martedì 31 marzo 2009

L'Hotelelicopter è una bufala

Con un sito internet di questo tipo poteva effettivamente essere difficile non cascare nel tranello, e infatti il Corriere c'è cascato. A dire la verità non solo lui (provate a googlare hotelelicopter).

Al Corriere, però, va dato il merito di avere riconosciuto l'errore e di essersi scusato coi lettori, cosa non da poco di questi tempi. Scriveva infatti ieri l'autore dell'articolo:

Una cantonata. Capita. E’ capitato di domenica pomeriggio. Giornata, solitamente povera di notizie. Mi scuso con i lettori di corriere.it poiché, preso probabilmente da un raptus da tastiera sono rimasto vittima di una bufala internettiana.

Eh già, si sa com'è, la domenica pomeriggio non si sa mai cosa scrivere. Però, forse, l'arguto giornalista poteva mettere in conto il fatto che ci si sta approssimando al 1° aprile e prestare un pochino più di attenzione. E d'altra parte il Corriere, ma non solo, non è nuovo a exploit di questo genere: basta citare ad esempio le pecore giapponesi trasformate in barboncini o gli UFO comparsi improvvisamente alle spalle di Raul Bova, solo per citare un paio di esempi.

Questa volta, però, come dicevo, il Corriere ha riconosciuto di avere preso una cantonata e si è scusato. Gesto sicuramente da apprezzare.

Ma a me viene un dubbio: e se l'elicottero invece esistesse davvero?

Mario Chiesa, a volte ritornano...

Oggi, quando ho acceso il pc e ho cominciato a spulciare il feedreader di Google, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. Leggere infatti dell'arresto di Mario Chiesa, l'uomo passato alla storia per essere stato il primo arrestato della stagione di Mani Pulite, mi ha fatto uno strano effetto.

Istintivamente ho pensato al noto proverbio del lupo che perde il pelo ma non il vizio. E mi sa che non mi sono sbagliato di molto. Nel '92 si trattava di una tangente estorta a una impresa di pulizie, questa volta - almeno stando a quanto scrive La Stampa - la vicenda riguarda il presunto smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.

Insomma, alla fine sempre di immondizia si tratta.

I mostri di casa nostra contano di meno

Non so quanti di voi se ne sono accorti, ma nei giorni scorsi è venuta alla luce, in quel di Torino, una vicenda analoga a quanto successo in Austria ad opera del "mostro" Joseph Fritzl: niente di più, niente di meno. L'unica differenza è che della vicenda nostrana non ne ha parlato praticamente nessuno. Beh, certo, la notizia lì per lì è stata messa nelle varie home page e in qualche cronaca locale, ma è sparita praticamente subito.

Allora io non capisco. Se un fatto tragico e aberrante avviene nella "civilissima" Austria se ne parla per anni, si fanno congetture, si studia la psicologia del mostro, si fanno speciali a non finire in tv. Se lo stesso fatto accade da noi passa sotto silenzio. Si tende a rimuoverlo più in fretta possibile come se... non si volesse disturbare. Ma disturbare cosa?

Magari la convinzione (convinzione, appunto) che da noi queste cose non accadono o che noi siamo un gradino più in su? O forse, molto più semplicemente, è più gratificante guardare la pagliuzza altrui che la trave propria?

lunedì 30 marzo 2009

Commenti "clandestini"

Negli ultimi due giorni sono sbarcati a Lampedusa 600 clandestini. Le chiacchiere vanno a gonfie vele e i fatti stanno a zero. La maggioranza che è al governo - ormai da un anno - si trova lì perché ha impostato tutta la sua campagna elettorale sulla famosa linea dura, la lotta senza quartiere all'immigrazione clandestina e via dicendo (per chi si fosse dimenticato, il programma elettorale del Pdl è qui).

Nonostante le promesse, e le chiacchierate che il premier va più o meno regolarmente a fare con l'amico Gheddafi, la situazione non cambia.

E qualche elettore del Pdl comincia da accorgersene:

...io sono stato sempre certo che il problema immigrati non si risolve con il pattugliamento , visto l'estensioni, delle nostre coste...ma in campagna elettorale ci è stato promesso che silvio, la lega ed il governo avrebbe risolto il problema...ora chiedo solo che si facciano i fatti altrimenti il governo è un nullafacente. Mi spiace ammetterlo ma non ci sono più scuse dopo due legislature e dopo la bossi-fini, patti vari con Gheddafi, ecc il nostro presidente ci può rimettere solo la faccia.....deve risolvere. ci è stato detto non più clandestini e così deve essere. punto. capito!!!!! (fonte)

Preti non allineati

«Dopo questo baccanale osceno si può solo chiedere perdono come fece il figliol prodigo nella parabola raccontata da Gesù», dice nel silenzio perfetto della sala in cui sono sedute decine di persone. «Sono profondamente disturbato da questa ostentata onniscienza della Chiesa in cui non riesco più a riconoscermi. Di quel cristianesimo non so che farmene, il Vangelo di fronte alla vita usa solo la parola amore, che significa avvicinarsi all´altro e al suo mistero per riconoscersi. Nel mio vescovo questo amore non l´ho visto».

(don Alessandro Santoro)

Marino in streaming








L'appello di Ignazio Marino (foto), senatore del Pd, contro la porcata recentemente passata in Senato sul (finto) testamento biologico.

In God we trust (una volta)

"In God we trust", l'attuale motto nazionale degli Stati Uniti, introdotto addirittura nella seconda metà del 1800, comincia a sentire i segni della vecchiaia e il peso degli anni. Molti americani, infatti, dati alla mano, pare che ne abbiano abbastanza di Dio e comincino in massa a snobbarlo. Lo rivela una interessante ricerca pubblicata i giorni scorsi dal Times.

L'articolo, dal titolo emblematico ("There’s a new power in America – atheism"), spiega come la fuga in massa dei fedeli e il relativo allontanamento da chiese e preti abbia fatto sì che gli atei siano oggi, negli Stati Uniti, la terza categoria più numerosa dopo Cattolici e Battisti.

Americans are losing faith, though; and those who have it are moving out of established churches. The nonreligious are now the third biggest grouping in the US, after Catholics and Baptists, according to the just-released American Religious Identification Survey. The bulk of this shift occurred in the 1990s, when they jumped from 8% to 14% of the population – but they have consolidated in the past decade to 15%.

Una disaffezione inziata nei primi anni '90 e mai più arrestatasi, seppur con diversi andamenti e tendenze nel corso degli anni. E tra le varie chiese e confessioni presenti negli USA, quella cattolica è quella che subisce le perdite più pesanti, nonostante - scrive sempre il Times - tali perdite siano per ora parzialmente tamponate dall'afflusso di immigrati clandestini di origine ispanica.

I motivi sono ovviamente diversi, ma difficilmente prescindono dai numerosi scandali che nell'ultimo ventennio hanno avuto come protagonista proprio la chiesa made in USA, tipo ad esempio quello dei preti pedofili, che ha portato addirittura alcune diocesi sull'orlo della bancarotta a causa dei risarcimenti alle vittime.

Le conseguenza di questa sorta di diaspora cominciano a farsi vedere sul serio. La CNN, ad esempio, ha riportato qualche giorno fa la notizia che il vescovo di Cleveland, Ohio, ha annunciato la chiusura di 29 parrocchie della sua diocesi, mentre altre 41 si fonderanno tra loro. In totale saranno 52 quelle definitivamente chiuse entro il 2010. Ridimensionamenti che non si limitano alla sola diocesi di Cleveland, ma che interessano anche altre: Camden nel New Jersey, Allentown in Pensylvania e alcune pure a New York.

"In God we trust"? Mah...

sabato 28 marzo 2009

Il 1° aprile si attiva Conficker, e non è uno scherzo

Manca ancora qualche giorno al primo di aprile, e ho pensato di scrivere questo breve articolo per segnalare, a chi ancora non ne fosse al corrente, che proprio in quel giorno si sveglierà dal sonno il temibile Conficker, il worm che a febbraio aveva infettato qualcosa come 10 milioni di pc.

Sembra uno scherzo, ma non lo è. Il creatore (o i creatori) del worm, sul quale Microsoft ha recentemente posto una taglia di 250.000 $, ha programmato la sua creatura in modo che si attivi appunto il primo aprile. Il problema vero è che, nonostante gli sforzi delle società che si occupano di sicurezza informatica, sui possibili effetti ci sono per ora solo ipotesi. Scrive webnews.it:

All'interno del codice, infatti, è stato scoperta una procedura che dovrebbe determinare nella data indicata [1 aprile, nda] una improvvisa attivazione delle cellule dormienti infettate da Conficker. Nell'occasione il worm dovrebbe generare una lunga lista di domini che verranno contattati dai pc infetti (fino a 50000 nuovi indirizzi al giorno) per scaricare nuove componenti maligne oppure per inviare dati a server specifici. L'accesso ad altri siti Web sarebbe inoltre inibito, il che potrebbe determinare l'impossibilità di accesso a software antivirus o servizi informativi a protezione dello stato di infezione conquistato (bloccato, in particolare, ogni processo ricollegato a stringhe di testo quali "ms08-06", "hotfix", "kb958", eccetera): tale istinto difensivo risultava inesistente nelle versioni precedenti di Conficker, il che delinea una certa maturazione internamente ad un codice maligno già di per sé letale.

Altre ipotesi interessanti sono state elaborate da Gizmodo, e tra queste spiccano un gigantesco attacco basato sul Denial of Service, una gigantesca ondata di spam con conseguenze imprevedibili sulla tenuta di molti server sparsi per il pianeta e altre cosucce dal sapore vagamente apocalittico.

Ma la cosa che in maniera maggiore dà da pensare quando si verificano disastri informatici di questo genere, è che una parte non trascurabile di responsabilità ce l'hanno gli utenti. Per la serie "diamo a Cesare quel che è di Cesare", infatti, va ricordato che la patch che rattoppava la falla su cui si sviluppa il worm è stata rilasciata da Microsoft pochissimi giorni dopo la scoperta del bug, addirittura in via straordinaria all'infuori del normale ciclo mensile con cui vengono rilasciate le normali correzioni.

Nonostante questo, a fine gennaio risultava ad esempio che più del 30% dei pc sparsi per il mondo non erano stati patchati, e le conseguenze non hanno infatti tardato a farsi vedere. Se a questo si aggiunge che il worm è da molto tempo perfettamente riconoscibile dai normali antivirus correttamente aggiornati, un po' di tristezza e rassegnazione sono perfettamente giustificati.

Insomma, se Windows e l'antivirus sono correttamente aggiornati (la patch Microsoft specifica è questa) non dovrebbero esserci problemi di sorta, indipendentemente dal fatto che si tratti alla fine del classico pesce d'aprile o meno. Visto però che al Conficker-day mancano ancora alcuni giorni, vale la pena segnalare che l'installazione di Linux su un normale pc richiede poco più di un'oretta.

(fonte immagine: media.macworld.co.uk)

venerdì 27 marzo 2009

Qualche sondaggio

Per carità, niente di ufficiale. Solo l'ennesima dimostrazione di una certa distanza tra quello che succede nei palazzi rispetto alla vita reale.



13 milioni di utenze

Antimafiaduemila.com spiega cosa si nasconde in realtà dietro la "notizia bomba" che i Ros avrebbero trovato 13 milioni di utenze telefoniche nel famoso archivio Genchi. Notizia utilizzata ad arte da giornali e telegiornali per montare un caso che non esiste.

Dopo aver svelato che i tredici milioni di intestatari di utenze telefoniche che Genchi avrebbe conservato erano in realtà dei cd rom e alcuni database negli hard disk sequestrati nell’ufficio di Genchi, in cui sono contenuti semplicemente gli elenchi telefonici a partire dagli anni novanta, urge analizzare i fatti, tralasciando le indiscrezioni. (continua a leggere)

I processi sono lenti? Ci pensa il governo a velocizzarli

Ieri il Consiglio d'Europa ha richiamato ufficialmente l'Italia sull'annoso problema della lentezza dei processi, piaga nostrana per la quale siamo tristemente famosi nel mondo (siamo al 156° posto sui 181 paesi presi in esame). Problema che ovviamente si è preso a cuore il solerte ministro della Giustizia Angelino Alfano, quello del tristemente noto "lodo" omonimo, nella sua relazione del gennaio scorso sullo stato della giustizia nel nostro paese.

Bene. Uno si aspetterebbe che a tante parole forti e indignate seguano provvedimenti legislativi urgenti e determinati per cercare di migliorare il migliorabile. E infatti uno è già arrivato, solo che la gran parte dei giornali si è misteriosamente dimenticata di segnalarlo. Ci pensa fortunatamente un magistrato a farlo, scrivendo a metà febbraio un articolo su uno dei pochi strumenti a disposizione, e cioè il suo blog (articolo ripreso poi da La Stampa).

Nell'articolo si parla di un disegno di legge che nelle intenzioni del legislatore avrebbe proprio lo scopo di migliorare questa situazione. Il problema è che per come sono impostati alcuni suoi articoli pare invece andare proprio nella direzione opposta. Cerco di spiegare brevemente di cosa si tratta senza scendere troppo in tecnicismi (ai quali sono per la verità poco avvezzo pure io).

Brevemente, c'è un articolo del codice penale, il 238 bis, attualmente in vigore, che prevede che le sentenze emesse in un processo e divenute irrevocabili (significa che non si può più fare appello né ricorso per Cassazione) possono essere acquisite in un altro processo e costituire elemento di prova, purché confermate da altri riscontri. Significa, semplificando brutalmente, che una sentenza definitiva può essere usata come prova in un altro processo. Cosa succede con la proposta di legge in esame? (il neretto è mio)

Guarda caso, l’articolo 4 della riforma destinata a risolvere il problema della lentezza dei processi dice: l’articolo 238 bis è sostituito; nei procedimenti relativi ai delitti di cui agli articoli 51, commi 3-bis e 3-quater, e 407, comma 2, lett. a), le sentenze divenute irrevocabili possono essere acquisite ai fini della prova del fatto in esse accertato.

Dietro a tutti questi numeri e articoli, si cela semplicemente il fatto che qualora il provvedimento diventasse legge, quanto previsto dal famoso 238 bis si applicherebbe solo ai processi di mafia e terrorismo, escludendo di fatto la stragrande maggioranza dei reati comuni che sono proprio quelli che ingolfano tutto il sistema, tra i quali - guarda a caso - la corruzione. Un provvedimento che sembra fatto apposta per il caso Mills, ad esempio. Come sapete, David Mills, l'avvocato referente finanziario della Fininvest in Inghilterra, è stato recentemente condannato in primo grado a quattro anni e mezzo di galera per avere ricevuto soldi per testimoniare il falso in due processi (All Iberian e tangenti alla Guardia di Finanza) in cui è imputato il premier.

Premier la cui posizione è stata stralciata per via del famoso lodo Alfano di cui parlavo prima. Nel (molto improbabile) caso che al termine del suo mandato il premier torni in aula per il prosieguo del processo, tramite l'articolo 238 bis la sentenza già emessa avrebbe effetto di prova a suo carico. Con la modifica prevista nel disegno di legge - quello per accelerare la giustizia - tale sentenza non varrebbe più come prova e il processo dovrebbe ricominciare da capo (testimoni, interrogatori, rogatorie internazionali, ecc...). Conseguenza? Allungamento all'infinito del processo e sicura prescrizione. Insomma un programmino che sembra studiato apposta per il nostro pimpante premier.

Quando e se Mills sarà condannato [l'articolo è antecedente alla sentenza Mills, nda], e quando e se la Corte Costituzionale avrà bocciato il Lodo Alfano, la sentenza che ha condannato Mills non potrà essere utilizzata nel processo a carico di Berlusconi: si dovrà ricominciare tutto daccapo. Che non sarebbe grave: se vi erano elementi per condannare Mills, gli stessi elementi potranno far condannare Berlusconi. Ma, tempo di rifare tutto il processo (qui la riforma ha studiato parecchie cosucce che lo rallentano), sarà arrivata santa prescrizione.

Naturalmente questa bella trovata è una legge dello Stato; e, come tale, vale per tutti, non solo per il suo primo beneficiario. Sicché possiamo porci la solita domanda: in che modo questa parte di riforma (le altre parti sono anche peggio) potrà eliminare il grande cruccio di Alfano, «la lentezza della giustizia»?

Ovviamente questa domanda la giro a chi vuole rispondere.

giovedì 26 marzo 2009

E' stato legalizzato il sequestro di persona

Lo confesso, non riuscivo a trovare un titolo giusto da mettere a questo post. Poi ho visto questo articolo di Luca Sofri e mi sono ispirato a quello che ha messo lui. Perché è in effetti quello che rende meglio l'idea dell'ennesima porcata che si sta consumando in Parlamento ai nostri danni. Perché di questo si tratta, di una porcata e basta.

Ci hanno preso per il culo da sempre, fin dall'inizio, fin da quando raccontavano che stavano discutendo di una legge sul testamento biologico. Balle. Ci prendono per il culo anche sulle parole. Andate sul vocabolario della lingua italiana a vedere cosa significa il termine "testamento", e poi guardate se corrisponde a quello che hanno votato loro.

Se questa porcata arriverà fino in fondo (e ci arriverà, statene pure certi), sarà la fine. La fine della nostra libertà, la fine del libero arbitrio, la fine dello stato di diritto, la fine della Costituzione o di quel poco che ancora ne resta. Perché non solo la nutrizione e l'idratazione sono state rese obbligatorie in barba a qualunque disposizione espressa - fosse pure in stato di perfetta coscienza e lucidità - dalla persona, ma tutto quello che scriveremo sarà comunque carta straccia in quanto l'ultima decisione spetterà comunque al medico.

E' in pratica la fine del diritto di poter disporre di sé stessi. Da oggi il mio corpo e la mia persona non sono più miei, sono proprietà esclusiva dello stato, del medico, del cardinale di turno, di tutti tranne di quello che ne è a tutti gli effetti legittimo proprietario. E non consola il fatto che i giudici della Consulta probabilmente bocceranno tout court l'intero provvedimento, perché ormai il binario in cui si è incanalato il modus operandi legislativo è quello, anche su tutti gli altri temi: io sono lo stato e decido, e tu non sei un cazzo!

Mi dispiace usare questa terminologia, che come sapete bene non mi è consona, ma è ora che ci svegliamo, non si può andare avanti a farci prendere in giro.

In questo momento, lo confesso, mi vergogno profondamente di essere italiano e di abitare in questo paese.

Social... che?

Buonasera, mio papà è mancato da qualche mese, io sono invalido e mia mamma ha tutti i requisiti per avere la social card ed il bonus.
Il fatto è che, fatta eccezione della prima ricarica di 120 euro, non ha avuto né il bonus né la ricarica di febbraio della social card, e non solo lei, ma in tanti sono quelli che si lamentano per non aver avuto i sostegni promessi loro dall'attuale governo, nonostante ne avessero i diritti.
Ho scritto a numerosi siti della sinistra, nonché a Santoro, Grillo e molt esponenti politici(sempre della sinistra) ma nessuno si è impegnato a fare sapere in televisione che il governo Berlusconi ha barato tantissimo con la social card e con i bonus, e tuttora continua a fregiarsi, riportando in televisione statistiche fasulle, di decori che non merita.
E' vero che c'erano soluzioni molto migliori della social card, però mi chiedo: come mai nessuno si occupa di fare sapere, una volta per tutte, che moltissime social card non sono state ricaricate e moltissime persone non hanno ricevuto il buono che gli spettava?

Cordiali saluti

(via italiopoli)

Segnali di vita dal Pd

Da quando Dario Franceschini ha preso il posto di Veltroni, qualche segnale di risveglio dal coma profondo in cui vegetava il Pd si è avuto. Niente di eclatante, intendiamoci, ma un barlume di qualcosa che assomiglia a un'opposizione, almeno sul piano della dialettica, ha cominciato a farsi vedere.

Ecco quindi che quando il Partito Democratico comincia - udite udite - a farsi pure propositivo la cosa merita sicuramente di essere segnalata, specialmente se il tutto ha a che fare con internet e con la rete. Se a questo si aggiunge poi il fatto che finora il centrodestra in tema di legiferazione in materia di internet non è rimasto purtroppo a guardare (vedi i vari disegni di legge Carlucci, Barbareschi, D'Alia, ecc...), ecco che l'iniziativa del Pd può essere vista come una sorta di boccata d'aria fresca.

Per farla breve, un paio di senatori del Pd, Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, hanno depositato in Senato una proposta di legge intitolata "Neutralità delle reti, free software e società dell’informazione" (qui in pdf), un disegno di legge che si basa essenzialmente, come si evince anche dal titolo, sulla promozione della neutralità della rete e una società dell'informazione più aperta e meno vincolata.

I punti salienti dell'intero progetto sono:
  • garantire un accesso neutrale alle reti di comunicazione elettronica.
  • promuovere i diritti di cittadinanza attiva al fine di rafforzare la partecipazione e il processo decisionale democratico.
  • sostenere lo sviluppo e la valorizzazione dei sistemi informativi pubblici garantendo il pluralismo informatico anche con l’uso del software libero.
  • diffondere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazioni presso il sistema delle imprese.
  • rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità di accesso alle reti di comunicazione dei cittadini che versano in condizioni di disabilita, disagio economico e sociale e di diversità culturale.
Il progetto è ambizioso, non c'è che dire, ed è senz'altro controcorrente, perlomeno rispetto alla direzione che ha preso nel recente periodo la legiferazione in materia di internet e tecnologia. Vedremo come evolve la cosa.

A corredo del tutto è nato un blog, unaleggeperlarete.wordpress.com, del quale consiglio caldamente l'abbonamento al feed, che servirà per tenere traccia delle varie tappe che accompagneranno questo (speriamo fortunato) progetto.

mercoledì 25 marzo 2009

"Twittare" con Obama


Se seguite Obama su Twitter, avete ricevuto circa un'oretta fa questo messaggio tramite il quale venite reindirizzati a questa pagina del sito della Casa Bianca.

Da qui potete esprimere il vostro parere, anche inserendo un breve video, sulle decisione prese dal presidente americano in materia di economia e proporre nuovi quesiti.

Così, giusto per capire la concezione di internet e democrazia che hanno là.

Gilioli e l'on. Carlucci su rete e anonimato

A parte il fatto che l’anonimato propriamente detto in Rete già non esiste perché ci sono gli indirizzi IP da cui la polizia postale può arrivare quasi sempre all’autore di ogni contenuto, non capisco perché - ad esempio - un tipo che fa l’operaio alla Tubi Rossi debba firmarsi con nome e cognome se scrive on line che nella sua azienda non vengono rispettate le norme di sicurezza. E’ un esempio tra mille, naturalmente: il fatto è che il testo Carlucci semplicemente vieta di inserire contenuti anonimi, quindi allontanerà dalla Rete un sacco di persone che per le più svariate ragioni non vogliono apparire. L’effetto rischia di essere quello già ottenuto dal decreto Pisanu, che ha tarpato le ali all’Wi-Fi in Italia. Non propriamente un successo, in termini di sviluppo e innovazione.

Ricordate l'on Gabriella Carlucci, quella del disegno di legge che con la scusa della lotta alla pedofilia, da attuarsi - tra le altre cose - con l'abolizione dell'anonimato in rete, in realtà, secondo molti, tutelava solamente i diritti d'autore?

Beh, per chiarire meglio le sue posizioni, la signora Carlucci ha inviato una lettera al direttore dell'Espresso (questa), alla quale ha risposto punto su punto il blogger Alessandro Gilioli (la citazione in alto è una delle sue risposte).

Lo scambio di vedute tra i due mi pare molto interessante perché, sostanzialmente, riassume molto bene le posizioni di chi ha ormai come unico pallino una astrusa e interessata "regolamentazione" della rete e chi, invece, cerca di fare capire (anche se pare tutto fiato sprecato) l'infondatezza di tali proposte.

Il post di Alessandro è qui.

Tutti quelli di Google


Se avete voglia di controllare se ci sono tutti e 20.222, potete farlo qui.

La Gendarmeria francese dà il benservito a Windows e risparmia 50 milioni di €

Il passaggio non è stato rapido, ma lento, progressivo... e inesorabile. Una migrazione che è iniziata in sordina nel 2004, quando la Polizia francese ha deciso di abbandonare lentamente tutta la sua infrastruttura informatica basata su Windows Xp per abbracciare l'open source, in questo caso nelle sembianze di quello che è attualmente uno dei sistemi operativi Linux più diffusi: Ubuntu.

Un'operazione che è cominciata sostituendo progressivamente i programmi principali di Windows con gli equivalenti open source. Ecco quindi che Thunderbird ha preso il posto di Outlook, Firefox ha preso il posto di Internet Explorer e OpenOffice.org ha preso il posto dell'Office di Microsoft. Si è quindi giunti alla migrazione completa del sistema operativo stesso.

Il passaggio completo di tutte e 90.000 le workstation in dotazione al corpo è previsto per il 2015 - attualmente quelle già "convertite" sono 5.000 - ma qualche risultato di una certa importanza comincia già a vedersi, visto che il budget IT ha avuto una contrazione del 70% permettendo un risparmio di circa 50 milioni di euro tra licenze e balzelli vari.

Nel mese di settembre del 2007 qualcosa pareva muoversi anche da noi, come scriveva all'epoca Repubblica in questo articolo; in particolare si parlava di un ordine del giorno, presentato dai parlamentari Franco Grillini e Pietro Folena, che prevedeva la migrazione dei pc dei parlamentari da Windows a Ubuntu, cosa che avrebbe consentito un notevole risparmio di risorse economiche.

"Al di là dell'aspetto tecnologico - spiega Grillini - l'adozione di Linux come sistema operativo dei pc dei parlamentari può rappresentare un taglio alle spese di circa tre milioni di euro". Sono all'incirca tremila e 500 i computer attivi alla Camera e ognuno costa almeno 900 euro per le licenze di Office, l'insieme dei programmi che servono per la produttività dell'ufficio.

Poi, in realtà, come sia andata a finire tutta la storia è un mistero, visto che non si è saputo più niente. Difficile pensare comunque che il progetto sia andato effettivamente in porto, soprattutto considerando che ha rappresentato una seria difficoltà pure l'utilizzo del sistema di rilevazione delle impronte digitali.

martedì 24 marzo 2009

Lavoriamo di più

Sarà stata probabilmente l'emozione o la scarica adrenalinica che si prova (ma si prova davvero poi?) a stare nella cabina di pilotaggio di un treno che viaggia a 300 Km/h e va da Roma a Milano in tre ore - per la gioia, immagino, della nuova Alitalia -, fatto sta che anche oggi il premier ci ha deliziato con una delle sue leggendarie esternazioni. Esternazioni alla cui demenzialità siamo ormai talmente abituati che non ci facciamo neanche più caso.

Mi riferisco al fatto che, secondo lui, tra i tanti modi che hanno gli italiani per fronteggiare la crisi c'è anche quello di lavorare di più. Quale recondito e insondabile significato si naconda dietro queste parole è un mistero. Probabilmente il riferimento va a quelli che ancora un lavoro ce l'hanno, perché quelli che negli ultimi due mesi sono andati a ingrossare il numero dei cassintegrati in Italia non penso vogliano lavorare di più, ma magari solo lavorare.

Messa così, poi, la frase potrebbe anche essere intesa nel senso che c'è la crisi perché gli italiani lavorano poco, ma questa è un'interpretazione mia, non fateci caso.

Il presidente "americano" della Rai

Paolo Garimberti (foto), nuovo presidente della Rai, ha almeno tre punti a suo favore. E' riuscito a mettere d'accordo Berlusconi e Franceschini, cosa questa che già gli varrebbe una nomina a senatore a vita come riconoscimento, ha un curriculum di tutto rispetto, e, cosa più importante, non ha mai visto un reality show in vita sua (almeno lui dice).

"Guardo l'Nba, il football americano e degli anni della mia corrispondenza da Mosca mi è rimasta la passione per l'hockey su ghiaccio". Tanta informazione soprattutto, per la sua storia professionale. Ma tornano ancora gli Stati Uniti quando si parla di intrattenimento: "Quello di Letterman è il talk show perfetto. I reality? Mai seguito uno nella mia vita".

Alleanza Nazionale si sciogle (nel Pdl), i malumori della Lega no

Non ho particolari commenti da fare sulla fusione Alleanza Nazionale/Forza Italia, anche perché in fin dei conti della cosa non è che mi freghi più di tanto. Così, a caldo, se proprio devo esprimere un pensiero, mi sento di condividere il parere di quel parlamentare triestino, Roberto Menia, che domenica, durante il suo intervento al congresso, ha detto:

Il Pdl deve valorizzare le identità, non annullarle. Io non voglio sciogliermi nel nulla.

Ma, a parte le polemiche dei cosiddetti dissidenti, la cosa a cui i media hanno dato meno risalto in tutta la vicenda sono i malumori di quello che a questo punto, all'interno del Pdl, potrebbe essere visto a tutti gli effetti come il classico terzo incomodo.

Mi riferisco ovviamente alla Lega, della quale pare che si cerchi in ogni modo di nascondere non dico il disappunto, ma sicuramente un latente malumore che pare provenire in particolare proprio dalla base del movimento, dagli elettori, molti dei quali, vedendo tutto il progetto come una sorta di abbraccio soffocante, di "accerchiamento", non fanno salti di gioia all'idea del famoso scioglimento di An nel Pdl.

E a dirlo è lo stesso Calderoli, il quale senza tanti giri di parole ha affermato l'altro ieri che la Lega si guarderà bene dall'entrare a far parte del suddetto progetto. Dice Calderoli:

Tutto un po' confuso. D'altra parte il progetto e' ambizioso e sul territorio la fusione ancora non c'e'. Molti, sia di Forza Italia che di An, rifiutano il Pdl e vengono a bussare alla nostra porta. C'e' chi ha ancora bisogno di metabolizzare.
[...]
...difficile che questo progetto del Pdl vada in porto. E' evidente che a livello di vertice e' piu' facile mettere insieme le classi dirigenti, un'altra cosa e' la vicenda a livello territoriale, dove esiste una diversita' storica e di militanza. Comunque faccio loro tanti auguri.

Ma c'è un altro aspetto da tenere in considerazione. I cosiddetti insoddisfatti, ossia i militanti di Forza Italia e An che non vedono di buon occhio il progetto Pdl con a capo il solito padre-padrone, pare - almeno stando a quanto dice Calderoli ed altri esponenti leghisti - che si stiano dirigendo proprio verso la Lega, tanto che il noto sondaggista Luigi Crespi, in un articolo dal titolo molto esplicativo pubblicato ieri da affaritaliani.it, prevede che il carroccio alle prossime europee andrà ben oltre il 10% di consensi.

Le conseguenze di tutto questo, semmai dovesse avverarsi, sono facilmente immaginabili, e il famoso "la Lega non può sempre volere tutto", pronunciato dal premier giusto qualche giorno fa, potrebbe solo essere un piccolo antipasto.

lunedì 23 marzo 2009

Subire in silenzio

Il senso dello Stato ed il rispetto che ho per le Istituzioni mi impongono di tacere e subire in silenzio.
Sono vicino e solidale con chi in questo momento, probabilmente, è sottoposto a pressioni politiche assai maggiori delle violenze e delle mistificazioni che sto subendo io.
Confermo da cittadino e da poliziotto la mia assoluta stima e subordinazione al Capo della Polizia – Prefetto Antonio Manganelli – che ha adottato il provvedimento di sospensione.
Mi difenderò nelle sedi istituzionali senza mai perdere la mia fiducia nella Giustizia e nelle Istituzioni.

(Gioacchino Genchi dopo aver appreso di essere stato sospeso dalla Polizia di Stato)

Per farci sentire meno soli?

Non si capisce quale è lo scopo dello strombazzamento a reti unificate media unificati (Repubblica, Corriere, Stampa, Giornale, Unità) del fatto che Berlusconi nel 2007 ha dichiarato un reddito 10 volte inferiore rispetto al 2006.

Magari lo fanno per convincere qualcuno che cominciano a essere tempi duri anche per lui?

:-)

Incomprensibili silenzi

Quello che mi stupisce, oggi come allora, della vicenda del crac Parmalat, non è tanto il fatto che Grillo sapesse com'era messa l'azienda di Collecchio prima che scoppiasse lo scandalo, quanto il fatto che l'abbia più volte ripetuto in molti suoi spettacoli e la cosa non sia uscita fuori dai palazzetti.

I casi sono due: o tutti quelli che hanno assistito all'epoca agli spettacoli di Grillo hanno pensato che fosse una balla, una sorta di boutade a effetto messa lì giusto per allungare un po' il monologo, oppure nei palazzetti non c'era nessuno.

Ancora sul nucleare

Lo so, potrò risultare noioso, ma non posso farci niente. Anche perché la questione mi interessa, e non poco. Sto parlando ovviamente del nucleare. Dopo l'annuncio trionfale dell'accordo tra Berlusconi e Sarkozy, che prevede la costruzione nel nostro paese di 4 centrali entro il 2020, non passa giorno che qualcuno non pubblichi dati e documenti che contribuiscono a fare un po' più di luce su questo controverso argomento.

Come ho già scritto negli altri post che ho dedicato al tema, io non sono pregiudizialmente contro l'utilizzo futuro di questa tecnologia, solo cerco di capire un po' cosa c'è dietro. Il problema è che le ricerche portano più o meno tutte nella stessa direzione: la sproporzione tra costi e benefici, l'annosa questione della sicurezza, il problema ancora irrisolto delle scorie. C'è però una differenza sostanziale quando si cercano in rete notizie sul nucleare: sul versante "contro" il materiale è abbondante, esaustivo e ricco di dati e cifre, sul versante "pro" questa abbondanza di dati e cifre non c'è.

Si trovano più che altro notizie in stile slogan ("serve", "è utile", "ci salverà dalla dipendenza dal petrolio", "contribuirà ad abbassare enormemente il costo della bolletta della luce", ecc...), ma dati reali e precisi che giustifichino l'impiego di ingenti risorse, e soprattutto che consentano di guardare a un impiego futuro del nucleare con una certa tranquillità, non ce ne sono. O, quando ci sono, sono discordanti con quelli dei detrattori di questa tecnologia. I pochi dati che ho trovato a favore del nucleare, specialmente in termini di costi, sono stati ad esempio snocciolati da Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, in questa intervista rilasciata al Sole24Ore nell'ottobre scorso. Ecco un breve estratto:

Vogliamo arrivare a produrre un quarto dell'energia elettrica nazionale. Il nucleare, come è stato detto, non è la soluzione del problema, ma senza nucleare non c'è soluzione al problema energetico e alla lotta al cambiamento climatico.
Anche se costa troppo?
È meno costoso nel tempo, anche se inizialmente richiede un impegno di capitale maggiore. Un megawattora nucleare costa 60 euro a fronte dei 60-70 di un megawattora a carbone e contro i 100 di uno a gas.

Insomma, messa così, la cosa sembrerebbe conveniente, anche se l'ad dell'Enel non fa menzione dei costi non indifferenti che comporta la costruzione e (anche questa da non sottovalutare) la successiva dismissione di queste centrali. Perché se è vero che Conti mette in preventivo - giustamente - l'investimento iniziale, che non è di poco conto, non fa cenno alle risorse che servono per chiudere una centrale. Perché una centrale nucleare, dopo che ha terminato il suo ciclo vitale fisiologico (in media una sessantina d'anni), richiede costi e tempi tutt'altro che esigui per essere "spenta". Scrive a tal proposito ecoage.it:

Per costruire la centrale nucleare Usa di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari correnti. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti.

Soltanto per smantellare le quattro centrali nucleari italiane l'International Energy Agency ha stimato un costo pari a 2 miliardi di dollari.

Fattori tutt'altro che trascurabili, mi pare, che, a differenza dell'ad di Enel, sono stati tenuti in considerazione dal presidente di Greenpeace Italia in questa intervista pubblicata da Di Pietro sul suo blog.




L'amministratore delegato di Enel, nell'intervista al Sole24Ore, non sembra dare tra l'altro neppure molta importanza alla situazione finanziaria attuale in cui versa l'ente, cosa invece rilevata con una certa preoccupazione in questo articolo, a firma Anna Pacilli, pubblicato dal mensile Carta. Ecco un breve estratto.

Non siamo esperti di economia né di finanza, ma qualche problema evidentemente c’è se persino l’inserto economico del principale quotidiano italiano [il Corriere della Sera, nda] riconosce che «non sarà facile pagare la ‘bolletta’ Endesa» e, fra le righe, fa trapelare qualche preoccupazione per la tenuta generale. In questa situazione, l’Enel annuncia un accordo con l’Edf francese per acquisire una tecnoclogia già superata e lanciarsi in un piano nucleare da quattro centrali in Italia e almeno 25 miliardi di euro di investimento. Con la benedizione del governo Berlusconi. Ma lo stato italiano detiene il 32 per cento di Enel, e dunque il governo deve mettere la sua parte nella ricapitalizzazione della società elettrica. Insomma, mentre l’Enel ha un indebitamento da capogiro e il governo non ha soldi, si strombazza un piano nucleare che, anche per questo, appare improponibile.

L'indebitamento di Enel, la quale entra nell'affare Berlusconi/Sarkozy con una quota del 12,5%, è un ulteriore capitolo di non poco conto che non fa altro che aggiungere alle perplessità tecniche sulla fattibilità del progetto quelle economiche. Insomma, le recenti vicende di Alitalia, e soprattutto le sue conseguenze per il contribuente italiano, ce le ricordiamo tutti. Qui la cosa è ovviamente diversa, ma quando sento che il "governo mette la sua parte nella ricapitalizzazione di Enel", mi metto un po' sul chi va là.

Insomma, per tirare un po' le somme, anche se la vicenda naturalmente necessita di ben altri approfondimenti oltre ad alcuni articoli su un blog, a me pare che da qualunque parte la si guardi, l'avventura nucleare faccia acqua da tutte le parti.

domenica 22 marzo 2009

Ho imparato a sognare

No, non io. Io sono già capace... :-) E' che ieri ho sentito per caso (e per la prima volta), in macchina, questa canzone mentre riaccompagnavo a casa le mie figlie da scuola.

Ho scoperto poi che è dei Negrita, un gruppo che conoscevo solo di nome. Beh, non è male...

Buona domenica.

sabato 21 marzo 2009

Libertà (della Chiesa) tutelate

Curiose, anche se ampiamente prevedibili, le dichiarazioni odierne del premier:

Difendiamo la libertà della Chiesa - ha ribadito Berlusconi - anche quando si trova a proclamare principi e concetti lontani da quelle che sono le opinioni che vanno di moda tra intellettuali e giornalisti.

Non si capisce bene quali siano i timori del premier, visto che l'Italia è l'unico paese che, al contrario di quanto ha fatto il resto del pianeta, non ha fiatato (A differenza di Francia e Germania l'Italia, attraverso il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha detto «di non voler commentare le parole del Papa») di fronte alle sconsiderate parole di Ratzinger sui preservativi.

Per quanto riguarda "le opinioni che vanno di moda tra intellettuali e giornalisti", sarebbe il caso di rammentare al premier che il fatto che i preservativi - se è a questo che si riferisce - sono indispensabili nella lotta all'Aids, non è opinione di qualche intellettuale o qualche giornalista, ma semmai di qualche organismo internazionale che forse ne sa un po' di più.

Senza contare, poi, quelli che il suddetto flagello lo combattono sul campo, tutti i giorni, e senza fare tante chiacchiere. Tipo ad esempio i missionari cattolici (sì, cattolici), che in barba ai diktat di Ratzinger continuano in silenzio a distribuire profilattici per combattere l'HIV.

Priorità nei processi (mediatici)

In questo periodo, nelle scalette delle notizie dei telegiornali (e anche dei giornali), abbiamo molta carne al fuoco per quello che riguarda la cronaca nera. Innanzitutto c'è Josef Fritzl, quello che in una cantina di casa sua, in Austria, ha tenuto per 27 anni prigioniera la figlia sottoponendola a ogni genere di sevizie. E' vero, adesso è stato condannato all'ergastolo e quindi in teoria la storia, non solo dal punto di vista mediatico, dovrebbe essere chiusa lì.

Ma la vicenda è troppo ghiotta e non può essere dimenticata così in fretta, tanto è vero che è già iniziata la sequela dei programmi di "approfondimento" che a tarda ora, su alcune emittenti, promettono rivelazioni nuove e particolari inediti, in perfetto stile Grand Guignol, per soddisfare le curiosità morbose degli amanti del genere. Insomma, l'impressione è che di questo "signore" sentiremo parlare ancora per un po'.

Da non dimenticare poi la vicenda Stasi, il famoso delitto di Garlasco. Anche questo ha tutta l'aria di diventare (sempre che non lo sia già) un nuovo caso Franzoni: sempre nei sommari dei tiggì, sempre nelle prime pagine dei quotidiani (anche Vespa ha già i plastici pronti); tutti impegnati a riferire ogni minimo particolare (perché mai avrà cancellato dal suo pc la foto n.7?) costruendo articoli ridicoli, spesso basati semplicemente sul nulla. Comunque, Alberto Stasi, per ora l'unico indagato, è appena stato rinviato a giudizio e da qui che finisca il processo, in tutti e tre i suoi gradi di giudizio, probabilmente avremo cambiato addirittura presidente del consiglio (che tra l'altro non sarebbe male).

Nel frattempo alcune novità fanno capolino, e promettono anche queste di fornire nuovo materiale mediatico con cui intrattenere gli amanti del genere soap-thriller-giornalistico nostrano. Ci sono ad esempio le novità sulla vicenda della Caffarella; pare che adesso abbiano beccato altri due romeni, e che questa volta sia quella buona in quanto il test del dna avrebbe dato esito positivo. Se non altro la smetteranno di cambiare le accuse ogni tre quarti d'ora agli altri due pur di tenerli dentro e far contenta l'opinione pubblica. Per carità, pure loro non è che fossero due fiorellini di campo, sia ben chiaro, ma non mi risulta che in Italia si sia mai tenuto qualcuno in regime di custodia cautelare in carcere con l'accusa di calunnia. E sì che siamo (anzi dovremmo essere) in uno stato di diritto.

Cosa è rimasto? Ah già, adesso è pure entrato nel vivo il processo a carico dell'agente di Polizia che ha ucciso il tifoso laziale nell'area di servizio un anno e mezzo fa, poi c'è la sindacalista rinvenuta malmenata in un albergo di Roma con addosso una finta cintura esplosiva, poi il prete trovato bruciato nella sua auto vicino a Milano. Insomma, per i prossimi mesi (anni?) lo spettacolo la soap-cronaca è assicurata.

Ora, intendiamoci, niente di male in tutto questo; se alla gente interessa... Quello che non ho ancora capito bene è se alla gente interessa perché viene martellata dai telegiornali o se il suddetto martellamento da parte dei telegiornali avviene per il motivo opposto. Insomma, quale è la causa e quale l'effetto? Chi dobbiamo ringraziare del fatto che ormai la cronaca nera è assurta a un ruolo dominante praticamente incontrastato? E' normale che un tiggì apra con tre titoli consecutivi di cronaca nera? Se non ricordo male, una volta, quando il giornalismo era forse più degno di questo nome, la cronaca nera nei quotidiani veniva relegata in piccoli trafiletti nelle ultime pagine, proprio perché - prbabilmente - si pensava che il fattaccio di cronaca nera costituisse l'eccezione, non la regola.

Qualcosa è evidentemente cambiato. La cronaca nera da eccezione di poco conto è diventata una serie a puntate in cui ogni giorno viene aggiunto un tassello o comunicato un aggiornamento, in modo che scatti il meccanismo di dipendenza che sta alla base delle telenovele, che è quello di volere sempre conoscere ciò che avverrà nella prossima puntata. Posso anche immaginare - giusto per completare la mia analisi da due soldi - che ci sia una sorta di regia dietro, che magari ha proprio lo scopo di evitare di parlare deliberatamente di cose apparentemente meno interessanti. Qualche esempio l'abbiamo avuto.

Prendete il caso Mills. Il socio in affari del presidente del consiglio si becca quattro anni e mezzo di galera per corruzione, in una vicenda in cui è impelagato il premier stesso, e i giornali dedicano alla vicenda qualche frettoloso articolo mettendo bene in evidenza il nome Mills ed evitando di menzionare il nome di Berlusconi. Cioè, una vicenda che in qualsiasi altro paese del mondo avrebbe provocato come minimo uno tsunami politico e istituzionale, da noi viene liquidata in quattro e quattr'otto come niente fosse. Oppure prendete il caso Tanzi; l'autore del crac italiano del secolo si fa appena qualche decina di giorni di galera e poi torna come niente fosse alla vita di tutti i giorni, aprendo pure una nuova attività commerciale. E per i giornali va tutto bene, nessuno che s'indigni e nessuno che si incavoli un pochino.

Negli Stati Uniti, a una settimana dal suo arresto, ancora nelle prime pagine tiene banco la questione Madoff. Là chi combina disastri finanziari simili viene tenuto alla gogna in modo che a qualcun altro passi la voglia di rifarlo. Da noi sparisce subito (quando appare) per far spazio all'interminabile epopea di Meredith. Due paesi, due modi diversi di intendere l'informazione.

E allora, visto che non ne parla nessuno, e che comunque, anche se fosse, la notizia sarebbe destinata subito al dimenticatoio, tanto vale segnalare che Fedele Confalonieri e Alfredo Messina, un parlamentare del Pdl, sono stati rinviati l'altro ieri a giudizio. Un processo che si apre e del quale non si occuperà mai nessuno, così come nessun telegiornale si è finora occupato di Bassolino, sotto processo da tempo a Napoli per lo scandalo dello smaltimento dei rifiuti. Processi che non interessano a nessuno perché probabilmente manca l'ingrediente principale: il fatto efferato e violento. Nessuno ha ucciso nessuno, non c'è niente da ricostruire, plastici da fare, dna da confrontare, e quindi chissenefrega?

venerdì 20 marzo 2009

Il guaio sta tutto nel nome









"Il nome stesso di rete - ha detto il ministro Alfano - rimanda a una maglia difficile da controllare, ma stiamo lavorando sul tema".


L'unica cosa difficile da controllare è la marea di idiozie che possono uscire dalla bocca di chi non sa di cosa sta parlando.

(via Repubblica)

Ritardi


Fortuna che domani è primavera (astronomica).

Morire per delle idee











“I am worried. The problem is not my sentence of two years in prison. But I am a sensitive person. I will not have the energy to live in prison. I want everything to be like it was before. I want to resume my normal life and continue my studies.”


("Sono preoccupato. Il problema non sono i due anni di carcere. Ma io sono una persona sensibile. Non avrò la forza di stare in prigione. Voglio che tutto torni com'era prima. Rivoglio la mia vita normale e continuare i miei studi.")

Queste parole sono tratte dall'ultima e-mail scritta prima di morire da
Omidreza Mirsayafi, un pericolosissimo criminale rinchiuso in una prigione di Teheran.

Un blogger.

(via gilioli)

Perché la Lega si dovrebbe arrabbiare davvero

Quello che è successo ieri non è niente. Quisquilie. Semplicemente Berlusconi si è accorto che forse quelli della Lega stanno spingendo un po' troppo sull'acceleratore e ha cominciato a dare qualche alt. In particolare riguardo alle ultime trovate del carroccio: obbligo dei medici di denunciare i clandestini, ronde, castrazione chimica, ecc...

I leghisti ovviamente non l'hanno presa bene, anche se Bossi cerca di minimizzare ("...Berlusconi è un amico, alla fine un equilibrio lo troviamo"). E lo troveranno; il premier sarà quello che sarà ma non si può certo dire che sia carente nella delicata arte della diplomazia. Eppure c'è una cosa che non riesco a spiegarmi: il silenzio della Lega su cose eclatanti che riguardano proprio il governo, anche quando queste cose vengono spiattellate in prima serata dalla terza rete dello stato a qualche milionata di persone.

Mi riferisco alla trasmissione Report, andata in onda domenica scorsa su Raitre, che ha inaugurato il nuovo ciclo di quest'anno. La puntata s'intitolava "I viceré" e narrava cosa è successo al comune di Catania negli otto anni, 2000-2008, in cui è stato sindaco il medico personale di Berlusconi, Umberto Scarpagnini. Un articolo di Repubblica, pubblicato lunedì scorso, forse può chiarire un po' di cosa stiamo parlando:

Che fine hanno fatto gli 850 milioni di euro, disposti nel 2002 dal governo Berlusconi per mettere in sicurezza la città di Catania dai rischi sismici e risolvere l'emergenza traffico? Una montagna di soldi che piovvero sul sindaco Umberto Scapagnini - medico del premier, la cui amministrazione ha portato il Comune a un passo dalla bancarotta - senza che dovesse passare dal consiglio comunale. Scapagnini fu nominato commissario dell'Ufficio speciale e il tesoretto poté essere speso "per cassa e non per competenza": in altre parole, senza alcuna rendicontazione. Sette anni dopo il bilancio è desolante. Gli 850 milioni sono stati spesi per costruire cinque megaparcheggi scambiatori: tutti abbandonati.
[...]
"Report" rivela che la società dedita alla riscossione dei tributi dell'acqua, la Sidra, vanta crediti con il Comune per 22 milioni di euro poiché le varie giunte si sono rifiutate per anni di riscuotere la tassa nei quartieri popolari, serbatoi di voti del centrodestra. La Sidra spende migliaia di euro per singolari sponsorizzazioni: il concorso di Miss Muretto, le feste dei zampognari di Lentini, castagne e ciondoli. "Ma lo volete capire che l'83 per cento della città non sta con voi" urla il sindaco Raffaele Stancanelli (An), durante un incontro con l'associazione Cittàinsieme, punta avanzata della società civile.

Nonostante Catania sia un comune più volte arrivato sull'orlo della bancarotta, a ottobre scorso il governo ha firmato un decreto per lo stanziamento di 140 milioni di euro di soldi pubblici (nostri quindi) per tamponare le prime emergenze. Cioè, non so se è chiaro: 140 milioni di denaro pubblico sono stati usati per tamponare giusto qualche buco nella voragine gigantesca provocata da anni di sprechi e sperperi demenziali. Alla faccia dei comuni cosiddetti "virtuosi", magari al nord, che nel corso degli anni hanno fatto i salti mortali per cercare di stare nei limiti di spesa imposti.

Tutto questo va in prima serata e la Lega non fa una piega: non una protesta, un articolo di indignazione su qualche quotidiano, niente.

Non c'è niente da fare, la politica non smette di stupirmi.



Se a qualcuno interessa, la puntata integrale è qui.

giovedì 19 marzo 2009

La crisi economica in giro per il mondo


Una parte dei 56.000 (sì, avete letto bene, cinquantaseimila) SUV invenduti della Dodge parcheggiati nei terminal del porto di Baltimora, Maryland.

Una delle tante facce della crisi economica mondiale. (fonte e altre immagini dal mondo qui)

Google Street View invade (piano piano) l'Italia



Quelli di Google non se ne stanno certamente con le mani in mano. Ricordate Street View, il servizio che consente di passeggiare virtualmente per le vie delle città e che all'inizio era disponibile solo per Roma, Milano, Firenze e la zona del lago di Como?

L'offerta si è nel tempo ampliata (qui sopra vedete una schermata che ho catturato di fronte alla stazione centrale mentre me ne andavo virtualmente a zonzo per Bologna).

(fonte immagine: blog.webnews.it)

Le città ora raggiunte dal servizio, oltre a quelle già note, sono: Udine, Genova, Torino, Parma, Bologna, Arezzo, Livorno, Perugia, Bari, L'Aquila, Napoli e la Costiera Amalfitana, Reggio Calabria, Catania e Cagliari.

Buona passeggiata!

Il 5 della Gelmini

Mariastella Gelmini, ministro della Pubblica Istruzione, ha sgombrato il campo da qualsiasi dubbio: basta anche un solo 5 in pagella e non sarà possibile accedere all'esame di maturità del 5° anno.

Il ministro ha quindi precisato che anche questo provvedimento è stato preso per formare una scuola «della responsabilità e del merito». «L’egualitarismo e il livellamento che c’è stato fino ad oggi - ha concluso la Gelmini - è frutto della cultura del ’68 che noi non condividiamo e non ci sentiamo di poter confermare per il futuro». (fonte)

Ora, lasciando perdere le disquisizioni un po' pretestuose sul '68, a me una domanda sorge spontanea (e magari qualcuno mi sa anche rispondere): quale sarà la percentuale di studenti che non saranno ammessi alla maturità?

Perché tutto questo casino sulle parole del Papa?

Non so se qualcuno è rimasto meravigliato, ieri, dai titoloni dei giornali dedicati all'uscita del Papa sulla questione dei profilattici ("non si può superare [l'epidemia di aids, nda] con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi"). Io no, per niente. Scusate, ma secondo voi cosa avrebbe dovuto dire? Non è mica una novità che la chiesa condanni da sempre l'uso dei preservativi.

Non sono stupito perché ormai di tutto ciò che dice e che propaganda la chiesa non mi stupisce più niente. E come potrebbe essere diversamente, dopo che abbiamo assistito al suo rifiuto di sottoscrivere il documento internazionale che depenalizzava nel mondo il terribile "reato" di omosessualità, oppure dopo le prese di posizione nei confronti del padre di Eluana?

Semplicemente, com'è ormai ampiamente assodato, la chiesa vive su un altro pianeta; il mondo va in una direzione e lei in un'altra. Il problema è che pur andando per la sua strada continua a rompere le scatole anche a chi non vuole averci niente a che fare. Quella frase sui preservativi, in particolare, è un insulto a tutti quelli che sono costantemente in prima linea per cercare di mettere un freno al dilagare di questo flagello, che specie nel continente africano ha raggiunto livelli da apocalisse.

Checché ne dica il Papa, infatti, è unanimemente concordato da tutti gli operatori sanitari del mondo che il profilattico è allo stato attuale uno dei rimedi più efficaci nel contrastare l'aids. Compare nell'ABC Aproach, un programma di lotta all'Aids sottoscritto ad esempio dagli Stati Uniti, e anche l'UNAIDS, la maggiore organizzazione per la lotta all'aids che fa capo all'ONU, mette il profilattico tra i maggiori deterrenti alla diffusione della malattia.

Ecco perché le parole irresponsabili del Papa (e in particolare quel "anzi aumentano i problemi") rappresentano semplicemente un affronto a chi si spende ogni giorno per cercare di combattere l'espandersi della malattia; e infatti tra quelli che in misura maggiore si sono risentiti delle sue parole, oltre ai governi Francese e Tedesco, c'è Michel Kazatchkine, il direttore esecutivo del Fondo mondiale per la lotta contro l'Aids, che ha definito semplicemente incredibili queste dichiarazioni, che a suo avviso equivalgono alla negazione dell'epidemia.

Questa è la chiesa oggi. E, da un certo punto di vista, spero che Ratzinger o chi per lui continuino a fare dichiarazioni tipo questa. Saranno così sempre di più le persone che apriranno gli occhi e se ne allontaneranno.

“Non usatelo, Dio non vuole”. Dio? Quanto vale quel dio e quanto valgono le parole di papa Ratzinger contro l’uso dei preservativi? Mille morti? Diecimila? E quanti futuri ammalati nel mattatoio Africa, un milione? Dieci milioni?
Ma in quale orribile Dio crede questo papa tedesco? Un Dio capace di barattare l’uso di un sacchetto di plastica (il terribile “preservativo”) con la sofferenza di donne, uomini, bambini disidratati dal male, uccisi lentamente, notte dopo notte, mese dopo mese, nei tuguri e nei cronicari, tra la polvere dei villaggi?

Il solo dio capace di tanta vanitosa crudeltà è l’uomo. Peggio ancora se bianco. E ricco. E padrone delle vite altrui. E servilmente servito, nutrito, riscaldato. E talmente tormentato dall’ossessione sessuale, di maschio padrone dei mostri notturni, da attribuirla alla propria proiezione celeste, come se da quella siderale distanza, un qualunque dio si chinasse a controllare, oltre ai sentimenti di uomini e donne, anche le tecniche dell’amore, le posizioni, le intenzioni, frugando tra le lenzuola fino all’ultima verifica, al confine tra i sommersi e i salvati: il lattice del preservativo.

E’ lo stesso dio dis/umano che permette la fame, la guerra, la malattia. L’infelicità dei nati storpi. Le multiple ignoranze e crudeltà che consentono di lapidare una donna, riabilitare un tale Williamson, il vescovo che se ne frega dell’Olocausto, e poi naturalmente di fulminare gli omosessuali, sterminare i miscredenti, bruciare, imprigionare, distruggere. Ma che trova sempre il tempo - tra le fiamme del mondo, quando viene sera - di scendere tra noi, controllare quel pezzetto di plastica (“guai a voi”), sfilarlo, e poi godersi le conseguenze, declinate in milioni di pianti e vite.

(Pino Corrias su voglioscendere.it)

mercoledì 18 marzo 2009

Aria di rivolta nel Pdl

La leggendaria coesione che a detta del premier ha sempre contraddistinto la formazione del centrodestra, comincia a mostrare qualche crepa. Anzi, di crepe ne aveva già mostrate in passato, quella di oggi è forse qualcosina di più.

Cento senatori del pdl hanno infatti firmato una lettera per il premier nella quale annunciano che non voteranno una eventuale fiducia che venisse posta a tutto il decreto sicurezza, anche se l'emendamento al centro delle polemiche è quello che prevede che i medici denuncino i clandestini che vanno a farsi curare.

«Ti chiediamo - si legge nella lettera inviata al premier - di non porre la fiducia» perché in quel decreto «sono contenute norme a nostro giudizio inaccettabili e che necessitano di indispensabili correzioni». I parlamentari firmatari (tra loro non c'è nessuno della Lega Nord) aggiungono d'esser certi che il premier si renderà conto «di come questo dettato legislativo vada contro i più elementari diritti umani e in particolare dell'infanzia e della maternità». (fonte)

Nella missiva i deputati di maggioranza respingono anche l'interpretazione secondo cui il provvedimento non obblighi i medici alla denuncia dei clandestini che si presentano in ospedale o nei centri di vaccinazione: «Non è così. Anzi, l'obbligo di denuncia potrà riguardare anche gli insegnanti e chiunque eserciti incarichi pubblici». E ciò proprio a causa dell'introduzione in sede penale del reato di clandestinità: in caso di mancata denuncia, infatti, medici e insegnanti violerebbero gli art. 361 e 362 c.p., cioè «il reato di omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio». Sarebbe, sottolineano i firmatari della lettera, «una vera e propria trappola per bambini, da attirare con l'obbligo dell'istruzione, così da individuarli e colpirli proprio con la mano del medico o dell'educatore». E il risultato sarebbe escludere bambini e donne in gravidanza dai livelli educativi e sanitari, con rischi per tutti e un «regresso spaventoso in fatto di civiltà». Solo se non sarà posta la fiducia, concludono, sarà possibile porre rimedio a quello che altrimenti sarebbe un «errore imperdonabile». (fonte)

Di questa aberrazione ho già parlato anch'io in altri articoli. Fa piacere vedere che c'è ancora qualcuno, anche tra quelli del centrodestra, che non segue acriticamente quanto dice il gregge (e il suo pastore), ma riesce a capire quando una norma va contro il buonsenso e gli elementari diritti umani che sono per legge garantiti a tutti.

De Magistris candidato alle prossime europee? Mah...

A meno che non si opponga il CSM - abbastanza improbabile visto che un primo parere favorevole è già arrivato - pare proprio che l'ex pm Luigi De Magistris (foto) scenderà in politica, presentandosi alle prossime elezioni europee nelle liste dell'Italia Dei Valori di Di Pietro.

Ho già scritto in altre occasioni della incredibile vicenda del magistrato, in particolar modo in riferimento alle sue numerose inchieste in cui indagava su molti casi di corruzione e di rapporti tra criminalità e politica, e di tutti i guai che ha passato (delegittimazioni, avocazioni di inchieste, trasferimenti, ecc...) a causa proprio delle sue indagini, che andavano a toccare certi fili che sono un po' come quelli dell'alta tensione.

Il fatto che abbia deciso adesso di scendere in politica, quella politica che finora ha fatto l'impossibile per cercare di toglierlo dai piedi, mi lascia un po' perplesso. Di Pietro dice sul suo blog che il suo partito proporrà come candidati solo personaggi con alle spalle una storia umana, personale ed etica di un certo spessore, e nel caso di De Magistris mi pare ci siano pochi dubbi; ma il mio timore è che la gente non capirà.

Non capirà perché la magistratura ha sempre condannato e lamentato l'invadenza e l'ingerenza della politica (la storia professionale di De Magistris ne è forse l'esempio più eclatante), e non è una novità che un cavallo di battaglia, molto in voga specialmente nel centrodestra, sia proprio in riferimento a una certa magistratura politicizzata (secondo loro). Ovvio che la scelta di De Magistris potrebbe quindi essere vista come una sorta di conferma di queste strampalate teorie, una sorta di "te l'avevo detto io...".

Certo comunque che, se si considera che il Pd, almeno stando a quanto si vocifera, avrebbe più volte fatto il nome di Bassolino (sotto processo a Napoli, anche se non ne parla nessuno, per lo scandalo dello smaltimento dei rifiuti) e il Pdl ha già candidato Mastella, la discesa in campo di De Magistris non può che essere vista come un cambiamento di rotta di non poca portata.

Due emendamenti inammissibili

Tra i 256 emendamenti giudicati inammissibili alla Camera e contenuti nel famoso pacchetto salva-auto, ce ne sono un paio piuttosto interessanti. Uno di questi riguarda misure e aiuti che dovevano andare a favore di quelle persone - i "precari" appunto - che come dice il nome della categoria a cui appartengono, sono quelli che in questo particolare periodo non se la passano troppo bene.

Scrive La Stampa in proposito:

Gli emendamenti del pacchetto precari, predisposti dal Governo e dichiarati inammissibili alla Camera, invece sono undici. Riguardano: un aumento dal 10 al 20% dell’ultimo reddito percepito per la determinazione dell’indennità di disoccupazione; le modifiche all’elenco delle prestazioni di lavoro occasione di tipo accessione per consentire a coloro che percepiscono prestazioni integrative del salario di «arrotondare» fino ad un limite di 3.000 euro; il pagamento diretto da parte dell’Inps del trattamento straordinario di integrazione salariale per accelerare le procedure; l’autorizzazione all’Inps, in via sperimentale, di anticipare i trattamenti di integrazione salariale sulla base della domanda corredata dagli accordi tra le parti sociali; norme sulla presentazione delle domande per la Cig in deroga; interventi sui requisiti per l’accesso alla Cig; la concessione da parte dell’Inps di incentivi in favore dei datori di lavoro che assumano volontariamente lavoratori che stanno percependo ammortizzatori sociali o che siano stati licenziati o sospesi; modifiche alle norme per i trattamenti di cassa integrazione di mobilità; il trasferimento al ministro del lavoro delle funzioni dell’Isfol per il supporto e l’assistenza tecnica alle amministrazioni pubbliche.

Curiosa questa cosa, soprattutto perché non è ben chiaro quali siano i motivi per cui questi provvedimenti sono stati giudicati inammissibili.

La cosa curiosa (chiamiamola così per adesso) è che sempre nello stesso pacchetto salva-auto è stato giudicato inammissibile l'emendamento presentato dalla lega (ogni tanto qualcosa di buono lo fanno anche loro) che prevedeva un tetto massimo agli stipendi dei supermanager. Seguendo un po' le mosse di Obama, che negli Stati Uniti ha disposto una misura analoga, quelli del carroccio avevano proposto che i manager di aziende pubbliche che beneficiano di aiuti di stato non potessero percepire più di 350.000 euro annui. Proposta cassata sul nascere e ovviamente giudicata inammissibile.

In particolare, un emendamento prevedeva che non potesse superare il limite di 350.000 euro annui il trattamento economico dei dirigenti di banche o istituti di credito che beneficiano in materia diretta o indiretta di aiuti anti-crisi. (fonte)

Ora, mettete insieme queste due "inammissibilità" e pregate che qualcuno in Italia non si svegli e cominci a incazzarsi per davvero.

Per i cani randagi c'è la "soluzione finale"

Nel nostro paese se non ci inventiamo una nuova emergenza ogni due o tre giorni non siamo contenti. Adesso, dopo il tragico fatto avvenuto a Modica domenica scorsa, leggendo i titoli dei giornali pare che siamo di fronte - neanche non ne avessimo già a sufficienza - a un'altra gravissima emergenza: i cani randagi.

Naturalmente il fatto accaduto è tragico e grave, così come è grave quello analogo che, neanche a farlo apposta, si è verificato giusto ieri più o meno nella stessa zona; ma se di emergenza si tratta, non si tratta di una di quelle che all'improvviso piovono dal cielo, come sembra vogliano darci da intendere i giornali, ma si tratta solo delle conseguenze che derivano dall'abitudine tutta italiana di scansare i problemi.

Pur con i dovuti e necessari distinguo, si sta infatti verificando quello che è accaduto con la vicenda Englaro: i problemi si rimandano, si evita di affrontarli quando sono ancora in fase embrionale finché questi si trasformano in emergenza e per risolverli si ricorre a misure drastiche, inutili e partorite sull'onda emozionale degli avvenimenti, come appunto la decisione della Procura di Modica che - secondo quanto scrive Repubblica - ha autorizzato i Carabinieri ad abbattere i cani randagi senza tanti complimenti. Decisione che ovviamente ha provocato le proteste dei veterinari.

"La proliferazione dei randagi incontrollati e le conseguenti ipotesi di abbattimento rappresentano il fallimento della prevenzione nel campo della sanità pubblica". Carlo Scotti, dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, responsabile del progetto Leavet, dichiara che «l’emergenza randagismo è un fenomeno cronico nel nostro Paese, tanto più nel Sud, sottovalutato da decenni e ancora affidato ad una legge della prima Repubblica, la 281 [questa, nda], che ha palesato nel tempo tutti i suoi limiti attuativi, ritardi scientifici e sprechi economici. Nel frattempo la medicina veterinaria ha fatto passi da gigante sul fronte della prevenzione e della gestione degli animali senza proprietario, elaborando studi e programmi di intervento nei canili. Tutte conquiste ignorate». (fonte)

Come al solito (in Italia), quando si verifica un'emergenza comincia il penoso spettacolo dello scaricabarile, in questo caso gentilmente offerto da comuni e stato. I primi affermando che manca una legislazione di riferimento a cui attenersi e i fondi per poter gestire il fenomeno, e il secondo - lo stato - affermando che la legislazione invece c'è eccome, e pure i soldi.

«Comuni e Regioni colpevoli di non aver controllato il fenomeno». L'accusa, scagliata dal sottosegretario al Welfare, Francesca Martini, è condivisa da etologi, animalisti e da chi, politicamente, ha posizioni opposte a quelle del governo. «Dal 2001 a oggi in base alla legge per la lotta al randagismo sono stati stanziati 30 milioni di euro. Le pubbliche amministrazioni non li hanno utilizzati, le domande sono rimaste inevase nei nostri uffici perché prive di documentazione», punta l'indice la Martini, intervenuta in modo rigoroso ed efficace nelle politiche per il benessere animale. (fonte)

Chi ha ragione? Non si sa. Per adesso abbattiamo tutti i cani e non pensiamoci più. Poi si vedrà.

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