lunedì 5 giugno 2023

Il Titanic delle pensioni


Quando mi capita di leggere libri come questo mi chiedo sempre perché lo faccia. Dovrei smetterla, leggere solo romanzi, cullarmi nelle loro fantasiose finzioni e non sapere niente. Credo che starei meglio. E invece alla fine la curiosità ha il sopravvento e ci ricasco sempre.

Questo saggio di Sergio Rizzo, uscito in questi giorni, purtroppo non è finzione e racconta la storia di come è stato gestito il sistema previdenziale italiano dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, una gestione che definire criminale è un eufemismo.

Qualche giorno fa la signora Meloni, incontrando i sindacati, tra i vari temi affrontati ha toccato quello spinoso delle pensioni, dicendo di volere adoperarsi per evitare "il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni." 

Da quanto ho letto in questo libro mi pare che sia stata parecchio ottimista, la Meloni, ad indicare una scadenza temporale di decenni prima dello scoppio della bomba sociale. Se non si farà qualcosa adesso, e finora non si sta facendo, già tra una quindicina d'anni il banco potrebbe saltare, lo Stato cioè potrebbe non essere più in grado di pagare le pensioni. Tutto questo non per una sorta di ineluttabile fatalità, ma per puri irresponsabilità e menefreghismo di chi ha amministrato la cosa pubblica negli ultimi settant'anni. Nessuno escluso. 

Un sistema previdenziale per essere sostenibile necessita di una condizione essenziale: i contributi versati da chi lavora devono coprire la spesa per le pensioni, ma per fare questo occorre che il numero degli occupati sia superiore (o almeno uguale) al numero di pensioni pagate. Oggi siamo quasi al pareggio e ci stiamo avviando verso un futuro (a breve) in cui ci sarà l'infausto sorpasso, cosa che renderà l'intero sistema insostenibile.

Il motivo principale sta appunto nella gestione sciagurata e criminale della previdenza nel nostro paese. Il tema della gestione delle pensioni è infatti sempre stato affrontato in termini di consenso elettorale. Per decenni, in particolare nel ventennio che va dal 1970 al 1990, si sono fatte leggi su leggi che permettevano ad alcune categorie privilegiate e protette nel settore pubblico di poter andare a riposo prestissimo: ferrovieri, postali, lavoratori del comparto telefonico, insegnanti, dipendenti delle regioni, piloti, assistenti di volo ecc. 

A ciò va aggiunta l'infinita serie di assurdi privilegi di cui godono ancora oggi i parlamentari, i consiglieri regionali, a cui si continua a elargire la doppia pensione con i contributi figurativi pagati dalla collettività. Calcoli attendibili dicono che, di questo passo, entro il 2046 la voragine delle pensioni arriverà a 200 miliardi, una somma superiore all'intero gettito Irpef. E ancora oggi, nonostante siamo sull'orlo del baratro, si continua incoscientemente a elargire "regalini" inutili e costosi per puro tornaconto elettorale. Mi riferisco a cose come ad esempio la famigerata Quota 100 di salviniana memoria, che ha contribuito ad allargare la voragine previdenziale di svariate decine di miliardi portando in cambio pochi o nulli benefici, col debito generato che non andrà a carico dei pochi fortunati che riusciranno a utilizzare Quota 100, ma a carico delle generazioni future che quel beneficio non lo vedranno mai. Come dimenticare, per tornare a tempi più recenti, la promessa in campagna elettorale di Berlusconi di portare tutte le pensioni a 1000 euro? Una truffa. Se infatti, per ipotesi, il netto di tutte le minime fosse portato a 1000 euro il sistema collasserebbe la mattina dopo. E Berlusconi questa cosa la sa benissimo.

Ora, intendiamoci, ogni politico ha diritto di fare campagna elettorale come vuole, ma dovrebbero esistere dei limiti dettati dalla responsabilità e dall'etica che impediscano ai politici di truffare gli elettori. Limiti ignorati perché l'unico faro che guida la politica, oggi, è il consenso immediato, non la lungimiranza e le visioni a lunga scadenza. Ecco allora che è tutto un florilegio di slogan come "Meno tasse!", "Più soldi in busta paga!", "Bonus e superbonus a tutti!", con la promessa più gettonata che riguarda naturalmente sempre le pensioni: le aumenteremo, vi manderemo in pensione prima e via dicendo. E ovviamente non c'è promessa elettorale più efficace nel Paese più vecchio d'Europa in cui a votare sono per la maggior parte gli anziani.

Quindi oggi siamo qui, con un sistema previdenziale ormai non più sostenibile e che tra pochi lustri non sarà più in grado di pagare le pensioni. Forse è meglio che torni a leggere romanzi, va'.

domenica 4 giugno 2023

La donna che rise di Dio

E niente, è in uscita il nuovo libro di Roberto Mercadini, e quando esce un nuovo libro di Mercadini è sempre una festa.

(Ricordo ancora il suo primo libro, Storia perfetta dell'errore. Mi stregò.)

sabato 3 giugno 2023

Gli altri e noi (occidentali)

Il pregiudizio più difficile da sradicare di cui siamo vittime noi occidentali è di essere il centro del mondo. E siamo anche persuasi che i miliardi di persone (la stragrande maggioranza degli esseri umani) che sono fuori dall'occidente ambiscano a vivere come noi, anelino alla nostra "way of life", e se ancora non ci sono arrivati è perché magari sono un po' scemi ma prima o poi ci arriveranno. 

Non è così per niente. Noi occidentali siamo poco più di un miliardo e, pur con diverse gradazioni, ai restanti 7 miliardi di individui di noi non frega assolutamente nulla, né gli 
frega niente dei nostri "valori". Anzi, mediamente ci schifano proprio. 

Altro pregiudizio da sfatare è che le democrazie liberali, come quella in cui viviamo noi, siano l'unica forma di governo che permette ai popoli di esprimere i suoi voleri e le sue istanze. Falso. I popoli, le persone, esprimono sempre ciò che vogliono, indipendentemente dalla forma di governo che utilizzano, comprese le autocrazie, le dittature ecc. L'Italia è una democrazia liberale dal '46 ma non è che in tutti i millenni precedenti gli italici non abbiano sempre fatto ciò che volevano. Semplicemente, lo facevano con altre forme di governo. 

Stesso discorso per la famosa transizione ecologica, che noi occidentali consideriamo (giustamente, a mio avviso) un tema imprescindibile per tutto il mondo. Falso. Per gran parte delle popolazioni del pianeta non è affatto un tema centrale. Anzi. Lo è limitatamente ai vantaggi economici, politici, strategici e imperiali che nei diversi contesti geopolitici ne possono derivare. Nulla di più, nulla di meno.

Se imparassimo a smetterla di considerarci presuntuosamente l'ombelico del mondo e riuscissimo ad ampliare un po' lo sguardo, magari facendo un bagno rigenerante di umiltà, forse riusciremmo a capire meglio certi meccanismi che apparentemente ci sembrano assurdi.

mercoledì 31 maggio 2023

Screditare i corpi intermedi

Una a mio avviso azzeccata definizione di populismo la diede qualche tempo fa Galimberti: il populismo è una soluzione semplice, quindi facile, a un problema complesso. Il guaio è che la soluzione semplice, che in genere piace perché elimina la complessità del problema, è nella stragrande maggioranza dei casi una falsa soluzione. Quando ad esempio la signora Meloni, in campagna elettorale, strillava che il problema dell'immigrazione si risolve coi blocchi navali, faceva populismo, ossia proponeva una (non) soluzione facile a un problema che definire complesso è un eufemismo.

L'esistenza del populismo ha una sua naturale ragione di esistere nelle società complesse appunto per questo motivo: elimina la fatica di affrontare la complessità con soluzioni facili e seducenti che gratificano la pancia. La sua diffusione è agevolata anche dal fatto che i problemi e le questioni che la società odierna mette sul tavolo travalicano di gran lunga la competenza media di chi ci vive.

Questo è anche il motivo per cui populismo e consenso vanno d'accordo, tanto che oggi il modo più efficace per ottenere consenso è ricorrere al populismo. Si può risolvere questo problema? Sì, ma per farlo bisognerebbe che ci fossero una cultura e un sapere generalizzati che purtroppo non ci sono, e chi sta nelle stanze dei bottoni, chi gestisce il potere, ha per intuibili motivi tutto l'interesse che il sapere si diffonda il meno possibile.

Un'altra soluzione, probabilmente più praticabile della prima, è affidarsi ai corpi intermedi. Con corpi intermedi si intendono le categorie che stanno a metà strada tra chi gestisce il potere e le persone comuni, ossia chi ha competenze: medici, fisici, matematici, ingegneri, geologi, virologi, biologi, storici, letterati e via dicendo. Categorie, queste, che sono generalmente malviste e screditate da chi gestisce il potere usando il populismo. Il motivo è semplice: una persona che ha competenze può svelare e inchiodare chi fa populismo. 

Quando ad esempio Salvini diceva che obbligare i bambini in età prescolare a fare dieci vaccini è inutile e potenzialmente pericoloso, faceva populismo allo stato puro. Raccontava una balla (una dei tanti milioni che ha raccontato e continua a raccontare) con lo scopo di screditare la scienza e gli scienziati e ottenere il consenso da parte dei contrari ai vaccini. Questo è il populismo. Lo stesso populismo a cui ha fatto ricorso Annalisa Chirico, ieri, quando, in polemica con Mario Tozzi sulla costruzione del famoso/famigerato ponte sullo stretto, ha detto che i ponti non li fanno i geologi ma gli ingegneri. Stessa cosa, stesso metodo, stesso populismo: screditare chi ha competenze per ottenere consenso.

Non credo usciremo facilmente da questo girone infernale. Anzi, non credo ne usciremo proprio.

lunedì 29 maggio 2023

Pizzo di stato

L'uscita della signora Meloni secondo cui le tasse sarebbero un "pizzo di stato" non la commento per decenza, mi limito semmai a chiedermi se la demagogia dovrebbe avere un limite. Sì, dovrebbe averlo, ma evidentemente non qui in Italia.

Ma la parte interessante dell'intervento è quella dove la focosa signora afferma che la lotta all'evasone "si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante". Falso, ovviamente. E non perché lo dico io, ma perché lo mettono nero su bianco tutti i rapporti che regolarmente vengono pubblicati sul fenomeno dell'evasione fiscale nel nostro paese.

L'ultimo (2019) è qui, e guarda un po', dall'analisi si evince come la categoria che in Italia evade di più sia proprio quella dei commercianti. Cito: "L’evasione dell’Irpef delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi è la voce più rilevante sull’evasione fiscale in Italia e sopravvive soprattutto nella cosiddetta 'evasione con consenso', ossia quella in cui il venditore e il cliente sono concordi sulla volontà di evadere, per esempio con la mancata emissione della fattura o di uno scontrino."

Ora, capisco bene che andiamo verso le elezioni europee e che i commercianti, i titolari di partita iva ecc. votano, mentre le big company e le banche no, ma è motivo sufficiente, questo, per raccontare balle di questa portata?

domenica 28 maggio 2023

Odifreddi vs Dufer

Da tanto tempo stimo Piergiorgio Odifreddi per almeno un motivo: pur essendo un matematico possiede una cultura umanistica sterminata, in particolar modo storica e filosofica e ho quindi ascoltato con interesse e senza interruzioni le due ore di confronto tra lui e il filosofo Rick Dufer che ripubblico qui sotto e ne sono uscito arricchito. 

Lo spunto da cui è nato l'interessantissimo confronto riguarda la guerra in Ucraina e le diverse visioni in merito dei due interlocutori, visioni che sostanzialmente rispecchiano le due posizioni più diffuse tra l'opinione pubblica: contrari al continuo invio di armi all'Ucraina e favorevoli.

A partire da lì è cominciato il dibattito tra i due in cui si è parlato di colonialismo, capitalismo, economia, Occidente, politica estera, democrazia, visioni del mondo, storia recente e passata. Un dibattito che fatto in un talk show televisivo sarebbe finito a cazzotti, come è prassi in TV, si è svolto in maniera correttissima, con entrambi i "contendenti" che hanno parlato avvicendandosi senza sovrapposizioni né interruzioni e che, alla fine, pur restando ognuno delle proprie idee, hanno chiuso il "match" con un abbraccio virtuale. 

Bellissimo.


sabato 27 maggio 2023

Un libro al mese

Il ministro Sangiuliano, noto alle cronache non per via di particolari meriti legati alla funzione che ricopre ma per via dell'impressionante numero di uscite infelici degli ultimi mesi, legge un libro al mese, dice. Lo legge perché se lo autoimpone. Quindi la lettura di quel povero orfanello di libro non deriva da un desiderio ma da un'autoimposizione, altrimenti ciao, si presume. 

In genere ci si impone di fare una cosa principalmente per due motivi: non si ha tempo di farla; non si ha voglia di farla. Non sapremo mai quale delle due spinga il ministro a un simile sacrificio, ma a occhio tenderei a escludere la mancanza di tempo. 

Comunque sia, il ministro delle uscite infelici rincara la dose dicendo che lui legge (il famoso orfanello al mese), mica si ferma ai tweet o a Instagram, facendo finta di ignorare che quelli che si fermano ai tweet senza mai aprire un libro sono gli stessi che poi votano governi come quello di cui lui fa parte. E che, probabilmente, se ogni italiano leggesse un libro al mese lui non sarebbe ministro.

giovedì 25 maggio 2023

Il "clima" sta cambiando?

Non mi riferisco al clima inteso come stato del tempo atmosferico, quello è sotto gli occhi tutti che sta cambiando, mi riferisco al "clima" che si respira nel nostro paese. Ieri, a Milano, una donna è stata manganellata da quattro agenti quando era ferma e non in grado di nuocere a nessuno; oggi un ragazzo, colpevole di aver rubato un paio di cuffiette e del cibo per cani, è stato colpito senza nessun motivo con un calcio in faccia da un carabiniere quando era gia bloccato a terra da un altro carabiniere. Per questi (e altri) motivi mi chiedo se il "clima" stia cambiando.

martedì 23 maggio 2023

Manzoni

Su Manzoni arrivo tardi, lo so, ma solo per dire che I promessi sposi fui obbligato a studiarlo alle superiori, cosa che me lo fece odiare profondamente. Poi il passare del tempo fece un po' sfumare e sedimentare questo odio. L'ho riletto per libera scelta, come un romanzo qualsiasi, un paio d'anni fa e mi è piaciuto tantissimo. E qui mi tocca dare ragione ancora una volta al grande Umberto Eco, quando diceva che la scuola è organizzata per fare odiare i classici.

domenica 21 maggio 2023

La ministra censurata

Vorrei far notare che la ministra Roccella è stata contestata al Salone del libro di Torino, il tempio dei libri, libri che sono forse il mezzo per antonomasia tramite cui si allargano gli orizzonti e si forma il pensiero critico. E se un ministro portatore di un pensiero arcaico e reazionario si presenta in un luogo che per definizione è antitetico a tale pensiero, il minimo che si può aspettare è di essere contestato.

Il Titanic delle pensioni

Quando mi capita di leggere libri come questo mi chiedo sempre perché lo faccia. Dovrei smetterla, leggere solo romanzi, cullarm...