Mi ha fatto un certo effetto, questa mattina, leggere della tragica disavventura capitata allo sfortunato speleosub mantovano Mauro Campini. Il primo pensiero che mi viene in mente (e, penso, non solo a me) quando capitano cose di questo tipo, è che un pò se la sia cercata.
Tuttavia mi rendo conto che il mio è un giudizio dettato da chi vede la cosa dal di fuori, da chi non c'è dentro; so benissimo infatti che alle passioni non si comanda. Ognuno segue quello che ha dentro. C'è chi è appassionato di libri, chi di astronomia, chi di musica, e così via. E anche questa è una passione, al pari di altre. Tuttavia mi riesce sempre difficile comprendere (appunto perché non ci sono dentro) cosa spinge a dedicarsi a un hobby così pericoloso come la speleologia subacquea (la grotta dove è successa la disgrazia è questa), il free climbing, o cose di questo tipo.
Spesso, in queste circostanze, salta fuori il fatalismo, cose tipo "si vede che doveva succedere", "era destino" e simili. Boh, non so, di solito non credo al "destino", al "si vede che doveva succedere". Sono più portato a pensare che ognuno se lo costruisca da sé il proprio destino, con quello che fa, da come agisce. Però potrei anche sbagliarmi.
Aggiornamento 16,55
Cristina Freghieri (che ringrazio per avermi concesso di pubblicare la foto che vedete in alto) mi ha inviato un'e-mail attraverso la quale mi prega di precisare che la descrizione delle problematiche relative alle immersioni in grotta, riportate nella pagina del suo sito che ho linkato sopra, sono di carattere esclusivamente generale, e non hanno nessuna attinenza con la tragica vicenda di cui ho parlato nel mio articolo. A maggior ragione in questo momento, in cui ancora non sono note le cause che hanno provocato questa tragedia.
martedì 31 ottobre 2006
lunedì 30 ottobre 2006
Chi è che ha fallito?
C'è qualcosa che non quadra nel titolo di questo articolo pubblicato oggi sulla versione online di Repubblica
Come prima cosa sarebbe interessante capire cosa si intende per "mondo": cosa vuol dire "il mondo ha fallito"? In pratica nell'articolo c'è semplicemente scritto che gli impegni che 180 capi di stato avevano preso in occasione del vertice mondiale dell'alimentazione tenuto a Roma nel 1996, e cioè di riuscire a dimezzare entro il 2015 il numero di quelli che muoiono di fame, non solo è ben lungi dall'essere raggiunto, ma va in contro tendenza, cioè la fame nel mondo aumenta invece di diminuire.
E allora, mentre leggevo questo articolo, mi è venuto in mente che l'anno scorso avevo pubblicato un pezzo sul mio sito internet in cui mi chiedevo che cavolo ci sta a fare la FAO. In genere, nei paesi normali, se un'istituzione o un ente non funzionano si smantellano; perché la FAO, visto che dopo 60 anni non ha ancora combinato niente, è ancora lì? Fortunatamente ho la buona abitudine di non buttare via mai niente, e infatti l'articolo è ancora lì al suo posto (anzi, mi farebbe piacere che ci deste un'occhiata).
Naturalmente le cause di questo clamoroso insuccesso sono molteplici: a cominciare dalla diminuzione dei fondi destinati al finanziamento di progetti agricoli, passati in circa vent'anni da 8 milardi di euro a poco più di 3; una notevole dose di "colpa" ce l'hanno le politiche "protezionistiche" adottate dai paesi ricchi per tutelare i proventi derivanti dalla propria agricoltura, e, da ultimo, la constatazione che - per colpa di chi non si sa - gli impegni e le promesse presi nel vertice mondiale del 1996 sono per gran parte rimasti lettera morta.
E intanto il 2015 si avvicina...
E allora, mentre leggevo questo articolo, mi è venuto in mente che l'anno scorso avevo pubblicato un pezzo sul mio sito internet in cui mi chiedevo che cavolo ci sta a fare la FAO. In genere, nei paesi normali, se un'istituzione o un ente non funzionano si smantellano; perché la FAO, visto che dopo 60 anni non ha ancora combinato niente, è ancora lì? Fortunatamente ho la buona abitudine di non buttare via mai niente, e infatti l'articolo è ancora lì al suo posto (anzi, mi farebbe piacere che ci deste un'occhiata).
Naturalmente le cause di questo clamoroso insuccesso sono molteplici: a cominciare dalla diminuzione dei fondi destinati al finanziamento di progetti agricoli, passati in circa vent'anni da 8 milardi di euro a poco più di 3; una notevole dose di "colpa" ce l'hanno le politiche "protezionistiche" adottate dai paesi ricchi per tutelare i proventi derivanti dalla propria agricoltura, e, da ultimo, la constatazione che - per colpa di chi non si sa - gli impegni e le promesse presi nel vertice mondiale del 1996 sono per gran parte rimasti lettera morta.
E intanto il 2015 si avvicina...
sabato 28 ottobre 2006
Uomini, donne, oppure la questione è un'altra?
Questa mattina, i due o tre quotidiani (cartacei) che mi sono capitati sottomano, riportavano tutti in prima pagina (chi più in alto, chi più in basso) la diatriba scoppiata tra la Gardini e Luxuria sulla questione del bagno da utilizzare da quest'ultima (ultimo?).
Stessa cosa per le fonti informative "online" (nello specifico Corriere, Ansa, GoogleNews, Repubblica, AdnKronos, ecc...).
A prescindere dalla mera questione sul tappeto (sulla quale così, su due piedi, non saprei bene neanche io...), possibile che non sia chiaro a questi signori che non ce ne frega niente di questa cosa?
Sono ben altri gli argomenti di cui bisognerebbe parlare (e di cui, magari, scandalizzarsi).
Stessa cosa per le fonti informative "online" (nello specifico Corriere, Ansa, GoogleNews, Repubblica, AdnKronos, ecc...).
A prescindere dalla mera questione sul tappeto (sulla quale così, su due piedi, non saprei bene neanche io...), possibile che non sia chiaro a questi signori che non ce ne frega niente di questa cosa?
Sono ben altri gli argomenti di cui bisognerebbe parlare (e di cui, magari, scandalizzarsi).
venerdì 27 ottobre 2006
A Roma costa meno
All'inizio sono rimasto un pò così quando ho letto questa cosa, anche perché non pensavo che qualcuno si fosse preso la briga di fare un'indagine di questo tipo.
E invece è proprio così: a Roma conviene.
p.s.
Sempre tenendoseli ben stretti, ovviamente. :-)
E invece è proprio così: a Roma conviene.
p.s.
Sempre tenendoseli ben stretti, ovviamente. :-)
Linuxday, è quasi ora!
In caso foste a corto di idee su cosa fare domani, potreste prendere in considerazione l'idea di fare un salto al Linux Day 2006.
Se devo essere sincero mi ero quasi dimenticato, ma ci hanno pensato il mio amico Maurizio e gli amici di sblogghiamo a rinfrescarmi la memoria. Grazie ragazzi!
Per spiegare brevemente di cosa sto parlando a chi magari non lo sa, provo a inventare e a mettere giù un'ipotetica intervista. Allora, facciamo così: io sono "Andrea" e l'ipotetico amico che mi chiede informazioni, "Amico" (originale, eh?). Bene, cominciamo.
Amico: "Cos'è il Linux Day?"
Andrea: "E' una manifestazione nazionale, che si articola a livello locale, con lo scopo di promuovere e far conoscere l'uso del software libero, in particolare Linux"
Amico: "Linux? Che roba è?"
Andrea: "E' un sistema operativo libero e gratuito, oggi ne ha parlato anche Grillo"
Amico: "E dove si svolge questa manifestazione?"
Andrea: "In molte città d'Italia. Se dai un'occhiata qui ne troverai sicuramente una vicino a te"
Amico: "Io uso Windows, ci posso andare lo stesso?"
Andrea: "Certo, i linuxiani non sono mica una setta che accetta solo gli adepti. Tutti possono andare, anzi, più si è e meglio è"
Amico: "Ma... si paga?"
Andrea: "L'entrata e gratis, l'uscita... a pagamento! Ma sto scherzando, certo che è gratis, ci mancherebbe"
Amico: "Ma cos'ha 'sto Linux di diverso da Windows?"
Andrea: "Beh, direi che di diverso ha tutto. Per prima cosa è un sistema operativo libero; in più, volendo, perfino gratuito"
Amico: "Gratuito?"
Andrea: "Esatto, se credi te lo puoi anche scaricare da internet. Poi te lo installi e lo usi. Punto"
Amico: "E il mio Windows?"
Andrea: "Beh, se proprio ti serve ancora puoi installare tranquillamente Linux sullo stesso hard disk e all'avvio del pc scegliere quale sistema vuoi usare, io ho fatto così"
Amico: "Ma, insomma, cos'ha in più questo Linux?"
Andrea: "Beh, è difficile così, su due piedi, fare un elenco completo. Vediamo... come posso farti un esempio? Ah, sì, ci sono. Quanti virus hai preso nell'ultimo mese con Windows?"
Amico: "Mmh... mi pare 5 o 6"
Andrea: "Ecco! Questo è un buon motivo"
Amico: "Si, però alcuni amici mi hanno detto che è difficile..."
Andrea: "Beh, forse alcuni anni fa, quando molte cose si facevano ancora solo da linea di comando testuale. oggi non è più così"
Amico: "Mi hai quasi convinto: quasi quasi vengo a fare un salto"
Andrea: "Ok, allora ci vediamo domani"
Amico: "Ci sarò!"
Aggiornamento 19,10
Incredibile, ne parla anche Repubblica. Che voglia far piovere? :-)
Se devo essere sincero mi ero quasi dimenticato, ma ci hanno pensato il mio amico Maurizio e gli amici di sblogghiamo a rinfrescarmi la memoria. Grazie ragazzi!
Per spiegare brevemente di cosa sto parlando a chi magari non lo sa, provo a inventare e a mettere giù un'ipotetica intervista. Allora, facciamo così: io sono "Andrea" e l'ipotetico amico che mi chiede informazioni, "Amico" (originale, eh?). Bene, cominciamo.
Amico: "Cos'è il Linux Day?"
Andrea: "E' una manifestazione nazionale, che si articola a livello locale, con lo scopo di promuovere e far conoscere l'uso del software libero, in particolare Linux"
Amico: "Linux? Che roba è?"
Andrea: "E' un sistema operativo libero e gratuito, oggi ne ha parlato anche Grillo"
Amico: "E dove si svolge questa manifestazione?"
Andrea: "In molte città d'Italia. Se dai un'occhiata qui ne troverai sicuramente una vicino a te"
Amico: "Io uso Windows, ci posso andare lo stesso?"
Andrea: "Certo, i linuxiani non sono mica una setta che accetta solo gli adepti. Tutti possono andare, anzi, più si è e meglio è"
Amico: "Ma... si paga?"
Andrea: "L'entrata e gratis, l'uscita... a pagamento! Ma sto scherzando, certo che è gratis, ci mancherebbe"
Amico: "Ma cos'ha 'sto Linux di diverso da Windows?"
Andrea: "Beh, direi che di diverso ha tutto. Per prima cosa è un sistema operativo libero; in più, volendo, perfino gratuito"
Amico: "Gratuito?"
Andrea: "Esatto, se credi te lo puoi anche scaricare da internet. Poi te lo installi e lo usi. Punto"
Amico: "E il mio Windows?"
Andrea: "Beh, se proprio ti serve ancora puoi installare tranquillamente Linux sullo stesso hard disk e all'avvio del pc scegliere quale sistema vuoi usare, io ho fatto così"
Amico: "Ma, insomma, cos'ha in più questo Linux?"
Andrea: "Beh, è difficile così, su due piedi, fare un elenco completo. Vediamo... come posso farti un esempio? Ah, sì, ci sono. Quanti virus hai preso nell'ultimo mese con Windows?"
Amico: "Mmh... mi pare 5 o 6"
Andrea: "Ecco! Questo è un buon motivo"
Amico: "Si, però alcuni amici mi hanno detto che è difficile..."
Andrea: "Beh, forse alcuni anni fa, quando molte cose si facevano ancora solo da linea di comando testuale. oggi non è più così"
Amico: "Mi hai quasi convinto: quasi quasi vengo a fare un salto"
Andrea: "Ok, allora ci vediamo domani"
Amico: "Ci sarò!"
Aggiornamento 19,10
Incredibile, ne parla anche Repubblica. Che voglia far piovere? :-)
giovedì 26 ottobre 2006
Libano e finanziaria
Vcc-1 "Camillino" (fonte immagine: http://www.revistanaval.com/armada/especial/vcc1.htm)
Quello che si vede in quest'immagine è un VCC-1 "Camillino". E' un corazzato di produzione italiana (lo fabbricava l'OTO-Melara di La Spezia) ed è uno dei mezzi, assieme ad una trentina di anfibi, coi quali le nostre truppe sono sbarcate in Libano agli inizi di settembre. Questi però, a differenza degli anfibi (di più recente produzione), hanno una peculiarità: sono gli stessi utilizzati nel 1983 per la spedizione a Beirut. Esattamente gli stessi. E tutto questo per un motivo molto semplice: non si sono trovati fondi per acquistarne di nuovi. E' quanto si legge in un documento .pdf reperibile in questa pagina di forzearmate.eu.
Ma ci sono altre cose molto interessanti contenute in quello che pare essere l'unico documento trapelato dal velo di "segretezza" che circonda la missione libanese dei nostri soldati. Sempre riguardo al "Camillino", ad esempio, viene riportato che si tratta di un mezzo assolutamente inadeguato per resistere ai razzi Rpg di cui dispone Hezbollah, e anche se di recente è stata aggiunta qualche "corazza" in più, sono pochi quelli che scommetterebbero sulla sua tenuta in caso di attacco da questo tipo di razzi anticarro.
Questo breve preambolo per entrare un pò nell'ottica di quello di cui voglio parlare in questo articolo: e cioè il costo della missione italiana in Libano.
E' risaputo che le missioni militari all'estero sono piuttosto costose; lo leggiamo sui giornali (così così), lo sentiamo in tv (poco), se ne parla al bar (di più), ecc... ma è sempre un discorso piuttosto generico; sì, è noto che costano, ma "quanto" di preciso non si sa. Qualcosa in proposito è stato anticipato qualche tempo fa da Repubblica in questo articolo: si parla di circa 220 milioni di euro fino al 31 dicembre di quest'anno.
Un più dettagliato resoconto, invece, lo troviamo su peacelink.it, il quale a sua volta riporta come fonte Il Manifesto. Vediamo un pò.
Leggendo, troviamo ad esempio che la portaerei italiana Garibaldi, l'ammiraglia della nostra flotta, ha un costo di esercizio mensile di 3.080.650 euro al mese, quasi 6 miliardi delle vecchie lire. Calcolando quindi settembre, ottobre, novembre e dicembre, fino a capodanno si spendono più di 12 milioni di euro. In aggiunta a questo sono stati calcolati (solo per settembre e ottobre) altri 1,2 milioni per i mezzi blindati, 1,8 per gli aerei (se c'è una portaerei, ovviamente sopra ci sarà qualcosa che vola), 14 (quattordici) per i servizi accessori. Sono poi previsti 22 e passa milioni di euro per le retribuzioni del personale militare (viene citato l'esempio di un maresciallo capo che, tra stipendio base e indennità di missione, arriva a circa 12.000 euro mensili).
Questi alcuni dati (se volete continuare la pagina è qui). Tirando un pò le somme di tutta questa storia, si scopre infine che il totale delle spese (spese della difesa più costo missione) è equivalente all'importo della finanziaria 2006, quella dell'anno scorso, che si aggirava sui 27 miliardi di euro. E dove si prendono questi soldi? Beh, naturalmente - come in ogni finanziaria che si rispetti - si taglia dove servono di meno: sanità, scuola, ecc... eccheccavolo, volete mettere? Quest'anno le mie figlie (4a e 5a elementare), insieme a tutti i loro compagni, hanno portato 5 euro a testa per permettere alla scuola di far fronte alle spese di cancelleria (fotocopie, carta, penne, ecc..), però in compenso siamo andati in Libano.
Sarà il caso di cominciare a mandare a cagare qualcuno?
mercoledì 25 ottobre 2006
Firefox!!!
Lo so, arrivo tardi sulla scena, si parla infatti già da qualche giorno del rilascio di Firefox 2.0 (download qui). Dopo aver scritto però dell'uscita di IE7 non potevo esimermi dal segnalare anch'io l'uscita del suo più acerrimo nemico. :-)
Non sto a fare tutto il pistolotto sulle peculiarità e le funzionalità di questo straordinario browser (per questo c'è l'apposita pagina sul sito di mozillaitalia.org), posso solo dire, da utilizzatore convinto, che se non l'avete ancora provato vi siete persi qualcosa.
martedì 24 ottobre 2006
Un banchiere speciale
Il signore che vedete al centro della foto qui a sinistra (clic per ingrandire) si chiama Muhammad Yunus. Probabilmente, ai più, questo nome dirà poco o niente, perché in effetti la sua vicenda non ha avuto un eco e una risonanza molto ampia, almeno non quanto hanno avuto nella stessa occasione altri personaggi.
Si tratta di colui che ha vinto il Nobel per la Pace 2006, ed è un banchiere. Strano vero? Un banchiere che vince il Premio Nobel.
La cosa può sembrare strana perché noi, in genere, abbiamo un concetto un pò stereotipato del banchiere (spesso e volentieri non rispondente a verità): classico uomo d'affari, magari un pò cinico, in genere benestante e poco incline a fare qualcosa per niente. I banchieri ci fanno venire in mente i Geronzi, i Fazio; ecco perché ci riesce difficile associare un esponente di questa categoria a un Nobel.
E in effetti Muhammad Yunus è sì un banchiere, ma un banchiere speciale.
Originario del Bangladesh, si è laureato in economia presso l'università pakistana di Chittagong, ed ha poi conseguito un Ph.D. (l'equivalente di un dottorato di ricerca italiano) presso la Vanderbilt University di Nashville (Tennessee). Coi titoli di studio acquisiti, Muhammad avrebbe potuto tranquillamente iniziare una brillante (e redditizia) carriera come economista negli Stati Uniti, e invece ha preferito tornare nel suo paese, il Bangladesh. Qui ha ricoperto alcune cariche di un certo prestigio, tra cui direttore del Dipartimento di Economia presso l'università in cui si è laureato.
Nel '74 la svolta. Yunus si è reso conto, cercando di analizzare da vicino i "meccanismi economici" che erano alla base dell'immensa indigenza in cui versavano molti villaggi della sua regione, che questa povertà era in gran parte dovuta non all'ignoranza e alla povertà degli abitanti di questi villaggi, ma all'impossibilità per costoro di ricevere aiuto finanziario per poter avviare un qualsiasi tipo di attività. E' noto infatti che gli istituti bancari convenzionali esigono solide garanzie prima di erogare fondi e finanziamenti; e che garanzie poteva offrire chi si trovava in certe condizioni?
Dopo essersi reso conto dell'abisso esistente tra le teorie economiche che gli sono state insegnate e la realtà, decide di inventare qualcosa di diverso e di innovativo per tentare di contrastare la povertà: nasce l'idea del microcredito.
Questo strumento finanziario, ideato appunto da Yunus, consiste in una specie di "prestito sull'onore" di basse somme di denaro, sufficienti però a permettere alle piccole comunità di villaggi di avviare piccole forme di "imprenditorialità" sganciandosi dai meccanismi di vera e propria usura a cui doveva sottostare chi cercava di ottenere aiuto economico.
Nel 1976 fonda la Grameen Bank, "la banca dei poveri", come è stata soprannominata: un istituto di credito per certi versi rivoluzionario, che basa la strategia di cessione di prestiti non sulla solvibilità, ma semplicemente sulla "fiducia", sull'idea che i poveri abbiano un potenziale di capacità e attitudine sotto stimato. La cosa qui da noi fa sorridere, e di primo acchito viene da pensare che questo signore sia un povero matto. Eppure i risultati gli danno ragione. La Grameen Bank è in attivo e si calcola che circa il 98% dei prestiti venga restituito.
Il progetto di Yunus ha dato il la a tutta una serie di iniziative simili, anche da parte di banche tradizionali e perfino dalla Banca Mondiale, che ha avviato alcuni progetti basati su questo sistema. L'Accademia di Oslo ha scelto Muhammad Yunus tra 191 aspiranti, adducendo questa motivazione: [...] "Una pace duratura non può essere conseguita se non facendo sì che riescano a superare la povertà ampi strati della popolazione". [...]
Certo che, come scrivevo sopra, questa cosa, rapportata al sistema bancario tradizionale che ben conosciamo, fa un pò sorridere; sarebbe interessante infatti vedere l'espressione del direttore della nostra banca qualora provassimo a chiedergli un prestito sulla "fiducia".
Lampante dimostrazione che il Nobel non è per tutti.
Si tratta di colui che ha vinto il Nobel per la Pace 2006, ed è un banchiere. Strano vero? Un banchiere che vince il Premio Nobel.
La cosa può sembrare strana perché noi, in genere, abbiamo un concetto un pò stereotipato del banchiere (spesso e volentieri non rispondente a verità): classico uomo d'affari, magari un pò cinico, in genere benestante e poco incline a fare qualcosa per niente. I banchieri ci fanno venire in mente i Geronzi, i Fazio; ecco perché ci riesce difficile associare un esponente di questa categoria a un Nobel.
E in effetti Muhammad Yunus è sì un banchiere, ma un banchiere speciale.
Originario del Bangladesh, si è laureato in economia presso l'università pakistana di Chittagong, ed ha poi conseguito un Ph.D. (l'equivalente di un dottorato di ricerca italiano) presso la Vanderbilt University di Nashville (Tennessee). Coi titoli di studio acquisiti, Muhammad avrebbe potuto tranquillamente iniziare una brillante (e redditizia) carriera come economista negli Stati Uniti, e invece ha preferito tornare nel suo paese, il Bangladesh. Qui ha ricoperto alcune cariche di un certo prestigio, tra cui direttore del Dipartimento di Economia presso l'università in cui si è laureato.
Nel '74 la svolta. Yunus si è reso conto, cercando di analizzare da vicino i "meccanismi economici" che erano alla base dell'immensa indigenza in cui versavano molti villaggi della sua regione, che questa povertà era in gran parte dovuta non all'ignoranza e alla povertà degli abitanti di questi villaggi, ma all'impossibilità per costoro di ricevere aiuto finanziario per poter avviare un qualsiasi tipo di attività. E' noto infatti che gli istituti bancari convenzionali esigono solide garanzie prima di erogare fondi e finanziamenti; e che garanzie poteva offrire chi si trovava in certe condizioni?
Dopo essersi reso conto dell'abisso esistente tra le teorie economiche che gli sono state insegnate e la realtà, decide di inventare qualcosa di diverso e di innovativo per tentare di contrastare la povertà: nasce l'idea del microcredito.
Questo strumento finanziario, ideato appunto da Yunus, consiste in una specie di "prestito sull'onore" di basse somme di denaro, sufficienti però a permettere alle piccole comunità di villaggi di avviare piccole forme di "imprenditorialità" sganciandosi dai meccanismi di vera e propria usura a cui doveva sottostare chi cercava di ottenere aiuto economico.
Nel 1976 fonda la Grameen Bank, "la banca dei poveri", come è stata soprannominata: un istituto di credito per certi versi rivoluzionario, che basa la strategia di cessione di prestiti non sulla solvibilità, ma semplicemente sulla "fiducia", sull'idea che i poveri abbiano un potenziale di capacità e attitudine sotto stimato. La cosa qui da noi fa sorridere, e di primo acchito viene da pensare che questo signore sia un povero matto. Eppure i risultati gli danno ragione. La Grameen Bank è in attivo e si calcola che circa il 98% dei prestiti venga restituito.
Il progetto di Yunus ha dato il la a tutta una serie di iniziative simili, anche da parte di banche tradizionali e perfino dalla Banca Mondiale, che ha avviato alcuni progetti basati su questo sistema. L'Accademia di Oslo ha scelto Muhammad Yunus tra 191 aspiranti, adducendo questa motivazione: [...] "Una pace duratura non può essere conseguita se non facendo sì che riescano a superare la povertà ampi strati della popolazione". [...]
Certo che, come scrivevo sopra, questa cosa, rapportata al sistema bancario tradizionale che ben conosciamo, fa un pò sorridere; sarebbe interessante infatti vedere l'espressione del direttore della nostra banca qualora provassimo a chiedergli un prestito sulla "fiducia".
Lampante dimostrazione che il Nobel non è per tutti.
Anche le "piattine" se ne vanno?
Chi (come me) si ritrova sul groppone un pc che comincia ad avere qualche anno (pur funzionando ancora più che dignitosamente), deve necessariamente prima o poi fare i conti col "progresso tecnologico" che avanza. Non ho apportato modifiche di rilievo alla mia macchina dalla data del suo acquisto (correva Natale del 2002), salvo aggiungere una scheda con due porte usb 2.0 (con le due originali era possibile infatti fare ben poco).
Uno dei segnali dell'avvento del progresso tecnologico di cui parlavo prima, è dato dalla probabile decisione di Intel (da tempo nell'aria) di non supportare più nei propri futuri chipset l'interfaccia ATA-133, uno degli standard di connessione delle unità ottiche al sistema. In pratica si avvicina il pensionamento per le storiche (e ingombranti) "piattine" - che trovano alloggio ancora nei case dei pc di molti utenti (compreso il mio, come vedete nell'immagine sopra) - in favore del nuovo Serial ATA.
I vantaggi del nuovo standard Serial ATA sono piuttosto importanti: innanzitutto la trasmissione dei dati avviene in formato seriale e non più parallelo, cosa questa che richiede l'impiego di un minor numero di fili (4 contro i 26 dell'attuale standard), e in secondo luogo diminuisce drasticamente la possibilità che si verifichino errori di trasmissione dei dati. Altre due peculiarità del nuovo sistema sono rappresentate dalla possibilità di collegare e scollegare a caldo (hot swap) le unità senza timore di provocare danni (in verità questa operazione era possibile effettuarla anche prima, ma solo utilizzando dei controller adatti allo scopo).
C'è poi un vantaggio più, come dire, "logistico", portato dall'introduzione del nuovo standard, e cioè un migliore raffreddamento del pc derivante dall'adozione di cavi più sottili al posto delle ingombranti "piattine" (chi le vuole trasformare "artigianalmente" nel nuovo standard può dare un'occhiata a questo simpatico how-to).
E vabbé, niente rimpianti, se non quello di un altro pezzo di storia del computer che se ne va. In fondo la tecnologia avanza e il mondo dei pc non è certo da meno. Siamo già sopravvissuti al pensionamento del lettore di dischetti floppy (la maggior parte dei nuovi pc in vendita non ce l'ha più) e delle "vecchie" porte - seriale e parallela -, che stanno lentamente ma inesorabilmente andando al dimenticatoio, soppiantate da usb e FireWire: sopravviveremo anche al Serial ATA.
Uno dei segnali dell'avvento del progresso tecnologico di cui parlavo prima, è dato dalla probabile decisione di Intel (da tempo nell'aria) di non supportare più nei propri futuri chipset l'interfaccia ATA-133, uno degli standard di connessione delle unità ottiche al sistema. In pratica si avvicina il pensionamento per le storiche (e ingombranti) "piattine" - che trovano alloggio ancora nei case dei pc di molti utenti (compreso il mio, come vedete nell'immagine sopra) - in favore del nuovo Serial ATA.
I vantaggi del nuovo standard Serial ATA sono piuttosto importanti: innanzitutto la trasmissione dei dati avviene in formato seriale e non più parallelo, cosa questa che richiede l'impiego di un minor numero di fili (4 contro i 26 dell'attuale standard), e in secondo luogo diminuisce drasticamente la possibilità che si verifichino errori di trasmissione dei dati. Altre due peculiarità del nuovo sistema sono rappresentate dalla possibilità di collegare e scollegare a caldo (hot swap) le unità senza timore di provocare danni (in verità questa operazione era possibile effettuarla anche prima, ma solo utilizzando dei controller adatti allo scopo).
C'è poi un vantaggio più, come dire, "logistico", portato dall'introduzione del nuovo standard, e cioè un migliore raffreddamento del pc derivante dall'adozione di cavi più sottili al posto delle ingombranti "piattine" (chi le vuole trasformare "artigianalmente" nel nuovo standard può dare un'occhiata a questo simpatico how-to).
E vabbé, niente rimpianti, se non quello di un altro pezzo di storia del computer che se ne va. In fondo la tecnologia avanza e il mondo dei pc non è certo da meno. Siamo già sopravvissuti al pensionamento del lettore di dischetti floppy (la maggior parte dei nuovi pc in vendita non ce l'ha più) e delle "vecchie" porte - seriale e parallela -, che stanno lentamente ma inesorabilmente andando al dimenticatoio, soppiantate da usb e FireWire: sopravviveremo anche al Serial ATA.
lunedì 23 ottobre 2006
Defacciamenti
Dunque, sono le 10,00. Il sito dell'ordine dei giornalisti (normalmente raggiungibile qui) è defacciato da ieri.
Chissà, sarà il caso che qualcuno li avvisi? :-)
Aggiornamento 11,24
Qualcosa si muove. Cliccando sul link viene rifiutata la connessione (evidentemente se ne sono accorti)
Aggiornamento 17,20
Tutto è bene quel che finisce bene. Il sito è di nuovo raggiungibile.
Aggiornamento 25/10/2006
Paolo segnala in questo articolo che un pò se la sono cercata. :-)
domenica 22 ottobre 2006
Ivan, qualcosa si muove...
Ho ricevuto questa mattina un'e-mail di Natale Liggi, padre di Ivan, tramite la quale mi ha annunciato che lunedì prossimo (cioè domani) Ivan uscirà finalmente per la prima volta dal carcere in cui è detenuto.
Non sarà ancora (purtroppo) un'uscita definitiva, ma un percorso alternativo, che prevede l'abbandono dell'istituto carcerario al mattino per recarsi al lavoro e il rientro la sera. E' comunque un significativo passo avanti, ottenuto grazie all'indulto (uno dei pochi casi in cui è realmente servito a qualcosa, per il resto ho già scritto qui cosa ne penso), che consentirà ad Ivan di ristabilire un contatto col mondo esterno in attesa della tanto sospirata grazia.
Ho seguito e mi sono interessato alla storia di Ivan fin dall'inizio del suo calvario, e cioè da quel 24 febbraio 1997 in cui successe la tragica fatalità di cui è rimasto vittima, e sono tuttora convinto dell'involontarietà del suo gesto. Chi fosse all'oscuro di tutta questa vicenda può consultare il sito ufficiale di Ivan, raggiungibile qui.
sabato 21 ottobre 2006
Programma nuovo, bug vecchio
Finalmente è arrivata! La tanto strombazzata versione 7 del browser più diffuso al mondo è finalmente disponibile per il download (al momento solo per Windows Xp Sp2 e Windows Server 2003).
Non l'ho ancora scaricata (probabilmente lo farò la prossima volta che passo da Xp) e quindi non posso dare pareri o impressioni (chi l'avesse provata può eventualmente scrivere qualche parere nei commenti). Pare comunque che la nuova release del celebre browser di casa Microsoft sia in grado (finalmente), tra le altre cose, di supportare correttamente i feed atom e rss e la navigazione per schede (funzionalità che i browser concorrenti offrono già da tempo).
Una delle critiche che più spesso sono state rivolte a Internet Explorer è stata quella di non rispettare gli standard del web, ossia i parametri - istituiti dal W3C - a cui devono attenersi i creatori di siti internet per consentirne la corretta visualizzazione a tutti i browser. Questa ostinata posizione di Microsoft ha fatto sì che nel corso del tempo i creatori di siti internet ottimizzassero le loro creature per la corretta visualizzazione proprio con Internet Explorer, creando problemi a tutti gli altri browser che invece supportavano correttamente le linee guida del W3C. E quindi è capitato di trovarsi di fronte a paradossi tipo questo.
Ora, pare che la nuova versione sia foriera in questo senso di parecchie novità, che dovrebbero consentire al browser più diffuso del pianeta di uscire dal "letargo informatico" nel quale giace già da qualche anno (grazie al quale letargo browser alternativi tipo Firefox o Opera hanno eroso a I.E. significative quote di mercato). In questa pagina sono infatti elencate alcune delle importanti novità che dovrebbero (quando si parla di Microsoft il condizionale è d'obbligo) contraddistinguere la nuova versione del programma. Vedremo.
Nel frattempo, però, Secunia ci avvisa che una "funzionalità" è sicuramente presente nel nuovo I.E., e cioè un bel bug di sicurezza (qui la pagina in cui ne parla). Beh, mi pare un'ottimo modo per cominciare una brillante carriera; ma forse si tratta di una cosa calcolata, così, giusto per non farci perdere l'abitudine :-). E' pur vero che si tratta di una minaccia less critical (Secunia la classifica 2 in una scala da 1 a 5), ma è altrettanto vero che questo bug I.E. se lo trascina dietro dal 6 aprile scorso (per la cronaca questa falla consente, se opportunamente sfruttata, di catturare dati sensibili di un utente che avesse visualizzato un sito truffa in una scheda diversa - ma nella stessa finestra - di un sito affidabile).
Per "par condicio" va detto comunque che anche i browser concorrenti (in questo caso Opera) non sono esenti da bug e vulnerabilità, ma i tempi di correzione sono sensibilmente minori rispetto a quelli "biblici" a cui Il browser Microsoft ci ha da tempo abituato.
Che dire? Di solito l'importante è, come si dice, "partire col piede giusto". E infatti...
Non l'ho ancora scaricata (probabilmente lo farò la prossima volta che passo da Xp) e quindi non posso dare pareri o impressioni (chi l'avesse provata può eventualmente scrivere qualche parere nei commenti). Pare comunque che la nuova release del celebre browser di casa Microsoft sia in grado (finalmente), tra le altre cose, di supportare correttamente i feed atom e rss e la navigazione per schede (funzionalità che i browser concorrenti offrono già da tempo).
Una delle critiche che più spesso sono state rivolte a Internet Explorer è stata quella di non rispettare gli standard del web, ossia i parametri - istituiti dal W3C - a cui devono attenersi i creatori di siti internet per consentirne la corretta visualizzazione a tutti i browser. Questa ostinata posizione di Microsoft ha fatto sì che nel corso del tempo i creatori di siti internet ottimizzassero le loro creature per la corretta visualizzazione proprio con Internet Explorer, creando problemi a tutti gli altri browser che invece supportavano correttamente le linee guida del W3C. E quindi è capitato di trovarsi di fronte a paradossi tipo questo.
Ora, pare che la nuova versione sia foriera in questo senso di parecchie novità, che dovrebbero consentire al browser più diffuso del pianeta di uscire dal "letargo informatico" nel quale giace già da qualche anno (grazie al quale letargo browser alternativi tipo Firefox o Opera hanno eroso a I.E. significative quote di mercato). In questa pagina sono infatti elencate alcune delle importanti novità che dovrebbero (quando si parla di Microsoft il condizionale è d'obbligo) contraddistinguere la nuova versione del programma. Vedremo.
Nel frattempo, però, Secunia ci avvisa che una "funzionalità" è sicuramente presente nel nuovo I.E., e cioè un bel bug di sicurezza (qui la pagina in cui ne parla). Beh, mi pare un'ottimo modo per cominciare una brillante carriera; ma forse si tratta di una cosa calcolata, così, giusto per non farci perdere l'abitudine :-). E' pur vero che si tratta di una minaccia less critical (Secunia la classifica 2 in una scala da 1 a 5), ma è altrettanto vero che questo bug I.E. se lo trascina dietro dal 6 aprile scorso (per la cronaca questa falla consente, se opportunamente sfruttata, di catturare dati sensibili di un utente che avesse visualizzato un sito truffa in una scheda diversa - ma nella stessa finestra - di un sito affidabile).
Per "par condicio" va detto comunque che anche i browser concorrenti (in questo caso Opera) non sono esenti da bug e vulnerabilità, ma i tempi di correzione sono sensibilmente minori rispetto a quelli "biblici" a cui Il browser Microsoft ci ha da tempo abituato.
Che dire? Di solito l'importante è, come si dice, "partire col piede giusto". E infatti...
venerdì 20 ottobre 2006
Microfoni
Hai capito il Putin...
beffato da un microfono.
Sorvolando sulla sua opinione circa i requisiti che deve avere un uomo per essere ammirato, ma non è un ex dirigente del Kgb?
Qualcosa non torna...
C'è qualcosa che non mi torna.
Dopo la bagarre provocata dal test antidroga, che una troupe delle iene con un piccolo escamotage ha svolto su alcuni deputati (dal quale test è poi risultato che dei 50 "esaminati" 12 sono risultati positivi alla cannabis e 4 alla cocaina), i componenti del programma che hanno fatto il test ai politici sono finiti nel registro degli indagati per "violazione delle norme riguardanti la privacy".
Non entro nel merito della questione, sarà la magistratura a decidere degli eventuali illeciti commessi, ma, dicevo, c'è una cosa che non mi torna: possibile che in tutto questo casino nessuno abbia pensato di, non dico aprire un'inchiesta, ma almeno fare qualche indagine, tipo, non so, appurare come è arrivata la droga, chi la fornisce, ecc...?
Ho come l'impressione che si stia tentando di mettere i bastoni tra le ruote a chi rivela un possibile reato, e "salvaguardare" chi eventualmente l'ha commesso.
Naturalmente è un'impressione...
giovedì 19 ottobre 2006
Come svegliarsi bene la mattina
In questo periodo sono in ferie, e quando si è in ferie si trova il tempo di fare tante cose, specialmente la mattina. Oggi, dopo aver accompagnato assieme a Chiara le bambine alla fermata dello scuolabus, non mi sono messo subito al pc, come faccio sempre, ma ho acceso lo stereo.
Chi, come me, è cresciuto a pasta asciutta e musica, sa che non c'è niente di più bello che mettersi ogni tanto ad ascoltare i propri pezzi preferiti. E' una cosa che un tempo facevo spesso, specie quando ancora non avevo il computer, ma che ultimamente è caduta un pò in disuso :-(.
Con non poca difficoltà (nella mia cdteca trovano alloggio più di 500 cd) ho scelto alcuni pezzi di quelli che è da tempo che non ascoltavo più, e che mi riportano quando li ascolto indietro nel tempo. Per la maggior parte si tratta di classici del rock fine anni '70 inizio '80. E precisamente:
Insomma più di un'ora di musica grande, epica, terapeutica oserei dire. La giornata non poteva iniziare meglio.
Chi, come me, è cresciuto a pasta asciutta e musica, sa che non c'è niente di più bello che mettersi ogni tanto ad ascoltare i propri pezzi preferiti. E' una cosa che un tempo facevo spesso, specie quando ancora non avevo il computer, ma che ultimamente è caduta un pò in disuso :-(.
Con non poca difficoltà (nella mia cdteca trovano alloggio più di 500 cd) ho scelto alcuni pezzi di quelli che è da tempo che non ascoltavo più, e che mi riportano quando li ascolto indietro nel tempo. Per la maggior parte si tratta di classici del rock fine anni '70 inizio '80. E precisamente:
- In the flesh (Roger Waters in un live registrato a Londra intitolato appunto "In the Flesh?")
- China girl (David Bowie)
- Africa e 2 hearts (Toto)
- Sultans of swing (Dire Straits, nella versione live "Alchemy" registrata nell''84 al Wimbley)
- Hard as a rock e Burnin' alive (AC/DC)
- Wildest dreams e Without you (Asia)
- Slash (Pearl Jam)
- Confusion (Electric Light Orchestra)
- Fa male (Giorgio Faletti [si, proprio lui, quello del drive-in])
- Video killed the radio star (Buggles)
- I won't let you down (Phd)
- I wouldn't it be good (Nik Kershaw)
- L'ultima salita (Nomadi)
- Burning rope (Genesis)
Insomma più di un'ora di musica grande, epica, terapeutica oserei dire. La giornata non poteva iniziare meglio.
mercoledì 18 ottobre 2006
Almeno per una volta ha prevalso il buon senso... pare.
Questo articolo è stato modificato rispetto alla sua pubblicazione iniziale
Abolito (sembra) un discusso articolo, collegato alla recente finanziaria 2007, riguardante il diritto d'autore
C'è stato molto rumore in questi ultimi tempi in rete (chi bazzica su blog e forum se ne sarà accorto) in merito all'articolo n. 32 del DL 3.10.2006 n. 262, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 03/10/2006.
Il testo "incriminato" dell'articolo è questo:
"I soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalità di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni delle categorie interessate. Sono escluse dalla corresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche di cui all'art. 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165."
Il testo è abbastanza chiaro e facilmente comprensibile; ma che ripercussioni avrebbe potuto avere una norma di questo tipo se fosse stata approvata? Per rispondere a questa domanda è necessario chiarire alcune cose circa i meccanismi di diffusione delle informazioni in rete.
Come è noto, buona parte dell'informazione che viaggia via web è priva di filtri e non soggiace (ancora) a nessun tipo di controllo, né politico, né economico. E questo grazie ai normali utenti di internet, che, con un semplice pc connesso in rete (un pò come sto facendo io adesso), contribuiscono alla diffusione delle notizie (anche quelle scomode) fuori dai canali "ufficiali".
Esempio pratico per chiarire: Pinco Pallino trova una notizia interessante su un sito australiano; la prende, la riporta sul suo blog (facendo le dovute citazioni e linkando il sito originale da cui ha preso la notizia) e la mette così a disposizione dei lettori del suo blog o del suo sito. Tra questi lettori ce ne sono alcuni che a loro volta riprendono la notizia, la ripubblicano - magari rielaborata da loro - sui rispettivi blog sempre facendo le dovute citazioni e linkando a loro volta la fonte originale, e così via.
Questo è a grandi linee il meccanismo di diffusione delle notizie in rete, è la procedura che ho sempre adottato io (se date un'occhiata a tutti gli articoli che ho pubblicato sul mio sito e in queste pagine ve ne potete rendere conto), ed è quello che fino a oggi era possibile fare gratuitamente e liberamente.
Cosa cambia con l'approvazione dell'articolo che citavo sopra? Cambia che io, ogni volta che riporto un pezzo preso da un'altra parte (giornale o sito internet che sia) devo pagare i diritti al titolare del copyright. Vi immaginate? Riporto uno stralcio di un articolo preso dalla versione online del Corriere della Sera e devo pagare i diritti. E quanto devo pagare? Quanto valgono 10 righe prese dal principale quotidiano italiano? 10 euro a riga? 15? E quanto costa riportare, che so, un articolo scientifico di un biologo? Boh...
Naturalmente, come era prevedibile, questo ha provocato tra gli utenti della rete una raffica di (giustificate) proteste (peacelink.it ha addirittura promosso una petizione per la sua abolizione); in primo luogo perché mina alla base il meccanismo di libera diffusione delle notizie, e in secondo luogo perché qualche "esagerato" lo vede come un subdolo tentativo di mettere una specie di bavaglio all'informazione non "ufficiale" (forse qualcuno di voi avrà sentito parlare, in proposito, di libri tipo questo).
Come spiegavo all'inizio, pare però che questo articolo sia stato abolito. Perché dico "pare"? Perché ieri, girovagando in rete ho trovato un breve flash sul sito dell'Ansa (al momento in cui scrivo è reperibile qui) che dice che questo testo sarebbe stato tolto dal decreto. C'è però un piccolo problema: perché solo l'Ansa ne parla? Perché dopo aver googlato tutta la mattina non ho trovato questa notizia da nessun'altra parte? Per carità, non voglio mettere in dubbio l'attendibilità di una delle agenzie giornalistiche più prestigiose d'Italia, ma mi avrebbe fatto piacere che anche qualcun altro avesse riportato la notizia, magari anche solo un piccolo trafiletto.
Quindi per il momento prendo per buono quello che mi dice l'Ansa e gioisco; se eventualmente qualcuno dovesse trovare qualcosa in proposito lo può segnalare nei commenti o scrivermi un'e-mail, provvederò con piacere ad aggiornare l'articolo.
Aggiornamento 20/10/2006
Punto Informatico riporta oggi la notizia che l'articolo in questione è stato cancellato dal decreto
martedì 17 ottobre 2006
Utente p2p? Assolto per mancanza di prove
Come è ormai arcinoto, scaricare file protetti da copyright dalle reti p2p è un reato, e si rischia la galera (anche se la tanto contestata dicitura "per trarne profitto", inserita nel testo del decreto Urbani, non è mai stata chiarita definitivamente).
In questi giorni è in corso una massiccia operazione antipirateria da parte dell'IFPI, una delle associazioni che rappresentano le industrie discografiche, e pare che tra gli oltre 8000 utenti denunciati, sparsi in vari paesi del mondo, ve ne siano alcuni italiani. Fino a qui niente di nuovo: ci troviamo infatti davanti a una delle tante azioni legali - avviate dalle major discografiche - volte a scoraggiare il diffuso fenomeno del download selvaggio di file coperti da diritto d'autore.
C'è però un particolare piuttosto curioso e interessante all'interno di questa vicenda, ed è riportato da The Register in questa pagina del suo sito web.
In pratica - come racconta l'articolo - succede che Paul Wilke, uno degli utenti coinvolti perché trovato in possesso di materiale illegale, si è proclamato innocente semplicemente perché sosteneva che mancavano le prove che quel materiale fosse illegale. Egli, infatti, ha dichiarato che i file trovati sul suo hard disk sono copie di sicurezza di cd regolarmente acquistati.
Naturalmente i rappresentanti dei discografici non si sono arresi, e, pur ammettendo di non avere prove a carico del sig. Wilke (il quale insieme ad altri utenti è così riuscito a scampare - per adesso - al processo), si sono riservati di cercarle e di rifarsi vivi.
Insomma la guerra (major da una parte e "scaricatori selvaggi" dall'altra) va avanti senza esclusione di colpi. Le cose da dire su questo tema sarebbero tante (e tante sono già state dette): a cominciare dal prezzo dei cd, la questione dell'iva sugli stessi, l'ottusità (governanti in primis) di chi continua a non capire che il mondo va avanti, le tecnologie cambiano. Il cd musicale inteso come lo intendiamo oggi è destinato al dimenticatoio, la musica sarà sempre più sotto forma di bit in rete, difficile da fermare e ingabbiare.
In ogni modo, checché se ne dica, oggi scaricare musica dai circuiti peer-to-peer è illegale, c'è poco da fare. Eppure le alternative (legali) non mancano: date un'occhiata qui.
Jamendo.com è un sito dove chi vuole può liberamente caricare la propria musica, la quale viene poi diffusa - in .mp3 oppure .ogg sotto licenza Creative Commons - da eMule e Bit Torrent. E' possibile ascoltare i pezzi in streaming, votare i migliori, fare recensioni; piena libertà insomma, e tutto nella legalità, senza timore di essere inseguiti dalle major del disco.
Insomma, stare nella sfera della legalità e dormire sonni tranquilli non è poi così difficile, basta guardarsi un pò intorno.
Aggiornamento 18/10/2006
Dell'operazione antipirateria descritta nell'articolo, si è occupato oggi, con dovizia di particolari, anche Punto Informatico.
lunedì 16 ottobre 2006
Svezia - Italia: 1 (anzi 100) a 0
Scusate, ma questa ve la voglio proprio segnalare. Secondo quanto riportato da questo articolo del Corriere, Cecilia Stego Chilo e Maria Borelius, rispettivamente Responsabile della Cultura e Ministro del Commercio della Svezia, si sono dimesse per alcune irregolarità col fisco: entrambe non pagavano il canone televisivo da alcuni anni.
Vi immaginate da noi? Sarebbe il deserto. Così, giusto come promemoria, è ancora disponibile sul blog di Beppe Grillo l'elenco dei parlamentari condannati in via definitiva che ancora occupano (saldamente) gli scranni del Parlamento.
Vi immaginate da noi? Sarebbe il deserto. Così, giusto come promemoria, è ancora disponibile sul blog di Beppe Grillo l'elenco dei parlamentari condannati in via definitiva che ancora occupano (saldamente) gli scranni del Parlamento.
Buon compleanno OpenOffice.org
Venerdì scorso (13/10) è stata rilasciata la versione 2.0.4 di OpenOffice.org (abbrev. OOo), la suite per ufficio libera e gratuita, principale antagonista dell'office classico targato Microsoft. Sempre in questa data, in concomitanza quindi col rilascio della nuova versione, si sono festeggiati i sei anni di vita di questo programma.
OOo è attualmente la più valida alternativa all'office classico, con formato proprietario, che conosciamo più o meno tutti e che rappresenta attualmente ancora lo standard nel campo degli applicativi per ufficio.
I vantaggi che offre OpenOffice.org rispetto all'office tradizionale sono molteplici e alcuni magari non immediatamente visibili. In primis c'è il fatto della gratuità, cosa questa che fa sempre breccia nelle italiche menti e che effettivamente rappresenta un fattore di non poco conto, almeno per l'utente casalingo (considerato anche il costo dell'office di zio Bill). Naturalmente c'è da dire che, volendo, anche l'office M$ è gratuito, visto che rappresenta uno degli applicativi più craccati di tutta la storia dell'informatica (cosa questa che io condanno, essendo in linea di principio contro la pirateria software).
In secondo luogo si tratta di un programma free, libero (è disponibile sia sotto licenza GPL che LGPL, a discrezione dell'utente finale), del quale il codice sorgente è aperto e accessibile a tutti e le specifiche pubbliche. Questo consente il non trascurabile vantaggio di salvare i propri lavori in un formato aperto, il ché vuol dire che saranno sempre leggibili, interpretabili e modificabili senza che si sia obbligati ad acquistare licenze aggiuntive.
Non esistono registrazioni, codici di attivazione e menate simili. In virtù della licenza sotto la quale è distribuito, infatti, può essere liberamente duplicato per passarlo agli amici, oppure per installarlo su un altro pc, ecc... In più, per gli utenti che per qualsiasi motivo ne avessero necessità, i lavori creati possono essere salvati in formato Ms-Office (.doc, .pps, ecc...), anche se, allo stato attuale, questa tipo di salvataggio si effettua correttamente solo fino alla versione 97 di Ms-Office, e comporta quindi qualche problema di formattazione nel caso i documenti così salvati vengano aperti da versioni successive dell'office di M$.
C'è comunque da dire che, in generale (posso affermarlo per esperienza diretta), OOo è in grado di interagire con tutti i documenti creati con Ms-Office: è quindi possibile leggerli e modificarli correttamente. Inoltre ha il pregio di non poco conto di essere multi-piattaforma, in quanto può girare su GNU/Linux, Microsoft Windows, Solaris e Mac OS X. Ciliegina sulla torta, da maggio di quest'anno OOo è di fatto uno standard iso (ISO/IEC 26300), uno dei requisiti richiesti da amministrazioni e istituzioni per la sua adozione.
Insomma, da utente OOo convinto e soddisfatto (lo uso da tempo per gestire il mio sito internet e scrivere i miei libri), non posso far altro che consigliare di provarlo.
E' liberamente scaricabile da qui.
domenica 15 ottobre 2006
Il primo post non si scorda mai!
Beh, che dire? In genere non seguo le mode e le tendenze, ma oggi siamo ormai arrivati al punto in cui un blog non si nega a nessuno :-).
E allora perché no? Perché non provare? "E poi vediamo cosa succede", per dirla alla Guccini. E così eccomi qua. Non so di preciso cosa succederà, comunque proviamo.
D'ora in avanti (se non ci saranno intoppi) gli articoli che di solito pubblico sul mio sito li troverete qui. Il sito rimarrà comunque attivo, così come la newsletter. Insomma alla fine non cambierà poi molto; l'unica differenza consiste nel fatto che mentre prima se desideravate commentare qualche mio articolo dovevate mandarmi un'e-mail, ora potete farlo direttamente inserendo il commento in calce all'articolo.
E' una cosa nuova anche per me, quindi gli aggiornamenti e le personalizzazioni del blog le farò gradualmente mano a mano che prenderò confidenza col nuovo strumento.
Per iniziare basta così.
E allora perché no? Perché non provare? "E poi vediamo cosa succede", per dirla alla Guccini. E così eccomi qua. Non so di preciso cosa succederà, comunque proviamo.
D'ora in avanti (se non ci saranno intoppi) gli articoli che di solito pubblico sul mio sito li troverete qui. Il sito rimarrà comunque attivo, così come la newsletter. Insomma alla fine non cambierà poi molto; l'unica differenza consiste nel fatto che mentre prima se desideravate commentare qualche mio articolo dovevate mandarmi un'e-mail, ora potete farlo direttamente inserendo il commento in calce all'articolo.
E' una cosa nuova anche per me, quindi gli aggiornamenti e le personalizzazioni del blog le farò gradualmente mano a mano che prenderò confidenza col nuovo strumento.
Per iniziare basta così.
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