mercoledì 15 aprile 2009

La crisi? Si combatte con... le armi

Ieri La Stampa ha pubblicato un articolo piuttosto interessante. Si parla di armi, o meglio del fiorente business, anche italiano, che ruota attorno. Come osserva giustamente il quotidiano di Torino, visto che a volte magari ce lo si dimentica, la Costituzione italiana comprende al suo interno un articoletto, il n. 11, che dice che l'Italia ripudia la guerra.

Diciamo che, almeno formalmente, è vero, la ripudia, ma dal punto di vista economico le cose vanno in modo leggermente diverso. E qui l'articolo de La Stampa snocciola alcuni dati che vi vado qui sotto a riportare.

L’Italia vende un po’ a tutti. Paesi belligeranti compresi. Un comparto che non conosce crisi, flessioni. Nel 2008 il volume d’affari è cresciuto del 222% rispetto all’anno precedente, con le transazioni bancarie schizzate da 1.329.810.000 a 4.285.010.000. Scrive la Presidenza del Consiglio nel suo ultimo rapporto sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento: «Tale comparto rappresenta un patrimonio tecnologico, produttivo e occupazionale non trascurabile per l’economia del Paese». L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è anche scritto nella Costituzione. Il maggior acquirente di armi italiane è la Turchia, programmi intergovernativi eslcusi. Le imprese italiane hanno ottenuto dal governo 11 autorizzazioni a stringere affari con Ankara. Si tratta del 35,86% del totale, per un valore di 1092 milioni di euro (quattro volte il Regno Unito, al secondo posto con 254 milioni). Il primato della Turchia è dovuto all’acquisto di elicotteri da combattimento dell’Augusta che saranno utilizzati, secondo il ministro della Difesa turco, per «ricognizione tattica e attacco bellico.


Ma il flusso di esportazioni di armi italiane all'estero non si esaurisce con la Turchia. Nigrizia.it ha pubblicato proprio in questi giorni un interessante inchiesta dal titolo molto esplicativo: "L'Africa spara italiano". Ecco un breve estratto: (la versione integrale è qui)

Il valore complessivo delle autorizzazioni rilasciate nel 2008 è pari, per l’Africa, a 268 milioni e 447 mila euro. Tre volte tanto il dato del 2007 (quasi 76milioni) e più del doppio del 2006 (quasi 110 milioni).

La parte del leone l’ha fatta, come sempre, l’Africa del Nord (quasi 188 milioni) con cui l’Italia ha un rapporto privilegiato. Con l’amico Gheddafi, Roma non tratta solo di immigrati e idrocarburi. Ma anche di bombe, siluri, razzi, missili, aerei ed elicotteri, in particolare gli A109 dell'Agusta. Roma ha dato il via libera nel 2008 alla vendita di armamenti all’ex nemico numero uno dell’Occidente per un valore superiore ai 93 milioni di euro, collocando la Libia ai primi posti nella speciale classifica dei paesi destinatari del nostro export militare.
Subito dopo si colloca l’Algeria, con più di 77 milioni, alla quale abbiamo venduto elicotteri Eh 101 Sar dell’Agusta Westland.


Insomma le armi italiane nel mondo, un'altra faccia del famoso "made in Italy", vanno a gonfie vele. Ora, che in generale l'export italiano verso l'estero sia in flessione è fuor di dubbio, visto che solo fino a un mesetto fa pure il sottosegretario allo sviluppo economico Adolfo Urso lanciava l'allarme al governo, ma fare qualche distinzione, forse, non sarebbe male.

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