Ogni intellettuale, storico, scienziato, pensatore che a causa di ciò che dice conquista spazi più o meno grandi di notorietà, ha più o meno sempre gli stessi cavalli di battaglia. Non so, se prendiamo ad esempio Galimberti il pensiero va subito al nichilismo attivo, oppure al fatto che il cristianesimo inteso come religione non c'entra niente con Gesù; se prendiamo Barbero lo pensiamo come colui che ha sovvertito il paradigma del medioevo come epoca oscura e buia. E si potrebbe continuare.
Dario Fabbri credo si sia dato una missione tra le più impossibili che ci siano: cercare di fare capire a noi occidentali che noi occidentali non siamo la luce del mondo, non siamo il fine ultimo della creazione e, soprattutto, che il resto del mondo che sta là fuori, ossia circa i 7/8 dell'umanità, non vuole vivere come noi.
Ed è una missione impossibile perché noi siamo cresciuti in questo brodo di coltura e non c'è possibilità di redenzione. Così, ad esempio, quando nel 2022 abbiamo assistito alla nascita delle proteste delle giovani donne in Iran subito i media mainstream hanno scritto: Le giovani donne iraniane hanno iniziato le rivolte perché vogliono vivere come noi. Che non è assolutamente vero niente. Quelle rivolte hanno avuto come scopo, purtroppo fallito, quello di ribaltare l'orribile teocrazia al potere in quel paese, ma di vivere come noi a loro non importa assolutamente niente. Anzi, mediamente a noi occidentali gli iraniani ci schifano proprio.
Poi, certo, ogni comunità umana ha da sempre visto sé stessa come il centro del mondo e la migliore mai apparsa sul globo terracqueo, ma qua da noi queste convinzioni hanno raggiunto livelli che rasentano il patologico. Quindi, lode a Dario Fabbri, una specie di novello Don Chisciotte, per essersi imbarcato per una missione persa in partenza.
Qui c'è una sua ennesima lezione, di pochi giorni fa, su questi temi.