in Italia evade di più sia proprio quella dei commercianti. Cito: "L’evasione dell’Irpef delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi è la voce più rilevante sull’evasione fiscale in Italia e sopravvive soprattutto nella cosiddetta 'evasione con consenso', ossia quella in cui il venditore e il cliente sono concordi sulla volontà di evadere, per esempio con la mancata emissione della fattura o di uno scontrino."

Ora, capisco bene che andiamo verso le elezioni europee e che i commercianti, i titolari di partita iva ecc. votano, mentre le big company e le banche no, ma è motivo sufficiente, questo, per raccontare balle di questa portata?

domenica 28 maggio 2023

Odifreddi vs Dufer

Da tanto tempo stimo Piergiorgio Odifreddi per almeno un motivo: pur essendo un matematico possiede una cultura umanistica sterminata, in particolar modo storica e filosofica e ho quindi ascoltato con interesse e senza interruzioni le due ore di confronto tra lui e il filosofo Rick Dufer che ripubblico qui sotto e ne sono uscito arricchito. 

Lo spunto da cui è nato l'interessantissimo confronto riguarda la guerra in Ucraina e le diverse visioni in merito dei due interlocutori, visioni che sostanzialmente rispecchiano le due posizioni più diffuse tra l'opinione pubblica: contrari al continuo invio di armi all'Ucraina e favorevoli.

A partire da lì è cominciato il dibattito tra i due in cui si è parlato di colonialismo, capitalismo, economia, Occidente, politica estera, democrazia, visioni del mondo, storia recente e passata. Un dibattito che fatto in un talk show televisivo sarebbe finito a cazzotti, come è prassi in TV, si è svolto in maniera correttissima, con entrambi i "contendenti" che hanno parlato avvicendandosi senza sovrapposizioni né interruzioni e che, alla fine, pur restando ognuno delle proprie idee, hanno chiuso il "match" con un abbraccio virtuale. 

Bellissimo.


sabato 27 maggio 2023

Un libro al mese

Il ministro Sangiuliano, noto alle cronache non per via di particolari meriti legati alla funzione che ricopre ma per via dell'impressionante numero di uscite infelici degli ultimi mesi, legge un libro al mese, dice. Lo legge perché se lo autoimpone. Quindi la lettura di quel povero orfanello di libro non deriva da un desiderio ma da un'autoimposizione, altrimenti ciao, si presume. 

In genere ci si impone di fare una cosa principalmente per due motivi: non si ha tempo di farla; non si ha voglia di farla. Non sapremo mai quale delle due spinga il ministro a un simile sacrificio, ma a occhio tenderei a escludere la mancanza di tempo. 

Comunque sia, il ministro delle uscite infelici rincara la dose dicendo che lui legge (il famoso orfanello al mese), mica si ferma ai tweet o a Instagram, facendo finta di ignorare che quelli che si fermano ai tweet senza mai aprire un libro sono gli stessi che poi votano governi come quello di cui lui fa parte. E che, probabilmente, se ogni italiano leggesse un libro al mese lui non sarebbe ministro.

giovedì 25 maggio 2023

Il "clima" sta cambiando?

Non mi riferisco al clima inteso come stato del tempo atmosferico, quello è sotto gli occhi tutti che sta cambiando, mi riferisco al "clima" che si respira nel nostro paese. Ieri, a Milano, una donna è stata manganellata da quattro agenti quando era ferma e non in grado di nuocere a nessuno; oggi un ragazzo, colpevole di aver rubato un paio di cuffiette e del cibo per cani, è stato colpito senza nessun motivo con un calcio in faccia da un carabiniere quando era gia bloccato a terra da un altro carabiniere. Per questi (e altri) motivi mi chiedo se il "clima" stia cambiando.

martedì 23 maggio 2023

Manzoni

Su Manzoni arrivo tardi, lo so, ma solo per dire che I promessi sposi fui obbligato a studiarlo alle superiori, cosa che me lo fece odiare profondamente. Poi il passare del tempo fece un po' sfumare e sedimentare questo odio. L'ho riletto per libera scelta, come un romanzo qualsiasi, un paio d'anni fa e mi è piaciuto tantissimo. E qui mi tocca dare ragione ancora una volta al grande Umberto Eco, quando diceva che la scuola è organizzata per fare odiare i classici.

domenica 21 maggio 2023

La ministra censurata

Vorrei far notare che la ministra Roccella è stata contestata al Salone del libro di Torino, il tempio dei libri, libri che sono forse il mezzo per antonomasia tramite cui si allargano gli orizzonti e si forma il pensiero critico. E se un ministro portatore di un pensiero arcaico e reazionario si presenta in un luogo che per definizione è antitetico a tale pensiero, il minimo che si può aspettare è di essere contestato.

sabato 20 maggio 2023

Libri e fango


Ho visto i libri pieni di fango accatastati all'entrata della biblioteca di Faenza e mi si è spezzato il cuore. Prima che qualcuno se ne esca fuori con l'immancabile "Eh ma allora le vittime?": siamo esseri umani, possiamo dispiacerci anche per più cose contemporaneamente.

venerdì 19 maggio 2023

Red Ronnie e la realtà

Per certi versi, a volte invidio Red Ronnie. Non sto scherzando. Lui vive in una specie di universo parallelo che si è pazientemente costruito nel tempo. Dà una lettura delle cose che succedono tutta personale, totalmente avulsa dalla realtà ma in cui lui ci sta bene e da cui trae conforto. E tra uno che vede la bruttura della realtà e ne soffre, e uno che se ne costruisce una personale e ci sta bene dentro, credo che il secondo viva di gran lunga meglio.

giovedì 18 maggio 2023

Elogio della lentezza


 
Questo saggio scritto da Lamberto Maffei, professore emerito di neurobiologia alla Normale di Pisa, affronta un tema che definire cruciale per l'epoca in cui viviamo è forse riduttivo: riuscire a vivere in una società iper-veloce avendo in dotazione un cervello "lento". Non lento nel senso dispregiativo dell'espressione, ma lento nel senso di essere programmato per interazioni con l'ambiente molto più tranquille. Quando una macchina lenta, il nostro cervello, tenta di imitare le macchine velocissime di oggi (mail, tweet, messaggi, immagini, flussi frenetici di informazioni), inevitabilmente nascono affanni, angosce e frustrazioni.
 
Il saggio si apre analizzando il cervello dal punto di vista biologico, della struttura, facendo analogie tra il nostro e quello di altre specie, sottolineando il fatto che quello umano, a differenza di quello di tutte le altre specie, rimane plastico per un tempo molto lungo. Plastico significa che può cambiare continuamente le sue funzioni e la sua struttura in base agli stimoli che riceve. Nell'uomo questa plasticità dura anni, mentre in tutti gli altri animali si risolve in settimane o mesi. Ciò permette all'uomo di conservare per tutta la vita la curiosità, la sete di conoscenza, la capacità di apprendimento, il cambiamento dei comportamenti, l'adeguamento all'ambiente in funzione della società che cambia, tutte cose precluse alle altre specie.

Per motivi di ordine evolutivo, il nostro cervello è programmato per lavorare in maniera riflessiva, lenta, paziente, mentre invece la corsa della vita moderna, il pensiero rapido, non hanno per loro natura pazienza, una qualità grazie alla quale sappiamo aspettare prima di giudicare e agire, contrapposta alla decisione rapida del fare. Scrive l'autore: 
 
"Il progresso tecnologico e la sua diffusione capillare hanno prodotto, oltre che profondi cambiamenti sociali, una vera e propria rivoluzione del pensiero, e cioè un'accelerazione del tempo [il fatto che oggi non viviamo più nel tempo, come era per i nostri padri e i nostri nonni, ma nella velocizzazione del tempo è un concetto su cui hanno scritto molto anche Umberto Galimberti e altri]. In periodi passati, ma non remoti, sussisteva una certa armonia tra il progresso della scienza e la sua percezione a livello del cittadino. La scienza si manifestava e diventava proprietà collettiva della società attraverso la tecnologia e i prodotti di consumo che permetteva di immettere sul mercato: la comparsa e la diffusione di prodotti importanti come la lavatrice e il frigorifero sono avvenute in maniera progressiva nel tempo, e il loro uso è stato assorbito lentamente. Oggi la scienza, ma direi più la tecnologia, corre così velocemente e i prodotti si rinnovano con tale rapidità che il cittadino è costretto ad affrettarsi, ad aggiornarsi e a cambiare comportamento, a imparare nuove piccole tecniche, leggendo esoterici manuali di istruzioni. Si pensi alla velocità con cui si rinnovano computer, tablet, tv, smartphone e in genere le forme della comunicazione; il tal modo la percezione del tempo viene accelerata, come se i giorni fossero più corti. [...] È sorta una disarmonia tra il progresso delle tecniche e la loro metabolizzazione e ciò genera l'ansia della rincorsa per essere à la page, moderni nel proprio tempo. [...] Anche le relazioni affettive sono divenute rapide e le loro interruzioni frequenti, e anche nei governi i programmi di lungo periodo sono diventati rari mentre domina la risoluzione immediata, di corto respiro, che spesso viene variata, almeno nel nostro paese, dopo poche settimane e che mira solo al consenso."

La velocità della nostra società è causata anche dal mercato, in cui le nostre vite sono immerse spesso senza che neppure ce ne rendiamo conto. Ma che relazione c'è tra mercato/consumo e velocità? Scrive sempre Maffei:

"Il mondo attuale è il regno del mercato, non solo al livello della finanza, dove è sufficiente spingere un bottone del computer per spostare enormi quantità di denaro e comprare titoli o cose, ma anche al livello di tutte le merci, siano esse astratte o concrete. Tra le concrete si possono trovare cibo, vestiti, automobili, ma anche persone, sesso, politica: si comprano senatori, deputati, elettori. Tra le merci astratte, quasi un ossimoro, si trovano le opinioni inculcate dal martellamento dei potenti mezzi di comunicazione, in particolare visivi, e le stesse idee politiche alla cui base ci sono le ideologie, si fa per dire, diventate mercato, spesso con nessuna connessione con realtà possibili. [...] Appare sempre più evidente che il mondo, nel senso della maggior parte dei suoi abitanti, è guidato da almeno due principi "filosofici" moderni, tra loro strettamente collegati: uno di essi è il mercato e l'altro è il totem del Pil. L'economia ha teorizzato che il vero sviluppo sta nell'aumento della ricchezza misurato dall'aumento del Pil, dato che questo poi genererebbe come sottoprodotto ricchezza intellettuale e civiltà. Per raggiungere questo obiettivo l'economia prescrive un metodo che consiste nell'esaltare il mercato e i vantaggi che derivano dalla vendita dei prodotti, anche indipendentemente dal loro valore. 

La strategia dell'economia è senza pietà calpesta valori, cultura e diritti pur di raggiungere l'agognato traguardo dell'aumento del Pil. [...] Difficilmente l'economia di mercato potrà avere tra le sue priorità la formazione di cittadini critici, che anzi potrebbero rivoltarsi verso di lei, sostenendo un'economia della sobrietà e della sostenibilità. Questo tipo di filosofia è certamente uno dei fattori che ha portato alla negligenza nei confronti della scuola primaria e secondaria e alla scarsa considerazione sociale ed economica riservata agli insegnanti, che tocca ormai anche l'università, con l'eccezione degli insegnamenti tecnici o personalizzanti. [...] D'altra parte l'economia di mercato ha bisogno di incidere sull'istruzione e la formazione del cittadino a partire ovviamente dall'educazione scolastica. [...] Martha Naussbaum mette il dito sui ridotti o aboliti programmi di insegnamento del greco e del latino, materie umanistiche per eccellenza. [...] Tutte queste materie umanistiche sono di intralcio alla strategia economica perché possono sviluppare pensieri alternativi che, Dio li perdoni, arrivano a fantasticare che l'aumento del Pil potrebbe non portare necessariamente alla costruzione del cittadino civile, critico, democratico. [...] La strategia economica ha bisogno di yes-men che non si pongano problemi se non quelli del successo economico, che trovino la propria ricompensa e soddisfazione nell'acquisto di beni per essere al passo con gli altri e con la modernità. Le materie umanistiche fanno paura perché rendono l'uomo più libero, meno omologato; aumentano la biodiversità e quindi rendono più ricca la comunità umana. [...] Io penso che il mondo attuale abbia bisogno estremo del pensiero irriverente, diverso, originale e spesso creativo anche se non "crea" prodotti destinati al mercato. La strategia economica non uccide né esilia gli uomini dal pensiero irriverente: li isola, li ignora, come si fa con gli insegnanti, con i ricercatori e anche purtroppo con i poveri, senza pietà. 

Il consumismo è figlio del pensiero rapido perché anche il consumo deve essere rapido per cambiare desiderio altrettanto rapidamente e tornare a comprare. La sequenza degli eventi che caratterizzano il consumismo è spesso la seguente: vedo, acquisto, poi forse butto via perché un oggetto inutile viene sostituito da un altro, anch'esso inutile, in un ciclo il più veloce possibile anche per evitare di perdere tempo riflettendoci sopra. Il pensiero rapido domina il mercato, anzi sta alla base dei suoi successi. Quando il pensiero rapido è particolarmente efficace innesca una bulimia dei consumi che diventa desiderio, ma anche svago, fuga dal reale e dalla depressione."

Un capitolo a parte è dedicato alla spiegazione dei meccanismi cerebrali del consumismo e del piacere, se esiste, che ne è alla base, ma è un capitolo lungo e abbastanza complesso che non riporto qui. Credo comunque di aver dato un'idea abbastanza chiara di questo interessantissimo saggio.

mercoledì 17 maggio 2023

Transizioni


"Tutti si chiedono sempre quanto ci costerà la transizione ecologica, mai nessuno che si chieda quanto ci costerà se non la facciamo." 

 Telmo Pievani

sabato 13 maggio 2023

Il papa e la signora (col cane)

A me è sempre stato simpatico Papa Francesco, una delle poche voci mediaticamente autorevoli che ancora dice cose di sinistra. Vorrei però fargli presente che se ci sono tanti bambini che hanno fame, gli animali domestici, cani o gatti che siano, non c'entrano niente. C'entrano semmai altre cose. 

Solo per dirne una: se tutte le colture e i terreni che nel mondo vengono utilizzati per nutrire gli animali degli allevamenti intensivi fossero utilizzati per nutrire chi ha fame, avremmo risolto il problema della fame nel mondo. E qui non c'entrano niente gli animali domestici, c'entra l'uomo.

Bufale per sempre

Un paio di settimane fa ho aperto un profilo su Facebook, social su cui in passato ero già stato per poi andarmene. L'ho fatto più che altro perché il social di Zuckerberg è molto utile per tenere traccia di conferenze, fiere, concerti, presentazioni di libri ecc., tutti eventi che amo e a cui partecipo volentieri. Non ha altre utilità oltre a questa, facebook, almeno per me. 

Rientrandoci mi sono accorto che niente è cambiato, lì. Solo nella giornata di oggi, ad esempio, mi sono imbattuto (1) in un post con cui il sindaco del mio paese promuove una raccolte firme contro la famosa/famigerata carne sintetica; (2) ripubblicazioni a raffica di una vecchia bufala, risalente addirittura al 2016, secondo cui alcuni medici delle Molinette di Torino avrebbero scoperto un rivoluzionario sistema per scoprire il sopraggiungere di un ictus guardando la disposizione di nei che compaiono sulla nuca prima del verificarsi dell'infausto evento. 

Riguardo alla questione della carne sintetica, vorrei dire al mio sindaco ciò che segue. In primo luogo la definizione è sbagliata. Un prodotto sintetico si ottiene infatti in laboratorio partendo da zero e "assemblando" molecole di altri composti già esistenti. La carne oggetto della petizione sponsorizzata dal mio esimio primo cittadino è semplicemente un prodotto ottenuto da una coltura di cellule, e il termine corretto è al limite carne coltivata, non carne sintetica. In pratica, si prendono cellule staminali di un dato animale e si sottopongono a coltura in un bioreattore, utilizzando lo stesso procedimento in uso già oggi per fare la birra e lo yogurt ad esempio. 

Per quanto riguarda l'approvazione di una legge (ciò che chiede la ridicola petizione) per impedire sul territorio italiano la produzione e la vendita di carne coltivata, do una notizia al mio primo cittadino: esiste già. In Italia, oggi, è già proibito produrre e vendere carne coltivata. L'auspicata approvazione di una legge nazionale che ne impedisca l'importazione da altri paesi, invece, cosa anche questa inserita nella ridicola petizione, non sta dal punto di vista del diritto né in cielo né in terra. Una volta che le autorità europee, dopo tutte le verifiche e i controlli del caso, avranno dato il via libera alla carne coltivata, nessuna legge potrà impedire che venga importata anche in Italia. Si potrà continuare a impedirne la produzione, non l'importazione. 

Io non so se il mio illustre primo cittadino queste cose le sappia o no. Se non le sa, mi sembra abbastanza grave. Se le sa, forse è ancora più grave. Per quanto riguarda la bufala dell'ictus e dei nei, è sconcertante vedere come molte persone ripublicchino tutto ciò che emotivamente colpisce senza fermarsi a riflettere. La riflessione che subito dovrebbe nascere è semplicissima: Se è stato scoperto questo rivoluzionario sistema per prevedere gli ictus, perché questa straordinaria scoperta gira solo nei passaparola su facebook e whatsapp? Non dovrebbe essere la notizia di apertura di ogni telegiornale? Già questo dovrebbe bastare per fare vibrare il bufalometro interno di ognuno. E invece niente, molti ripubblicano tutto senza un attimo di esitazione, e se ripubblicano significa che ci credono. 

Come stupirsi, poi, che tanti abbocchino a tutte le panzane più inverosimili delle campagne elettorali e votino di conseguenza? Siamo un popolo che per buona parte ha perso la capacità di pensare, di valutare, di riflettere. Non usiamo più il raziocinio ma la pancia, e al potere questa incapacità di pensare, di valutare criticamente piace un sacco.

giovedì 11 maggio 2023

La mamma non si tocca?

Sarò controcorrente io, ma a me la pubblicità della Control, bloccata e censurata perché... boh, non ho capito bene perché; insomma, per me quella campagna era geniale. Di cosa avevano paura quelli che l'hanno censurata, che reclamizzare un dildo fosse diseducativo? Oppure siamo ancora fermi all'antidiluviano retaggio culturale/religioso secondo cui masturbarsi è peccato? Oppure, ancora, si vuole evitare di scoprire che una donna può avere voglia di masturbarsi anche dopo che è diventata mamma? Vi prego, ditemi che non siamo ancora fermi all'oscurantismo sessuale di qualche decennio fa e che qualche passettino in avanti l'abbiamo fatto.

martedì 9 maggio 2023

Dubbi

Stavo pensando che non uso mai i punti esclamativi, quando scrivo. Che sia qui o altrove. Non so bene il motivo; forse perché vedo il punto esclamativo foriero di una forma di assertività che denota sicurezza, mancanza di dubbi. E io, nella mia vita, di sicurezze ne ho sempre avute poche.

domenica 7 maggio 2023

Tra Rosa Chemical e Mozart

C'è differenza tra Rosa Chemical e Mozart o tra, che ne so?, i Cugini di campagna e i Pink Floyd? La risposta a queste domande è apparentemente scontata, dal momento che si tratta di un confronto qualitativo tra nani e imperatori della musica (non me ne vogliano eventuali estimatori di Rosa Chemical o dei Cugini, ma questo è). Ma le differenze si annullano se guardiamo la questione dal punto di vista neuronale e degli effetti che l'ascolto della musica produce sul nostro cervello e sul nostro sistema nervoso. 

In questo interessante articolo si spiega infatti come le aree del cervello che si attivano quando si ascolta una musica che piace siano le stesse indipendentemente dal tipo di musica, e gli effetti che si generano, in particolare riguardo al rilascio di dopamina (un neurotrasmettitore che tra le altre cose esercita il controllo sul piacere), sono i medesimi. In altre parole, le differenze qualitative tra tipi di musica diversi sono sovrastrutture culturali che ognuno si crea partendo dall'ambiente e dalla "educazione musicale" in cui è cresciuto, sovrastrutture di cui al nostro cervello non importa assolutamente nulla. 

C'è quindi differenza tra Rosa Chemical e Mozart? La risposta non è "ovvio!" ma "dipende!" Dipende dalla prospettiva da cui si analizza la questione. Lo so, mi si dirà che ho scoperto l'acqua calda, ma magari spesso a questo aspetto non si pensa. 

(Comunque, al netto di ogni speculazione su cervello e sovrastrutture, a me lasciate i Pink Floyd e Mozart, grazie.)

venerdì 5 maggio 2023

Fine di questa pandemia

Tedros Ghrebreyesus, direttore generale dell'Oms, nell'annunciare la fine dell'emergenza relativa al COVID-19 ha detto, tra le altre cose: "Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori". 

Bellissimo, peccato che non sia vero che non faremo più gli stessi errori, perché li stiamo ancora facendo. Nonostante tutto quello che ci è costata questa pandemia in termini umani, economici e sociali, non abbiamo cambiato di una virgola certi comportamenti; anzi, se è possibile li stiamo reiterando con ancora più enfasi. Due esempi. 

A livello globale, negli ultimi 30 anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreni, e questa pratica autodistruttiva continua imperterrita al ritmo di 10 milioni di ettari ogni anno. Il commercio di animali esotici rimane saldamente al quarto posto tra i più lucrosi business a livello globale dopo le armi, la droga e il traffico di esseri umani. Questi due fattori, da soli (solo per citare i due più importanti), sono i maggiori responsabili della nascita delle pandemie, e secondo tutti gli studiosi sono stati all'origine anche della pandemia di cui festeggiamo oggi la (presunta) fine. 

Ci sono correlazioni e interconnessioni strettissime tra le più deleterie pratiche che attuiamo noi umani e le malattie che poi ci colpiscono. Telmo Pievani, filosofo della scienza e biologo evoluzionista tra i più autorevole a livello globale, ha dimostrato in un suo recente lavoro la correlazione, in tre passaggi, che esiste tra il disboscamento di un ettaro di foresta in Amazzonia e un malato di COVID in una terapia intensiva in Italia. Quindi non è vero che "non faremo più gli stessi errori". Li facciamo ancora, e continueremo a farli fino all'arrivo della prossima pandemia, che è già data per certa a breve (per informazioni citofonare a David Quammen). 

Nel bellissimo saggio "Senza respiro", uscito l'anno scorso, il grande antropologo statunitense ha scritto che il nostro cervello funziona a due velocità: velocissimo nell'intuizione, lento nella pratica. Significa che sappiamo che certi nostri comportamenti sono potenzialmente autodistruttivi ma facciamo una enorme fatica a cambiarli.

Il Darmanin furioso

Magari si può discutere sui modi, ma a livello di realtà dei fatti il ministro dell'Interno francese, fedelissimo di Macron, ha detto ciò che è sotto gli occhi di tutti: la signora Meloni è incapace di risolvere i problemi, nello specifico quelli migratori. Se è infatti vero che nel 2021 sono sbarcate poco più di 10 mila persone, 11 mila nel 2022 e, a oggi, 42 mila da inizio anno, credo ci sia poco da replicare.

D'altra parte questo esecutivo è andato al governo dopo aver fatto una asfissiante campagna elettorale basata principalmente sulla lotta all'immigrazione clandestina. Come dimenticare gli innumerevoli comizi in cui la signora oggi al governo strillava promettendo irrealizzabili (si sapeva) blocchi navali? Ma una volta arrivata a palazzo Chigi, la strillante signora ha dovuto arrendersi all'irrealizzabilità del suo progetto. Progetto a cui non solo avevano creduto tanti italiani, quelli che poi l'hanno votata, ma anche i francesi, che ovviamente hanno pure loro tutto l'interesse al blocco dell'immigrazione e che adesso si sono pentiti di averle creduto.

(A margine ci sarebbe da dire che il fenomeno dell'immigrazione, a detta di studiosi e demografi, non è risolvibile, almeno non con stupidaggini come blocchi navali o altro, si può solamente tentare di gestirlo in qualche modo. Possibilmente serio.)

Il gene dell'assassinio

Vorrei fare notare a Trump che suo nonno era un immigrato originario della Renania che arrivò negli USA alla fine dell'800 facendo il ba...