Tra le tante definizioni che mi è capitato di sentire, riferite a un computer, devo ammettere che questa è sicuramente una delle più originali. Ed è la definizione che del computer dà Gioacchino Genchi, il noto consulente informatico di cui tanto si vocifera in questo periodo.
Ho già parlato altre volte, qui, nel blog, di questo signore, e non solo io. Pure la stampa e i telegiornali continuano a parlarne, additandolo come il creatore del famigerato "archivio Genchi", una sorta di database in cui sarebbero finite le intercettazioni non autorizzate di milioni di italiani e di molte istituzioni. Un consulente mal visto dalla maggior parte dei politici di ogni schieramento, costantemente impegnati in un'opera di delegittimazione a mezzo stampa a 360 gradi. A mio modo di vedere c'è solo una spiegazione del fatto che questo signore stia così sulle scatole alle alte sfere della politica (giusto l'altro ieri Cicchitto si domandava cosa ci facesse ancora nella Polizia; io, alla stessa maniera, mi domando invece cosa ci faccia lui in politica).
E la spiegazione si evince in maniera molto chiara dall'intrvista rilasciata dal consulente alla gionalista Silvia Resta e mandata in onda da La7. Una delle cose più interessanti è l'affermazione, fatta da Genchi in coda all'intervista stessa, nella quale dice che buona parte degli italiani non ha creduto che uno con quella faccia potesse essere l'ideatore dello scandalo del secolo, e chi ha avuto voglio di sentire tutte le campane (non solo quelle dei giornali), è andato in rete e ha potuto valutare la situazione nelle sua varie sfaccettature.
In fondo a questo serve internet. (qui il video dell'intervista)
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