sabato 11 aprile 2009

Per Genchi servirebbero le manette (secondo Gasparri)

E' bello sentire dichiarazioni di questo tipo da un parlamentare, oltretutto se a esternarle è uno di quelli di lungo corso come Gasparri (foto), quello dallo sguardo intenso, che sa bene che ogni sciocchezza cosa che dice verrà puntualmente riportata dalla supina stampa. Ecco la perla così com'è stata partorita:

«I giudici del riesame sull'archivio Genchi hanno preso una decisione creativa. Nulla e nessuno cancella la gravità di quanto è avvenuto. Sarebbe divertente se chi prende decisioni simili subisse le violazioni patite da milioni di persone. Altro che dissequestri. Servirebbero manette. Anche per il protettore di Stato di chi ha commesso abusi indicibili. Ci sarà tempo e verità per tutto e per tutti».

Su quest'ultima cosa c'è da dire che Gasparri ha ragione da vendere. E infatti la verità, seppur lentamente, sta venendo a galla, e la decisione del tribunale del riesame di Roma di revocare il sequestro dei computer di Genchi (quelli che conterrebbero il famigerato "archivio") non è che il primo passo verso la verità. Una verità che non è proprio quella che pensa Gasparri, che in seguito ai postumi del travaso di bile per il primo punto a favore di Genchi ha addirittura abbandonato il suo leggendario garantismo in favore delle manette.

Ovviamente quando uno, specialmente uno che occupa una certa posizione, fa certe affermazioni, ci si aspetta sempre che fornisca qualche dato o fonte in suo possesso che giustifichi le suddette affermazioni, anche se sappiamo bene che i politici, in genere, non sono molto inclini a questa usanza. Visto però che le affermazioni sono comunque di una certa gravità (se è vero che servirebbero le manette...), penso che fosse lecito aspettarsi qualche approfondimento. Approfondimento che invece il buon Gasparri pare non abbia fornito.

Peccato, perché sarebbe stato senz'altro interessante sapere in base a quali elementi l'illustre esponente del Pdl afferma che milioni di persone avrebbero subito pesanti violazioni. Quante persone esattamente? Quali violazioni? Di che tipo? Per quale scopo? In quanto tempo? Non è dato saperlo. E l'impressione è che neppure Gasparri lo sappia, oppure lo sa ma magari fa finta di non saperlo. Non lo so. Si potrebbe anche pensare che segua pedissequamente quanto detto tempo fa dal suo principale ("Sta per uscire uno scandalo che forse sarà il più grande della storia della Repubblica"), ma, se anche così fosse, Gasparri ha sicuramente esagerato ("violazioni patite da milioni di persone") rispetto al numero di queste presunte violazioni enunciato dal premier.

Eppure c'è ugualmente qualcosa che non va. Ma come, il presidente del consiglio dice che ci troviamo di fronte a una cosa gravissima, al più grande scandalo della storia repubblicana, e il presunto autore viene indagato per violazione della privacy, accesso illegale a sistema informatico e abuso d'ufficio? E per di più un tribunale decide che il sequestro dei suoi computer è illegittimo? Il più grande scandalo della storia repubblicana sarebbe questo? C'è qualcosa che non va, oppure c'è qualcuno che non la racconta giusta. L'impressione è che dietro il famoso e terribile caso Genchi, tanto pompato dai camerieri della stampa nostrana, non ci sia in realtà nessun caso e che il tutto si stia velocemente sgonfiando come un palloncino bucato. Oppure che ci sia sì un caso, ma che non riguarda la fantomatica violazione della privacy di milioni di italiani, ma semmai qualche collusione tra alcuni apparati dello stato, della politica e altri soggetti.

Non lo so, avremo tempo per scoprirlo. Quello che appare strano (ormai le stranezze non si contano più) è che un poliziotto che ha dedicato gli ultimi 20 anni della sua attività al servizio della magistratura, che ha lavorato fianco a fianco con magistrati come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, venga attaccato in questo modo da esponenti politici di tutti gli schieramenti. Ha ragione Gasparri: ci sarà tempo e verità per tutto.

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