domenica 4 ottobre 2009

Mi sa che Napolitano ha ragione

Mi era venuto un piccolo dubbio riguardo alle parole dette ieri da Napolitano in risposta a un cittadino che gli chiedeva di non firmare lo scudo fiscale. Queste:



Beh, mi sa che ha ragione. Mi sono spulciato un po' la Costituzione, ed effettivamente all'art. 74 recita:

Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.

Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata.

Vabbè, qualcuno potrà dire che è sempre possibile tentare di abrogarla, bastano 500.000 elettori e si indice il referendum abrogativo. No, in questo caso non è possibile, perché il successivo art. 75 dice:

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Non sono un costituzionalista, ma mi pare che lo scudo fiscale rientri perfettamente, correggetemi se sbaglio, tra le leggi non abrogabili. Ma il punto non è questo.

Mettiamo che, come è già successo in passato, i giuristi del Quirinale ravvisino palesi elementi di incostituzionalità all'interno di una legge già deliberata dalle due Camere. Il Presidente della Repubblica, come è nelle sue prerogative, non la firma e la rispedisce in Parlamento. Seguendo alla lettera la Costituzione, quindi, come ha ricordato lo stesso Napolitano, se il Parlamento vota una seconda volta la medesima legge il Presidente è obbligato a promulgarla. Quindi, almeno questa volta, le accuse di viltà e gli starnazzamenti di Di Pietro, dispiace dirlo ma sono completamente fuori luogo.

L'ultimo caso in cui un Presidente della Repubblica ha rimandato alle Camere un testo di legge, se si esclude il decreto salva-Englaro dell'anno scorso, si è verificato nel 2003, quando Ciampi rimandò alle Camere la legge Gasparri sul riassetto del sistema radiotelevisivo, secondo Curzio Maltese l'elezione a norma dell'anomalia del conflitto di interessi di Berlusconi. La legge è poi stata promulgata dopo 130 sedute in Parlamento e 14.000 emendamenti.

Tirando un po' le conclusioni, quindi, mi pare di capire - cosa che non sapevo, lo ammetto - che il rinvio alle Camere di una legge da parte del Presidente della Repubblica ha più un valore simbolico, come simbolica è del resto la sua figura, e si basa più sull'effetto "mediatico" che può avere una mossa di questo tipo piuttosto che pratico.

Ecco, questa cosa non mi lascia tranquillo per niente, specialmente sapendo che il centrodestra ha in cantiere parecchie leggi di dubbia legittimità costituzionale (ddl intercettazioni, separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, ecc...). Staremo a vedere.

10 commenti:

Sbronzo di Riace ha detto...

Di Pietro sa benissimo che il Presidente è costretto a firmare e promulgare una legge approvata dal parlamento una seconda volta

però rimandare indietro una legge è un segnale per dire che la legge non è gradita anche se tecnicamente non può fermarne la promulgazione

Andrea Sacchini ha detto...

>anche se tecnicamente non può fermarne la promulgazione

Ecco, io questa cosa qui non la sapevo, lo confesso. Ero infatti convinto che il Presidente della Repubblica avesse il potere di rimandarla indietro anche più di una volta, all'occorrenza.

Eh, si impara sempre qualcosa... (purtroppo, in questo caso).

Vegard ha detto...

Che senso avrebbe mandare indietro una legge per favorire una parte politica? Solo allungare le tempistiche di promulgamento della stessa, Napolitano si sta dimostrando meglio del previsto.
Di Pietro si sta dimostrando per quello che è, un fattore molisano.

Andrea Sacchini ha detto...

>Che senso avrebbe mandare indietro una legge per favorire una parte politica?

Già, per questo motivo non avrebbe nessun senso. Forse avrebbe avuto più senso rimandarla indietro in segno di rispetto verso i cittadini che tengono i loro soldi in Italia pagandoci sopra tutte le tasse, invece di portarli illecitamente all'estero, ma tant'è.

>Napolitano si sta dimostrando meglio del previsto

Non ho dubbi, visto che finora, a parte il decreto salva-Englaro, ha firmato praticamente tutte le porcate che gli sono passate sotto il naso.

>Di Pietro si sta dimostrando per quello che è, un fattore molisano

Ho un debole per i fattori molisani. E' vero, a volte straparlano, ma sono sempre meglio degli stallieri di Arcore.

Sbronzo di Riace ha detto...

non è per favorire una parte politica ma per dare un segnale che certe leggi è ora di finire di proporle

credete veramente che questo sarà l'ultimo condono, sanatoria, scudo fiscale o come le si vuol chiamare che verrà fatta in Italia

ogni volta si dice questa è l'ultima volta poi però...

gli ultimi condoni non hanno incassato nemmeno tutti i soldi attesi ovvero molti che avevano aderito al condono poi si sono dimenticati di versare il dovuto

http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_04/rizzo-condoni_b7aa14ae-b0b3-11de-b562-00144f02aabc.shtml

Andrea Sacchini ha detto...

>credete veramente che questo sarà l'ultimo condono, sanatoria, scudo fiscale o come le si vuol chiamare che verrà fatta in Italia

Beh, diciamo che ci spereremmo... ;)

Anonimo ha detto...

ho trovato una cosa interessante che dovreste spiegarmi.

secondo Il fatto di travaglio a pagina 6 c'è scritto:

"Il Presidente poteva non firmare, in quel caso il decreto sarebbe decaduto, perché la sua scadenza era proprio ieri, annullando i suoi effetti in modo retroattivo"

fatemi capire: se no firmava il decreto non poteva essere riproposto.
dunque il potere del Presidente - se è vero questo - al contrario di quanto dite voi, era fondamentale in questo caso.

cosa ne pensate?

Andrea Sacchini ha detto...

Non sono un giurista e quindi azzardo un'ipotesi - se la sparo troppo grossa massacratemi pure. :-)

Lo scudo fiscale è sostanzialmente un decreto legge ("correttivo", come scrive kataweb), e come tale, se non viene convertito in legge entro 60 gg dalla sua presentazione, decade. Ora, io non so che data abbia l'articolo che hai citato, adal, ma l'AdnKronos, in questo articolo datato 30 settembre, scrive:

Il via libera finale dovrebbe arrivare domani [1 ottobre, quindi, ndr]. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha, infatti, sottolineato in una nota "che rientra nella precisa responsabilità della presidenza assicurare che la deliberazione sulla conversione dei decreti legge avvenga nel termine stabilito dalla Costituzione". E il provvedimento in questione scade il 3 ottobre.

Quelli del Fatto, quindi, pare abbiano scritto una cosa corretta: se Napolitano non avesse firmato il decreto sarebbe decaduto definitivamente. A questo punto, presumo, il governo avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo (formalizzazione del decreto, rispetto dei termini temporali previsti dalla Costituzione per la conversione in legge, ecc...).

Spero di non aver concentrato troppe cavolate in un commento solo. :-)

Anonimo ha detto...

mi rimane un dubbio però.

ma il governo avrebbe dovuto ripresentare il decreto apportando modifiche oppure poteva ripresentarlo così come è?

in ogni caso sono molto deluso del comportamento assenteista dell'"opposizione".
se fossero stati tutti presenti forse non passava comunque.

Andrea Sacchini ha detto...

>ma il governo avrebbe dovuto ripresentare il decreto apportando modifiche oppure poteva ripresentarlo così come è?

Non lo so.

>in ogni caso sono molto deluso del comportamento assenteista dell'"opposizione"

La delusione, legittima, cede il posto all'incavolatura, visto che invece di scusarsi e andarsi a nascondere, raccontano pure balle.

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