giovedì 30 aprile 2009
Promozioni
Michela Brambilla (foto), attuale sottosegretario al turismo, ce l'ha fatta: il premier Berlusconi ha infatti annunciato la sua promozione a ministro del Turismo.
I tempi di Mai dire martedì sono ormai, definitivamente, un lontano ricordo.
Veronica? Santa subito
Se c'è una cosa che sicuramente non si può dire di Facebook, è quella di non sapere cogliere e aggregare gli umori e le pulsioni del momento. E' vero, a volte, anzi spesso, in maniera scherzosa e goliardica (io, ad esempio, mi sono appena iscritto al gruppo che si batte per il trasferimento del Vaticano in Groenlandia), ma comunque sempre sulla pregnante attualità.
Ulteriore prova ne è il fatto che nel giro di poche ore dallo sfogo di Veronica Lario, attuale consorte del premier, in merito alla nota questione della candidatura alle europee nelle file del Pdl di letterine e letteronze varie, sul noto social network siano comparsi i primi gruppi di "fans" dell'ex attrice. Gruppi dai nomi tipo "Vogliamo Veronica Lario leader del Pd" (da cui ho preso la foto che vedete sopra), "Veronica Lario fan club", "Veronica Lario la nostra Obama" e cose di questo genere. Gruppi nati, appunto, sull'onda di quanto detto ieri dalla first lady di casa nostra, ma visto in una chiave più improntata alla goliardia; probabilmente anche per contrastare lo stile serio, quasi ieratico, con cui ne parlano i media tradizionali.
Stile serio dei media tradizionali che a mio giudizio avrebbe ben poco da essere tale, visto che a questo punto, essendo le elezioni europee ormai praticamente uno scherzo, tanto varrebbe scherzarci su. Ma le recenti polemiche su tutto quanto ruota attorno a queste elezioni, sono solo segnali inequivocabili dell'infimo livello in cui è precipitata la politica. Non c'entra in modo particolare, o almeno non solo quello, il fatto che a rappresentare l'Italia in Europa, sempre nel Pdl, ci saranno Mastella (ebbene sì, ancora lui), la Zanicchi, Nino Strano (quello che si ingozzò di mortadella in Parlamento, ricordate?) e altri, ma è tutto l'insieme degli aspetti discutibili che da molti anni ormai sono riferibili alla politica di casa nostra.
Ecco, non c'è molto altro da dire, se non condividere quanto scritto in merito, ieri, da Inviato Speciale.
Ah, dimenticavo, l'Udc di Casini ha candidato il principe Emanuele Filiberto di Savoia; così, giusto per non farci mancare niente.
Ulteriore prova ne è il fatto che nel giro di poche ore dallo sfogo di Veronica Lario, attuale consorte del premier, in merito alla nota questione della candidatura alle europee nelle file del Pdl di letterine e letteronze varie, sul noto social network siano comparsi i primi gruppi di "fans" dell'ex attrice. Gruppi dai nomi tipo "Vogliamo Veronica Lario leader del Pd" (da cui ho preso la foto che vedete sopra), "Veronica Lario fan club", "Veronica Lario la nostra Obama" e cose di questo genere. Gruppi nati, appunto, sull'onda di quanto detto ieri dalla first lady di casa nostra, ma visto in una chiave più improntata alla goliardia; probabilmente anche per contrastare lo stile serio, quasi ieratico, con cui ne parlano i media tradizionali.
Stile serio dei media tradizionali che a mio giudizio avrebbe ben poco da essere tale, visto che a questo punto, essendo le elezioni europee ormai praticamente uno scherzo, tanto varrebbe scherzarci su. Ma le recenti polemiche su tutto quanto ruota attorno a queste elezioni, sono solo segnali inequivocabili dell'infimo livello in cui è precipitata la politica. Non c'entra in modo particolare, o almeno non solo quello, il fatto che a rappresentare l'Italia in Europa, sempre nel Pdl, ci saranno Mastella (ebbene sì, ancora lui), la Zanicchi, Nino Strano (quello che si ingozzò di mortadella in Parlamento, ricordate?) e altri, ma è tutto l'insieme degli aspetti discutibili che da molti anni ormai sono riferibili alla politica di casa nostra.
Ecco, non c'è molto altro da dire, se non condividere quanto scritto in merito, ieri, da Inviato Speciale.
Vorremmo solo suggerire ai lettori che quando una democrazia (con tutta la stima che si deve riconoscere alla consorte del presidente del Consiglio) si riduce a discutere di uno ’scazzo’ tra un premier ultrasettantenne coi capelli trapiantati, tinti e ‘tirato’ dal lifting e sua moglie inviperita per motivi di veline, letteronze e presunte ballerine, inserite nelle liste del partito di famiglia (il Pdl) per ‘attizzare’ gli elettori e conquisatre i voti necessari all’elezione di ‘esseri viventi’ in rappresentanza del nostro Paese in Europa, vien voglia di inventare il granducato di Sconfortia ed andarci a vivere per sempre. Potrebbe essere decisamente un posto più eccitante.
Ah, dimenticavo, l'Udc di Casini ha candidato il principe Emanuele Filiberto di Savoia; così, giusto per non farci mancare niente.
mercoledì 29 aprile 2009
Il comune di Cesena mette all'ordine del giorno le scie chimiche
Sinceramente non ci volevo credere quando l'ho letto, ma è la prova che la questione ha lasciato l'ambito, purtroppo neanche tanto ristretto, dei creduloni che bazzicano in rete per spostarsi nelle sedi istituzionali.
Per la verità, l'iniziativa della giunta comunale di Cesena non è nuova. Nel novembre scorso, infatti, pure in Parlamento venne presentata un'interrogazione su questo argomento, e dispiace constatare come il promotore fu all'epoca Antonio Di Pietro, evidentemente a corto di argomenti più pregnanti su cui discutere.
Ora, per carità, ognuno è libero di credere a ciò che vuole, anche alla fatina buona del mandorlo in fiore, ma se anche Parlamento e consigli comunali cominciano a perdere tempo su queste cose, beh, non la vedo bene.
Description
Mozione sulle scie chimiche approvata il 16 aprile 2009 al
consiglio comunale di Cesena con voto favorevole del PD, RIF. COMUNISTA, UDC, FORZA
ITALIA, un voto contrario di Angeli del popolo delle libertà e la clamorosa
astensione di Fabbri dei verdi.
Per la verità, l'iniziativa della giunta comunale di Cesena non è nuova. Nel novembre scorso, infatti, pure in Parlamento venne presentata un'interrogazione su questo argomento, e dispiace constatare come il promotore fu all'epoca Antonio Di Pietro, evidentemente a corto di argomenti più pregnanti su cui discutere.
Ora, per carità, ognuno è libero di credere a ciò che vuole, anche alla fatina buona del mandorlo in fiore, ma se anche Parlamento e consigli comunali cominciano a perdere tempo su queste cose, beh, non la vedo bene.
Profumi e cattivi odori (di sinistra)
Noi vogliamo rinnovare la nostra classe politica con persone che siano colte, preparate e che garantiscano la loro presenza a tutte le votazioni. E che magari non siano maleodoranti e malvestite come certi personaggi che circolano nelle aule parlamentari da parte di certi partiti. (fonte)
A volte, e lo dico sinceramente, vorrei che Berlusconi durasse ancora per molti anni.
Sparisce dal ddl sicurezza (anche) la norma sull'apologia di reato in rete
Non si può certo dire che l'incessante scrivere, riscrivere, aggiungere, togliere, rivedere, correggere i disegni di legge nel normale iter legislativo parlamentare non sia un segno di democrazia. Specie quando queste modifiche seguono, almeno per una volta, i suggerimenti e anche - perché no? - le proteste e prese di posizione che arrivano dal basso, in questo particolare frangente dal popolo della rete.
Mi riferisco al famigerato emendamento D'Alia, del quale ho già parlato più volte in queste pagine, meglio noto alle cronache internettiane come legge contro l'apologia di reato in rete, quel provvedimento che in sostanza trasformava gli isp in censori e il ministro dell'Interno in mandante dell'oscuramente di un sito o di un blog in cui si sospettava che si consumasse tale pratica illecita. Tra l'altro va segnalato che l'emendamento per togliere dall'intero pacchetto questa norma è stato presentato da due esponenti della stessa maggioranza di governo.
Ovviamente notizie come questa non possono che far piacere, anche perché potrebbero rappresentare un primo timido segnale di un lento ma progressivo sotterramento dell'ascia di guerra tra legislatori e popolo della rete, nell'ottica di un superamento delle barriere socio-culturali che da sempre dividono le due categorie. Certo, sarebbe bello se sulla scia di questa decisione, che denota indubbiamente un barlume di buon senso raro a vedersi in questi tempi, venisse pure cassata definitivamente la proposta di legge dell'on. Carlucci. Ma forse è meglio non correre troppo.
Un passo alla volta.
Mi riferisco al famigerato emendamento D'Alia, del quale ho già parlato più volte in queste pagine, meglio noto alle cronache internettiane come legge contro l'apologia di reato in rete, quel provvedimento che in sostanza trasformava gli isp in censori e il ministro dell'Interno in mandante dell'oscuramente di un sito o di un blog in cui si sospettava che si consumasse tale pratica illecita. Tra l'altro va segnalato che l'emendamento per togliere dall'intero pacchetto questa norma è stato presentato da due esponenti della stessa maggioranza di governo.
Ovviamente notizie come questa non possono che far piacere, anche perché potrebbero rappresentare un primo timido segnale di un lento ma progressivo sotterramento dell'ascia di guerra tra legislatori e popolo della rete, nell'ottica di un superamento delle barriere socio-culturali che da sempre dividono le due categorie. Certo, sarebbe bello se sulla scia di questa decisione, che denota indubbiamente un barlume di buon senso raro a vedersi in questi tempi, venisse pure cassata definitivamente la proposta di legge dell'on. Carlucci. Ma forse è meglio non correre troppo.
Un passo alla volta.
martedì 28 aprile 2009
Aumenti di stipendio
Virus e paura
Ieri, causa problemi alla linea adsl, fortunatamente risolti in serata, sono rimasto offline per tutto il pomeriggio. Verso le 21,30, al ripristino della linea da parte di Telecom, ho dato un'occhiata alle prime pegine dei maggiori quotidiani online e mi sono accorto che l'argomento principe, come d'altra parte era logico aspettarsi, era l'aggravarsi della situazione sul fronte della diffusione dell'influenza dei suini.
Tuttavia, dalle immagini che vedete qui sopra, che ho raccolto da alcuni dei maggiori quotidiani online, non sembra che i media in generale siano incanalati verso un approccio razionale ed equilibrato alla situazione. Ovviamente non dico che si debba nascondere la gravità di quanto sta succedendo, questo mai, ma, probabilmente, un approccio più "tranquillo" alla vicenda potrebbe fare la differenza tra una eventuale diffusione ingiustificata del panico anziché no.
E mi pare che questo aspetto sia stato colto molto bene dal professor Veronesi, che in un bellissimo articolo pubblicato ieri da Repubblica, del quale vi riporto qui sotto un breve estratto, ha sottolineato proprio questo aspetto della vicenda.
Questo "sistema di salvataggio" rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazioni di comportamento, perdendosi nelle sue ansie. E qui arriviamo al secondo pericolo. Tutti capiamo bene che i media per loro natura sono alla ricerca della notizia e vivono sull'onda emotiva che questa inevitabilmente scatena. Nel caso però di un allarme di malattia, l'emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo di debellare più la paura che il virus. Ad esempio per l'influenza aviaria son stati investiti milioni di euro in farmaci che non sono mai stati utilizzati. Era forte la pressione della popolazione spaventata e a questa forza certo hanno contribuito le immagini di migliaia di polli arsi vivi che rimbalzavano da una tv all'altra. Ho vissuto in prima persona, quando ero ministro della Sanità, l'odissea dell'encefalite bovina da prione (mucca pazza) che mise il mio ministero e l'intero Paese in serie difficoltà. L'impegno maggiore per noi fu di controllare e bonificare gli allevamenti bovini, ma lo sforzo più duro fu quello di rassicurare gli italiani, sapendo che il rischio di ammalarsi risultò per loro inferiore a quello di aspirare una boccata di fumo di sigaretta o percorrere 700 metri in auto.
Insomma, allo stato attuale, del virus da noi non c'è traccia. Se andiamo avanti così, invece, il panico non tarderà ad arrivare.
lunedì 27 aprile 2009
Repubblichini e partigiani
Sono perfettamente conscio che al momento ci sarebbero cose più urgenti a cui dedicare un post, ma volevo brevemente fare un paio di riflessioni, possibilmente senza polemiche, sulla proposta di legge (qui in pdf) presentata dal parlamentare Lucio Barani, Pdl. Un disegno di legge che prevede la costituzione di un nuovo ordine onorifico, l'Ordine del Tricolore, e l'assegnazione del titolo di Cavaliere agli appartenenti alle forze armate italiane di ogni tipo che hanno combattuto nel periodo '40-'45. Onorificenza che di fatto, così prevede il disegno, sarebbe insignita, tra gli altri, sia ai partigiani che ai repubblichini, istituendo di fatto una sorta di equiparazione storica tra le due categorie.
Una progetto che, come spiega lo stesso relatore, si appoggia e cerca di trovare giustificazione nel clima di pacificazione ormai raggiunto dopo che sono trascorsi oltre 60 anni dai fatti.
Ora, per inquadrare bene la questione occorrerebbe una conoscenza storica piuttosto approfondita di quello che avvenne in quel periodo, cosa di cui io non sono in possesso e che, qualora anche fosse, non potrei certo esporre nello spazio di un post. Sintetizzando brutalmente, a beneficio anche di chi magari non ha ben chiaro di cosa si sta parlando, per partigiani si intendono i gruppi armati irregolari che durante la seconda guerra mondiale combatterono per la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Col termine "repubblichini", invece, si intendono gli appartenenti alla famosa Repubblica Sociale Italiana, o Repubblica di Salò, lo stato fondato da Mussolini nel '43 e terminato di fatto con l'impiccagione dello stesso fondatore, assieme ad altri esponenti del Partito Fascista, a piazzale Loreto, a Milano, nell'aprile del '45.
Perché la proposta del parlamentare del Pdl ha creato piuttosto rumore, assieme alle ire di Franceschini? Perché gli appartenenti a questo stato, i famosi repubblichini di cui tanto si parla in questi giorni, di fatto appoggiarono Hitler, il nazismo, la sua politica, le sue idee, contribuendo materialmente pure alla deportazione degli ebrei che si trovavano nel nostro territorio verso le camere a gas in Polonia e in Germania, e ingaggiando spesso aspri conflitti con gli stessi alleati americani durante la loro avanzata verso il nord Italia.
Ci sono stati storicamente diversi tentativi di giustificare gli italiani che aderirono alla RSI, tutti - questi tentativi - principalmente facenti capo alla sostanziale buona fede della maggioranza degli stessi repubblichini. Concetto questo richiamato più volte, durante le celebrazioni di sabato, sia da Napolitano che da Berlusconi. Ora, per correttezza, va precisato che anche l'operato del movimento dei partigiani, come è noto, non è stato esente da errori e da macchie (chi ha letto ad esempio "Il sangue dei vinti" lo sa), ma è indubbio che questi, pur con tutti gli errori che hanno commesso, hanno combattuto dalla parte giusta, come è usanza dire, mentre i repubblichini per converso no.
Ecco, più o meno in questo quadro si inserisce la proposta di legge presentata dall'on. Barani - da segnalare che mentre scrivevo questo articolo è apparsa la notizia che Berlusconi provvederà a farla ritirare -, quella che ha dato il via alle polemiche e alle prese di posizione del segretario del Pd, Franceschini. Prese di posizione che mi trovano d'accordo. E' vero, sono passati tanti anni dai fatti, ma questi rimangono, non si possono cancellare con una legge che sostanzialmente è come se volesse mettere una pietra sopra a tutto in perfetto stile chi s'è visto s'è visto.
Pur facendo salva la famosa buona fede di buona parte di quelli che aderirono alla RSI, infatti, non si può comunque passare sopra a quello che è successo. Non si dice sempre che la storia ha poca memoria, e che questa memoria serve a evitare che gli errori del passato si ripetano nel presente? Se prendiamo per buono questo assunto, e non vedo sinceramente il motivo per non farlo, direi che l'equiparazione per legge tra repubblichini e partigiani è meglio lasciarla nel cassetto ancora per molti anni.
Una progetto che, come spiega lo stesso relatore, si appoggia e cerca di trovare giustificazione nel clima di pacificazione ormai raggiunto dopo che sono trascorsi oltre 60 anni dai fatti.
Ora, per inquadrare bene la questione occorrerebbe una conoscenza storica piuttosto approfondita di quello che avvenne in quel periodo, cosa di cui io non sono in possesso e che, qualora anche fosse, non potrei certo esporre nello spazio di un post. Sintetizzando brutalmente, a beneficio anche di chi magari non ha ben chiaro di cosa si sta parlando, per partigiani si intendono i gruppi armati irregolari che durante la seconda guerra mondiale combatterono per la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Col termine "repubblichini", invece, si intendono gli appartenenti alla famosa Repubblica Sociale Italiana, o Repubblica di Salò, lo stato fondato da Mussolini nel '43 e terminato di fatto con l'impiccagione dello stesso fondatore, assieme ad altri esponenti del Partito Fascista, a piazzale Loreto, a Milano, nell'aprile del '45.
Perché la proposta del parlamentare del Pdl ha creato piuttosto rumore, assieme alle ire di Franceschini? Perché gli appartenenti a questo stato, i famosi repubblichini di cui tanto si parla in questi giorni, di fatto appoggiarono Hitler, il nazismo, la sua politica, le sue idee, contribuendo materialmente pure alla deportazione degli ebrei che si trovavano nel nostro territorio verso le camere a gas in Polonia e in Germania, e ingaggiando spesso aspri conflitti con gli stessi alleati americani durante la loro avanzata verso il nord Italia.
L'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana sotto diretta tutela della Germania fu l'inizio della caccia all'ebreo anche in territorio italiano, cui contribuirono attivamente gli apparati della Repubblica Sociale. Secondo Liliana Picciotto Fargion, risulta che del totale degli ebrei italiani deportati, il 35,49% venne catturato da funzionari o militari italiani della Repubblica Sociale Italiana, il 4,44% da tedeschi ed italiani insieme e il 35,49% solo da tedeschi (il dato è ignoto per il 32,99% degli arrestati).
Fra le retate completamente organizzate ed eseguite da italiani della RSI assume particolare rilievo il rastrellamento di Venezia del 5-6 dicembre 1943: 150 ebrei furono arrestati in una sola notte. La stessa triste vicenda del rastrellamento e della deportazione degli ebrei romani (effettuata dai tedeschi sotto il comando di Herbert Kappler) vide l'attiva collaborazione delle autorità della Repubblica Sociale Italiana, in primis nella persona del capo dell'Ufficio Razza presso la Questura di Roma, Gennaro Cappa. (fonte)
Ci sono stati storicamente diversi tentativi di giustificare gli italiani che aderirono alla RSI, tutti - questi tentativi - principalmente facenti capo alla sostanziale buona fede della maggioranza degli stessi repubblichini. Concetto questo richiamato più volte, durante le celebrazioni di sabato, sia da Napolitano che da Berlusconi. Ora, per correttezza, va precisato che anche l'operato del movimento dei partigiani, come è noto, non è stato esente da errori e da macchie (chi ha letto ad esempio "Il sangue dei vinti" lo sa), ma è indubbio che questi, pur con tutti gli errori che hanno commesso, hanno combattuto dalla parte giusta, come è usanza dire, mentre i repubblichini per converso no.
Ecco, più o meno in questo quadro si inserisce la proposta di legge presentata dall'on. Barani - da segnalare che mentre scrivevo questo articolo è apparsa la notizia che Berlusconi provvederà a farla ritirare -, quella che ha dato il via alle polemiche e alle prese di posizione del segretario del Pd, Franceschini. Prese di posizione che mi trovano d'accordo. E' vero, sono passati tanti anni dai fatti, ma questi rimangono, non si possono cancellare con una legge che sostanzialmente è come se volesse mettere una pietra sopra a tutto in perfetto stile chi s'è visto s'è visto.
Pur facendo salva la famosa buona fede di buona parte di quelli che aderirono alla RSI, infatti, non si può comunque passare sopra a quello che è successo. Non si dice sempre che la storia ha poca memoria, e che questa memoria serve a evitare che gli errori del passato si ripetano nel presente? Se prendiamo per buono questo assunto, e non vedo sinceramente il motivo per non farlo, direi che l'equiparazione per legge tra repubblichini e partigiani è meglio lasciarla nel cassetto ancora per molti anni.
domenica 26 aprile 2009
Bistecchiere e fotocamere
Questa chicca me l'ha segnalata un mio caro amico (grazie Stefano) via e-mail. Finché non modificano la pagina, la fantastica offerta è qui. :-)
Earth Day 2009
Il 22 aprile scorso si è festeggiato, come avviene ormai da una quarantina d'anni, l'Eearth Day 2009, una giornata mondiale di festa organizzata e promossa dalle Nazioni Unite, che ha la sua centralità e ragione d'essere nella sensibilizzazione alla protezione dell'ambiente e salvaguardia del pianeta.
The Big Picture, dal quale ho tratto la foto qui sopra, ha dedicato all'evento una bellissima galleria di fotografie in alta risoluzione, ognuna delle quali racconta un aspetto particolare o fa riferimento a una tematica specifica della Terra o dell'ambiente.
Buona domenica e buona visione.
sabato 25 aprile 2009
Come si fa a spiegare la rete?
Vi è mai capitato di dover spiegare cos'è la rete a vostra nonna? Io penso che la maggior parte delle persone che ci hanno provato si sia arresa molto presto e abbia rinunciato (io non riesco a spiegarlo ai miei genitori...).
L'on. Carlucci, nell'incontro organizzato da altroconsumo.it il 23 aprile scorso alla Camera dei Deputati, incontro in cui si parlava anche del famoso decreto D'Alia, ha rivolto l'augurio che avete sentito qui sopra ad Alessandro Gilioli, blogger e giornalista de L'Espresso.
Nella stessa conferenza, se volete sorbirvela tutta è qui, sempre l'on Carlucci ha dichiarato di passare la maggior parte del suo tempo alla Polizia Postale a caccia di chi parla male di lei in rete (quindi regolatevi negli eventuali commenti).
Ecco, di fronte a una persona che ha verso internet questo tipo di approccio, come si fa a spiegarle cos'è? Come si fa a intavolare un dibattito serio e costruttivo, che sia possibilmente scevro da pregiudizi e idee precostituite? E' ovviamente impossibile.
In questi giorni - la stampa purtroppo non ne parla granché - si stanno prendendo in sede legislativa importanti decisioni per quel che riguarda gli assetti e gli sviluppi futuri della rete. Ecco, se lassù, come molti affermano, c'è qualcuno che ci guarda, speriamo che in questo particolare frangente butti un occhio da questa parte.
Notizie in pillole (19)
Sbarchi e linea dura. Lo so, mi ripeto, ma non posso fare a meno di segnalare, come ho fatto altre volte, i dati del Viminale sugli sbarchi dei clandestini nel nostro paese. Secondo Repubblica, i dati aggiornati al 22 aprile dicono che gli arrivi sono stati oltre 6.000, esattamente il doppio rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Il quale anno, ha visto complessivamente gli sbarchi raddoppiare rispetto a quello ancora precedente. Continua insomma il trend positivo.
Querela per diffamazione via Facebook. In italia dovrebbe essere il primo caso, almeno così dice il Corriere. Un imprenditore ha denunciato per diffamazione un ex collaboratore che lo avrebbe più volte apostrofato "bastardo" sul celebre social network. In linea di principio mi trovo d'accordo con l'imprenditore, se non altro perché le cose si dicono in faccia.
Sagrestani e svastiche. Un arzillo sagrestano, che presta servizio in una parrocchia di Vigevano, ha pensato bene, magari per adeguarsi al clima delle celebrazioni del 25 aprile, di accogliere i fedeli con una svastica in bella mostra sul braccio. Alle rimostranze dei parrocchiani indignati pare che si sia appellato alla libertà di pensiero e al fatto che è di destra. Vabbè, se la mette così direi che lo possiamo anchecompatire scusare.
Potenza della noia. Terminato da tempo, per fortuna, il periodo dei lanci dei sassi dai cavalcavia delle autostrade, pare adesso che stia prendendo piede una nuova moda, ovviamente anche questa provocata dalla noia dei nostri giovani che non sanno più cosa inventare per fare notte: il lancio dei sedili dai treni in corsa. Parecchi episodi sarebbero stati denunciati in particolare dalla Polfer di Alessandria. La stupidità umana abbraccia così nuove e impensabili frontiere.
Sfondi (di XP). Avete presente l'immagine della dolce collinetta verde sotto il cielo azzurro che è lo sfondo di default che compare dopo una reinstallazione di Xp? Beh, esiste per davvero e si trova in California.
Liberazione. Oggi è il 25 aprile, festa della liberazione. Ce l'hanno ormai menata talmente tanto, principalmente con un mare di polemiche inutili e pretestuose, che probabilmente si ricorda anche chi non gliene è mai fregato niente. In ogni caso, anche se è un giorno festivo, io lavoro, quindi per me sostanzialmente non cambia niente. Comunque sia, buon 25 aprile a tutti. E senza polemiche.
Querela per diffamazione via Facebook. In italia dovrebbe essere il primo caso, almeno così dice il Corriere. Un imprenditore ha denunciato per diffamazione un ex collaboratore che lo avrebbe più volte apostrofato "bastardo" sul celebre social network. In linea di principio mi trovo d'accordo con l'imprenditore, se non altro perché le cose si dicono in faccia.
Sagrestani e svastiche. Un arzillo sagrestano, che presta servizio in una parrocchia di Vigevano, ha pensato bene, magari per adeguarsi al clima delle celebrazioni del 25 aprile, di accogliere i fedeli con una svastica in bella mostra sul braccio. Alle rimostranze dei parrocchiani indignati pare che si sia appellato alla libertà di pensiero e al fatto che è di destra. Vabbè, se la mette così direi che lo possiamo anche
Potenza della noia. Terminato da tempo, per fortuna, il periodo dei lanci dei sassi dai cavalcavia delle autostrade, pare adesso che stia prendendo piede una nuova moda, ovviamente anche questa provocata dalla noia dei nostri giovani che non sanno più cosa inventare per fare notte: il lancio dei sedili dai treni in corsa. Parecchi episodi sarebbero stati denunciati in particolare dalla Polfer di Alessandria. La stupidità umana abbraccia così nuove e impensabili frontiere.
Sfondi (di XP). Avete presente l'immagine della dolce collinetta verde sotto il cielo azzurro che è lo sfondo di default che compare dopo una reinstallazione di Xp? Beh, esiste per davvero e si trova in California.
Liberazione. Oggi è il 25 aprile, festa della liberazione. Ce l'hanno ormai menata talmente tanto, principalmente con un mare di polemiche inutili e pretestuose, che probabilmente si ricorda anche chi non gliene è mai fregato niente. In ogni caso, anche se è un giorno festivo, io lavoro, quindi per me sostanzialmente non cambia niente. Comunque sia, buon 25 aprile a tutti. E senza polemiche.
venerdì 24 aprile 2009
Andiamo verso l'estate?
Questa mattina ero in giro a Rimini per lavoro, e bazzicavo nella zona del lungomare, nel versante verso Riccione. C'era un discreto movimento: pullman, scolaresche in gita, i primi (coraggiosi) turisti stranieri in giro per negozi (quelli già aperti, ovviamente). Insomma, i primi segnali, i primi movimenti tipici di inizio della stagione estiva c'erano tutti, ma mancava una cosa fondamentale: una temperatura non dico calda, ancora non è esattamente periodo, ma almeno gradevole.
Niente da fare: tutti in giro con giacchettoni invernali e tenuta non propriamente estiva. Eh già, perché la temperatura di questa mattina non era esattamente quella che ci dovrebbe essere, se non ricordo male, a fine aprile, come potete vedere qui sotto (fonte: eurometeo.com)
Ora, un turista, tedesco, francese, inglese, oppure italiano, perché no, probabilmente mette in conto che venire a farsi il weekend a Rimini in questo periodo può comportare qualche sorpresa a livello meteorologico, però penso immagini tutto al più di incappare in una giornata di pioggia (non è mancata neppure quella in questi ultimi giorni), non in una giornata freddina come è effettivamente quella odierna.
E infatti mi è parso di vedere che i musi, e in generale le espressioni, dei passanti non fossero granché. Vabbè, speriamo nei prossimi giorni.
Non so come mai, ma oggi mi andava anche di parlare del tempo.
Niente da fare: tutti in giro con giacchettoni invernali e tenuta non propriamente estiva. Eh già, perché la temperatura di questa mattina non era esattamente quella che ci dovrebbe essere, se non ricordo male, a fine aprile, come potete vedere qui sotto (fonte: eurometeo.com)
Ora, un turista, tedesco, francese, inglese, oppure italiano, perché no, probabilmente mette in conto che venire a farsi il weekend a Rimini in questo periodo può comportare qualche sorpresa a livello meteorologico, però penso immagini tutto al più di incappare in una giornata di pioggia (non è mancata neppure quella in questi ultimi giorni), non in una giornata freddina come è effettivamente quella odierna.
E infatti mi è parso di vedere che i musi, e in generale le espressioni, dei passanti non fossero granché. Vabbè, speriamo nei prossimi giorni.
Non so come mai, ma oggi mi andava anche di parlare del tempo.
Volete una Milano più vecchia?
E' questa l'impressione che ho avuto dopo aver letto quanto è stato deliberato l'altro ieri dalla giunta regionale lombarda. Che poi, essendo un provvedimento a carattere regionale, dovrebbe valere appunto per tutta la Lombardia e non solo per Milano.
Non sono comunque necessarie grosse spiegazioni, basta citare pari pari quello che prevede il nuovo regolamento.
Non mi sembra necessario, come dicevo prima, fare dei grossi commenti a quanto accaduto: alla Lega stanno evidentemente sulle scatole i kebab, ma non potendo ovviamente fare una legge che vieti esplicitamente a questi esercizi di operare, allarga il raggio di azione a tutte le altre categorie. Si sa, una porcata spalmata su più soggetti è più giustificabile agli occhi dell'opinione pubblica.
Ora, siccome il provvedimento vale anche per le gelaterie, mi immagino già, che ne so, l'allegra coppia di vecchietti che per combattere un po' la calura estiva serale, tipica delle grandi metropoli, scende alla gelateria all'angolo per gustarsi un paio di coni. Arriva e trova la gelateria piena di gente accalcata all'interno, intenta a darsi gomitate. Perché? Ma perché la nuova legge obbliga a consumare il prodotto (il gelato in questo caso) all'interno dell'esercizio. Si sa com'è, per la sicurezza e l'incolumità di tutti è vietato creare assembramenti all'esterno, non si sa mai, coi tempi che corrono...
Una allegra e spensierata coppia di giovani fidanzati decide, dopo aver assistito il sabato sera a una seconda visione, di chiudere la serata con due pizze al taglio e una birra. Il problema è che è passata l'una di notte e in tutta la Lombardia non si trova più un esercizio aperto. Che si fa? Beh, ognuno a casa sua e tanti saluti.
Scusate, ma è possibile che sull'altare delle pretese della Lega si debbano sacrificare cose come il piacere di scambiare due chiacchiere fuori da un locale con gli amici? Cosa guadagna in questo modo la gente di Milano? Più sicurezza? Più senso dello stato? O forse più isolamento, più chiusura e... più vecchiaia?
Penso, inoltre, che sia superfluo sottolineare che questa legge è stata voluta da un partito che si chiama popolo della libertà.
Non sono comunque necessarie grosse spiegazioni, basta citare pari pari quello che prevede il nuovo regolamento.
Da ora in poi, per esempio, si potrà mangiare il trancio di pizza, la brioche o il cono gelato solo dentro locale e non più in strada.
[...]
Inoltre, questi esercizi dovranno chiudere rigorosamente all’una di notte (la richiesta iniziale del Carroccio era stata addirittura a mezzanotte).
[...]
Pena il pagamento di una sanzione da 516 a 3.098 euro, che nel caso di recidiva comprende anche la sospensione della licenza per tre mesi. Multa che scende da un minimo di 154 euro a un massimo di 1.032 euro per chi non rispetterà solo i nuovi limiti orari.
Non mi sembra necessario, come dicevo prima, fare dei grossi commenti a quanto accaduto: alla Lega stanno evidentemente sulle scatole i kebab, ma non potendo ovviamente fare una legge che vieti esplicitamente a questi esercizi di operare, allarga il raggio di azione a tutte le altre categorie. Si sa, una porcata spalmata su più soggetti è più giustificabile agli occhi dell'opinione pubblica.
Ora, siccome il provvedimento vale anche per le gelaterie, mi immagino già, che ne so, l'allegra coppia di vecchietti che per combattere un po' la calura estiva serale, tipica delle grandi metropoli, scende alla gelateria all'angolo per gustarsi un paio di coni. Arriva e trova la gelateria piena di gente accalcata all'interno, intenta a darsi gomitate. Perché? Ma perché la nuova legge obbliga a consumare il prodotto (il gelato in questo caso) all'interno dell'esercizio. Si sa com'è, per la sicurezza e l'incolumità di tutti è vietato creare assembramenti all'esterno, non si sa mai, coi tempi che corrono...
Una allegra e spensierata coppia di giovani fidanzati decide, dopo aver assistito il sabato sera a una seconda visione, di chiudere la serata con due pizze al taglio e una birra. Il problema è che è passata l'una di notte e in tutta la Lombardia non si trova più un esercizio aperto. Che si fa? Beh, ognuno a casa sua e tanti saluti.
Scusate, ma è possibile che sull'altare delle pretese della Lega si debbano sacrificare cose come il piacere di scambiare due chiacchiere fuori da un locale con gli amici? Cosa guadagna in questo modo la gente di Milano? Più sicurezza? Più senso dello stato? O forse più isolamento, più chiusura e... più vecchiaia?
Penso, inoltre, che sia superfluo sottolineare che questa legge è stata voluta da un partito che si chiama popolo della libertà.
giovedì 23 aprile 2009
Caso Pirate Bay, e se anche il giudice fosse un pirata?
Ricordate, appena qualche giorno fa, la vicenda della condanna a un anno di galera e risarcimenti vari di 4 responsabili del portale Pirate Bay? Bene, secondo The Register, una radio svedese avrebbe scoperto che uno dei giudici che hanno emesso la sentenza appartiene a un'associazione svedese per la tutela del copyright.
Si profila quindi un palese conflitto di interessi sul quale stanno cercando di fare leva gli avvocati del portale per ottenere l'annullamento del processo e un nuovo rifacimento.
Vedremo gli sviluppi. Per la cronaca, vale comunque la pena segnalare che la sentenza emessa qualche giorno fa è di primo grado, e per le successive pare che gli avvocati siano molto agguerriti.
Si profila quindi un palese conflitto di interessi sul quale stanno cercando di fare leva gli avvocati del portale per ottenere l'annullamento del processo e un nuovo rifacimento.
Vedremo gli sviluppi. Per la cronaca, vale comunque la pena segnalare che la sentenza emessa qualche giorno fa è di primo grado, e per le successive pare che gli avvocati siano molto agguerriti.
Volete generare pure i cartelloni per il PD?
Ricordate l'iniziativa di Paul the wine guy di generare online cartelloni per L'UDC di Casini? Bene, ne è partita una seconda: generare cartelloni per il Partito Democratico.
Sicurezza sul lavoro, alla modifica dell'articolo 10-bis ci mette un alt anche Napolitano
E pensare che qualcuno, anche recentemente, lo aveva accusato di dormire o di firmare con troppa disinvoltura, avallandole, leggi magari anche discutibili. Beh, almeno per questa volta non è stato così, segno che in fondo in fondo, quando serve, bene o male lui c'è.
Mi riferisco ovviamente al presidente Napolitano, il quale, ieri, dopo la lettera inviatagli dai familiari delle vittime della tragedia alla TyussenKrupp, e dopo che la tentata porcata è diventata di dominio pubblico, ha preso pubblicamente posizione invitando il ministro Sacconi a rivedere la modifica dell'ormai famoso 10-bis.
Si tratta, ne avevo già parlato qui, della modifica dell'articolo del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro che di fatto avrebbe fortemente ridimensionato le responsabilità dei manager e dei dirigenti di azienda, spostandole verso i piani bassi delle gerarchie aziendali, in caso di infortuni o incidenti sul lavoro.
Si prospetta quindi una felice conclusione della vicenda, anche se, come ormai siamo abituati, pare che secondo il ministro siamo noi che ovviamente abbiamo capito male. Scrive infatti il Corriere nel medesimo articolo:
Eccolo lì, come al solito la colpa di tutto è di quei "malevoli" che si sono permessi di vedere nella modifica proposta dal governo un secondo fine che assolutamente non c'era.
Gli avvocati della Fiom-Cgil prendano nota.
Mi riferisco ovviamente al presidente Napolitano, il quale, ieri, dopo la lettera inviatagli dai familiari delle vittime della tragedia alla TyussenKrupp, e dopo che la tentata porcata è diventata di dominio pubblico, ha preso pubblicamente posizione invitando il ministro Sacconi a rivedere la modifica dell'ormai famoso 10-bis.
Si tratta, ne avevo già parlato qui, della modifica dell'articolo del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro che di fatto avrebbe fortemente ridimensionato le responsabilità dei manager e dei dirigenti di azienda, spostandole verso i piani bassi delle gerarchie aziendali, in caso di infortuni o incidenti sul lavoro.
«Conosco la questione che ho seguito anche prima. Anche prima c'era la preoccupazione per quella norma e l'avevamo espressa subito. In ogni caso prendo atto che questa mattina il ministro Sacconi si è dichiarato pronto a riscrivere la norma per evitare interpretazioni che non sono state volute e che sarebbero pesanti anche agli effetti del processo Thyssen. Siamo in attesa di vedere questa nuova scrittura della norma» (fonte)
Si prospetta quindi una felice conclusione della vicenda, anche se, come ormai siamo abituati, pare che secondo il ministro siamo noi che ovviamente abbiamo capito male. Scrive infatti il Corriere nel medesimo articolo:
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, in merito alle polemiche sull'articolo contestato - inizialmente per una mobilitazione di Fiom-Cgil - aveva detto che di fronte a incertezze interpretative «siamo pronti, tranquillamente, a riscrivere quel testo perché ne sia chiara la finalità, rispetto ad interpretazioni capziose e malevoli».
Eccolo lì, come al solito la colpa di tutto è di quei "malevoli" che si sono permessi di vedere nella modifica proposta dal governo un secondo fine che assolutamente non c'era.
Gli avvocati della Fiom-Cgil prendano nota.
mercoledì 22 aprile 2009
Sarebbero 100 anche per Montanelli
Stavo quasi per dimenticarmi. Per una personalità come la Montalcini, che a quota 100 è arrivata, ce n'è un'altra che a questo traguardo non è invece riuscita ad arrivare, purtroppo, e della quale ci sarebbe invece terribilmente bisogno.
Auguri professoressa Montalcini
Vengono fuori piano piano i nomi, e soprattutto le facce, dei candidati alle imminenti europee. Per alcuni di questi è addirittura prevista, vista la lunga esperienza politica, un corso per imparare l'abc della materia, i cui insegnanti sono Frattini e Mauro. Berlusconi dovrebbe fare il preside.
Ecco, davanti a queste cose, che uno non sa neppure bene come definire, penso che la cosa migliore sia ricordarsi quali sono i veri motivi per cui l'Italia, per quel poco che rimane, può ancora guardare il resto del mondo a testa alta.
Le potenziali eurodeputate [per il Pdl, nda]. Alla lezione ha assistito Eleonora Gaggioli che ha recitato nella terza edizione della fiction Elisa di Rivombrosa. C'era anche Camilla Ferranti, nota alle cronache soprattutto per aver interpretato una parte in Incantesimo, decima edizione. Poi Angela Sozio, pugliese classe 1973, la rossa partecipante alla terza edizione del Grande Fratello. E Barbara Matera, nel 2000 giovane concorrente dell'edizione pugliese di Miss Italia, poi annunciatrice per RaiUno dal 2003 al 2007 e attrice in alcune fiction.
Ecco, davanti a queste cose, che uno non sa neppure bene come definire, penso che la cosa migliore sia ricordarsi quali sono i veri motivi per cui l'Italia, per quel poco che rimane, può ancora guardare il resto del mondo a testa alta.
Dal 25 aprile alle nomine Rai, ovvero come parlare di nulla
Alla fine il premier ha sciolto le riserve: parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile, anche se, almeno al momento in cui scrivo, non ha ancora deciso dove. Ma questo non è importante, o almeno è di una importanza relativa, quello che conta è che la domanda che nella mattinata di ieri ha angustiato i direttori di quasi tutti i quotidiani ha avuto risposta.
Eh già, perché più o meno velatamente, tutti, ieri, si sono chiesti cosa avrebbe fatto Berlusconi il 25 aprile. Una domanda, capite bene anche voi, che certamente angustiava anche non pochi appartenenti al popolo italiano. Le ipotesi erano le più diverse: c'era chi prevedeva che avrebbe ignorato la ricorrenza, chi ventilava l'ipotesi di una sua partecipazione alla manifestazione organizzata dall'associazione partigiani a Milano, chi ipotizzava una celebrazione del 25 aprile a Onna, il paesino abruzzese maggiormente colpito e devastato dal sisma. Vedremo; anche se, a me come penso a molti altri, della cosa frega ben poco.
Tra l'altro, a margine, è interessante notare come l'approssimarsi del 25 aprile dia origine ogni santo anno al patetico strascico di polemiche sulla resistenza, i partigiani, l'anticomunismo, l'antifascismo, ecc... Giusto ieri mattina, ad esempio, mi sono ascoltato per intero, mentre ero in giro per lavoro, una trasmissione su Radio24 interamente dedicata al tema del 25 aprile. Moderatore Giuliano Ferrara. Lo so, probabilmente sono votato alla sofferenza.
Ora, è possibile ogni anno fare polemiche sul 25 aprile? Non sarebbe meglio a questo punto abolirlo e buona notte?
Un'altra cosa, poi, che a me personalmente ha fatto molto ridere, è stata tutta la polemica dello scorso weekend sorta intorno alla questione delle nomine Rai fatte a casa di Berlusconi. Tutti scandalizzati, specialmente i giornali di sinistra, per il fatto che il premier abbia convocato a palazzo Grazioli un incontro in cui, pare, si sarebbe discusso anche di questo. E dispiace, purtroppo, vedere come anche molti giornali che appunto si richiamano a sinistra si siano prestati al gioco del dito e della luna. Ma veramente hanno voluto far credere che lo scandalo sia stato un incontro di questo genere a casa del premier? Perché, se l'avesse fatto a palazzo Chigi sarebbe cambiato qualcosa?
Lo scandalo, sempre che di scandalo ormai si possa ancora parlare, è che la politica controlli la Rai e ne nomini i vertici. E questo da sempre e in maniera assolutamente bipartisan. Chiunque governi, infatti, sia destra che sinistra, piazza regolarmente i propri uomini nei posti che contano. Questo sarebbe il concetto a cui i giornali avrebbero dovuto dare spazio, non il posto in cui lo si fa. Scusate, ma la Rai non è servizio pubblico? Bene, come tale dovrebbe essere pubblica, dei cittadini, a servizio dei cittadini, non della politica, cosa che presupporrebbe che sia anche organo di vigilanza verso la politica stessa. Dovrebbero essere la televisione e i giornali a controllare la politica, come del resto avviene in tutti i paesi democratici (nel vero senso della parola) del mondo.
Ve l'immaginate, per esempio, negli Stati Uniti i vertici della politica che nominano il direttore della CNN? Assurdo. Perché là sono la tv e i giornali che la controllano, e non viceversa. Da noi è il contrario e non ci sono grossi segnali che cambierà qualcosa nel prossimo futuro. Non so quanti di voi ricordino, giusto per tornare un po' indietro nel tempo, le dichiarazioni di Romano Prodi che nel 1997 (era presidente del consiglio) auspicava la privatizzazione della Rai. Quanti anni sono passati da allora? E' successo qualcosa? No, e non succederà mai, perché la Rai serve alla politica, di qualunque colore essa sia. Ecco perché non c'è speranza che venga privatizzata e tolta, almeno in parte, dal controllo dello stato e quindi dei partiti.
Ed ecco perché non ha senso, caro Franceschini e compagnia bella, scandalizzarsi perché le nomine vengono fatte a casa del premier.
Eh già, perché più o meno velatamente, tutti, ieri, si sono chiesti cosa avrebbe fatto Berlusconi il 25 aprile. Una domanda, capite bene anche voi, che certamente angustiava anche non pochi appartenenti al popolo italiano. Le ipotesi erano le più diverse: c'era chi prevedeva che avrebbe ignorato la ricorrenza, chi ventilava l'ipotesi di una sua partecipazione alla manifestazione organizzata dall'associazione partigiani a Milano, chi ipotizzava una celebrazione del 25 aprile a Onna, il paesino abruzzese maggiormente colpito e devastato dal sisma. Vedremo; anche se, a me come penso a molti altri, della cosa frega ben poco.
Tra l'altro, a margine, è interessante notare come l'approssimarsi del 25 aprile dia origine ogni santo anno al patetico strascico di polemiche sulla resistenza, i partigiani, l'anticomunismo, l'antifascismo, ecc... Giusto ieri mattina, ad esempio, mi sono ascoltato per intero, mentre ero in giro per lavoro, una trasmissione su Radio24 interamente dedicata al tema del 25 aprile. Moderatore Giuliano Ferrara. Lo so, probabilmente sono votato alla sofferenza.
Ora, è possibile ogni anno fare polemiche sul 25 aprile? Non sarebbe meglio a questo punto abolirlo e buona notte?
Un'altra cosa, poi, che a me personalmente ha fatto molto ridere, è stata tutta la polemica dello scorso weekend sorta intorno alla questione delle nomine Rai fatte a casa di Berlusconi. Tutti scandalizzati, specialmente i giornali di sinistra, per il fatto che il premier abbia convocato a palazzo Grazioli un incontro in cui, pare, si sarebbe discusso anche di questo. E dispiace, purtroppo, vedere come anche molti giornali che appunto si richiamano a sinistra si siano prestati al gioco del dito e della luna. Ma veramente hanno voluto far credere che lo scandalo sia stato un incontro di questo genere a casa del premier? Perché, se l'avesse fatto a palazzo Chigi sarebbe cambiato qualcosa?
Lo scandalo, sempre che di scandalo ormai si possa ancora parlare, è che la politica controlli la Rai e ne nomini i vertici. E questo da sempre e in maniera assolutamente bipartisan. Chiunque governi, infatti, sia destra che sinistra, piazza regolarmente i propri uomini nei posti che contano. Questo sarebbe il concetto a cui i giornali avrebbero dovuto dare spazio, non il posto in cui lo si fa. Scusate, ma la Rai non è servizio pubblico? Bene, come tale dovrebbe essere pubblica, dei cittadini, a servizio dei cittadini, non della politica, cosa che presupporrebbe che sia anche organo di vigilanza verso la politica stessa. Dovrebbero essere la televisione e i giornali a controllare la politica, come del resto avviene in tutti i paesi democratici (nel vero senso della parola) del mondo.
Ve l'immaginate, per esempio, negli Stati Uniti i vertici della politica che nominano il direttore della CNN? Assurdo. Perché là sono la tv e i giornali che la controllano, e non viceversa. Da noi è il contrario e non ci sono grossi segnali che cambierà qualcosa nel prossimo futuro. Non so quanti di voi ricordino, giusto per tornare un po' indietro nel tempo, le dichiarazioni di Romano Prodi che nel 1997 (era presidente del consiglio) auspicava la privatizzazione della Rai. Quanti anni sono passati da allora? E' successo qualcosa? No, e non succederà mai, perché la Rai serve alla politica, di qualunque colore essa sia. Ecco perché non c'è speranza che venga privatizzata e tolta, almeno in parte, dal controllo dello stato e quindi dei partiti.
Ed ecco perché non ha senso, caro Franceschini e compagnia bella, scandalizzarsi perché le nomine vengono fatte a casa del premier.
martedì 21 aprile 2009
Cercare i torrent con Google
A segnalarlo è Google Blogoscoped, dove risalta tra l'altro un vistoso "unofficial".
Come sapete, il motore di ricerca Google è personalizzabile. Beh, qualcuno ha pensato di personalizzarlo per i torrent.
Come sapete, il motore di ricerca Google è personalizzabile. Beh, qualcuno ha pensato di personalizzarlo per i torrent.
C'è qualche problema con "Shooting Silvio"?
Prima che la vicenda balzasse agli onori della cronaca non sapevo né che tipo di film fosse Shooting Silvio, né di cosa parlasse e neppure chi ne fosse il regista. Adesso apprendo da Repubblica che si tratta di un film che racconta la storia di uno scrittore che medita di uccidere Berlusconi (è incredibile come a certa gente possano venire simili idee).
Il film è andato in onda in prima visione su Sky lunedì 13, ed erano successivamente previste altre repliche. Delle repliche non si è però saputo più niente. Sparite. Guarda a caso, però, il giorno dopo la prima si è levata forte la protesta del Pdl, secondo cui il film rappresenterebbe un incitamento alla violenza e un implicito incitamento pure contro Silvio.
Ora, uno potrebbe fare 2 + 2 e collegare, come ha fatto del resto pure Vicenzo Vita del Pd, la sparizione delle repliche con la protesta dei pidiellini; il che, francamente, mi sembra un'ipotesi un po' azzardata. Poi però mi viene in mente la vicenda della Bianchetti a Domenica In, di Vauro ad Annozero e altre cosette recenti, ed ecco che l'ipotesi azzardata diventa quasi una certezza.
Il film è andato in onda in prima visione su Sky lunedì 13, ed erano successivamente previste altre repliche. Delle repliche non si è però saputo più niente. Sparite. Guarda a caso, però, il giorno dopo la prima si è levata forte la protesta del Pdl, secondo cui il film rappresenterebbe un incitamento alla violenza e un implicito incitamento pure contro Silvio.
Ora, uno potrebbe fare 2 + 2 e collegare, come ha fatto del resto pure Vicenzo Vita del Pd, la sparizione delle repliche con la protesta dei pidiellini; il che, francamente, mi sembra un'ipotesi un po' azzardata. Poi però mi viene in mente la vicenda della Bianchetti a Domenica In, di Vauro ad Annozero e altre cosette recenti, ed ecco che l'ipotesi azzardata diventa quasi una certezza.
Il governo vuole salvare i manager della ThyssenKrupp?
Non so se, come scrive l'Unità, che come sapete spesso e volentieri spinge un po' troppo, ci troviamo davanti a una versione apparentemente riveduta e corretta (anche se sostanzialmente uguale) del mitico lodo Alfano. Fatto sta che le preoccupazioni manifestate ieri da due avvocati della Fiom-Cgil, Elena Poli e Sergio Bonetto, mi sembrano tutt'altro che prive di fondamento.
In sostanza, se non ho capito male, nel decreto legge varato il 9 aprile scorso ci sarebbe una norma, già soprannominata "salva-manager", che in caso di infortunio, incidente o disastro sul lavoro, sposterebbe la responsabilità ai gradini più bassi delle gerarchie aziendali, se così si può dire. In pratica, non sarebbero più considerati responsabili i manager o i dirigenti d'azienda, ma gli stessi operai. Scrive ad esempio La Stampa:
Ma il bello è che questa norma, inserita nel Testo Unico della sicurezza sul lavoro, pare sia addirittura retroattiva. Scrive l'Unità nell'articolo che ho linkato sopra:
Il testo è attualmente al vaglio delle regioni, e già si moltiplicano gli appelli, anche diretti a Giorgio Napolitano, per impedire che tale norma entri definitivamente in vigore.
C'è da segnalare, a margine, che questa non è la prima volta che il governo cerca di far passare una norma o una legge che sollevi i grandi manager dalle loro responsabilità. Non so quanti di voi se lo ricordino - io molto bene, per queste cose ho ottima memoria - ma qualcosa di simile era accaduto a ottobre dello scorso anno, quando il governo cercò di far passare una norma, all'epoca inserita nel famoso (e famigerato) decreto Alitalia, che di fatto limitava fortemente le responsabilità penali dei manager in caso di fallimento dell'azienda. Scriveva all'epoca l'agenzia di stampa Asca: (il neretto è mio)
La norma, che all'epoca suscitò addirittura la minaccia di dimissioni di Tremonti ("O va via l'emendamento o va via il ministro dell'Economia"), è stata poi stralciata del testo definitivo nel successivo passaggio alla Camera. Vediamo adesso come andrà finire questo secondo tentativo. Comunque vada, una cosa salta subito all'occhio: a questo governo i manager stanno molto a cuore.
In sostanza, se non ho capito male, nel decreto legge varato il 9 aprile scorso ci sarebbe una norma, già soprannominata "salva-manager", che in caso di infortunio, incidente o disastro sul lavoro, sposterebbe la responsabilità ai gradini più bassi delle gerarchie aziendali, se così si può dire. In pratica, non sarebbero più considerati responsabili i manager o i dirigenti d'azienda, ma gli stessi operai. Scrive ad esempio La Stampa:
La nuova formulazione dell’art. 10 bis «prevede infatti che la responsabilità del datore di lavoro - hanno spiegato Elena Poli e Sergio Bonetto, avvocati del foro di Torino - sia subordinata ad alcune condizioni tra le quali spicca quella di cui alla lettera ’d’, in base alla quale la responsabilità è esclusa se l’evento sia imputabile a preposti, medico competente, progettisti, fabbricanti e soprattutto ai lavoratori, per violazione delle norme previste dal testo unico sulla sicurezza.
Ma il bello è che questa norma, inserita nel Testo Unico della sicurezza sul lavoro, pare sia addirittura retroattiva. Scrive l'Unità nell'articolo che ho linkato sopra:
«L'articolo 10-bis va a ribaltare il senso delle responsabilità in caso di incidente sul lavoro – spiega Bonetto - . Per rimanere alla Thyssen finora la responsabilità della mancanza degli estintori è di chi aveva in potere di comprarli, che aveva il budget per farlo e quindi i manager al massimo livello italiano e tedesco. Se passerà questa norma si farà il contrario: la responsabilità sarà al livello più basso, quello più vicino all'evento. Se passerà questa norma, per il rogo di Torino al massimo a pagare sarà il responsabile dello stabilimento. I top manager italiani e tedeschi sarebbero non imputabili». La norma ha infatti applicazione immediata. «Si tratta di norme penali e quindi migliorando le condizioni degli imputati sono valide per i processi in corso e hanno anche valore retroattivo», completa la spiegazione Elena Poli.
Il testo è attualmente al vaglio delle regioni, e già si moltiplicano gli appelli, anche diretti a Giorgio Napolitano, per impedire che tale norma entri definitivamente in vigore.
C'è da segnalare, a margine, che questa non è la prima volta che il governo cerca di far passare una norma o una legge che sollevi i grandi manager dalle loro responsabilità. Non so quanti di voi se lo ricordino - io molto bene, per queste cose ho ottima memoria - ma qualcosa di simile era accaduto a ottobre dello scorso anno, quando il governo cercò di far passare una norma, all'epoca inserita nel famoso (e famigerato) decreto Alitalia, che di fatto limitava fortemente le responsabilità penali dei manager in caso di fallimento dell'azienda. Scriveva all'epoca l'agenzia di stampa Asca: (il neretto è mio)
La disposizione, contenuta nel comma 13 bis dell'articolo 1 del decreto Alitalia, cosi' come approvato da Palazzo Madama, riguarda l'applicabilita' delle disposizioni penali della legge fallimentare. La novita' e' una limitazione all'applicabilita' delle sanzioni penali alla legge fallimentare che sono ridotte ai soli casi in cui si arriva al fallimento definitivo. In sostanza, se non c'e' un fallimento definitivo, perche' magari un'azienda viene in qualche modo salvata, nei confronti del manager che ha operato male non si puo' esercitare l'azione penale. Prima di questa norma i responsabili di reati fallimentari potevano andare a giudizio.
La norma, che all'epoca suscitò addirittura la minaccia di dimissioni di Tremonti ("O va via l'emendamento o va via il ministro dell'Economia"), è stata poi stralciata del testo definitivo nel successivo passaggio alla Camera. Vediamo adesso come andrà finire questo secondo tentativo. Comunque vada, una cosa salta subito all'occhio: a questo governo i manager stanno molto a cuore.
lunedì 20 aprile 2009
Negro di merda!
Bello questo titolo, vero? Un titolo che attira subito l'attenzione, che non passa inosservato. Oggi la cronaca ci ha deliziato con almeno due episodi riconducibili a questa frase. Uno riguarda i cori razzisti - il calcio in queste occasioni dà sempre il meglio di sé - rivolti ieri al calciatore dell'Inter Balotelli (tra l'altro giocatore italiano, di nome e di fatto). L'altro all'inizio del processo, forse qualcuno ricorderà, a carico dei due baristi di Milano che qualche mese fa uccisero a sprangate Abdul, reo di avere fregato un paio di biscotti.
Ecco, in entrambi i casi la frase ricorrente è stata appunto questa: "Negro di merda". Pronunciata sia dagli integerrimi rappresentanti della "Torino-bene" all'indirizzo del calciatore interista (foto), sia dai due baristi mentre uccidevano a sprangate Abdul.
Per carità, niente di grave, la Juve giocherà (pensate) una partita a porte chiuse, i due baristi si beccheranno alcuni anni di galera, e l'onta sarà così definitivamente lavata. Almeno fino alla prossima partita o al prossimo fattaccio di cronaca.
Poi ricomincerà di nuovo tutto da capo: nuove indignazioni, nuovi provvedimenti, nuovi processi. Con l'assoluta certezza, comunque, che gli imbecilli la faranno sempre da padroni.
Ecco, in entrambi i casi la frase ricorrente è stata appunto questa: "Negro di merda". Pronunciata sia dagli integerrimi rappresentanti della "Torino-bene" all'indirizzo del calciatore interista (foto), sia dai due baristi mentre uccidevano a sprangate Abdul.
Per carità, niente di grave, la Juve giocherà (pensate) una partita a porte chiuse, i due baristi si beccheranno alcuni anni di galera, e l'onta sarà così definitivamente lavata. Almeno fino alla prossima partita o al prossimo fattaccio di cronaca.
Poi ricomincerà di nuovo tutto da capo: nuove indignazioni, nuovi provvedimenti, nuovi processi. Con l'assoluta certezza, comunque, che gli imbecilli la faranno sempre da padroni.
Perché Obama assolve i responsabili delle torture?
Come sapete, io sono uno dei tanti che ha gioito per l'elezione di Obama, e che pensa - finora mi pare giustamente - che la sua salita alla Casa Bianca rappresenti una svolta non da poco nella storia americana.
Tuttavia questo non mi impedisce di evidenziare e, perché no, criticare gli aspetti del suo operato che non mi convincono. E uno di questi aspetti è la recente decisione di assolvere gli appartenenti alla Cia che nel recente passato, nella lotta di contrasto al terrorismo, hanno utilizzato la tortura come metodo per estorcere confessioni.
Scriveva il Corriere qualche giorno fa:
Per carità, il tutto apparentemente non fa una piega. Ma a me il discorso sulla "buona fede", che si ricollega un po' ai famosi "eseguivano gli ordini" e compagnia bella, puzza un po' e rievoca strane assonanze, pur ovviamente coi dovuti distinguo, con quanto dicevano i nazisti che compivano gli eccidi.
Va bene, adesso Obama ha ribadito che la tortura è un capitolo chiuso e che non verrà più utilizzata in nessun modo, ma sulle responsabilità di quelli che sono ricorsi sistematicamente a questi metodi è giusto che venga messa una pietra sopra? Senza contare poi che accanto ai singoli, quelli cioè che materialmente si prestavano a mettere in atto tale pratica, ci sono le responsabilità di chi sta più in alto (Bush ad esempio non ha mai fatto mistero di approvare, se non addirittura incoraggiare, tali metodi).
E adesso? Scusate, ci siamo sbagliati, e chi s'è visto s'è visto? Mah...
Tuttavia questo non mi impedisce di evidenziare e, perché no, criticare gli aspetti del suo operato che non mi convincono. E uno di questi aspetti è la recente decisione di assolvere gli appartenenti alla Cia che nel recente passato, nella lotta di contrasto al terrorismo, hanno utilizzato la tortura come metodo per estorcere confessioni.
Scriveva il Corriere qualche giorno fa:
Barack Obama "assolve" gli agenti della Cia che hanno usato «in buona fede» maniere forti su detenuti usando tecniche di tortura come il waterboarding. Il presidente americano, in un comunicato che accompagna la pubblicazione di quattro memorandum dell'amministrazione Bush sui metodi di interrogatorio ammessi nella guerra al terrorismo, ha assicurato che gli agenti Cia non passeranno guai con la giustizia. «Pubblicando questi documenti intendiamo assicurare che gli agenti, che hanno agito in buona fede basandosi sul consiglio legale del Dipartimento della Giustizia, non saranno messi sotto inchiesta», ha detto Obama spiegando che questo è un momento di «riflessione», non di «vendetta».
Per carità, il tutto apparentemente non fa una piega. Ma a me il discorso sulla "buona fede", che si ricollega un po' ai famosi "eseguivano gli ordini" e compagnia bella, puzza un po' e rievoca strane assonanze, pur ovviamente coi dovuti distinguo, con quanto dicevano i nazisti che compivano gli eccidi.
Va bene, adesso Obama ha ribadito che la tortura è un capitolo chiuso e che non verrà più utilizzata in nessun modo, ma sulle responsabilità di quelli che sono ricorsi sistematicamente a questi metodi è giusto che venga messa una pietra sopra? Senza contare poi che accanto ai singoli, quelli cioè che materialmente si prestavano a mettere in atto tale pratica, ci sono le responsabilità di chi sta più in alto (Bush ad esempio non ha mai fatto mistero di approvare, se non addirittura incoraggiare, tali metodi).
E adesso? Scusate, ci siamo sbagliati, e chi s'è visto s'è visto? Mah...
Volete generare un cartellone per Casini?
Paul the wine guy ne ha inventata un'altra delle sue. Se volete contribuire con la vostra creatività potete farlo qui. :-)
(via mante)
(immagine di lavyrtuosa)
La bacchetta magica che scatena il terrore
Avete presente quei film, specialmente i thriller o gli horror, in cui c'è l'immancabile scena della protagonista che rimane attonita, ammutolita e paralizzata dal terrore (di solito sbianca pure) al manifestarsi di qualcosa di terribile? Bene, è capitato anche alla Bianchetti - ci si mette pure il cognome - nella puntata di Domenica In della scorsa settimana.
Ma la povera conduttrice, come si vede nel video qui sotto, non sbianca per aver visto un assassino o una scena raccapricciante (a meno che il mago Silvan non le abbia fatto questo effetto), ma per una battuta su Berlusconi.
Mamma mia, panico! Silvan ha fatto una battuta sul premier, gli autori (presumo) si sbracciano verso la conduttrice chiedendo di intervenire e lei che a gesti li tranquillizza come a dire: "Non vi preoccupate, sistemo tutto io." E poi via al pistolotto riparatore coi ringraziamenti e l'elogio alle istituzioni attive nelle zone terremotate. Ma cosa c'entra?
E poi, scusate, abbiamo un premier che praticamente deve la maggior parte della sua popolarità all'estero alle gag e alle barzellette (quello che da noi chiamano carisma) e una volta che ne è vittima lui succede il panico? Ah, già, non ci avevo pensato, in una televisione dove un vignettista viene censurato per un disegno è una cosa più che normale.
Ma la povera conduttrice, come si vede nel video qui sotto, non sbianca per aver visto un assassino o una scena raccapricciante (a meno che il mago Silvan non le abbia fatto questo effetto), ma per una battuta su Berlusconi.
Mamma mia, panico! Silvan ha fatto una battuta sul premier, gli autori (presumo) si sbracciano verso la conduttrice chiedendo di intervenire e lei che a gesti li tranquillizza come a dire: "Non vi preoccupate, sistemo tutto io." E poi via al pistolotto riparatore coi ringraziamenti e l'elogio alle istituzioni attive nelle zone terremotate. Ma cosa c'entra?
E poi, scusate, abbiamo un premier che praticamente deve la maggior parte della sua popolarità all'estero alle gag e alle barzellette (quello che da noi chiamano carisma) e una volta che ne è vittima lui succede il panico? Ah, già, non ci avevo pensato, in una televisione dove un vignettista viene censurato per un disegno è una cosa più che normale.
domenica 19 aprile 2009
Leggere tra le righe
Sto veramente cominciando a pensare cosa faremmo noi blogger se non ci fosse Berlusconi, anzi se non ci fossero le sue dichiarazioni da commentare. Probabilmente passeremmo il nostro tempo a parlare di cose serie. Che poi è un po' quello che dovrebbero fare anche i giornali, invece di fare da cassa di risonanza di ogni dichiarazione, specie quando questa appare spesso, come dire, un po' campata per aria. Ma questo abbiamo e questo prendiamo. Ecco quindi che, alle precedenti dichiarazioni sulla questione dei soldi necessari alla ricostruzione, ne sono seguite altre che spaziano dall'informazione a quello di cui dovrebbero occuparsi i magistrati, passando ovviamente attraverso validi suggerimenti su quali sono le cose veramente importanti e quali no.
Mi permetto quindi di fare qualche commento personale a quanto detto ieri dal premier in quel d'Abruzzo.
Mi rendo conto che in questo momento la priorità potrebbe sembrare quella della ricostruzione nei tempi più brevi possibili, e probabilmente lo è, ma non mi sembra che l'andare dietro a "cose che ormai sono accadute" sia una perdita di tempo. Perché magari, chissà, occuparsi anche di questo potrebbe servire a capire come mai le suddette cose sono andate così e in base a questo fare in modo che non accadano più. Non mi sembra un concetto molto difficile da capire.
Ma no, e che diamine, ci sono tante cose di cui parlare: le zuffe all'interno del grande fratello, il surriscaldamento globale, la famiglia Buffon in vacanza a Portofino, l'ultimo tour di Tiziano Ferro; e poi, scusate, abbiamo il batterista dei Pooh che se ne va, mi sembra giusto indignarsi se i giornali non ci badano molto e danno la precedenza al resoconto puntuale delle inchieste che mirano a capire come mai un terremoto, per il quale in altre parti del mondo la gente non sarebbe neppure uscita di casa, da noi fa quasi 300 morti. Ecchecavolo... un po' di serietà questi giornali!
Senza contare il fatto che tra un po', qualora passasse la legge sulle intercettazioni ancora in discussione in Parlamento, cosa di cui ogni tanto è bene ricordarsi, di tutto ciò i giornali non potrebbero comunque occuparsi pena (inizialmente) la galera per i giornalisti e sanzioni per gli editori. Così, giusto per fare un po' di promemoria.
Ma naturalmente. E infatti tra quelli che si rimboccano le maniche ci sono pure i magistrati, i quali, guarda un po', fanno di mestiere proprio questo: trovare prove, il più possibile consistenti, e accertare responsabilità. A meno che non si voglia utilizzare il classico colpo di spugna, cioè dire che ormai quello che è successo è successo, mettiamoci una pietra sopra e non pensiamoci più. Ma da quello che letto in giro e sentito nei tiggì, non mi pare che sia proprio questo che chiedono gli scampati al sisma.
A dire la verità, se vogliamo essere pignoli, la regione Abruzzo è stata governata a rotazione un po' da tutti. La DC ha fatto la parte del leone (l'ha amministrata ininterrottamente dal 1970 al 1992), ma ci hanno poi messo le mani parecchi altri: Alleanza Nazionale, Partito Democratico, Partito Popolare Italiano e per ultimo il Pdl di Chiodi (fonte). Quindi, se responsabilità per omessi controlli e vigilanza ci sono state, e la magistratura è lì apposta per accertarlo, mi sembra difficile che qualcuno possa esserne esente. E in ogni caso, davanti a tragedie di questa portata mettersi lì a sindacare quale parte politica abbia più o meno responsabilità mi sembra perlomeno di cattivo gusto.
Interessante, e chiudo, il fatto poi che il premier pensi che un costruttore che in una zona sismica risparmia sul ferro e sul cemento sia un pazzo o un criminale, come se il nostro paese non abbondasse - purtroppo - di entrambe le categorie. Ma cos'è, casca dal pero o vuole veramente prenderci per fessi?
Mi permetto quindi di fare qualche commento personale a quanto detto ieri dal premier in quel d'Abruzzo.
"Per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono accadute"
Mi rendo conto che in questo momento la priorità potrebbe sembrare quella della ricostruzione nei tempi più brevi possibili, e probabilmente lo è, ma non mi sembra che l'andare dietro a "cose che ormai sono accadute" sia una perdita di tempo. Perché magari, chissà, occuparsi anche di questo potrebbe servire a capire come mai le suddette cose sono andate così e in base a questo fare in modo che non accadano più. Non mi sembra un concetto molto difficile da capire.
"Se qualcuno è colpevole, le responsabilità emergeranno, ma per favore non riempiamo le pagine dei giornali di inchieste"
Ma no, e che diamine, ci sono tante cose di cui parlare: le zuffe all'interno del grande fratello, il surriscaldamento globale, la famiglia Buffon in vacanza a Portofino, l'ultimo tour di Tiziano Ferro; e poi, scusate, abbiamo il batterista dei Pooh che se ne va, mi sembra giusto indignarsi se i giornali non ci badano molto e danno la precedenza al resoconto puntuale delle inchieste che mirano a capire come mai un terremoto, per il quale in altre parti del mondo la gente non sarebbe neppure uscita di casa, da noi fa quasi 300 morti. Ecchecavolo... un po' di serietà questi giornali!
Senza contare il fatto che tra un po', qualora passasse la legge sulle intercettazioni ancora in discussione in Parlamento, cosa di cui ogni tanto è bene ricordarsi, di tutto ciò i giornali non potrebbero comunque occuparsi pena (inizialmente) la galera per i giornalisti e sanzioni per gli editori. Così, giusto per fare un po' di promemoria.
Quando ci sono questi eventi - insiste dall'Aquila il Cavaliere - c'è chi si rimbocca le maniche e chi invece si prodiga a ricercare responsabilità. Io sono diverso, non è nel mio dna. E poi, per indicare responsabilità ci devono essere prove consistenti"
Ma naturalmente. E infatti tra quelli che si rimboccano le maniche ci sono pure i magistrati, i quali, guarda un po', fanno di mestiere proprio questo: trovare prove, il più possibile consistenti, e accertare responsabilità. A meno che non si voglia utilizzare il classico colpo di spugna, cioè dire che ormai quello che è successo è successo, mettiamoci una pietra sopra e non pensiamoci più. Ma da quello che letto in giro e sentito nei tiggì, non mi pare che sia proprio questo che chiedono gli scampati al sisma.
"A me sembra inverosimile - continua il presidente del Consiglio - un costruttore che costruisce su una zona sismica e risparmia sul ferro e sul cemento può essere solo un pazzo o un delinquente. E comunque, conclude, se ci sono state responsabilità nei controlli non sono della mia parte politica, in quanto negli anni passati questa regione e questa provincia sono state amministrate dalla sinistra"
A dire la verità, se vogliamo essere pignoli, la regione Abruzzo è stata governata a rotazione un po' da tutti. La DC ha fatto la parte del leone (l'ha amministrata ininterrottamente dal 1970 al 1992), ma ci hanno poi messo le mani parecchi altri: Alleanza Nazionale, Partito Democratico, Partito Popolare Italiano e per ultimo il Pdl di Chiodi (fonte). Quindi, se responsabilità per omessi controlli e vigilanza ci sono state, e la magistratura è lì apposta per accertarlo, mi sembra difficile che qualcuno possa esserne esente. E in ogni caso, davanti a tragedie di questa portata mettersi lì a sindacare quale parte politica abbia più o meno responsabilità mi sembra perlomeno di cattivo gusto.
Interessante, e chiudo, il fatto poi che il premier pensi che un costruttore che in una zona sismica risparmia sul ferro e sul cemento sia un pazzo o un criminale, come se il nostro paese non abbondasse - purtroppo - di entrambe le categorie. Ma cos'è, casca dal pero o vuole veramente prenderci per fessi?
By this river
Siamo nel 1977, Brian Eno pubblica Before and after Science, all'interno del quale c'è questa bellissima e malinconica By this river (testo qui).
Da vedere e ascoltare con la visualizzazione a schermo intero.
Abbiate una buona domenica.
Da vedere e ascoltare con la visualizzazione a schermo intero.
Abbiate una buona domenica.
sabato 18 aprile 2009
Non ci sarà nessuna tassa per il sisma... o forse sì?
La settima visita del premier nelle terre terremotate non è certo passata inosservata, nonostante lui stesso, non più di qualche giorno fa, avesse invitato tutti a smetterla con le passerelle mediatiche (ah, dimenticavo, manca ancora il papa, dovrebbe arrivare il 28). Ovviamente molta carne al fuoco e molte dichiarazioni.
Arriva quindi la delicata questione dei finanziamenti per la ricostruzione.
Frasi rassicuranti, che stanno a indicare che non ci sarà un aggravio della pressione fiscale a carico dei cittadini per far fronte alla ricostruzione. Probabilmente il tutto anche per tranquillizzare quei 20 o 30 italiani che dichiarano più di 130.000 € sui quali era inizialmente prevista una tassazione aggiuntiva speciale che variava dal 2 al 4%. Insomma, ancora una volta i ricchi possono stare tranquilli. E d'altra parte, e Berlusconi lo sa bene, il famoso motto "non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani" è stato uno dei (tanti) leit-movie della campagna elettorale.
Ma c'è un problema, e non di poco conto: in cassa non c'è un soldo. E non lo dico io, ma lo dice Tremonti in alcune dichiarazioni riportate da Repubblica non alcuni mesi fa, ma due giorni fa. Ecco alcune delle parole di Tremonti contenute nell'articolo dal titolo che è tutto un programma: "Non ci sono soldi, bisogna agire sul fisco."
Tiriamo le somme: Tremonti, forse quello coi piedi più per terra, dice che non c'è una lira e che per finanziare la ricostruzione l'unica soluzione sono le tasse. Berlusconi, quello più avvezzo ai proclami, dice che non ce n'è bisogno. In mezzo ci sono loro, i terremotati, ai quali, probabilmente, di tutto ciò frega ben poco.
«Tre case su quattro saranno agibili in 30 giorni»
[...]
«lo Stato ricostruirà il 100% delle case che sono state distrutte o lesionate dal terremoto». «Se qualche cittadino poi volesse costruire per se stesso la casa altrove - ha aggiunto - lo Stato ricostruirà ovunque la sua casa distrutta ma farà anche di più: darà a quel cittadino un contributo tra il 33 e il 50% e la possibilità di coprire la restante parte con un mutuo trentennale»
Arriva quindi la delicata questione dei finanziamenti per la ricostruzione.
«I finanziamenti li abbiamo - ha detto il premier -. C'è la sicurezza che i soldi necessari ci sono e che non si trasformeranno in nuove tasse per i cittadini. Ho voluto io decidere, visto che la filosofia del governo è diminuire e non aumentare la tassazione»
Frasi rassicuranti, che stanno a indicare che non ci sarà un aggravio della pressione fiscale a carico dei cittadini per far fronte alla ricostruzione. Probabilmente il tutto anche per tranquillizzare quei 20 o 30 italiani che dichiarano più di 130.000 € sui quali era inizialmente prevista una tassazione aggiuntiva speciale che variava dal 2 al 4%. Insomma, ancora una volta i ricchi possono stare tranquilli. E d'altra parte, e Berlusconi lo sa bene, il famoso motto "non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani" è stato uno dei (tanti) leit-movie della campagna elettorale.
Ma c'è un problema, e non di poco conto: in cassa non c'è un soldo. E non lo dico io, ma lo dice Tremonti in alcune dichiarazioni riportate da Repubblica non alcuni mesi fa, ma due giorni fa. Ecco alcune delle parole di Tremonti contenute nell'articolo dal titolo che è tutto un programma: "Non ci sono soldi, bisogna agire sul fisco."
«Le risorse non sono sufficienti»: parola di Giulio Tremonti, ministro dell' Economia, che ieri ha passato più di due ore a Palazzo Grazioli a ragionare insieme al premier, Silvio Berlusconi, e al responsabile della Protezione civile, Guido Bertolaso, subito dopo un vertice politico con la Lega. La ricostruzione delle aree abruzzesi colpite dal terremoto costerà tantissimo, diversi miliardi, e i risultati dovranno arrivare entro la fine della legislatura, cioè entro il 2013.
[...]
Questa è una partita complicatissima per Tremonti e Berlusconi, nella quale non valgono le regole tradizionali perché c' è una crisi mondiale che riduce gli spazi di manovra. E i due non sono in totale sintonia, soprattutto sull' opportunità di agire sul fronte fiscale. Ieri, implacabili, a ricordare le difficoltà sono arrivati gli ultimi dati della Banca d' Italia: debito pubblico a livello record (oltre quota 1.708 miliardi di euro) e entrate tributarie in caduta libera (-7,2 per cento) nei primi due mesi di quest' anno. Numeri gelidi, dalla recessione. Eppure bisogna trovare i soldi. (fonte)
Tiriamo le somme: Tremonti, forse quello coi piedi più per terra, dice che non c'è una lira e che per finanziare la ricostruzione l'unica soluzione sono le tasse. Berlusconi, quello più avvezzo ai proclami, dice che non ce n'è bisogno. In mezzo ci sono loro, i terremotati, ai quali, probabilmente, di tutto ciò frega ben poco.
Lo spam di Brunetta
Come vedete dall'immagine qui sopra, ho ricevuto un'e-mail da Renato Brunetta, anzi dal suo staff, o presunto tale. E pare che non l'abbia ricevuta solo io, ma sia stata spammata praticamente mezza internet.
Non so cosa ci sia dietro, né ho voglia di saperlo. Secondo Minotti il mittente spammatore sarebbe un certo ServerStudio s.r.l., che dovrebbe essere lo stesso che cura anche il suo blog.
Beh, che dire? Se anche i politici, o chi per loro, si mettono a spammare...
Notizie in pillole (17)
Era da un po' di tempo che non pubblicavo più qualche pillola - le ultime risalgono al 17 gennaio scorso -, e visto che negli ultimi due o tre giorni sono successe molte cose sulle quali mi sarebbe piaciuto (ma non ho avuto il tempo) sviluppare un articolo, ve ne elenco qualcuna qui di seguito, in maniera molto sintetica.
Di chi sono le foto che mettiamo su Facebook? Come molti di voi sapranno già, il celebre social network ideato e fondato da Marck Zuckerberg ha sempre avuto un rapporto molto travagliato con tutto ciò che riguarda la privacy. Ieri, un altro interessante aspetto in merito è stato messo in luce da Punto Informatico, e riguarda la gestione delle fotografie che gli utenti caricano sul portale. Secondo Guido Scorza, autore dell'articolo, all'atto dell'upload le immagini vengono caricate su server diversi da quelli su cui gira il portale. Ad esse viene quindi assegnato un indirizzo ip esclusivo che le rende raggiungibili, conoscendone l'url esatto, anche senza passare dal portale. Una cosa che mette un po' i brividi. Dettagli qui.
Nessuno vuole il mercantile con gli immigrati. Non siamo ancora all'incidente diplomatico, ma quasi. Italia e Malta sono infatti ai ferri corti perché nessuno vuole accogliere la nave portacontainer turca che ha caricato a bordo gli immigrati clandestini incrociati su un paio di barconi in acque di competenza maltese. Alla base di tutto ci sarebbero diverse interpretazioni degli accordi internazionali in materia. Maroni, comunque, non ne vuole sapere. Si prospetta la replica della vicenda della nave tedesca Cap Anamur, che nel 2004 - sulla vicenda indagò pure la Corte Europea dei Diritti Umani - rimase in mare aperto per quasi tre settimane.
Pirate Bay condannata. Quattro responsabili di Pirate Bay, uno dei maggiori portali di indicizzazione e scambio files in rete, sono stati condannati a un anno di galera e quasi 3 milioni di euro di indennizzo ad alcune major discografiche e cinematografiche. Le quali ovviamente gongolano, anche perché non hanno capito che si tratta di una vittoria di Pirro.
Le motivazioni di Genchi. Qualche giorno fa, ricorderete, il tribunale del riesame di Roma ha dichiarato illegittimo il sequestro da parte del Ros dei computer di Genchi, quelli che conterrebbero il fantomatico archivio. Lo stesso Genchi ha riportato ieri, nelle sue pagine su Facebook, quanto scritto da Travaglio in proposito:
Le proprietà immobiliari del Vaticano in Francia. Alla fine si è arreso pure Le Parisien, la testata francese che ha condotto un'inchiesta sulle proprietà immobiliari del Vaticano in Francia. Ha scoperto parecchie cosette, come appartamenti di lusso affittati a prezzi di favore a importanti personalità della società (ministri, ecc...), e poi immobili d'impresa, hotel, speculazioni immobiliari in corso per svariati milioni di euro e altre cose, ma riuscire a venire a capo di tutto è stato impossibile. Spettacolari le parole del segretario aggiunto della conferenza episcopale francese: "Basta fantasie, la chiesa è povera!"
La riscossa di Anno Zero. Si potrebbe scrivere parecchio sulla famosa "puntata riparatrice" di Annozero andata in onda giovedì sera. Ha fatto il record di ascolti della serata, Ghedini ha detto che lui a Vauro non l'avrebbe mai sospeso, Santoro ha detto che la sua trasmissione è come un tg4, però fatto bene. Ma forse la cosa più interessante da segnalare è che è stata surclassata la De Filippi.
Soddisfazione non da poco.
Di chi sono le foto che mettiamo su Facebook? Come molti di voi sapranno già, il celebre social network ideato e fondato da Marck Zuckerberg ha sempre avuto un rapporto molto travagliato con tutto ciò che riguarda la privacy. Ieri, un altro interessante aspetto in merito è stato messo in luce da Punto Informatico, e riguarda la gestione delle fotografie che gli utenti caricano sul portale. Secondo Guido Scorza, autore dell'articolo, all'atto dell'upload le immagini vengono caricate su server diversi da quelli su cui gira il portale. Ad esse viene quindi assegnato un indirizzo ip esclusivo che le rende raggiungibili, conoscendone l'url esatto, anche senza passare dal portale. Una cosa che mette un po' i brividi. Dettagli qui.
Nessuno vuole il mercantile con gli immigrati. Non siamo ancora all'incidente diplomatico, ma quasi. Italia e Malta sono infatti ai ferri corti perché nessuno vuole accogliere la nave portacontainer turca che ha caricato a bordo gli immigrati clandestini incrociati su un paio di barconi in acque di competenza maltese. Alla base di tutto ci sarebbero diverse interpretazioni degli accordi internazionali in materia. Maroni, comunque, non ne vuole sapere. Si prospetta la replica della vicenda della nave tedesca Cap Anamur, che nel 2004 - sulla vicenda indagò pure la Corte Europea dei Diritti Umani - rimase in mare aperto per quasi tre settimane.
Pirate Bay condannata. Quattro responsabili di Pirate Bay, uno dei maggiori portali di indicizzazione e scambio files in rete, sono stati condannati a un anno di galera e quasi 3 milioni di euro di indennizzo ad alcune major discografiche e cinematografiche. Le quali ovviamente gongolano, anche perché non hanno capito che si tratta di una vittoria di Pirro.
Le motivazioni di Genchi. Qualche giorno fa, ricorderete, il tribunale del riesame di Roma ha dichiarato illegittimo il sequestro da parte del Ros dei computer di Genchi, quelli che conterrebbero il fantomatico archivio. Lo stesso Genchi ha riportato ieri, nelle sue pagine su Facebook, quanto scritto da Travaglio in proposito:
Gioacchino Genchi, additato dal Copasir, da politici di destra e sinistra e dalla stampa al seguito come un mostro che spia tutto e tutti e dunque «merita l’arresto» (Gasparri), «ha agito correttamente» senza violare alcuna legge. Lo scrive il Riesame di Roma, presieduto da Francesco Taurisano, nelle motivazioni all’annullamento dei sequestri dei computer di Genchi, disposti dai procuratori Toro e Rossi ed eseguiti dal Ros. Di più: i giudici demoliscono pure le fantasiose accuse mosse a suo carico (abuso d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico, violazione dell’immunità parlamentare e del segreto di Stato). Genchi «non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati all’acquisizione dei tabulati» (Mastella & C.): «agiva di volta in volta in forza del decreto autorizzatorio del pm De Magistris, comunicandogli ogni...coinvolgimento di membri del Parlamento intestatari delle utenze». L’accesso all’anagrafe dell’Agenzia delle Entrate «non ha arrecato nocumento» ad alcuno. Quanto ai tabulati di uomini dei servizi segreti, «non è dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato», ma soprattutto «il tribunale non rinviene la norma di legge» che vieterebbe di acquisire i tabulati di uno 007: «Genchi agì nell’esercizio delle sue funzioni di ausiliario del pm De Magistris». Domandina: quando tre pm di Salerno perquisirono la Procura di Catanzaro e il Riesame diede loro ragione, il Csm li cacciò su due piedi. Ora che due pm di Roma han perquisito Genchi e il Riesame ha dato loro torto, cosa pensa di fare il Csm? Per coerenza, non potrà che promuoverli.
Le proprietà immobiliari del Vaticano in Francia. Alla fine si è arreso pure Le Parisien, la testata francese che ha condotto un'inchiesta sulle proprietà immobiliari del Vaticano in Francia. Ha scoperto parecchie cosette, come appartamenti di lusso affittati a prezzi di favore a importanti personalità della società (ministri, ecc...), e poi immobili d'impresa, hotel, speculazioni immobiliari in corso per svariati milioni di euro e altre cose, ma riuscire a venire a capo di tutto è stato impossibile. Spettacolari le parole del segretario aggiunto della conferenza episcopale francese: "Basta fantasie, la chiesa è povera!"
La riscossa di Anno Zero. Si potrebbe scrivere parecchio sulla famosa "puntata riparatrice" di Annozero andata in onda giovedì sera. Ha fatto il record di ascolti della serata, Ghedini ha detto che lui a Vauro non l'avrebbe mai sospeso, Santoro ha detto che la sua trasmissione è come un tg4, però fatto bene. Ma forse la cosa più interessante da segnalare è che è stata surclassata la De Filippi.
Soddisfazione non da poco.
venerdì 17 aprile 2009
Il terremoto? Voluto da Dio
Si può pensare a lungo, si può cercare di contestualizzare certe dichiarazioni in modo tale da provare a dare loro un senso, una logica.
Beh, io non ci sono riuscito. Se qualcuno vuole provare...
Beh, io non ci sono riuscito. Se qualcuno vuole provare...
Uno "sporco" lavoro
Quando pensate di essere ragionevolmente al sicuro, al riparo da occhi indiscreti, e vi dedicate quindi alla vostra attività preferita, state tranquilli che Google c'è...
:-)
(via Gizmodo)
:-)
(via Gizmodo)
Il referendum? Per molti, ma non per tutti
Mi pare difficile trovare un argomento che in un lasso di tempo tutto sommato abbastanza lungo abbia tenuto banco come questo benedetto referendum. Ma il problema non è che ha tenuto banco perché si è cercato di prendere decisioni (sulla data) che potessero venire incontro a chi va a votare, se ci andrà, ma perché ognuno (di lorsignori) ha cercato di tirare l'acqua al suo mulino, come si suol dire (e come al solito).
Ora una decisione pare presa: si voterà - il "probabilmente" è sempre d'obbligo - il 21 giugno. Così ha annunciato infatti il ministro della semplificazione Calderoli (semplificazione di cosa, poi? Se si voleva semplificare veramente il tutto si faceva l'Election Day e si risparmiavano tempo e qualche centinaio di milioni di euro). Data, questa, che è stata scelta non per accontentare il maggior numero di soggetti possibile, ma per cercare di scontentarne il meno possibile. C'è una leggera differenza.
E quale è stato l'ago della bilancia in tutto ciò? La Lega, che ha sempre rifuggito come la peste l'idea di accorpare europee e referendum il 7 giugno, perché ovviamente ci sarebbero state molte più probabilità di raggiungimento del famoso quorum con la prospettiva poco simpatica, sempre per la Lega, di sparire di fatto dalla scena politica. Tra l'altro, per poter svolgere la consultazione referendaria il 21 giugno, è necessario ricorrere a un decreto suppletivo (per legge, infatti, la data ultima utile è il 14), con relativa perdita di tempo e risorse, anche questa operazione fatta ovviamente in nome della famosa semplificazione di cui parlavo prima.
L'ago della bilancia, come dicevo, della decisione è stata la Lega, la quale ha puntato i piedi e, sotto la minaccia di far cadere il governo, è riuscita a convincere il Pdl per il 21. Per la verità non è chiaro se il carroccio intendesse veramente far cadere il governo in caso non avesse ottenuto soddisfazione sulla data - sapete com'è, l'ha riferito Berlusconi, va preso quindi con le pinze -, fatto sta che mi pare di poter fare una lapidaria analisi della situazione politica attuale che potrebbe essere riassunta in questi termini: Bossi governa e Berlusconi fa il portavoce.
Ma la cosa che veramente fa ridere (o piangere, dipende da che parte la si guarda), è che per raggiungere i proprio scopi, in questo caso quello di far fallire il referendum impedendo che venga raggiunto il quorum, si ricorre a espedienti e trucchetti invece di "combattere". Mi spiego. La Lega non vuole l'accorpamento del referendum con le europee per paura che tale concomitanza agevoli il raggiungimento di questo benedetto quorum. Bene, l'istanza mi pare, ovviamente dal suo punto di vista, più che legittima. Ma allora, invece di prendere gli italiani per sfinimento (e per i fondelli), perché non ha fatto la sua battaglia? Perché non ha indetto comizi, manifestazioni, che ne so, volantinaggi, annunci, per spiegare le sue ragioni e convincere i suoi elettori? Ricorrere a trucchi e a basse manovre di comodo per raggiungere questo scopo mi pare che la dica lunga sul senso in cui i politici, oggi, intendono il far politica.
Senza contare, poi, alla fine, che tutto questo movimento di mosse "strategiche" ed espedienti poteva essere evitato per un semplice motivo: il quorum, probabilmente, non sarebbe stato comunque raggiunto, neppure se si fosse votato il 7 giugno. Ovviamente è un'ipotesi mia, ma sapete perché mi è balenata in testa? Perché ho fatto una piccola ricerca e ho visto che l'ultimo referendum ad aver raggiunto questo benedetto quorum è stato quello promosso dai Radicali nel 1995 sul tetto massimo di raccolta pubblicitaria nelle tv private. Da quella data in poi nessuna consultazione, e ne sono state indette moltissime, ha più raggiunto il quorum necessario. E sì che si trattava anche di argomenti di una certa importanza e interesse. Ora, se alla maggior parte degli aventi diritto non è mai fregato niente di esprimere la sua opinione in merito a procreazione medicalmente assistita, problemi dei lavoratori, regolamentazione dei licenziamenti, trattenute sindacali e via dicendo, veramente qualcuno pensava che si sarebbe raggiunto il quorum su un referendum che riguarda la modifica del sistema elettorale, argomento di cui notoriamente non frega niente a nessuno? Ma via, siamo seri.
Intendiamoci, i colpi di scena sono sempre possibili, specialmente in politica, ma in questo caso, veramente, il raggiungimento del quorum mi pare quanto mai improbabile, sia che si voti il 7 il 14 o il 21. Insomma, a mio avviso tutto questo teatrino ce lo potevano anche risparmiare.
Ora una decisione pare presa: si voterà - il "probabilmente" è sempre d'obbligo - il 21 giugno. Così ha annunciato infatti il ministro della semplificazione Calderoli (semplificazione di cosa, poi? Se si voleva semplificare veramente il tutto si faceva l'Election Day e si risparmiavano tempo e qualche centinaio di milioni di euro). Data, questa, che è stata scelta non per accontentare il maggior numero di soggetti possibile, ma per cercare di scontentarne il meno possibile. C'è una leggera differenza.
E quale è stato l'ago della bilancia in tutto ciò? La Lega, che ha sempre rifuggito come la peste l'idea di accorpare europee e referendum il 7 giugno, perché ovviamente ci sarebbero state molte più probabilità di raggiungimento del famoso quorum con la prospettiva poco simpatica, sempre per la Lega, di sparire di fatto dalla scena politica. Tra l'altro, per poter svolgere la consultazione referendaria il 21 giugno, è necessario ricorrere a un decreto suppletivo (per legge, infatti, la data ultima utile è il 14), con relativa perdita di tempo e risorse, anche questa operazione fatta ovviamente in nome della famosa semplificazione di cui parlavo prima.
L'ago della bilancia, come dicevo, della decisione è stata la Lega, la quale ha puntato i piedi e, sotto la minaccia di far cadere il governo, è riuscita a convincere il Pdl per il 21. Per la verità non è chiaro se il carroccio intendesse veramente far cadere il governo in caso non avesse ottenuto soddisfazione sulla data - sapete com'è, l'ha riferito Berlusconi, va preso quindi con le pinze -, fatto sta che mi pare di poter fare una lapidaria analisi della situazione politica attuale che potrebbe essere riassunta in questi termini: Bossi governa e Berlusconi fa il portavoce.
Ma la cosa che veramente fa ridere (o piangere, dipende da che parte la si guarda), è che per raggiungere i proprio scopi, in questo caso quello di far fallire il referendum impedendo che venga raggiunto il quorum, si ricorre a espedienti e trucchetti invece di "combattere". Mi spiego. La Lega non vuole l'accorpamento del referendum con le europee per paura che tale concomitanza agevoli il raggiungimento di questo benedetto quorum. Bene, l'istanza mi pare, ovviamente dal suo punto di vista, più che legittima. Ma allora, invece di prendere gli italiani per sfinimento (e per i fondelli), perché non ha fatto la sua battaglia? Perché non ha indetto comizi, manifestazioni, che ne so, volantinaggi, annunci, per spiegare le sue ragioni e convincere i suoi elettori? Ricorrere a trucchi e a basse manovre di comodo per raggiungere questo scopo mi pare che la dica lunga sul senso in cui i politici, oggi, intendono il far politica.
Senza contare, poi, alla fine, che tutto questo movimento di mosse "strategiche" ed espedienti poteva essere evitato per un semplice motivo: il quorum, probabilmente, non sarebbe stato comunque raggiunto, neppure se si fosse votato il 7 giugno. Ovviamente è un'ipotesi mia, ma sapete perché mi è balenata in testa? Perché ho fatto una piccola ricerca e ho visto che l'ultimo referendum ad aver raggiunto questo benedetto quorum è stato quello promosso dai Radicali nel 1995 sul tetto massimo di raccolta pubblicitaria nelle tv private. Da quella data in poi nessuna consultazione, e ne sono state indette moltissime, ha più raggiunto il quorum necessario. E sì che si trattava anche di argomenti di una certa importanza e interesse. Ora, se alla maggior parte degli aventi diritto non è mai fregato niente di esprimere la sua opinione in merito a procreazione medicalmente assistita, problemi dei lavoratori, regolamentazione dei licenziamenti, trattenute sindacali e via dicendo, veramente qualcuno pensava che si sarebbe raggiunto il quorum su un referendum che riguarda la modifica del sistema elettorale, argomento di cui notoriamente non frega niente a nessuno? Ma via, siamo seri.
Intendiamoci, i colpi di scena sono sempre possibili, specialmente in politica, ma in questo caso, veramente, il raggiungimento del quorum mi pare quanto mai improbabile, sia che si voti il 7 il 14 o il 21. Insomma, a mio avviso tutto questo teatrino ce lo potevano anche risparmiare.
giovedì 16 aprile 2009
Promesse mantenute
A un anno dall'insediamento del governo, che, ricordiamo, ha vinto le elezioni anche sulla promessa di fermare l'immigrazione clandestina, mi pare che i risultati comincino a vedersi sul serio.
Merito, probabilmente, dei seri accordi bilaterali Italia-Libia e dei frequenti incontri tra amici nella famosa tenda.
Merito, probabilmente, dei seri accordi bilaterali Italia-Libia e dei frequenti incontri tra amici nella famosa tenda.
Annozero, cadono le prime teste
Dopo alcuni giorni di riunioni e consultazioni in casa Rai, sono arrivati i primi provvedimenti a carico di Santoro e soci per la trasmissione Annozero andata in onda giovedì scorso, e cioè l'obbligo per il conduttore di mettere in piedi una puntata "riparatrice" e la sospensione del vignettista Vauro a causa di alcune vignette mostrate in trasmissione.
In particolare, la vignetta di Vauro che, almeno stando a quanto riporta La Stampa, gli è costata la sospensione sarebbe questa:
Ognuno, com'è naturale che sia, ha una propria sensibilità e un proprio modo di vedere e interpretare le cose. Vauro è stato sospeso perché questa vignetta, secondo i vertici Rai, avrebbe leso i sentimenti di pietà dei defunti. A me sinceramente non sembra; evidentemente sono anch'io senza pietà. Anzi, mi pare una motivazione pure un tantinello ipocrita messa lì per tentare di giustificare un provvedimento che sa molto di censura. Ma, come al solito, si tratta di una mia impressione.
Piuttosto, quello che ho trovato curioso, e per certi versi anche abbastanza divertente, è la questione della puntata riparatrice. Santoro, infatti, dovrà fare in modo che "sin dalla prossima puntata di Annozero siano attivati i necessari e doverosi riequilibri informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda dall'Abruzzo". Ma cos'è, una presa in giro? Cosa dovrebbe fare quindi, mandare in onda altrettanti servizi in cui si dice che la macchina dei soccorsi è stata perfetta?
Sapete cosa mi ha fatto venire in mente questa cosa? Avete presente quando si va dal prete a confessarsi e in base alla gravità di quello che si è combinato ci si becca la penitenza (di solito una sequela più o meno lunga di Pater Ave Gloria da recitare)? Ecco, più o meno la stessa cosa.
Naturalmente, dopo Santoro, aspettiamo che i vertici Rai prendano provvedimenti contro altre vergogne, queste a mio avviso molto più gravi, di cui si è macchiata l'informazione di stato.
In particolare, la vignetta di Vauro che, almeno stando a quanto riporta La Stampa, gli è costata la sospensione sarebbe questa:
Ognuno, com'è naturale che sia, ha una propria sensibilità e un proprio modo di vedere e interpretare le cose. Vauro è stato sospeso perché questa vignetta, secondo i vertici Rai, avrebbe leso i sentimenti di pietà dei defunti. A me sinceramente non sembra; evidentemente sono anch'io senza pietà. Anzi, mi pare una motivazione pure un tantinello ipocrita messa lì per tentare di giustificare un provvedimento che sa molto di censura. Ma, come al solito, si tratta di una mia impressione.
Piuttosto, quello che ho trovato curioso, e per certi versi anche abbastanza divertente, è la questione della puntata riparatrice. Santoro, infatti, dovrà fare in modo che "sin dalla prossima puntata di Annozero siano attivati i necessari e doverosi riequilibri informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda dall'Abruzzo". Ma cos'è, una presa in giro? Cosa dovrebbe fare quindi, mandare in onda altrettanti servizi in cui si dice che la macchina dei soccorsi è stata perfetta?
Sapete cosa mi ha fatto venire in mente questa cosa? Avete presente quando si va dal prete a confessarsi e in base alla gravità di quello che si è combinato ci si becca la penitenza (di solito una sequela più o meno lunga di Pater Ave Gloria da recitare)? Ecco, più o meno la stessa cosa.
Naturalmente, dopo Santoro, aspettiamo che i vertici Rai prendano provvedimenti contro altre vergogne, queste a mio avviso molto più gravi, di cui si è macchiata l'informazione di stato.
mercoledì 15 aprile 2009
Facebook a quota 200 milioni
L'annuncio l'ha fatto lo stesso fondatore, Mark Zuckerberg, con questo post pubblicato l'8 aprile scorso, pochi giorni prima del raggiungimento del duecentomilionesimo utente registrato. Numeri da capogiro per un social network, i cui utenti continuano a crescere a ritmo di 500.000 persone al giorno (erano 150 milioni a gennaio).
Un social network, però, almeno stando a quanto si legge in giro, tutt'altro che in salute dal punto di vista finanziario, con un indebitamento che si aggira attualmente sui 200 milioni di dollari, dovuti principalmente alle spese di gestione dei server e della banda. Una situazione che aveva addirittura spinto i vertici, agli inizi di febbraio, a decidere di mettere in vendita i dati degli utenti.
Anche io, una decina di giorni fa e dopo lunghe perplessità, mi sono iscritto, e devo dire che tutto sommato la cosa, almeno i primi giorni, mi è sembrata abbastanza coinvolgente. La peculiarità più interessante è ovviamente quella di poter ricercare conoscenti anche di vecchia data impostando alcuni parametri di ricerca (scuola frequentata, azienda, età, ecc..), ma è apprezzabile pure il fatto di poter interagire, anche in tempo reale, coi propri "amici" e di poter segnalare link, pensieri, notizie, video.
Facebook naturalmente non è solo questo (mi sono limitato a segnalare velocemente i pochi aspetti che per ora ho apprezzato), e nell'attesa di vedere se il modello di business sopravviverà, torno al mio blog. Che sicuramente preferisco.
Un social network, però, almeno stando a quanto si legge in giro, tutt'altro che in salute dal punto di vista finanziario, con un indebitamento che si aggira attualmente sui 200 milioni di dollari, dovuti principalmente alle spese di gestione dei server e della banda. Una situazione che aveva addirittura spinto i vertici, agli inizi di febbraio, a decidere di mettere in vendita i dati degli utenti.
Anche io, una decina di giorni fa e dopo lunghe perplessità, mi sono iscritto, e devo dire che tutto sommato la cosa, almeno i primi giorni, mi è sembrata abbastanza coinvolgente. La peculiarità più interessante è ovviamente quella di poter ricercare conoscenti anche di vecchia data impostando alcuni parametri di ricerca (scuola frequentata, azienda, età, ecc..), ma è apprezzabile pure il fatto di poter interagire, anche in tempo reale, coi propri "amici" e di poter segnalare link, pensieri, notizie, video.
Facebook naturalmente non è solo questo (mi sono limitato a segnalare velocemente i pochi aspetti che per ora ho apprezzato), e nell'attesa di vedere se il modello di business sopravviverà, torno al mio blog. Che sicuramente preferisco.
Previsioni (azzeccate)
Noi avremo un giornalismo sempre peggiore perché sempre più in cerca di audience, sempre più in cerca di pubblicità e quindi sempre più portato ad assecondare i peggiori gusti del pubblico, invece di correggerli. Intendiamoci, il pubblico è sempre il nostro padrone, non si può prenderlo di petto ma lo si deve educare. Senza mostrarlo però, perché non c’è niente di peggio degli atteggiamenti da mentori. (Indro Montanelli)
(via Wittgenstein)
(via Wittgenstein)
La crisi? Si combatte con... le armi
Ieri La Stampa ha pubblicato un articolo piuttosto interessante. Si parla di armi, o meglio del fiorente business, anche italiano, che ruota attorno. Come osserva giustamente il quotidiano di Torino, visto che a volte magari ce lo si dimentica, la Costituzione italiana comprende al suo interno un articoletto, il n. 11, che dice che l'Italia ripudia la guerra.
Diciamo che, almeno formalmente, è vero, la ripudia, ma dal punto di vista economico le cose vanno in modo leggermente diverso. E qui l'articolo de La Stampa snocciola alcuni dati che vi vado qui sotto a riportare.
Ma il flusso di esportazioni di armi italiane all'estero non si esaurisce con la Turchia. Nigrizia.it ha pubblicato proprio in questi giorni un interessante inchiesta dal titolo molto esplicativo: "L'Africa spara italiano". Ecco un breve estratto: (la versione integrale è qui)
Insomma le armi italiane nel mondo, un'altra faccia del famoso "made in Italy", vanno a gonfie vele. Ora, che in generale l'export italiano verso l'estero sia in flessione è fuor di dubbio, visto che solo fino a un mesetto fa pure il sottosegretario allo sviluppo economico Adolfo Urso lanciava l'allarme al governo, ma fare qualche distinzione, forse, non sarebbe male.
Diciamo che, almeno formalmente, è vero, la ripudia, ma dal punto di vista economico le cose vanno in modo leggermente diverso. E qui l'articolo de La Stampa snocciola alcuni dati che vi vado qui sotto a riportare.
L’Italia vende un po’ a tutti. Paesi belligeranti compresi. Un comparto che non conosce crisi, flessioni. Nel 2008 il volume d’affari è cresciuto del 222% rispetto all’anno precedente, con le transazioni bancarie schizzate da 1.329.810.000 a 4.285.010.000. Scrive la Presidenza del Consiglio nel suo ultimo rapporto sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento: «Tale comparto rappresenta un patrimonio tecnologico, produttivo e occupazionale non trascurabile per l’economia del Paese». L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è anche scritto nella Costituzione. Il maggior acquirente di armi italiane è la Turchia, programmi intergovernativi eslcusi. Le imprese italiane hanno ottenuto dal governo 11 autorizzazioni a stringere affari con Ankara. Si tratta del 35,86% del totale, per un valore di 1092 milioni di euro (quattro volte il Regno Unito, al secondo posto con 254 milioni). Il primato della Turchia è dovuto all’acquisto di elicotteri da combattimento dell’Augusta che saranno utilizzati, secondo il ministro della Difesa turco, per «ricognizione tattica e attacco bellico.
Ma il flusso di esportazioni di armi italiane all'estero non si esaurisce con la Turchia. Nigrizia.it ha pubblicato proprio in questi giorni un interessante inchiesta dal titolo molto esplicativo: "L'Africa spara italiano". Ecco un breve estratto: (la versione integrale è qui)
Il valore complessivo delle autorizzazioni rilasciate nel 2008 è pari, per l’Africa, a 268 milioni e 447 mila euro. Tre volte tanto il dato del 2007 (quasi 76milioni) e più del doppio del 2006 (quasi 110 milioni).
La parte del leone l’ha fatta, come sempre, l’Africa del Nord (quasi 188 milioni) con cui l’Italia ha un rapporto privilegiato. Con l’amico Gheddafi, Roma non tratta solo di immigrati e idrocarburi. Ma anche di bombe, siluri, razzi, missili, aerei ed elicotteri, in particolare gli A109 dell'Agusta. Roma ha dato il via libera nel 2008 alla vendita di armamenti all’ex nemico numero uno dell’Occidente per un valore superiore ai 93 milioni di euro, collocando la Libia ai primi posti nella speciale classifica dei paesi destinatari del nostro export militare.
Subito dopo si colloca l’Algeria, con più di 77 milioni, alla quale abbiamo venduto elicotteri Eh 101 Sar dell’Agusta Westland.
Insomma le armi italiane nel mondo, un'altra faccia del famoso "made in Italy", vanno a gonfie vele. Ora, che in generale l'export italiano verso l'estero sia in flessione è fuor di dubbio, visto che solo fino a un mesetto fa pure il sottosegretario allo sviluppo economico Adolfo Urso lanciava l'allarme al governo, ma fare qualche distinzione, forse, non sarebbe male.
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