sabato 25 settembre 2021

Il caso Ziliani e le sue analogie con la vicenda di Erika e Omar

Mentre leggevo gli ultimi sviluppi della vicenda Ziliani, la mia mente tornava indietro al 2001 e alla tragica vicenda di Erika e Omar. Ci sono analogie tra i due casi? Sì, almeno un paio: i motivi che stanno alla base di entrambi e le reazioni emotive successive ai fatti. Il motivo principale, anzi direi unico, che ha causato gli omicidi in entrambi i casi è la cupidigia: figli che uccidono i familiari per impossessarsi dei loro averi (eredità nel primo caso, gestione del patrimonio immobiliare nel secondo). La seconda analogia riguarda le reazioni emotive degli assassini in entrambi i casi. Erika e Omar, il giorno dopo aver commesso il fatto, fecero quello che avevano sempre fatto ogni giorno, compreso andare al solito bar a bere la solita birra. Le figlie della Ziliani, dopo averla uccisa, parlavano tranquillamente tra loro dell'imminente vacanza che stavano già progettando.

Sono molte le riflessioni che si potrebbero fare partendo da queste premesse, e una di queste potrebbe riguardare quelle forme più o meno accentuate di psico-apatia dilagante nella nostra società. I due episodi citati si collocano infatti tra i tanti simili che si verificano e che poi scompaiono dalle cronache. Di questa psico-apatia, ossia questa incapacità di provare qualsiasi risonanza emotiva per ciò che succede attorno, parlava Umberto Galimberti in un suo libro di cui non ricordo più il titolo. Lo faceva citando un altro celebre caso di cronaca nera accaduto parecchi anni fa a Voghera, quello dei fratelli Furlan, che si divertivano a gettare sassi dai cavalcavia delle autostrade sulle auto che passavano sotto. Quando furono arrestati, dopo aver provocato la morte di una ragazza, Umberto Galimberti si recò in carcere per parlare con loro e quando gli chiese perché lo facevano risposero che per loro era come il gioco del bingo. Quando poi gli chiese se sapevano che all'interno delle macchine c'erano le persone, loro risposero: "Vabbe'..."

Stiamo lentamente e progressivamente diventando una società psico-apatica, per tanti motivi: mancanza di educazione ai sentimenti, perdita di valori, con precise responsabilità da parte della scuola e della famiglia. Come scrive Paolo Perticari ne L'obsoleto, stiamo progressivamente perdendo attenzione nei confronti di quella che Aristotele definiva philia, ossia, nella sua accezione più generale, "la relazione tra cittadini attraverso il legame sociale [...] minacciato da una società vuota, fatta di tanti divertimenti e distrazioni che alla lunga hanno allontanato l'uomo da quella philia di cui parlava Aristotele."

Senza scomodare Aristotele: in una società dove ormai contano solo l'efficienza e la produttività, e dove il denaro e il profitto sono ormai gli unici valori che la regolano, è quasi naturale che poi si torni a queste regressioni. Mi viene sempre da sorridere (amaramente) quando sento i soliti tromboni parlare di minacce alla nostra civiltà da parte di chi viene da fuori, di scontri di civiltà. Ripenso a ciò che scriveva Oriana Fallaci in certi suoi libri, in cui profetizzava la distruzione della nostra società da parte della cultura islamica dilagante. Oh, certo, non è detto che prima o poi non succederà, ma di questo passo temo che saremo molto più veloci noi ad autodisgregarci grazie al modo in cui l'abbiamo impostata. E quando e se i pericolosi islamici arriveranno troveranno solo le macerie.

10 commenti:

  1. Lo penso sempre, siamo molto più veloci a distruggere. E spesso basta una tastiera o un social. Oltre l'assenza totale di buon senso.

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    1. Ci vorrebbe un cambio radicale di scala di valori, ma credo che ormai siamo andati troppo oltre.

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  2. Splendido post, potrebbe stare tranquillamente su un quotidiano importante. Il denaro e il piacere personale come sostituti di quell'amore e quei buoni sentimenti che troppi cercano invano dagli altri perché sono incapaci di amare veramente, la scissione netta tra bene e male: io che sono tanto buono e gli altri che sono tanto cattivi. Così non si costruiscono rapporti affettivi profondi, si costruisce la propria solitudine e la paura dell'altro rifugiandosi nel piacere personale e nei beni materiali

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    1. e quei buoni sentimenti che troppi cercano invano dagli altri perché sono incapaci di amare veramente

      È su questa incapacità che occorre lavorare, credo. È questo il punto nevralgico della situazione, il chiodo su cui si dovrebbe battere. E invece è il punto in cui purtroppo siamo più deficitari.

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  3. Non lo so, secondo me non c'è da parte di talune famiglie la volontà di vedere veramente come sono i loro figli. Lavora? Va tutto bene! Non ha voglia di studiare? Troverà un altra strada! Beve? Si droga? Sono le cattive compagnie!

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    1. secondo me non c'è da parte di talune famiglie la volontà di vedere veramente come sono i loro figli

      Lo credo anch'io e aggiungo che, in generale, credo ci sia di base una carenza educativa. Molti genitori non danno importanza all'educazione dei figli, molti altri si rivelano carenti da questo punto di vista per cause di forza maggiore. La società di oggi è strutturata in modo che una famiglia, per tirare avanti, abbia bisogno che entrambi i genitori lavorino, e ciò influisce sulla qualità dell'educazione dei figli. È un esempio tra i tanti che si potrebbero fare.

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  4. Spesso i genitori purtroppo delegatno la soluzione dei problemi dei loro figli allo psicologo e non si mettono PER NIENTE in discussione.

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  5. L'individualizzazione della contemporaneità tecnoliquida ha comportato l'allentamento dei legami sociali, nel bene e nel male.
    L'ecologia della repressione, della pena, una delle molte sparite.
    Queste persone nolenti sono sempre esistite i loro crimini pure.
    Ora certe cose hanno eco maggiore via mezzi di comunicazione di massa.

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  6. Ascolto, leggo, vedo una martellante pletora di tromboni e trombonate pro "paradisi" multietnici, multiculturali arcobalengati.
    È il pensiero unico dominante, somministrato ai fedeli, agli utili idioti avrebbe detto il compagno Lenin.
    Più l'Europa si riempie di merdose banlieue, di Bataclan, di ordinaria violenza quotidiana da parte di criminali stranieri nel paradiso penale e accogliente italico, europeo, più le litanie e le prediche si intensificano.
    C'è, in tutto questo, una demenza fanatica e masosadica evidente a parte a coloro che ne sono afflitti.

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