sabato 21 marzo 2009

Priorità nei processi (mediatici)

In questo periodo, nelle scalette delle notizie dei telegiornali (e anche dei giornali), abbiamo molta carne al fuoco per quello che riguarda la cronaca nera. Innanzitutto c'è Josef Fritzl, quello che in una cantina di casa sua, in Austria, ha tenuto per 27 anni prigioniera la figlia sottoponendola a ogni genere di sevizie. E' vero, adesso è stato condannato all'ergastolo e quindi in teoria la storia, non solo dal punto di vista mediatico, dovrebbe essere chiusa lì.

Ma la vicenda è troppo ghiotta e non può essere dimenticata così in fretta, tanto è vero che è già iniziata la sequela dei programmi di "approfondimento" che a tarda ora, su alcune emittenti, promettono rivelazioni nuove e particolari inediti, in perfetto stile Grand Guignol, per soddisfare le curiosità morbose degli amanti del genere. Insomma, l'impressione è che di questo "signore" sentiremo parlare ancora per un po'.

Da non dimenticare poi la vicenda Stasi, il famoso delitto di Garlasco. Anche questo ha tutta l'aria di diventare (sempre che non lo sia già) un nuovo caso Franzoni: sempre nei sommari dei tiggì, sempre nelle prime pagine dei quotidiani (anche Vespa ha già i plastici pronti); tutti impegnati a riferire ogni minimo particolare (perché mai avrà cancellato dal suo pc la foto n.7?) costruendo articoli ridicoli, spesso basati semplicemente sul nulla. Comunque, Alberto Stasi, per ora l'unico indagato, è appena stato rinviato a giudizio e da qui che finisca il processo, in tutti e tre i suoi gradi di giudizio, probabilmente avremo cambiato addirittura presidente del consiglio (che tra l'altro non sarebbe male).

Nel frattempo alcune novità fanno capolino, e promettono anche queste di fornire nuovo materiale mediatico con cui intrattenere gli amanti del genere soap-thriller-giornalistico nostrano. Ci sono ad esempio le novità sulla vicenda della Caffarella; pare che adesso abbiano beccato altri due romeni, e che questa volta sia quella buona in quanto il test del dna avrebbe dato esito positivo. Se non altro la smetteranno di cambiare le accuse ogni tre quarti d'ora agli altri due pur di tenerli dentro e far contenta l'opinione pubblica. Per carità, pure loro non è che fossero due fiorellini di campo, sia ben chiaro, ma non mi risulta che in Italia si sia mai tenuto qualcuno in regime di custodia cautelare in carcere con l'accusa di calunnia. E sì che siamo (anzi dovremmo essere) in uno stato di diritto.

Cosa è rimasto? Ah già, adesso è pure entrato nel vivo il processo a carico dell'agente di Polizia che ha ucciso il tifoso laziale nell'area di servizio un anno e mezzo fa, poi c'è la sindacalista rinvenuta malmenata in un albergo di Roma con addosso una finta cintura esplosiva, poi il prete trovato bruciato nella sua auto vicino a Milano. Insomma, per i prossimi mesi (anni?) lo spettacolo la soap-cronaca è assicurata.

Ora, intendiamoci, niente di male in tutto questo; se alla gente interessa... Quello che non ho ancora capito bene è se alla gente interessa perché viene martellata dai telegiornali o se il suddetto martellamento da parte dei telegiornali avviene per il motivo opposto. Insomma, quale è la causa e quale l'effetto? Chi dobbiamo ringraziare del fatto che ormai la cronaca nera è assurta a un ruolo dominante praticamente incontrastato? E' normale che un tiggì apra con tre titoli consecutivi di cronaca nera? Se non ricordo male, una volta, quando il giornalismo era forse più degno di questo nome, la cronaca nera nei quotidiani veniva relegata in piccoli trafiletti nelle ultime pagine, proprio perché - prbabilmente - si pensava che il fattaccio di cronaca nera costituisse l'eccezione, non la regola.

Qualcosa è evidentemente cambiato. La cronaca nera da eccezione di poco conto è diventata una serie a puntate in cui ogni giorno viene aggiunto un tassello o comunicato un aggiornamento, in modo che scatti il meccanismo di dipendenza che sta alla base delle telenovele, che è quello di volere sempre conoscere ciò che avverrà nella prossima puntata. Posso anche immaginare - giusto per completare la mia analisi da due soldi - che ci sia una sorta di regia dietro, che magari ha proprio lo scopo di evitare di parlare deliberatamente di cose apparentemente meno interessanti. Qualche esempio l'abbiamo avuto.

Prendete il caso Mills. Il socio in affari del presidente del consiglio si becca quattro anni e mezzo di galera per corruzione, in una vicenda in cui è impelagato il premier stesso, e i giornali dedicano alla vicenda qualche frettoloso articolo mettendo bene in evidenza il nome Mills ed evitando di menzionare il nome di Berlusconi. Cioè, una vicenda che in qualsiasi altro paese del mondo avrebbe provocato come minimo uno tsunami politico e istituzionale, da noi viene liquidata in quattro e quattr'otto come niente fosse. Oppure prendete il caso Tanzi; l'autore del crac italiano del secolo si fa appena qualche decina di giorni di galera e poi torna come niente fosse alla vita di tutti i giorni, aprendo pure una nuova attività commerciale. E per i giornali va tutto bene, nessuno che s'indigni e nessuno che si incavoli un pochino.

Negli Stati Uniti, a una settimana dal suo arresto, ancora nelle prime pagine tiene banco la questione Madoff. Là chi combina disastri finanziari simili viene tenuto alla gogna in modo che a qualcun altro passi la voglia di rifarlo. Da noi sparisce subito (quando appare) per far spazio all'interminabile epopea di Meredith. Due paesi, due modi diversi di intendere l'informazione.

E allora, visto che non ne parla nessuno, e che comunque, anche se fosse, la notizia sarebbe destinata subito al dimenticatoio, tanto vale segnalare che Fedele Confalonieri e Alfredo Messina, un parlamentare del Pdl, sono stati rinviati l'altro ieri a giudizio. Un processo che si apre e del quale non si occuperà mai nessuno, così come nessun telegiornale si è finora occupato di Bassolino, sotto processo da tempo a Napoli per lo scandalo dello smaltimento dei rifiuti. Processi che non interessano a nessuno perché probabilmente manca l'ingrediente principale: il fatto efferato e violento. Nessuno ha ucciso nessuno, non c'è niente da ricostruire, plastici da fare, dna da confrontare, e quindi chissenefrega?

1 commento:

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...