martedì 10 marzo 2009

Si tagliano lo stipendio? Mah...

L'altro ieri Repubblica ha dato notizia di un'iniziativa presa da alcuni deputati del Pd, i quali avrebbero deciso di comune accordo di tagliarsi lo stipendio - invitando tutti i loro colleghi a fare altrettanto - per dare un segnale di solidarietà e vicinanza nei confronti degli italiani che se la stanno passando poco bene a causa della crisi. A parte la boutade (dico, non penserete davvero che si taglino lo stipendio?), l'articolo offre comunque alcuni spunti di riflessione piuttosto interessanti.

Tagliarsi lo stipendio. Per lanciare un segnale in questa tempesta. Il Palazzo adesso ne parla. Un po' per l'imbarazzo crescente di fronte alle migliaia di nuovi disoccupati, alle famiglie sul lastrico, all'esercito di cassintegrati. Un po' per lo spettro del "forcone" lì fuori, che puntuale turba i sonni degli onorevoli in ogni momento di crisi. E questa è crisi nera.

Ora, se si eccettua Emilio Fede, penso che il fatto che ci troviamo di fronte a una crisi economica piuttosto seria sia più o meno riconosciuto da tutti. Ma la cosa interessante e curiosa è l'immagine del "forcone". Secondo l'articolista i sonni degli onorevoli sarebbero turbati al pensiero che orde di cittadini arrabbiati si possano dirigere con fare minaccioso sotto le mura dei vari palazzi del potere per cingere d'assedio gli occupanti. Bella la metafora. Ma gli occupanti possono stare tranquilli, non capiterà mai; sono finiti i tempi dell'hotel Raphael, i tempi in cui i cittadini, animati ancora da un barlume d'orgoglio e di sana incavoltura, correvano dietro ai politici per strada con la scopa.

Adesso siamo tutti più tranquilli; c'è la tv che ci tiene a bada e ci distrae, c'è l'informazione che ogni santo giorno ci racconta miliardi di cose che non servono a niente, c'è un presidente del consiglio che ha fatto dell'ottimismo una ragione di vita (la sua) e che continua a dire che dobbiamo stare tranquilli perché nessuno cadrà in miseria: insomma siamo in una botte di ferro. Che detto da uno che all'inizio diceva che la crisi non c'era (se la inventavano i giornali), poi che c'era ma non era così grave, e poi che è grave ma nessuno cadrà in miseria, beh, insomma, è tutto dire. Ma andiamo avanti.

Lo spunto, va detto, lo stanno dando in questi giorni alcuni amministratori locali. Dai consiglieri provinciali della Volkspartei che a Bolzano hanno deciso due settimane fa di tagliarsi di 600 euro al mese l'indennità (di 6.300 euro) per devolvere le relative somme ad associazioni benefiche, al sindaco di Finale Emilia, Raimondo Soragni, che si è decurtato lo stipendio del 50% (da 2.000 a 1.000 euro).

Beh, insomma, pare che qualcuno nonostante tutto la faccenda l'abbia presa sul serio. Ma ovviamente le voci contrarie non mancano.

Ma il centrodestra stronca il progetto sul nascere, altro che operazione solidarietà bipartisan. "Il nostro compito è fare buone leggi e arginare in Parlamento la crisi, non creare fondi per chi perde il lavoro - taglia corto il vicecapogruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino - . Detto questo, personalmente sarei disposto a cedere anche il 50% in favore di chi è in difficoltà. Ma non è con misure come questa che si risolvono i problemi".

Questo è naturale, e d'altra parte era già stato detto fin dall'inizio dai promotori dell'iniziativa: evidentemente Bocchino fa finta di non capire. E' chiaro che anche se tutti i parlamentari si tagliassero lo stipendio non si risolverebbe la crisi; ma l'iniziativa era appunto per dare un segnale. E il problema sta appunto qui. Le occasioni per dare questo benedetto segnale le hanno già avute, e le hanno sprecate. Per due anni di seguito, infatti, è stato ad esempio proposto di abolire la vergogna dei rimborsi elettorali doppi, la legge varata in fretta e furia dal precedente governo Berlusconi che consente ai partiti di continuare a incassare i rimborsi elettorali anche dopo lo scioglimento anticipato delle Camere. Un muro. Nonostante quella geniale trovata sia costata 300 milioni di euro di soldi pubblici, la proposta di toglierla si è sempre infranta in mille pezzi davanti al diniego rigorosamente bipartisan di tutti.

Visto che Bocchino afferma che il loro compito è quello di fare buone leggi per cercare di arginare in Parlamento la crisi, l'abrogazione di questa vergogna sarebbe ad esempio un buon inizio. Altroché i miseri 6 milioni di euro che salterebbero fuori dall'iniziativa (che sa di propagandistico) di quelli del Pd. Ma evidentemente nessuno ci ha pensato.

Adesso se ne presenta un'altra di occasione, una di quelle che potrebbe dimostrare una volta per tutte se Bocchino e soci hanno intenzione davvero di fare qualcosa di concreto o se è solo aria fritta: il prossimo referendum elettorale. Non ci torno sopra perché ne ho già parlato in più di un articolo, ma sapete tutti benissimo che se il referendum venisse accorpato all'Election Day lo stato risparmierebbe più di 400 milioni di euro. Potrebbe presentarsi occasione più propizia per dare modo ai nostri governanti di dimostrare le loro reali intenzioni? Io credo di no.

Così come non credo di sbagliare su come andrà a finire.

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