Mi ha lasciato parecchio perplesso l'
intervento di Vecchioni nella piazza pro-Europa (qualsiasi cosa voglia dire) di ieri, dove il cantautore-professore ha rivendicato una sorta di suprematismo culturale europeo abbastanza privo di fondamento. Perché - dice - noi abbiamo Shakespeare, Pirandello (e giù una sfilza di altri nomi), gli asiatici e gli americani no. Dimenticando tutta la storia della grande letteratura russa (Puskin, Dostoevskij, Esenin, Majakovskij, Tolstoj ecc.), oppure l'epopea della grande letteratura americana, e facendo finta di non conoscere ad esempio la sterminata cultura dell'impero cinese, ininterrottamente tramandata da almeno 5000 anni o di quella persiana (i persiani sono al mondo da 27 secoli). Bazzecole, vuoi mettere con Leopardi e Pirandello?
Eh ma noi abbiamo la democrazia, continua imperterrito lui, gli altri no. Vero, poi vabbe', democrazia può significare tutto e niente. C'è differenza ad esempio tra democrazia formale e sostanziale, e chi ha letto qualcosa di Giovanni Sartori sa che noi siamo più all'ombra delle prima che della seconda. Poi, ovvio, sempre meglio vivere in una democrazia malmessa che in una dittatura in ottima salute, non ci piove, anche se pure la più oscena delle dittature ha sempre una legittimazione popolare.
Ma in generale mi ha dato fastidio questa contrapposizione noi-loro, che richiama quella contrapposizione noi faro del mondo, gli altri nemici. Peccato, prof Vecchioni; aveva l'occasione di dire cose che non richiamassero una imbolsita autoreferenzialità tipica di quelli che se le cantano e se le suonano e l'ha sprecata malamente. Magari la prossima volta farà meglio.