lunedì 2 marzo 2009

Il testamento biologico se ne va in soffitta

All'inizio sembrava questione di vita o di morte. Sull'onda emozionale del caso Englaro, infatti, la maggioranza di governo non ha esitato - ricorderete - a dare vita a uno scontro senza precedenti col Quirinale (e col buon senso) pur di approvare in fretta e furia una legge che consentisse di salvare Eluana, anche se ancora non è ben chiaro da cosa dovesse essere salvata.

Poi quello che è rimasto della ragazza ci ha lasciato, e con lui se n'è andata anche tutta la frenesia legislativa, con il proposito comunque di tornarci sopra al più presto per colmare il vuoto e impedire che si ripresentino in futuro situazioni analoghe. Con la calma del dopo, si è però scoperto che giungere a un accordo su un argomento tanto delicato è impresa tutt'altro che semplice, e si è quindi deciso un rinvio, una pausa di riflessione fino ai primi di marzo.

Adesso è arrivato un altro rinvio. Se ne riparlerà infatti, probabilmente, dopo il famoso Election Day, le elezioni europee che si terranno a inizio giugno. Anche questa volta, come la precedente, il motivo sarebbe da ricercare in una non meglio precisata pausa di riflessione. D'altra parte si sa com'è, più si pensa e si riflette sulle cose e maggiori sono le probabilità che si partorisca qualcosa di buono (e si riesca magari a mettere d'accordo Vaticano, destra, sinistra e relativi trasversalismi). A questo proposito va detto che difficilmente, comunque, si potrà elaborare qualcosa di peggiore della porcata della prima ora ( gli epiteti affibiati al disegno di legge sono diversi: "beffa", "resa"; a me comunque piace di più "porcata").

Insomma, l'impressione è che adesso di questo benedetto testamento biologico non freghi più niente a nessuno. Cosa che tende a perpetuare quella che è una prassi consolidata e deprecabile: scansare i problemi sottovalutandoli, fino a che questi incancreniscono e diventano emergenza alla quale rispondere in fretta e furia con decreti legge demenziali se non direttamente incostituzionali.

Se la questione del testamento biologico è stata per ora accantonata, così non è, purtroppo, per quanto riguarda gli strascichi della vicenda di Eluana. Strascichi che buon senso faceva immaginare che sarebbero spariti con la dipartita della ragazza e che invece si prevede andranno avanti ancora per un bel po'. Si è cominciato con la storia della fotografie e si è arrivati all'iscrizione nel registro degli indagati - l'accusa è omicidio volontario - del padre, dell'anestesista e dello staff medico che ha accompagnato Eluana nell'aldilà (ovviamente per chi ci crede). Un atto dovuto, precisa la procura di Udine, che fa seguito alle denunce e agli esposti presentati da privati e associazioni varie. Da segnalare che nell'ambito della stessa vicenda pure al ministro Sacconi è arrivato un avviso di garanzia (è già il secondo), ma per i giornali questo è ovviamente meno importante.

Quello che conta è mettere bene in evidenza e cercare di screditare il più possibile la figura e l'operato del padre, il quale dovrà difendersi adesso davanti alla magistratura dall'accusa di aver ucciso la figlia, come se questa bestialità non fosse già stata smentita da una miriade di sentenze, pronunciate dalla stessa magistratura e da tutti i tribunali in ogni ordine e grado di giudizio. Operazione di delegittimazione che riesce benissimo ad esempio al Vaticano, perché è difficile interpretare in altro modo le parole pronunciate l'altro ieri da tale cardinal Barragar - evidentemente lui la sua sentenza l'ha già emessa -, che in ossequio al 5° comandamento ha detto:

"Abbiamo un comandamento, il quinto, che dice di non uccidere. Chi uccide un innocente commette un omicidio e questo è chiaro. Se Beppino Englaro ha ammazzato la figlia Eluana allora è un omicida".

Ormai da parte del Vaticano siamo abituati a sentire di tutto, ma mi pare che poche volte - forse mai - abbia raggiunto tali livelli di bassezza e mancanza di rispetto e moderazione. Praticamente il cardinale ha già sentenziato, mettendo sullo stesso piano l'omicidio (presunto) e l'omicida (altrettanto presunto), esattamente come ha fatto l'associazione cattolica che ha presentato denuncia per omicidio volontario. Si potrebbe provare a ricordare al signor cardinale che spesso i comandamenti evangelici a cui si richiama con tanta sicurezza non hanno niente a che vedere col nostro codice penale e con le sentenze dei tribunali, così come si potrebbe provare a spiegare a entrambi (cardinale e associazione cattolica che ha presentato denuncia) che uno dei fondamenti su cui si basa il cristianesimo, se non ricordo male, è proprio la distinzione tra peccato e peccatore, specialmente quando sia l'uno che l'altro sono ancora tutti da dimostrare come tali.

Ma ho paura che sarebbe tutto tempo perso.

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