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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Probabili cadute

Non so se Renzi abbia intenzione realmente di fare cadere il governo , passando così alla storia come l'uomo che ha innescato una crisi politica nel bel mezzo di una pandemia e di una crisi economica con ben pochi precedenti storici. È possibile, conoscendolo. Chi segue un po' la politica e ciò che il tipo di Rignano ha combinato dal 2014 in qua, sa che potrebbe essere capace di farlo, e quel "io non ho niente da perdere", equivalente attuale del biblico "muoia Sansone con tutti i filistei", sta lì a dimostrarlo.  Giova però tenere presente che siamo di fronte a un politico che, in quanto a populismo e incoerenze tra il dire e l'agire, se la gioca alla pari con Salvini, e forse gli dà anche dei punti. Renzi sa benissimo che in caso di mosse eccessivamente azzardate Conte andrebbe subito in parlamento per una verifica, e dato che un Conte-ter è escluso, il risultato sarebbe un ritorno alle urne, urne che condannerebbero Renzi e il suo partitino da zerovir

[...]

Vorrei vivere in un paese in cui l'arrivo di un vaccino non provochi una guerra civile.

Il mio 2020 in libri

Come faccio ogni anno in questo periodo , pubblico l'elenco dei libri che mi hanno tenuto compagnia in questo 2020 che sta per chiudersi. Chissà, magari con qualcuno dei miei 32 lettori ho avuto qualche lettura in comune. Quest'anno ho dedicato abbastanza spazio ai classici (Dumas, De Amicis, Twain, Dostoevskij, Flaubert, Goethe, Mann, Tolstoj, Manzoni), anche se la parte del leone la fanno sempre la narrativa più o meno contemporanea e la saggistica.  A proposito di saggistica, menziono tre autori che hanno scritto saggi storici e scientifici che ho particolarmente apprezzato. Il primo è il professor Yual Noah Harari, che ho conosciuto tramite il libro Sapiens, da animali a dèi , un saggio che ho letto l'anno scorso e che ho poi riletto successivamente. Segnalo anche il genetista Guido Barbujani e il fisico delle particelle Guido Tonelli. Del primo ho letto il bellissimo Gli africani siamo noi , mentre del secondo l'altrettanto interessante Genesi, il grande racconto d

Vaccino anti-covid? Si, grazie

La diffusa titubanza nei confronti del vaccino anti-covid, le cui prime dosi sono arrivate ieri in Italia, non deve stupire. È infatti figlia della dilagante cultura anti-scientifica, accompagnata alla mancanza di cultura tout court, in cui affonda il nostro paese, e non solo il nostro, purtroppo. Anzi, a me suscita quasi meraviglia che, sondaggi alla mano, i favorevoli all'assunzione del nuovo vaccino siano ancora la maggioranza degli interpellati e non una minoranza.  Non so quando toccherà a me, ma so con certezza che quando me ne sarà data l'opportunità lo farò, e lo farò convintamente. Perché? Perché studiosi, medici e scienziati dicono che non esistono motivi per non farlo, e siccome il mondo è andato avanti ed è progredito grazie a chi ha studiato e non grazie a gente come la signora Brigliadori o Red Ronnie o Enrico Montesano o Heater Parisi, ecco perché lo farò convintamente.  Avrò qualche timore? Può darsi, non fosse per il fatto che si tratta di una cosa nuova ed è n

Inferiore al desiderio

Nel racconto Il borghese stregato , di Dino Buzzati, Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali di 44 anni, raggiunge moglie e figli nel paese di montagna in cui stanno trascorrendo le vacanze. Un giorno, durante una passeggiata solitaria, Giuseppe Gaspari si rende conto che quei luoghi l'hanno un po' deluso, non sono come si aspettava. "Incamminatosi per una ripida mulattiera che saliva alla montagna, si guardava intorno a osservare il paesaggio. Ma, nonostante il sole, provava un senso di delusione. Aveva sperato che il posto fosse in una romantica valle con boschi di pini e larici, recinta da grandi pareti. Era invece una valle di prealpi, chiusa da cime tozze, a panettone, che parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pensò il Gaspari, rimpiangendo di non essere potuto mai vivere, neppure per pochi giorni, in una di quelle valli, immagini di felicità umana, sovrastate da fantastiche rupi, dove candidi alberghi a forma di castello stanno alla soglia di foreste a

Salvini e i clochard

A me non indigna tanto l'iniziativa di Salvini, che con alcuni giorni di anticipo annuncia che a Natale andrà a consegnare pacchi dono ai senzatetto a favore di telecamere e social. Ormai lo conosciamo, è fatto così, ogni lato dell'agire umano viene sacrificato sull'altare della propaganda. A me stupisce e soprattutto preoccupa che questo agire piaccia a un sacco di gente.

Gli ultimi giorni di quiete

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Mi capita raramente, anzi quasi mai, di leggere un libro in una giornata. Mi è successo oggi con Gli ultimi giorni di quiete , di Antonio Manzini, iniziato stamattina e terminato ora. Ho letto altri libri suoi, in passato, tutti piacevoli e interessanti, ma questo mi ha stregato fin dalle prime pagine, probabilmente anche a causa della delicatezza con cui traduce in romanzo la tragedia di un padre e una madre a cui viene ucciso l'unico figlio. È un libro sull'ingiustizia e sulla linea sottile che a volte separa il sacrosanto desiderio di giustizia dal feroce desiderio di vendetta. Un libro che, nella sua tragicità, offre parecchi spunti per pensare e riflettere.

A cosa serve la politica?

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Si tratta di uno di quei libri che forse sarebbe meglio non leggere, perché si chiude l'ultima pagina con la quasi certezza che questo paese non risalirà più dall'abisso in cui è precipitato. Le cause della caduta in questo abisso sono più o meno note, almeno a chi abbia una qualche conoscenza delle vicende storico-politico-sociali che hanno caratterizzato l'Italia degli ultimi otto lustri, ma vedersele inanellare in una sequenza così lucida e spietata, offre pochi margini di speranza. Piero Angela, con la linearità e la chiarezza che gli sono consuete, inizia questo saggio con una considerazione molto interessante che, in generale, mi pare venga pensata sempre molto poco, e cioè che non è la politica a determinare il grado di benessere di un paese. Quante volte, se ci pensate, tendiamo a dare ogni responsabilità della marea di cose che non vanno alla politica e ai politici? Non è così, o almeno non è solo così, anche se la politica ha le sue innegabili responsabilità. Per

Buone feste

Ho finito di lavorare anche oggi, finalmente. Tornando a casa mi sono imbattuto in una Santarcangelo stranamente affollata; ma non è zona rossa, da oggi? Boh, forse ho capito male io, o forse la gente gira perché sono talmente tante le deroghe e, volendo, le scappatoie più o meno lecite alle restrizioni che le persone escono lo stesso. Adesso mi aspettano tre giorni di riposo e di relax che più o meno ho già idea di come impiegherò: prevalentemente leggendo e, meteo permettendo, andando a camminare.  Che sarà un Natale diverso dagli altri è quasi banale ribadirlo. Solitamente, come tradizione, andavo con la mia famiglia a pranzo dai miei; a volte si aggiungeva qualche parente più o meno conosciuto che arrivava da non so dove, di quei parenti che escono fuori magicamente per Natale e poi tornano nell'anonimato da cui sono usciti. Quest'anno, ognuno a casa sua, e forse, alla fin fine, non è neppure tutto 'sto male. Buone feste a chi passerà di qui.

Piero

C'è un signore che oggi compie 92 anni: Piero Angela. Ogni anno lo ricordo qui, su queste pagine, perché è stato uno dei miei miti di quand'ero giovane e lo è ancora oggi che giovane non sono più. A lui (o meglio, anche a lui), alle sue trasmissioni, ai tanti suoi libri che affollano la mia libreria devo il mio amore per la curiosità, per la razionalità, per il non accontentarmi mai della prima risposta.  Buon compleanno, mito!

Sul trattare i seguaci come stupidi

Sto leggendo un libro gustosissimo: Bomba atomica , di Roberto Mercadini, al quale dedicherò un post non appena l'avrò terminato. Mi sono imbattuto però in una parte che merita di essere menzionata a parte perché tratta tematiche estremamente attuali. Si parla del Mein Kampf , il libro scritto da Hitler che rappresenta un po' il manifesto della sua politica. In particolare, il passaggio relativo alla propaganda e al modo in cui un leader politico deve considerare i suoi seguaci. Non aggiungo nulla, mi limito a citare pari pari il brano in questione, dopodiché chiunque può liberamente elaborare analogie con l'attuale modo di fare politica e con alcuni (uno in particolare) politici di oggi. A me queste analogie sono venute spontanee. Ecco il brano in questione (il neretto è mio): In generale colpiscono i brani in cui il libro [Mein Kampf, nda] parla della propaganda politica, perché hanno il sapore di una autodenuncia. Vengono raccomandati metodi a cui molti politici odierni

La lavatrice

Questa settimana mia moglie è andata a comprare la lavatrice nuova. C'è andata assieme a suo babbo, che per tutta la vita ha riparato lavatrici per mestiere e quindi ci capisce. Alla fine, hanno acquistato il prodotto che, secondo mio suocero, offriva il miglior compromesso prezzo-qualità, una Indesit, marca abbastanza rinomata. Mentre chiacchieravo un po' col tecnico che è venuto a casa a installarla e a ritirare la vecchia, gli ho fatto presente che quella che aveva tirato le cuoia, una gloriosa Rex che ci fu regalata nel 1996, aveva fatto il suo dovere per 24 lunghi anni. Il tecnico ha sorriso, aggiungendo di non pensare neanche lontamente che una lavatrice di adesso possa durare così tanto. Molto ottimisticamente ha pronosticato una vita massima di una decina d'anni, ma molto ottimisticamente. Gli ho risposto che lo sapevo già e mi è venuto in mente che ne avevo scritto qui . Siamo ormai perfettamente inseriti, più o meno coscientemente, nell'epoca in cui la fine de

Genesi (quella vera)

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Di Guido Tonelli avevo già accennato qui . L'anno scorso ha pubblicato un saggio, quello che vedete nell'immagine sopra, in cui racconta, alla luce delle ultimissime scoperte scientifiche, come e perché è nato l'universo. Bene, questo saggio l'ho divorato in due giorni. Avevo già avuto modo di conoscere l'efficacia retorica e affabulatrice dello scienziato dalle tante sue conferenze che si trovano su YouTube, ora ho potuto saggiare anche le sue notevoli potenzialità letterarie. Perché è intrigante, questo libro? In primo luogo perché è scritto in uno stile comprensibile anche a chi, come lo scrivente, ha poche o nulle nozioni di fisica; in secondo luogo perché - e qui parlo a titolo personale - sapere quando, come e perché è nato quella specie di "sacco" (Tonelli mi perdoni) senza confini che abitiamo è una delle storie più affascinanti che ci siano. E se per conoscere questa affascinante storia occorre imbattersi in qualche indispensabile tecnicismo scien

Evoluzioni (?) aziendali

Ieri sera tardi, mentre tornavo a casa dal lavoro, riflettevo sulle modalità in cui ne sono cambiate le dinamiche negli ultimi trent'anni. Prendo questo lasso di tempo come riferimento perché è appunto da trent'anni che lavoro sempre nella stessa azienda. Lavorare per così lungo tempo nello stesso posto consente di vedere in modo migliore il modificarsi delle condizioni e delle dinamiche del lavoro negli anni. Quando iniziai, l'azienda era piccola, un paio di soci titolari e i dipendenti. Ci si conosceva tutti e i rapporti erano generalmente di stampo amichevole e familiare, non certo di natura gerarchica. Gli orari erano tutto sommato abbastanza flessibili e lo svolgimento delle mansioni era caratterizzato da una certa libertà. Col passare degli anni l'azienda, per riuscire a competere col modificarsi del mercato del lavoro, si è fusa con altre simili, inglobando altre realtà, cosa che naturalmente ha richiesto un certo numero di sacrifici in termini di posti di lavoro

San Gennaro

Non posso non notare come la mancata liquefazione del sangue di San Gennaro compaia in prima pagina su molte testate nazionali ma non su Avvenire, fatto che testimonia come dalle parti di Oltretevere (Avvenire è l'organo ufficiale della CEI) si tenda a mantenere la giusta distanza tra fede e superstizione. Poi, che questa distinzione sia ignorata tranquillamente da buona parte del popolo cattolico, poco importa, ciò che conta è il risultato finale.  È interessante notare, a tal proposito, come la notizia tenda a comparire con maggior rilievo sulle prime pagine dei quotidiani più popolari e con meno pretese intellettuali. Tra questi non poteva certo mancare Il resto del Carlino, il quotidiano più diffuso qua in Emilia Romagna e tradizionalmente rivolto a un target di lettori poco inclini all'approfondimento critico. Qui, il mancato miracolo occupa gran parte della prima pagina, a conferma della "indole" del giornale. Per quanto riguarda il fenomeno in sé, non credo ci

"Se qualcuno morirà, pazienza"

Andando un po' (molto) contro corrente, io ho apprezzato ciò che ha detto il presidente di Confindustria Macerata Guzzini, e cioè che bisogna riaprire tutto e se ci saranno morti, pazienza. Non mi riferisco, naturalmente, al concetto in sé, che rigetto in toto, mi riferisco al fatto che Guzzini ha detto pubblicamente, fuori da ogni ipocrisia, ciò che la stragrande maggioranza delle persone (politici compresi) pensa ma, per vari e abbastanza intuibili motivi, non dice apertamente. E l'ho apprezzato soprattutto perché quell'assunto, quell'idea, quella visione sono la descrizione perfetta del modello su cui oggi è imperniata la nostra società: prima viene l'economia, poi, in subordine, l'uomo. Non sto qui a entrare nell'annosa e forse eccessivamente banalizzata questione morire di covid o morire di fame, su cui pure io non ho certezze, mi preme solo sottolineare il fatto che qualcuno, finalmente, abbia ammesso apertamente come è strutturata la nostra società.

Arecibo e noi

Mentre leggevo sul blog della Curiosona del collasso del più grande radiotelescopio del mondo, quello di Arecibo, per cinquant'anni l'"orecchio" più potente ad ascoltare l'universo, pensavo che quel crollo potrebbe essere la metafora perfetta per descrivere il decadimento della nostra civiltà. Perché il telescopio è collassato? Per degrado dovuto ad abbandono e incuria. Perché noi stiamo collassando? Più o meno per gli stessi motivi. Certo, in realtà le motivazioni sono più complesse e ricche di sfaccettature, ma se si va al sodo, al nocciolo, mi pare che ci siamo.

Gilioli chiude

Ho scoperto solo ora che, dopo 15 anni, Alessandro Gilioli chiude il suo blog . Mi dispiace; Piovono rane è sempre stato uno dei miei piccoli-grandi punti fermi nel mondo della blogosfera, e molto raramente ho letto cose meno che intelligenti e oneste, in quello spazio. Peccato.

Dichiarazioni

"Cicatrice indelebile", "Ferita alla democrazia". I commenti dei politici (Mattarella compreso) alla commemorazione, ieri, della strage di piazza Fontana sono  sempre così asettici, neutri, tranquilli. A me piacerebbe che, per una volta, qualcuno si alzasse e dicesse  chiaramente: "La strage di piazza Fontana è stata di matrice neofascista e organizzata con la complicità di pezzi delle istituzioni."  Poi, certo, è chiaro che Mattarella una cosa del genere non la potrà mai dire per comprensibili ragioni di opportunità legate al ruolo che ricopre, ma che qualcuno, un giorno, si faccia avanti in questo senso, rimane sempre un mio sogno nel cassetto.

Perché i classici

A circa tre quarti di lettura del monumentale Anna Karenina di Tolstoj, mi sono accorto di una cosa. Una cosa banale, in verità, che racconto partendo da una breve descrizione di un paio di episodi. Il fratello di uno dei protagonisti del romanzo è costretto a letto gravemente malato; i migliori medici del tempo (il romanzo è ambientato nella Russia della seconda metà del 1800) si prodigano al capezzale del malato ma ogni loro sforzo non sembra dare alcun risultato. Entra in scena la moglie del fratello del moribondo, la quale, accorgendosi delle condizioni esterne in cui giace (la camera è sudicia, maleodorante, la biancheria del letto è sporca ecc.) comincia a lavorare nel senso di migliorare questa situazione: pulisce la camera a fondo, la profuma, cambia la biancheria sporca con biancheria lavata e pulita, lava il malato e cura le piaghe da decubito che sono sorte a causa della mancanza di igiene. In pratica non cura farmacologicamente il malato ma cura la persona e il suo ambient

Mercato

Notavo, per motivi di lavoro, che dal giorno della morte di Maradona le  edicole sono invase da montagne di materiale editoriale (DVD, libri, inserti, calendari ecc.). Da lunedì saranno invase di gadget per Paolo Rossi. È  il florido mercato della morte tipico di una società dove di tutto si fa mercato.

Il prof di chimica

Sono venuto a sapere poco fa della morte del mio professore di chimica delle superiori. Mi è dispiaciuto. Ricordo che, alla lontana, eravamo in qualche modo parenti e lui mi chiamava bonariamente "nipote", anche se in realtà si trattava di un tipo di parentela molto più distante che adesso non saprei neppure definire esattamente.  Faceva quello che poteva per aiutarmi ad arrivare al sei, ma neppure tutta la sua magnanimità poteva alcunché contro la mia refrattarietà alla comprensione della materia. Ricordo un compito in classe sulle ossidoriduzioni in cui, con visibile dispiacere, mi appioppò un bel due, aggiungendo di essere stato largo. Le ossidoriduzione furono sempre la mia bestia nera. Ma con tutta la chimica in generale non sono mai andato d'accordo.  Addio prof, lei è stato fin troppo buono con me.

Il silenzio (dei politici)

Come osserva giustamente Nino Cartabellotta, ciò che più risuona in questa giornata in cui i decessi sono ricominciati a salire (oggi quasi novecento deceduti) è il silenzio dei politici. Siamo il paese, in Europa, col tasso più alto di mortalità di tutta questa seconda ondata e Conte, oggi, stava valutando di allentare alcune restrizioni e di consentire gli spostamenti tra comuni nel periodo a cavallo tra Natale e capodanno.  A termini di paragone, ieri Angela Merkel ha implorato fin quasi alle lacrime il popolo tedesco, a reti unificate, di stare a casa durante le feste, perché cinquecento morti al giorno sono un prezzo inaccettabile. Qua, con un numero enormemente più elevato di decessi, c'è tutta una incomprensibile frenesia di riaperture, di allentamenti di restrizioni, di fare finta che là fuori non ci sia nessun problema. Pensavo che noi saremo sempre il paese in cui la politica è sinonimo esclusivo di ricerca del consenso, mentre altrove politica è sinonimo di serietà, coer

Paolo Rossi

Non ho mai seguito il calcio, non mi ha mai interessato, ragion per cui la morte di Maradona mi è passata come una notizia tra le tante. Per Paolo Rossi il discorso  è diverso, perché mi riporta a un periodo della vita (nell'82 avevo 12 anni) che ricordo con dolcezza. D'altra parte, siamo legati a persone e avvenimenti celebri perché permettono di evocare particolari periodi della nostra vita, più che per intrinseche peculiarità.

Lo pneumatico e il sasso

Poco fa, dal fornaio, ho incontrato un conoscente che non vedevo da un po'. Saluti di rito, "come stai?", "come va?" e cose così. Poi, inevitabilmente, il discorso è caduto sulla pandemia. "Mah, guarda, sì, 'sto virus ci sarà anche, non dubito, ma la gente non muore per quello, la gente muore perché già malata di altro." Ho provato a spiegargli che è vero che gran parte di quelli che muoiono sono persone generalmente anziane e già affette da altre patologie, ma è il virus che aggrava quadri clinici già in parte non buoni portando il malcapitato al decesso. Invano. Allora ho provato a spiegargli il concetto con una metafora e la prima che mi è venuta in mente (abbiate pazienza, erano le sette di mattina) è stata quella dello pneumatico e del sasso. Gli ho detto: "Immagina uno pneumatico un po' vecchio e un po' malandato, magari con qualche rattoppo ma ancora funzionante e potenzialmente in grado di fare parecchi chilometri. Sulla strada

Sul rialzarsi

Comincia a essere abbastanza stucchevole tutta la retorica sul rialzarsi, sull'andrà tutto bene, sulla ripartenza. Più in generale, come va ripetendo il buon Galimberti da tempo, sarebbe ora di smetterla con la puerile convinzione, figlia di una certa ideologia cristiana (cristianesimo qui inteso come inconscio collettivo, non come religione), secondo cui a tutto prima o poi ci sarà rimedio. Credo sia ora di cominciare a realizzare che ci sono situazioni a cui non c'è rimedio, e prima si comincerà collettivamente a rendersi conto di ciò, meglio sarà. Voglio un'elegia della resa.

Sulla lunghezza dei post

Ho notato che alcuni blogger tendono a interrogarsi relativamente alla lunghezza dei post sui blog, sia come autori dei propri scritti che come lettori di blog altrui. Gli ultimi a farlo sono stati Moz e Claudia . La cosa mi stupisce abbastanza, se devo essere sincero, per il semplice motivo che, personalmente, nella mia lunga carriera di blogger non mi sono mai posto questo tipo di problema, ammesso che di problema si tratti. Comunque, sintetizzando, mi pare di capire che, in generale, si tende a scrivere post brevi e condensati piuttosto che lunghi e articolati. In primo luogo perché la brevità e la sintesi costituiscono una maggiore attrattiva, per il lettore, rispetto alla lunghezza e alla prolissità, e questo è innegabile; in secondo luogo perché si presuppone che il pubblico che passa in rassegna i vari blog disponga di un tempo relativamente limitato e abbia piacere di leggere un po' di tutto. Personalmente sono d'accordo con entrambe le considerazioni. D'altra part

Due minuti

L'aspetto più interessante del confronto tra Corrado Augias e Salvini di qualche giorno fa, non sta tanto nella palese sproporzione intellettuale e culturale tra i due, ma sta in quei " Due minuti! " con cui Augias stoppa in maniera ferma e decisa il suo goffo interlocutore al primo tentativo di interruzione. Perché è interessante questo passaggio? Perché, così facendo, Augias mette in difficoltà Salvini proprio sul suo terreno preferito, che è quello della gazzarra verbale tipica dei talk-show. Il modus operandi comunicativo di Salvini, se ci avete mai fatto caso, si basa principalmente su due tecniche: confusione verbale e sapiente elusione dei temi contenuti nelle questioni che gli vengono poste. Augias, con una mossa sola, gli ha tolto da sotto i piedi entrambe queste "armi". Intimandogli il silenzio mentre parla lui gli ha tolto la possibilità di buttarla in scontro verbale; riproponendogli pari pari la questione postagli in precedenza dalla signora Berling

I balli russi

Leggendo Anna Karenina sto imparando tutto sui grandi balli e le feste danzanti che gli aristocratici e i nobili russi organizzavano alla fine dell'Ottocento, balli a cui partecipavano prìncipi, conti, baroni ecc. Nella frenesia di tali appuntamenti danzanti era regola che tutti ballassero con tutti, scambiandosi i rispettivi partner ad ogni cambio di danza. "Mi concede questo ballo?" era la frase d'ordinanza che permetteva ai signori di invitare al ballo le signore. Dal momento che tali appuntamenti erano sempre affollatissimi, ad ogni festa era possibile incontrare e conoscere moltissime persone. Conoscenze che spesso evolvevano in amicizie e storie sentimentali più o meno lecite. E niente, pensavo che gli appuntamenti danzanti di quei tempi erano un po' gli equivalenti ottocenteschi degli odierni social network.

Tra bar e chiese

La differenza di trattamento tra esercizi commerciali come bar e ristoranti (chiusi) e luoghi di culto (aperti) mi pare che abbia poco senso non solo sul piano "terreno", ma soprattutto su quello "ultraterreno", se così si può dire. Se è infatti vero, come si dice, che Dio è dappertutto e se è vero che nei vangeli (Matteo) Gesù ha detto: "...quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà", non si capisce dove sarebbe stato il problema se si fossero chiuse le chiese per un paio di settimane. Chi avesse voluto continuare a intrattenere il suo personale rapporto con Dio avrebbe potuto continuare a farlo tranquillamente anche senza recarsi in chiesa.  E poi, scusate, pensate davvero che il padreterno, nella sua infinita misericordia, avrebbe avuto qualcosa da ridire sulla chiusura delle chiese per qualche giorno, visto che questo sacrificio avrebbe aiutato a conten

Tempo e qualità del tempo

Sorrido sempre un po' leggendo le felicitazioni e i moti di sollievo generali relativi al fatto che questo orribile 2020 sta per finire, felicitazioni che presuppongono la speranza (convinzione?) che il nuovo anno sarà migliore.  Non per rompere l'idillio, ma vorrei solo fare notare una cosa che in fondo è una banalità ma a cui magari, spesso, non si pensa: un cambio di data sul calendario non implica necessariamente un cambio di qualità della porzione di tempo che quel calendario misura. In altre parole, il passaggio 31.12 - 1.1 dal punto di vista della scansione del tempo è perfettamente uguale al passaggio 15.2 - 16.2, oppure 12.7 - 13.7 o qualunque altro si voglia prendere in esame. Immaginare quindi che passare dal 31 dicembre al primo gennaio significherà passare da un anno pessimo a uno buono è un po' come pensare che un panetto di burro c'entri con una ferrovia. Ma noi, si sa, siamo da sempre inguaribili romantici e incalliti sognatori. E in fondo va bene così.

Rosa Parks e oggi

Rosa Parks, il primo dicembre 1955, in una cittadina dell'Alabama, si rifiutò di cedere il posto su un autobus a un bianco, come prevedeva la legge ( qui trovate tutta la storia), innescando così quella che sarebbe diventata una delle più grandi battaglie per l'uguaglianza e i diritti civili negli USA, che avrebbe portato la Corte Suprema, un anno dopo, a dichiarare incostituzionale la legge che subordinava la possibilità di sedersi su un mezzo pubblico alla razza.  Una sessantina di anni dopo, un "politico" italiano chiedeva che a Milano fossero attrezzati mezzi pubblici con posti riservati solo ai milanesi.

Anna Karenina

Ho iniziato ieri a leggere Anna Karenina, di Lev Tolstoj. Il corposo tomo se ne stava da parecchio tempo lì, nel traboccante reparto della mia libreria in cui tengo i libri in attesa. Molte volte ci sono passato davanti, l'ho guardato, ne ho sfogliato le prime pagine, per poi rimetterlo al suo posto. Finché ieri ho rotto gli indugi. Perché? Essenzialmente per due motivi. Il primo ha a che fare col gusto della sfida. Leggere i classici del passato non è come leggere un qualsiasi romanzo attuale delle migliaia che ogni anno vengono pubblicati. C'è sempre quella sorta di... come dire?, timore reverenziale, e anche, perché no?, timore di abbandonarlo a metà, abbandono che per molti lettori ha sempre rappresentato una sorta di sconfitta.  In realtà, nel mio caso si tratta generalmente di timori infondati. La titubanza iniziale cui accennavo si è infatti sempre risolta in entusiasmo una volta iniziata la lettura. Mi è successo ad esempio con La montagna incantata di Mann, con Moby Di