Cory è stato recentemente a Milano per una serie di incontri, ha saputo dei vari disegni di legge sulla regolamentazione di internet (i vari D'Alia, Cassinelli, Barbareschi e Carlucci) a cui sta lavorando il governo italiano e ha deciso di parlarne sul suo blog, appoggiando così l'iniziativa freeblogger di Beppe Grillo.
La cosa fa ovviamente piacere, ma al tempo stesso dispiace, perché se è vero che, come si usa sempre dire, siamo famosi nel mondo per il nostro "made in Italy", al tempo stesso sono sempre di più le occasioni in cui saliamo alla ribalta per cose di cui, forse, non sarebbe il caso di andare troppo fieri. E i vari provvedimenti al varo del governo in materia di regolamentazione di internet, fanno sicuramente parte di questa seconda categoria.
Non è la prima volta che ciò accade - ricordate il Times all'epoca della famigerata Prodi-Levi? - e probabilmente non sarà neppure l'ultima. Ed è perfettamente comprensibile. D'altra parte come si fa a spiegare a un americano, il cui presidente neoeletto ha messo la libertà e lo sviluppo di internet al primo punto del suo programma di governo, che da noi questa benedetta internet si sta lavorando per imbrigliarla?
E Cory ha ovviamente capito benissimo quali sono i termini del problema, tanto che sul suo blog tra le altre cose scrive:
In the last five months the Italian Parliament has accelerated the legislation against the Internet. Probably because it's the last media that is out of control in Italy after out of seven National TV's 3 are owned by the Prime Minister, 3 are State owned and controlled by the Government (read: Prime Minister), and all major newspapers are financed by the State.
Insomma, comunque andrà a finire questa storia una cosa è certa: non ne usciamo sicuramente bene.
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