Grotte sommerse
Mi ha fatto un certo effetto, questa mattina, leggere della tragica disavventura capitata allo sfortunato speleosub mantovano Mauro Campini. Il primo pensiero che mi viene in mente (e, penso, non solo a me) quando capitano cose di questo tipo, è che un pò se la sia cercata. Tuttavia mi rendo conto che il mio è un giudizio dettato da chi vede la cosa dal di fuori, da chi non c'è dentro; so benissimo infatti che alle passioni non si comanda. Ognuno segue quello che ha dentro. C'è chi è appassionato di libri, chi di astronomia, chi di musica, e così via. E anche questa è una passione, al pari di altre. Tuttavia mi riesce sempre difficile comprendere (appunto perché non ci sono dentro) cosa spinge a dedicarsi a un hobby così pericoloso come la speleologia subacquea (la grotta dove è successa la disgrazia è questa ), il free climbing, o cose di questo tipo. Spesso, in queste circostanze, salta fuori il fatalismo, cose tipo "si vede che doveva succedere", "era destino