Ho già parlato, in passato, di due casi che in qualche modo si richiamano a quello di Stefano di questi giorni: Federico Aldrovandi e Aldo Bianzino. Quello di Stefano è quindi il terzo, in ordine di tempo, che oltre a trovare (giusta) evidenza sulle cronache nazionali, presenta alcune analogie coi precedenti.
Si tratta, in sostanza, dell'ennesima storia inquietante di morte inspiegabile dopo un arresto. La notizia, come dicevo, è uscita dall'ambito locale romano ed è diventata di dominio nazionale. Sono partite pure interrogazioni parlamentari per cercare di capire cosa è successo, e come è possibile che un giovane di 31 anni, perfettamente sano al momento dell'arresto, non faccia più ritorno a casa.
Penso che sia giusto insistere e dare il più possibile visibilità a queste storie. Per due motivi: spingere perché la verità venga fuori e avere ancora la certezza di potersi fidare delle forze dell'ordine e dello Stato.
Qui, qui e qui trovate alcuni articoli sulla vicenda, mentre qui sotto ci sono le testimonianze di alcuni familiari pubblicate sul blog di Beppe Grillo.
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La legge n. 49 del 2006 recante la modifica al Testo unico sugli stupefacenti contenente, in particolare, l'abolizione della distinzione tra droghe leggere e pesanti (cosiddetta legge Fini-Giovanardi) è stata portata in Parlamento dal premiato duo GIOVANARDI-FINI.
RispondiEliminaGiovanardi l'abbiamo sentito oggi.
Nel frattempo Fini incontrava alla Camera i genitori di Cucchi e rilasciava la seguente dichiarazione: "ll Presidente, nell'esprimere solidarietà e vicinanza ai familiari, ha auspicato che sulla vicenda, sulla quale non può cadere il silenzio, possa essere fatta al più presto piena luce, con l'accertamento di EVENTUALI responsabilità". (fonte http://nuovo.camera.it/82).
L'uso di "eventuali" sta a significare che prende in considerazione la possibilità che Cucchi si sia massacrato da solo...
Sì, in sostanza, almeno a sentire i vari tromboni, si è già arrivati alla conclusione che a uccidere Cucchi possono essere stati tutti tranne lo stato. Ormai siamo abituati.
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