lunedì 23 marzo 2009

Ancora sul nucleare

Lo so, potrò risultare noioso, ma non posso farci niente. Anche perché la questione mi interessa, e non poco. Sto parlando ovviamente del nucleare. Dopo l'annuncio trionfale dell'accordo tra Berlusconi e Sarkozy, che prevede la costruzione nel nostro paese di 4 centrali entro il 2020, non passa giorno che qualcuno non pubblichi dati e documenti che contribuiscono a fare un po' più di luce su questo controverso argomento.

Come ho già scritto negli altri post che ho dedicato al tema, io non sono pregiudizialmente contro l'utilizzo futuro di questa tecnologia, solo cerco di capire un po' cosa c'è dietro. Il problema è che le ricerche portano più o meno tutte nella stessa direzione: la sproporzione tra costi e benefici, l'annosa questione della sicurezza, il problema ancora irrisolto delle scorie. C'è però una differenza sostanziale quando si cercano in rete notizie sul nucleare: sul versante "contro" il materiale è abbondante, esaustivo e ricco di dati e cifre, sul versante "pro" questa abbondanza di dati e cifre non c'è.

Si trovano più che altro notizie in stile slogan ("serve", "è utile", "ci salverà dalla dipendenza dal petrolio", "contribuirà ad abbassare enormemente il costo della bolletta della luce", ecc...), ma dati reali e precisi che giustifichino l'impiego di ingenti risorse, e soprattutto che consentano di guardare a un impiego futuro del nucleare con una certa tranquillità, non ce ne sono. O, quando ci sono, sono discordanti con quelli dei detrattori di questa tecnologia. I pochi dati che ho trovato a favore del nucleare, specialmente in termini di costi, sono stati ad esempio snocciolati da Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, in questa intervista rilasciata al Sole24Ore nell'ottobre scorso. Ecco un breve estratto:

Vogliamo arrivare a produrre un quarto dell'energia elettrica nazionale. Il nucleare, come è stato detto, non è la soluzione del problema, ma senza nucleare non c'è soluzione al problema energetico e alla lotta al cambiamento climatico.
Anche se costa troppo?
È meno costoso nel tempo, anche se inizialmente richiede un impegno di capitale maggiore. Un megawattora nucleare costa 60 euro a fronte dei 60-70 di un megawattora a carbone e contro i 100 di uno a gas.

Insomma, messa così, la cosa sembrerebbe conveniente, anche se l'ad dell'Enel non fa menzione dei costi non indifferenti che comporta la costruzione e (anche questa da non sottovalutare) la successiva dismissione di queste centrali. Perché se è vero che Conti mette in preventivo - giustamente - l'investimento iniziale, che non è di poco conto, non fa cenno alle risorse che servono per chiudere una centrale. Perché una centrale nucleare, dopo che ha terminato il suo ciclo vitale fisiologico (in media una sessantina d'anni), richiede costi e tempi tutt'altro che esigui per essere "spenta". Scrive a tal proposito ecoage.it:

Per costruire la centrale nucleare Usa di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari correnti. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti.

Soltanto per smantellare le quattro centrali nucleari italiane l'International Energy Agency ha stimato un costo pari a 2 miliardi di dollari.

Fattori tutt'altro che trascurabili, mi pare, che, a differenza dell'ad di Enel, sono stati tenuti in considerazione dal presidente di Greenpeace Italia in questa intervista pubblicata da Di Pietro sul suo blog.




L'amministratore delegato di Enel, nell'intervista al Sole24Ore, non sembra dare tra l'altro neppure molta importanza alla situazione finanziaria attuale in cui versa l'ente, cosa invece rilevata con una certa preoccupazione in questo articolo, a firma Anna Pacilli, pubblicato dal mensile Carta. Ecco un breve estratto.

Non siamo esperti di economia né di finanza, ma qualche problema evidentemente c’è se persino l’inserto economico del principale quotidiano italiano [il Corriere della Sera, nda] riconosce che «non sarà facile pagare la ‘bolletta’ Endesa» e, fra le righe, fa trapelare qualche preoccupazione per la tenuta generale. In questa situazione, l’Enel annuncia un accordo con l’Edf francese per acquisire una tecnoclogia già superata e lanciarsi in un piano nucleare da quattro centrali in Italia e almeno 25 miliardi di euro di investimento. Con la benedizione del governo Berlusconi. Ma lo stato italiano detiene il 32 per cento di Enel, e dunque il governo deve mettere la sua parte nella ricapitalizzazione della società elettrica. Insomma, mentre l’Enel ha un indebitamento da capogiro e il governo non ha soldi, si strombazza un piano nucleare che, anche per questo, appare improponibile.

L'indebitamento di Enel, la quale entra nell'affare Berlusconi/Sarkozy con una quota del 12,5%, è un ulteriore capitolo di non poco conto che non fa altro che aggiungere alle perplessità tecniche sulla fattibilità del progetto quelle economiche. Insomma, le recenti vicende di Alitalia, e soprattutto le sue conseguenze per il contribuente italiano, ce le ricordiamo tutti. Qui la cosa è ovviamente diversa, ma quando sento che il "governo mette la sua parte nella ricapitalizzazione di Enel", mi metto un po' sul chi va là.

Insomma, per tirare un po' le somme, anche se la vicenda naturalmente necessita di ben altri approfondimenti oltre ad alcuni articoli su un blog, a me pare che da qualunque parte la si guardi, l'avventura nucleare faccia acqua da tutte le parti.

4 commenti:

  1. Non fa acqua,fa scorie,che è peggio.

    No al nucleare,senza se e senza ma,il referendum parla da se.

    Ma si sa,ormai il gradimento del governo è al 110%(come la potenza di un reattore).

    Quindi vai con le centrali nucleari,il ponte sullo stretto e altre ca@@ate del genere.

    Maurizio

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  2. Condivido in parte l'analisi che fai e il fatto che in Rete è difficile trovare informazioni precise che possano chiarire la questione del nucleare. È anche vero che il numero dei post negativi sul nucleare è maggiore, ma non hai notato che la maggior parte dei post è uguale? È un copia e incolla di una o due fonti. Sono sempre quelle che girano.

    Ti invito a leggere questo, proprio sulla necessità di avere maggiori chiarimenti:

    “Gli italiani sanno poco di energia atomica e temono per le questioni legate alla sicurezza delle centrali e alla gestione delle scorie radioattive. Eppure molta gente sarebbe disposta a cambiare opinione se avesse delle informazioni chiare a riguardo. Ecco come si può coltivare il consenso intorno all’opzione nucleare.”: http://www.loccidentale.it/articolo/un%27opinione+pubblica+ben+informata+%C3%A8+pi%C3B9+favorevole+al+nucleare.0062092
    Ciao Mauro.

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  3. Mauro, piccolo consiglio: quando inserisci dei link lunghi accorciali prima con tinyurl, altrimenti risultano inutilizzabili.

    Per quanto riguarda l'articolo che hai linkato, questo, si limita solamente a riportare alcuni sondaggi che evidenziano che più la gente è informata e più è favorevole al nucleare. Il problema è che anche questo non dà numeri e dati che certifichino una convenienza, sia tecnica che economica, del ricorso al nucleare.

    Tra l'altro, sempre nell'articolo che hai evidenziato, si legge una cosa piuttosto interessante:

    Quasi il 40 per cento dei contrari afferma che sarebbe disposto a cambiare opinione se esistesse una soluzione definitiva e sicura per la gestione dei rifiuti radioattivi.

    Questo, oltre ai costi, è proprio il principale problema del nucleare, e cioè non essere ancora riusciti a trovare la soluzione al problema delle scorie. Tanto è vero che Obama ha firmato nei giorni scorsi il decreto di chiusura di Yucca Mountain, il sito in pieno deserto del Nevada che si riteneva il posto più sicuro al mondo in cui stoccare le scorie.

    Lo ripeto, come l'ho già ripetuto altre volte: io non sono pregiudizialmente contro il nucleare, ma finché i problemi del rapporto costi/benefici e delle scorie non saranno affrontati seriamente resterò sempre scettico.

    Ciao.

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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