mercoledì 25 marzo 2009

Gilioli e l'on. Carlucci su rete e anonimato

A parte il fatto che l’anonimato propriamente detto in Rete già non esiste perché ci sono gli indirizzi IP da cui la polizia postale può arrivare quasi sempre all’autore di ogni contenuto, non capisco perché - ad esempio - un tipo che fa l’operaio alla Tubi Rossi debba firmarsi con nome e cognome se scrive on line che nella sua azienda non vengono rispettate le norme di sicurezza. E’ un esempio tra mille, naturalmente: il fatto è che il testo Carlucci semplicemente vieta di inserire contenuti anonimi, quindi allontanerà dalla Rete un sacco di persone che per le più svariate ragioni non vogliono apparire. L’effetto rischia di essere quello già ottenuto dal decreto Pisanu, che ha tarpato le ali all’Wi-Fi in Italia. Non propriamente un successo, in termini di sviluppo e innovazione.

Ricordate l'on Gabriella Carlucci, quella del disegno di legge che con la scusa della lotta alla pedofilia, da attuarsi - tra le altre cose - con l'abolizione dell'anonimato in rete, in realtà, secondo molti, tutelava solamente i diritti d'autore?

Beh, per chiarire meglio le sue posizioni, la signora Carlucci ha inviato una lettera al direttore dell'Espresso (questa), alla quale ha risposto punto su punto il blogger Alessandro Gilioli (la citazione in alto è una delle sue risposte).

Lo scambio di vedute tra i due mi pare molto interessante perché, sostanzialmente, riassume molto bene le posizioni di chi ha ormai come unico pallino una astrusa e interessata "regolamentazione" della rete e chi, invece, cerca di fare capire (anche se pare tutto fiato sprecato) l'infondatezza di tali proposte.

Il post di Alessandro è qui.

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