venerdì 17 settembre 2021

Sapere di non sapere

Questa bellissima mini-lezione di Telmo Pievani sull'ignoranza, spunto da cui parte per parlare anche di altro, mi ha un po' rincuorato. C'è un'ignoranza buona e una cattiva, dice lo scienziato, ma la vera ignoranza non è quella di chi non sa ma quella di chi si rifiuta di sapere, di chi mette in atto qualsiasi meccanismo o strategia per evitare di imparare cose nuove. E queste strategie possono avere diverse cause: ideologiche, politiche; possono essere dovute a indifferenza, interesse. Quando Donald Trump, ad esempio, ripeteva su twitter che i cambiamenti climatici sono una costosa bugia, mentiva sapendo di mentire, aveva tutto l'interesse, cioè, a nascondere una cosa che si sa e che è riconosciuta dagli stessi americani (la locuzione climate change l'hanno inventata loro).

C'è poi un'ignoranza incolpevole, diciamo così, che è quella di chi non sa di non sapere, e qui il discorso si allaccia ai social network. Chiunque bazzichi sui social si sarà sicuramente imbattuto in una delle innumerevoli, estenuanti e lunghissime discussioni su qualsiasi argomento imbastite dai tanti che credono di sapere tutto mentre in realtà non sanno niente. Pievani ne parla negli ultimi cinque minuti del suo intervento, chiedendosi se un giorno sarà possibile trasformare i social network in un luogo costruttivo, in cui il posto della sicumera dilagante e ottusa sarà preso dal dubbio, dalla curiosità, dalla voglia di imparare da chi ha realmente una competenza. Personalmente penso che sia pura utopia, ma magari sbaglio e in futuro sarà davvero così.

Perché mi ha rincuorato questa mini-lezione di Pievani? Perché io, che non ho studiato e non so niente, sono conscio di non sapere ma non metto in atto strategie per evitare di imparare cose nuove, faccio l'esatto contrario, e un po' mi sento inquieto come lo erano Galileo o Darwin. Darwin, dice Pievani, è stato un uomo inquieto per tutta la vita, ammantato da una frustrazione che nasceva dalla consapevolezza che le cose che aveva imparato e scoperto erano una minima parte di ciò che ancora rimaneva da scoprire, e che la sua vita non gli sarebbe bastata per farlo.

In fondo, coi doverosi distinguo, è la stessa frustrazione che provo io quando nella mia libreria continuo ad accumulare libri che forse non leggerò mai; quando nella sezione "Guarda più tardi" di Youtube continuo a salvare lezioni e conferenze di Pievani, Galimberti, Barbero, Tonelli, Cacciari, Andreoli, Barbujani, Hack, Giorello ecc., pur sapendo che non avrò mai tempo sufficiente per guardarle tutte. Ma continerò a farlo lo stesso: so di non sapere, ma non mi arrendo.

   

2 commenti:

Aglamski ha detto...

Per citare Forrest Gump, "stupido è chi lo stupido fa". Probabilmente la frase più azzeccata nell'intero mondo del cinema.

Andrea Sacchini ha detto...

E anche fuori dal cinema, aggiungerei.

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