domenica 30 aprile 2023

Punti di vista differenti

Mi piacciono i punti di vista differenti da quelli in cui siamo immersi fin da quando siamo nati, gli sguardi oltre, le altre visioni. 

La nostra civiltà occidentale ha due radici, la tradizione giudaico-cristiana e la tradizione greca (oltre metà delle parole che sono nei nostri dizionari derivano dal greco), e queste due culture hanno visioni antitetiche sul senso della vita, sulla vita stessa, sulla natura, sull'anima, sulla morte, su Dio. A meno che non si sia studiata un po' di filosofia al classico, noi conosciamo solo il punto di vista della tradizione cristiana (qui intendo il cristianesimo come inconscio collettivo, cultura, non religione), ma in genere conosciamo poco relativamente alla visione dell'altra metà delle nostre radici. E invece è affascinante conoscere anche l'altra metà e uscire un po' dal nostro guscio. Anche perché più si conoscono le altre visioni del mondo e più, di riflesso, si conosce quella a cui apparteniamo. 

Una delle più belle lezioni di Umberto Galimberti (qui).

L'umanità da buttare via

La vicenda della bambina morta trovata in un raccoglitore della Caritas a Milano mi ha fatto venire in mente quanto diceva Günther Anders già a metà del secolo scorso: "Una umanità che tratta il mondo come un mondo da buttare via arriverà a trattare l'umanità come una umanità da buttare via". Non è un giudizio su quanto è successo, intendiamoci - solo quella madre conosce i conflitti interiori e il livello di disperazione che l'hanno condotta a questo gesto -, è solo l'amara constatazione di come quella previsione si è, per i più svariati motivi, avverata.

Ci sarebbe il bene senza il male?


"Che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male?" Questa frase mi sta facendo pensare e mi sollecita un interrogativo: il bene esiste come contrapposizione al male oppure esiste come entità a sé stante? In altre parole, il bene esisterebbe anche se il male non ci fosse? (Mi viene da fare il paragone con la salute, di cui generalmente ci sovviene l'esistenza quando la perdiamo, ma è un paragone azzardato e probabilmente improprio.)

Ho terminato Il Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov, un romanzo definito da molti critici come uno dei più importanti non solo della letteratura russa ma mondiale. 

Io l'ho trovato ambivalente, nel senso che a livello narrativo a tratti mi è sembrato pesante e abbastanza noioso, pur con guizzi interessantissimi di ironia, fantasia, satira sociale, visionarietà. È invece interessantissimo sotto il profilo filosofico, diciamo così, nel senso che abbracciando tematiche che hanno a che fare con la metafisica, l'etica, i conflitti tra ragione e fede, stimola riflessioni e pensieri che, a volte, non dico mandino in crisi, ma impegnano non poco.

In definitiva, dal mio punto di vista è comunque un libro che merita di essere letto.

venerdì 28 aprile 2023

Analogie letterarie


Mi viene il dubbio che la Rowling abbia scopiazz... ehm, cioè, volevo dire: mi viene il dubbio che la Rowling si sia ispirata a Bulgakov :-)

(Sto leggendo Il Maestro e Margherita.)

lunedì 24 aprile 2023

L'ombelico del (nostro) mondo

Non c'è niente da fare, le persone che hanno una competenza, in qualsiasi campo, mi affascinano. Che si tratti di uno storico, di un letterato, di un filosofo, di un teologo, di un musicista, di un fisico, di un matematico, di uno scienziato non importa, questo è. Stavo per aggiungere anche un appartenente alla categoria dei politici, ma di politici competenti e colti non mi pare ne abbiamo, o almeno a me non sovviene alcun nome, per lo meno tra quelli pubblici più noti, quindi lasciamo stare.

Pensavo queste cose mentre ascoltavo questa bellissima lezione di Dario Fabbri tenuta ieri al Festival della scienza e della filosofia, a Foligno, in cui il noto analista geopolitico smonta in un'ora alcuni dei pregiudizi più diffusi e radicati che ci portiamo dietro noi occidentali. Tra questi, il più duro da estirpare è la convinzione che il nostro piccolo Occidente sia il centro del mondo, sia il posto migliore e tutto ciò che sta fuori aneli a diventare come noi. 

In realtà siamo una piccola porzione di pianeta, circa 600 milioni di persone su quasi otto miliardi, ma tendiamo a guardare tutti gli altri, che sono la stragrande maggioranza, con le nostre "lenti occidentalistiche", e questo ci impedisce di capire come è fatto il resto del mondo, di immedesimarci in esso.

Nella lezione Fabbri spiega questi concetti sviluppando tre punti. Il primo riguarda l'idea che tutto ciò che esiste fuori dal nostro piccolo guscio aneli a diventare come noi, che esista cioè una specie di meccanismo dinamico per cui tutti gli esseri umani tendono a vivere come noi e aspirano a diventare come noi. Il secondo punto riguarda una presunta universalità secondo la quale noi occidentali siamo autorizzati, non si sa in virtù di quale mandato, a parlare a nome di tutto il resto del mondo e ciò che pensa l'Occidente dovrebbe riguardare tutti. Il terzo punto riguarda i giovani e l'idea (sbagliata) che noi occidentali abbiamo di essi. Noi non c'entriamo granché, dal momento che i giovani da noi sono pochi e sono numericamente inferiori alla componente anziana della società, ma ci sono paesi e culture dove i giovani sono la maggioranza e costituiscono una massa critica reale, e qui è possibile vedere come sono realmente, cioè molto diversi da come immaginiamo che siano.

Se avete un'oretta e vi va di mettere sulla graticola alcune delle idee incancrenite che molti di noi si portano dietro, direi che questa lezione è il modo migliore.


giovedì 20 aprile 2023

Possiamo salvare il mondo prima di cena


Sono convinto che libri come questo siano inutili perché l'emergenza climatica non è percepita come una emergenza, non è ancora diventata psiche collettiva. Anche se gli scienziati si sforzano in ogni modo da anni di sollevare questo problema; anche se ci descrivono con accurate proiezioni il mondo problematico, difficile, costoso in cui dovranno vivere i nostri figli e i figli dei nostri figli a causa nostra, non riusciamo a interiorizzare questa cosa.

E uno dei motivi è che non ci crediamo. Razionalmente siamo pure disposti ad ammettere che la situazione è grave, che i dati del disastro elaborati dagli scienziati sono esatti e preoccupanti, ma sotto sotto non ci crediamo. 

Questa tesi è supportata dall'autore del libro tramite l'utilizzo di un piccolo aneddoto.

Nel 1942 un partigiano polacco di 28 anni, Jan Karski, partì dalla Polonia occupata dai nazisti e si avventurò in una missione che lo portò prima a Londra, poi in America per informare i leader mondiali delle atrocità che i tedeschi stavano commettendo. Dopo alterne vicissitudini, il giovane Karski arrivò a Washington nel giugno del 1943. Qui incontrò il giudice della Corte suprema Felix Frankfurter, egli stesso ebreo e uno dei massimi giuristi della storia americana. Dopo aver ascoltato da Jan Karski il racconto dello sgombero del ghetto di Varsavia e degli stermini nei campi di concentramento, il giudice, dopo averci pensato su, gli rispose: "Mister Karski, un uomo come me parlando con un uomo come lei ha l'obbligo della totale franchezza. Quindi devo dirle che non posso proprio credere a quello che mi ha detto." Quando l'uomo che accompagnava Karski supplicò Frankfurter di dare credito al racconto che gli era stato fatto, il giudice rispose: "Non ho detto che questo giovanotto sta mentendo, ho detto che non sono in grado di credergli. La mia mente, il mio cuore, sono fatti in un modo che non mi permette di accettarlo."

Il giudice, quindi, non metteva in dubbio la veridicità della storia di Karski. Non contestava il fatto che i tedeschi stessero sistematicamente sterminando gli ebrei in Europa. Ammise invece non solo la propria incapacità di credere alla verità, ma anche la propria consapevolezza di quella incapacità, in definitiva lo stesso atteggiamento che adottiamo noi, o almeno gran parte di noi, di fronte al dramma del riscaldamento globale. 
 
Il libro è interessantissimo, esaustivo, completo di dati e fonti; se siete interessati a queste tematiche vi consiglio caldamente di leggerlo. Poi magari non crederete a quanto raccontato, esattamente come il giudice Frankfurter non credette al racconto di Karski, ma almeno vi sarete fatti un'idea di come stanno le cose.

Lascio qui di seguito alcune schermate prese dalle pagine del libro.


mercoledì 19 aprile 2023

Sostituzione etnica

La teoria della sostituzione etnica è una supercazzola, molto usata dall'estrema destra internazionale, che per fondatezza fa il paio con teorie complottarde tipo quella dell'undici settembre, le scie chimiche ecc. Che un ministro dia credito a questa cosa la dice lunga sul ministro, ma anche sul paese che che l'ha eletto ministro, purtroppo. 

A me viene sempre il dubbio che questa lunga serie di stupidaggini, che giornalmente ci vengono propalate, sia buttata là come arma di distrazione di massa, fumo negli occhi per cercare di nascondere l'inettitudine su ogni fronte di questo governo. Impressione mia, eh.

martedì 18 aprile 2023

Autoanalizzarsi (coi libri)

Si può fare una autoanalisi coi libri? Sì, si può fare rileggendo dopo anni un libro che ci è piaciuto. Anche più volte. Perché il libro è lo stesso ma noi siamo cambiati, e l'atto di rileggerlo ci mostra come siamo cambiati nel tempo. 

Mi è capitato rare volte di ascoltare una dichiarazione d'amore per i libri e la lettura più emozionante di questa. Lui è il grande Piero Dorfles.


lunedì 17 aprile 2023

La prima non è stata Rosa Parks


Questa cosa mi ha sorpreso. Ero convinto che la prima donna di colore a rifiutarsi di cedere il proprio posto sull'autobus a un bianco fosse Rosa Parks. Ho controllato per verificare ed effettivamente non fu lei la prima. Questa è la pagina Wikipedia di Claudette Colvin dove si dice che la prima fu lei, anche se poi passò alla storia Rosa Parks per i motivi spiegati dall'autore.

E niente, si impara sempre qualcosa.

(Johnathan Safran Foer - Possiamo salvare il mondo, prima di cena)

domenica 16 aprile 2023

Protezione (dis)umanitaria

Quando Salvini al tg, col suo ghigno da ignorante tipico del primo della classe, annuncia con soddisfazione che il governo toglierà finalmente la protezione umanitaria, a me ribolle il sangue. Non mi interessano i tecnicismi, non sto a discutere sul fatto se a livello pratico questa misura è servita o no e cosa succederà quando sarà abolita. A me interessa la semantica, i concetti, il sotteso che si nasconde dietro le azioni e le intenzioni. 

Protezione significa proteggere, e viene dal latino pro (davanti) tegere (coprire), il coprire che difende, una parola che ha un istinto atavico, una forza elementare e colossale. Si protegge chi ha paura, chi è in difficoltà, chi cerca riparo, chi non ce la fa, chi fugge da un pericolo, da una minaccia. L'essere umano proteggeva i suoi simili prima dell'etica, prima delle religioni, prima di inventare l'educazione sentimentale. I nostri antenati più primitivi, ancora cacciatori e raccoglitori, assistevano come potevano chi non riusciva a stare dietro al gruppo, gli sminuzzavano il cibo, approntavano barelle improvvisate per trasportarlo in caso di infortunio. La difesa e la protezione dei propri simili sono connaturate nell'essere umano (e non solo) da quando ha messo piede sulla terra. 

Togliere la protezione a chi ha bisogno di essere protetto solo per avere come contropartita un pugno di voti in più, è disumano. Chi smette di proteggere chi è più debole, sia che si tratti di uno straniero che scappa per sopravvivere, sia che si tratti di un indigente a cui viene tolto il reddito, non è un essere umano. Non ha niente dell'essere umano.

"Sintetizzando" :-)

Ogni tanto faccio anche post poco seri :-)


Salvezza o rovina?

 

Non so dire se i libri mi abbiano più salvato o rovinato la vita, credo abbiano fatto sia l'una che l'altra cosa in egual misura. In ogni caso oggi pomeriggio non avevo programmato niente, quindi perché no?

sabato 15 aprile 2023

Storiche relazioni

Giorgia Meloni è andata in Etiopia e al presidente etiope ha detto che "tra i nostri paesi ci sono storiche relazioni".

Cioè, ha detto davvero così :-)

giovedì 13 aprile 2023

Genitori

Credo che le parole più vere e condivisibili sull'equivalenza ideologica imperante tra genitorialità e biologia le abbia scritte Alessandro Gilioli qui. Altri interessanti commenti, scaturiti dalla vicenda del neonato lasciato nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli di Milano, sono raccolti in questo ottimo post di Gwendalyne.

È un'emergenza (per il governo)

Il governo delibera lo stato di emergenza nazionale per sei mesi a causa dell'afflusso dei migranti. Un fenomeno che dura ormai da qualche decennio e che, prevedono gli studiosi, durerà almeno altri vent'anni viene ancora affrontato come una emergenza, invece che come realtà storica. 

Secondo uno studio dell'ONU, da qui al 2050 un miliardo di persone migrerà dal posto in cui risiede per l'impossibilità di viverci a causa dei cambiamenti climatici, una situazione potenzialmente esplosiva che sta da tempo allarmando anche gli Stati Uniti

Chissà se prima o poi qualche governo si deciderà ad affrontare il più grave problema mondiale di oggi in modo serio? Il che significa abbandonare il concetto di emergenza e cominciare a pensare in termini di evoluzione storica nel lungo periodo, e agire di conseguenza, ammesso che si sia ancora in tempo.

mercoledì 12 aprile 2023

Serve a qualcosa abbatterla?

L'orsa che in Trentino ha ucciso il giovane runner sarà abbattuta una volta rintracciata. 

Boh, non so, non ho un'idea precisa in merito, ma così, a sensazione, mi sembra un gesto dettato solo da impulsi di pancia del momento e privo di una reale utilità. Una sorta di occhio per occhio, dente per dente, per capirci. È un po' come se l'orsa in questione venisse "punita" per aver fatto l'orsa, per avere cioè agito secondo la sua natura.

Gli orsi non premeditano gli omicidi, agiscono in base al loro istinto, e nelle situazioni in cui avvertono pericolo o minacce reagiscono aggredendo. Ma sono casi limite, perché per loro natura, se possono stanno ben alla larga dall'uomo (a dimostrazione di quanto sono intelligenti).

L'inutilità dell'abbattimento, a parte placare forse la voglia di vendetta, credo sia palese. Il problema della convivenza tra uomini e animali selvatici, in quelle zone del Trentino, si trascina da anni e si aggrava col passare del tempo perché si tratta di territori sempre più densamente popolati sia dagli uomini che dagli orsi, cosa questa che rende inevitabile i contatti tra le due specie. Ecco perché forse serve a poco abbatterla. Probabilmente sarebbe più utile un piano più ampio e organico per agevolare la convivenza e renderla meno rischiosa possibile. Ma noi, è noto, preferiamo di solito le soluzioni immediate di pancia.

martedì 11 aprile 2023

Cosa ci vogliono fare mangiare


Vorrei dire un paio di cose al titolista di Panorama (e magari per conoscenza a Belpietro):

1) Nessuno ci vuole fare mangiare niente, dal momento che la carne coltivata è attualmente in fase di progetto e non esiste.

2) Quando anche fosse messa in commercio, e prima o poi lo sarà, non ci sarà alcun obbligo di consumarla. Sarà infatti messa in vendita come opzione, chi la vorrà la comprerà, chi non la vorrà continuerà ad acquistare la normale carne che ha sempre consumato.

3) Chi ci guadagnerà è presto detto: le aziende che investiranno in questo tipo di mercato. Allo stesso modo in cui un'azienda che produce telefonini guadagna coi telefonini, un'azienda che fabbrica ombrelli guadagna con la vendita degli ombrelli, un'azienda che produce pannelli solari guadagna con la vendita di pannelli solari. Tutto molto semplice, mi pare, no? 

L'intento di copertine simili è chiaro: suscitare una reazione emotiva (in questo caso paura) nelle persone predisposte a farsi abbindolare per mancanza di spirito critico e poca o nulla conoscenza delle cose, che poi è il target medio di chi legge questa roba.

lunedì 10 aprile 2023

Senza respiro


 
Senza respiro è un saggio del giornalista e divulgatore scientifico David Quammen pubblicato alla fine dell'anno scorso. Quammen è colui che nel 2012 scrisse il celebre Spillover, nel quale descrisse con sette anni di anticipo la pandemia da Covid-19 che tre anni fa ha messo in ginocchio mezzo mondo. La descrisse riassumendone le caratteristiche in otto punti (sarebbe stata generata da un coronavirus, sarebbe partita da un wet market cinese, il virus avrebbe fatto il salto di specie da un animale all'uomo ecc.). Li azzeccò tutti e otto. Quammen non è né un mago né un indovino, è semplicemente un divulgatore che gira in mondo per studiare i virus e i batteri e i modi in cui nascono e dilagano le epidemie.
 
Per gli scienziati che studiano queste cose non è stata una sorpresa lo scoppio della pandemia; sulle riviste scientifiche, nei circoli accademici se ne parlava già da anni. Si sapeva che noi Sapiens, col nostro comportamento nei confronti dell'ambiente, stavamo da tempo creando tutte le condizioni affinché il disastro si verificasse. Ma la cosa grave è che ancora oggi, pur con tutto quello che ci è costato in termini umani ed economici questa pandemia, non stiamo facendo niente per cercare di evitare che il disastro si ripeta. Non abbiamo cambiato atteggiamento. Continuiamo a disboscare, a spostare animali selvatici da un ambiente all'altro (il commercio di animali esotici è il quarto business più lucroso al mondo dopo armi, droga e traffico di esseri umani); continuiamo a consumare indiscriminatamente risorse naturali. 

Quammen lo dice chiaramente nella chiusa del libro: il Covid-19 non sarà l'ultima pandemia che vedremo nel ventunesimo secolo. Ce ne sono state in passato, ce ne saranno altre in futuro. 

Il libro è comunque interessantissimo. Racconta e spiega cosa sono i virus, come agiscono, in quali modi obbediscono all'imperativo darwiniano di riprodursi e diffondersi. Spiega perché noi umani siamo così vulnerabili nei loro confronti (uno dei motivi è che i virus sono su questo pianeta da quasi quattro miliardi di anni, la nostra specie da appena duecentomila, quindi il nostro sistema immunitario non ha difese contro di essi). Ma è interessante perché spiega cosa è un coronavirus (in sostanza è un filamento di RNA circondato da una capsula di proteine), come agisce, da quanto tempo lo conosciamo. 

Ma è un libro, questo, che dovrebbero leggere soprattutto i tanti novax e complottardi assortiti che durante la pandemia hanno ammorbato coi loro deliri il dibattito pubblico, perché spiega come è nato il vaccino, perché ci è voluto così poco tempo per averlo, quanti milioni di vite ha permesso di salvare e tutto il resto. In alcuni parti è molto tecnico e, forse, più adatto a un pubblico che abbia già qualche competenza scientifica su questi temi (io che non ne ho, qualche difficoltà l'ho trovata), ma nel suo complesso è alla portata di tutti e imprescindibile per chi è interessato a questi temi.

domenica 9 aprile 2023

Un'ora di consapevolezza e arricchimento

Durante la mia camminata postprandiale, che ho fatto per attenuare i sensi di colpa generati dalle abbondanti libagioni pasquali, ho ascoltato questa conferenza di Telmo Pievani, e mi è venuto da chiedermi perché queste cose non vengano dette nei telegiornali, non siano oggetto di discussione sui blog, sui social, sui giornali, nelle scuole. Invece di dare spazio alle cretinate dei vari Salvini e compagnia bella, invece di raccontare l'ultimo omicidio, l'ultimo incidente stradale, l'ultima strage, perché non raccontare tutti i disastri che stiamo facendo? Perché non sollevare il problema gigantesco dei nostri figli e nipoti, che a causa nostra dovranno vivere in un mondo più difficile, più costoso, più fragile, più problematico? 

Poi magari non ci si potrà fare niente, ma già sapere, prendere coscienza, avere un'idea di cosa sta succedendo potrebbe essere un punto di partenza. Se si ha consapevolezza di un problema, è difficile che poi i comportamenti non ne siano influenzati. O forse no, chissà.


sabato 8 aprile 2023

33 anni fa

Nel mese di aprile del 1990 - il giorno preciso non lo ricordo - iniziavo a lavorare nell'azienda in cui sono tuttora. In quegli anni lì trovare lavoro era ancora facile, bastava bussare e ti aprivano, e il lavoro era generalmente di qualità e tutelato. Dovevano ancora arrivare il pacchetto Treu, la riforma Biagi, il decreto Poletti e il Jobs act di Renzi, ossia tutte quelle "riforme" che nel corso degli anni hanno introdotto ed elevato a valore la flessibilità, un nome sofisticato e un po' altisonante con cui si usava mascherare la precarietà. 

Iniziai in aprile con un contratto stagionale, poi, quando arrivò settembre, mi fu chiesto se fossi interessato a restare in organico in pianta stabile. Sì, avete capito bene, fu l'azienda a chiedermi di essere assunto con un contratto a tempo indeterminato. Io tutto sommato mi trovavo bene, il lavoro mi piaceva e accettai, riservandomi di andarmene in caso avessi trovato qualcosa di meglio. Oggi sono quindi 33 anni che lavoro nella stessa azienda. 

Avere un contratto a tempo indeterminato a vent'anni mi permise di poter pianificare un po' la vita: sposarmi, mettere al mondo figli, fare delle spese ecc. Oggi un giovane deve sapere che quel mondo lì non esiste più, o quasi. Ci sono le cooperative, i contratti co.co.co, co.co.pro, a chiamata, a tempo, contratti che non danno diritto di godere delle più basilari tutele che ai miei tempi era naturale avere. Contratti coi quali è impossibile pianificare qualsiasi cosa, fosse anche l'acquisto di una macchina a rate. 

Ecco, credo che quelli della mia generazione siano gli ultimi superstiti di un mondo che non esiste più.

L'Ungheria e l'omosessualità

La contestata legge sulla (presunta) difesa dei minori, approvata nel 2021 nell'Ungheria dell'omofobo Orbán e di cui si è tornato a parlare in questi giorni, equipara in sostanza omosessualità e pedofilia, un concetto definitivamente smontato da tempo e che rimane ormai solo in ambienti di estrema destra, e vieta che ai giovin virgulti ungheresi si parli di cose come appunto omosessualità, cambio del sesso e così via. L'hanno fatto per proteggere i poveri pargoli, ovviamente, non sia mai che vengano a sapere che l'omosessualità esiste in natura, è praticata da tutte le specie animali tranne il riccio di mare ed è solo uno dei tanti orientamenti che esistono. Guai. E se poi i pargoli si traumatizzano?

Si è tornato a parlare in questi giorni del controverso provvedimento perché quindici stati dei ventisette che fanno parte dell'Unione europea hanno avviato una causa legale contro il paese del grande amico di Salvini e Meloni a causa della suddetta legge. Va detto subito che la causa non servirà a granché, ma è comunque un modo per vedere quali e quanti sono gli stati che si schierano ideologicamente con la visione del mondo dell'autocrate e quanti e quali si oppongono. Noi, naturalmente, stiamo con Orbán, non sia mai che una volta nella vita ci capiti, anche per sbaglio, di schierarci dalla parte giusta.

giovedì 6 aprile 2023

Ridere con la carne "sintetica"

Sì, lo so, avevo già accennato qualcosa sulla questione della carne "sintetica", ma ci torno un attimo sopra perché mi sono imbattuto in un paio di video che mi hanno fatto sorridere e piangere (per lo sconforto) al tempo stesso. Il primo è di Dario Bressanini, chimico e divulgatore scientifico. Nel video qui di seguito spiega cosa si intende con carne "sintetica" (il virgolettato è voluto perché la definizione è sbagliata), ma la parte più interessante del suo intervento è la seconda, dove affronta il problema dal punto di vista psicologico: perché cioè siamo per natura refrattari e spaventati di fronte alle innovazioni scientifico-tecniche e amiamo cullarci nel conforto del conosciuto.


 

Il secondo video, qui sotto, e questo mi ha fatto veramente ridere, è la conferenza stampa del ministro dell'agricoltura Lollobrigida sulla carne "sintetica" corredata coi commenti in tempo reale di Giacomo Mauretto, divulgatore scientifico e autore del canale Youtube Entropy for life. Se volete sorridere, guardatelo; se invece avete paura che vi prenda lo sconforto e la tristezza nel constatare il livello delle persone che ci governano, lasciate perdere.


mercoledì 5 aprile 2023

Entomofagia

Visto che in questo periodo, per vari motivi, si fa un gran parlare di insetti come alimento, anche in seguito alle rassicurazioni del ministro Lollobrigida secondo cui nessuno ne mangerà a sua insaputa, vorrei fare presente che gli insetti, in Europa (Italia compresa), si sono sempre mangiati. A partire dagli antichi Romani, passando per tutto il Medioevo e fino all'Età moderna, gli insetti hanno costituito una prelibatezza di primo piano

Con ciò non voglio dire che si deve cominciare a mangiarli ignorando il normale ribrezzo che la sola idea può provocare, e a me ne provoca parecchio, dico solo che quando sentite quelli che si stracciano le vesti perché gli insetti non fanno parte della nostra cultura e blablabla, lo dicono o perché sono ignoranti o perché contano sull'ignoranza di chi li sta a sentire.

Dove luglio se ne andò

Stephen King, in una pagina di Blaze, scrive: "Luglio se ne andò là dove vanno a finire i mesi usati". Avrebbe potuto banalmente scrivere, che ne so, "Luglio finì", oppure "Luglio se ne andò", ma King non è come gli altri e scrive: "Luglio se ne andò là dove vanno a finire i mesi usati". Piccolo tocco di genialità a cui ci ha da tempo abituati.

Adattamenti al mondo

L'idea di multare fino a 100mila euro chi usa parole straniere, soprattutto nell'ambito della pubblica amministrazione, un'idea che solo a un governo fuori dal mondo come quello attuale poteva venire, mi ha fatto venire in mente quando George Bernard Shaw diceva che l'uomo ragionevole si adatta al mondo, l'uomo irragionevole pretende che il mondo si adatti a sé. E regolarmente ci va a sbattere.

sabato 1 aprile 2023

Branduardi a Cervia


Ieri sera sono andato a Cervia, dove Angelo Branduardi presentava la sua biografia appena uscita. Bellissima serata. Lui è andato a ruota libera, raccontando infiniti aneddoti ed episodi relativi alla sua vita e alla sua attività artistica. Alcuni mi hanno fatto sorridere e mi hanno colpito. 
 
Una cosa degna di nota è il fatto che si diplomò in violino a pieni voti, al conservatorio di Genova, all'età di soli 16 anni, ed è quindi tuttora tra i più giovani diplomati al conservatorio d'Italia. La passione per la musica, in particolare classica, gli fu trasmessa dal padre, che era melomane. Suo padre era un verdiano sfegatato, lui è sempre stato wagneriano. Questa diversità di vedute è stata negli anni il costante motivo di bonari contrasti tra i due. Per Angelo Branduardi Giuseppe Verdi era appena qualcosa di più di un "canzonettiere", Wagner rappresentava invece l'impero della musica. E quanto s'incavolava, suo padre, ogni volta che il figlio glielo diceva. 
 
Un'altra cosa che mi ha colpito è stata l'aver detto che alcune sue canzoni, come la celeberrima Alla fiera dell'est, oggi vengono insegnate ai bambini nelle scuole e questo è come se gli regalasse una sorta di immortalità. Ma i bambini non lo conoscono, anche se imparano le sue canzoni, quindi queste canzoni - dice - "non sono più mie, sono diventate patrimonio e costume del paese e di tutti, e a me questa cosa piace moltissimo." 
 
Il suo essere così alla mano, disponibile, loquace, schietto mi ha lasciato una bellissima impressione di questo artista, che finora avevo conosciuto solo tramite i suoi dischi. Da oggi gli voglio, se possibile, ancora un po' più bene.

Revisionismo larussiano

Dopo il revisionismo meloniano, cui avevo accennato qui, è la volta del revisionismo larussiano. Si ha quasi l'impressione che una delle missioni che si è dato questo governo sia tentare di disarticolare il legame tra Costituzione e antifascismo utilizzando l'espediente propagandistico del tutti colpevoli, nessun colpevole, ma magari è solo un'impressione mia.

Rimane il mistero di come sia possibile accanirsi continuamente con tale protervia sulla difesa della parte sbagliata della storia, quella parte che poi è stata (fortunatamente) sconfitta dalla storia stessa. La Russa è fascista, lo sappiamo, quindi è nelle sue corde difendere il fascismo e in fondo anche comprendere il nazismo come conseguenza, ma stupisce la tranquillità e la quasi nonchalance con cui questo filofascismo viene esternato, senza più alcun timore, alcuna remora, niente di niente.

Probabilmente è il clima generale imperante che oggi lo consente, laddove ieri era invece più problematico farlo, complice anche una memoria storica ormai persa e una generale indifferenza e indolenza in cui tutti ormai possono dire ciò che vogliono e raccontare la storia come pare a loro, tanto a chi interessa più?

Mentalità di guerra

Dice il neo segretario della Nato che dobbiamo passare a una mentalità di guerra, che vuol dire dedicare una quota maggiore delle nostre sp...