Se avete dato un'occhiata a qualche quotidiano, vi sarete accorti che la notizia del giorno (anzi, una delle notizie) è la grande idea (anzi, una delle grandi idee) del premier di dare uno scossone al mercato immobiliare tramite una sorta di liberalizzazione dell'edilizia. Idea che segue di poco la proposta di liberalizzazione della caccia di cui vi parlavo qualche giorno fa. Non so se questa qui, casomai andasse in porto, farà più danni o meno di quell'altra, anche perché, sinceramente, non ho approfondito più di tanto.
Basandomi su quanto riporta oggi il Corriere, mi pare comunque di poter cogliere almeno un paio di punti che danno un po' da pensare. Il primo è che questa riforma consentirà di poter costruire senza più bisogno della normale licenza edilizia rilasciata dal comune; in pratica sarà sufficiente il benestare di un architetto o di un ingegnere, che si assumerà in prima persona la responsabilità (anche penale) di quanto certifica, per poter cominciare a costruire. Tutto questo consentirà - dice il premier - di tagliare i tempi e semplificare (praticamente azzerare) le pratiche burocratiche.
Potrebbe anche essere bello tutto ciò, ma il primo pensiero che mi viene in mente è che i problemi maggiori di chi deve costruirsi o comprarsi una casa non sono gli ostacoli burocratici (anche se i tempi di rilascio delle licenze edilizie sono noti), ma i soldi, cioè la possibilità materiale di potere farsi una casa. Ok, si sveltiscono le pratiche, ma il resto? Istintivamente mi viene da pensare che i normali cittadini non avranno poi tutti questi vantaggi da tutto ciò, quanto semmai i costruttori e simili, quelli insomma che con l'edilizia ci speculano. Vedremo.
Altro punto. Siccome le competenze nell'ambito dell'edilizia sono in via esclusiva delle regioni, si pensa di "smistare" (parole sue) subito le pratiche alle regioni del centrodestra (ma guarda...), che ovviamente le approveranno subito, e poi in Parlamento fare il resto. Cos'è, una delle possibili varianti del famoso federalismo fiscale?
"Quando l'edilizia va, tutto il resto va di conseguenza", "sarebbe uno choc per l'economia [questa bozza di legge, nda], un colpo al cuore della burocrazia inutile e un volano enorme per l'edilizia e le attività collegate", dice sempre lui. Che sia un modo elegante per dire che stiamo per essere sommersi dal cemento? Già mi immagino i Verdi e gli ambientalisti sul piede di guerra. Battute a parte, viene comunque spontaneo chiedersi se c'è veramente bisogno di tutte queste case. Voglio dire, ha senso costruire in maniera selvaggia quando nel nostro paese ci sono svariati milioni di appartamenti sfitti?
Non ho trovato granché in proposito girovagando in rete, ma un documento piuttosto interessante sì. Eccolo qui sotto.
Prendete questi dati Istat con le pinze, perché come dicevo risalgono al 2001 e la situazione attuale potrebbe essere alquanto diversa, ma comunque risulta incontrovertibile che nel 2001 (se qualcuno trova dati più recenti lo può segnalare nei commenti) c'erano in Italia più di 5 milioni e mezzo di appartamenti sfitti. Ora, prima di cominciare a costruire in maniera indiscriminata a destra e a manca, qualcuno avrebbe potuto concepire una leggina che obbligasse magari i proprietari di questi appartamenti a metterli a disposizione a prezzi agevolati a chi ne ha bisogno. Troppo difficile?
Insomma, mi pare che alla fine questa sorta di deregolamentazione selvaggia porterà vantaggi solo ai soliti noti; o magari - molto più probabilmente - sarà solo un buco nell'acqua come altre grandi e ingegnose trovate partorite da questo governo (vedi social card).
Staremo a vedere.
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