sabato 31 luglio 2010

Non c'è modo di appiedarlo per sempre?

Ieri, sul Fatto Quotidiano, il giornalista Feruccio Sansa raccontava di come ha rischiato di lasciare la pelle sull'Autosole, a pochi chilometri da Milano, a causa di una Bentley in corsia di sorpasso sopraggiunta come un missile alle sue spalle.

Il giornalista ha dichiarato nel suo articolo che alla guida della potente berlina inglese c'era Fabrizio Corona.

Poco fa l'Ansa ha riportato la notizia del fermo di Fabrizio Corona da parte della Polizia Stradale. Il fotografo è stato beccato sulla Parma-La Spezia alla guida della famosa Bentley. Pare che rischi fino a un anno di galera per aver reiterato il reato di guida senza patente.

Ha ancora senso togliere la patente a gente così?

Il rispetto secondo il Vaticano


"L'utilizzazione dell'embrione umano - dichiara mons. Sgreccia a Radio Vaticana- riceve un giudizio completamente negativo non solo della morale cattolica ma di chiunque rispetti l'individuo umano, la persona umana".

Chissà se mons. Sgreccia ritiene degne dello stesso rispetto tutte le persone che si potrebbero curare qualora questi test dovessero dare i risultati sperati e attesi?

Le due "Donna Assunta"


Raccontano le cronache, che la rottura tra Fini e Berlusconi sarebbe avvenuta con la benedizione di Donna Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, fondatore del MSI (poi diventato An).

Durante una festicciola, nelle ore successive alla rottura, infatti, l'anziana signora avrebbe regalato a Berlusconi un libro sul marito, dicendo: "Presidente hai fatto bene a mandarlo a casa, anzi mandalo in una delle tante case che ha, magari a quella di Montecarlo".

Curiosa questa cosa, specie se si considera che a gennaio, quando già i rapporti tra i due non erano certo idilliaci, la stessa signora rilasciò una intervista al Fatto Quotidiano di tutt'altro tenore. Vi riporto un paio di passi.

Il Pdl è un partito senz’anima. E io mi auguro che Gianfranco se ne renda conto e torni indietro. Deve avere il coraggio di farlo, tanto è chiaro che non potrà essere il successore di Berlusconi e che non avrà mai voce in capitolo; lui è un monarca, comanda solo lui. Gianfranco ha sbagliato a chiudere il partito, doveva fare come la Lega, dare l’appoggio esterno, e questo non gli avrebbe certo impedito di fare il presidente della Camera. Ma con bel altro potere.
[...]
Lei non sa quanta gente mi chiama o mi ferma per strada e mi chiede: quando ce ne andiamo? Io rispondo che non posso saperlo, che conto solo sul coraggio di Gianfranco di ammettere un errore e di tornare sui suoi passi; ?Almirante gli ha lasciato un partito vero, ricco di valori morali ed economicamente solido. Mi creda, la gente lo voterebbe eccome il ritorno di An!

Beh, che dire? Evidentemente il fascino di Berlusconi riesce a fare presa anche sulle signore di una certa età.

"Per lui ci vuole il trattamento-Boffo"



Molto probabilmente Fini l'avrà messo in conto. La guerra nei suoi confronti, infatti, non arriverà solo dal Pdl, ma anche dagli house organ di casa. Una guerra senza quartiere a edicole unificate. E non è una ipotesi; l'ha detto apertamente uno dei berluscones più agguerriti.


Detto questo, comunque, visto che le cose devono essere uguali per tutti, non sarebbe male se Fini replicasse in qualche modo alle accuse che da giorni gli vengono rivolte circa la casa a Montecarlo. Altrimenti va a finire che mi tocca dare ragione a Sallusti.

Il cinema va bene, e la tv?


Mettiamo che il provvedimento di Bondi abbia una sua utilità. Come la mettiamo con tutti i minori di 10 anni che prima di recarsi al cinema coi genitori hanno magari passato l'intera giornata davanti alla tv?

Leggi ad personam, chi va e chi viene

C'è da registrare qualche movimento nel folto gruppo di provvedimenti ad personam che a cadenza più o meno regolare saltano fuori dal cilindro magico del governo.

Innanzitutto, notizia senz'altro positiva, il ddl sulle intercettazioni è ufficialmente slittato a dopo l'estate. Quello che probabilmente passerà alla storia come uno dei disegni di legge più controversi e contestati della storia repubblicana, è infatti stato calendarizzato, per il voto finale alla Camera, per la fine di settembre. Questo ufficialmente, ma sono in molti a pensare che in realtà tutto il progetto si stia avviando definitivamente verso un binario morto. Speriamo bene, e nel frattempo gustiamoci questa piccola grande "vittoria" di tutta la società civile, di tutti quelli che hanno protestato e fatto sentire la propria voce perché non hanno mai abboccato alla balla della privacy.

Per una legge ad personam che, almeno per ora, sembra stia eclissandosi, però, ce n'è subito un'altra che fa capolino: il processo breve. Non ci sto a tornare sopra perché ne ho già parlato in altri post in passato; si tratta, in sostanza, della legge che prevede che i processi abbiano una durata massima prestabilita oltre la quale tana libera tutti. Ecco, è notizia di ieri che il Pdl sta di nuovo spingendo sull'acceleratore proprio per il processo breve.

"E' una priorità, venga messo subito in calendario", hanno dichiarato i berluscones. In realtà la priorità non riguarda, come al solito, l'interesse generale del paese, ma solo l'interesse di uno: il solito. Pare infatti che l'improvvisa fretta dei devoti parlamentari sia dovuta al fatto che la Consulta avrebbe deciso di calendarizzare l'esame del legittimo impedimento già per quest'inverno.

Voi sapete che attualmente il premier ha tre processi in corso che scansa grazie alla legge sul legittimo impedimento, partorita dal governo nel marzo scorso. Bene, se la Consulta, come da più parti ritengono molto probabile, dovesse bocciarlo, Berlusconi si troverebbe dall'oggi al domani senza scudo: nudo. E dovrebbe tornare nelle aule di tribunale (consiglio a tale proposito questo interessantissimo articolo di Peter Gomez). Ecco il motivo dell'improvvisa fretta. Cosa pensavate?

venerdì 30 luglio 2010

Lascia stare Pertini!


Lo dico chiaro e tondo: il fatto che uno come Berlusconi si limiti anche solo a pronunciare il nome di Pertini, mi dà il voltastomaco.

Di Pietro (a ragione) si lamenta

Antonio di Pietro si è lamentato, oggi, dal suo blog, perché non c'è stato un giornale o un tiggì che abbia dedicato un trafiletto al deposito in Cassazione delle firme per i referendum abrogativi proposti dall'IdV.

Per capirci qualcosa ho chiesto spiegazioni a un serio giornalista parlamentare che ho incontrato questa mattina a Montecitorio. Mi ha risposto che ciò era dovuto al fatto che l’Italia dei Valori non ha collegamenti lobbistici adeguati con le varie redazioni giornalistiche e televisive e, per questa ragione, la nostra azione politica e parlamentare viene costantemente ignorata se non addirittura boicottata (anche su istigazione di altri gruppi parlamentari). Insomma, mi ha consigliato di “piazzare” qualche giornalista “amico” nelle redazioni dei giornali.

Insomma, come si dice, l'Idv non ha "santi in paradiso" e quindi non se lo fila nessuno. Ora, qualcuno potrà anche dire: chi se ne frega? Legittimo, per carità. Ma non si tratta di una cosa da poco, a prescindere dal fatto che si sia simpatizzanti o meno del partito dell'ex magistrato. Si tratta infatti di 2.200.000 firme. Vuol dire che 2.200.000 persone sono uscite da casa e sono andate in piazza a firmare. In un paese normale, forse, qualche tiggì avrebbe dedicato alla faccenda un servizietto di una trentina di secondi.

Noi dobbiamo accontentarci dei "servizietti" di Minzolini.

Rottura/2

La rottura tra Berlusconi e Fini è cosa fatta. Ma, contrariamente a quello che tutti o quasi potrebbero pensare, non si è consumata ieri sera. Ieri sera c'è stato l'atto ufficiale, ma la rottura è avvenuta quando è nato il Pdl (incredibile, vero?), quando Fini apostrofò con un "siamo alle comiche finali" Berlusconi che annunciava, sul predellino della sua auto in piazza San Babila, la nascita del Pdl - era il novembre 2007.

Insomma un sodalizio che ha conosciuto alti e bassi ma che non ha mai assunto quell'aura di inscindibilità che molti auspicavano. E adesso il divorzio. Cosa succederà da qui in poi è un mistero. Quello che è certo è che Fini non ha alcuna intenzione di dimettersi dalla carica di presidente della Camera. E qui anche Berlusconi, nonostante l'esplicito invito contenuto nel documento di sfiducia del Pdl, si deve fermare. La carica che ricopre, infatti, non c'entra niente con l'appartenenza politica, ma riguarda esclusivamente il Parlamento. Insomma, Berlusconi dovrà, volente o nolente, tenersi Fini fino alla fine della legislatura, sia che avvenga alla sua scadenza naturale, sia che avvenga prima.

Da ora in poi, però, Berlusconi e i suoi dovranno anche stare molto attenti. Nei due anni e mezzo di legislatura, infatti, il governo è andato sotto parecchie volte su molti provvedimenti, nonostante una grossa maggioranza sia alla Camera che al Senato. Adesso i numeri sono naturalmente più risicati, anche se la maggioranza numerica rimane, e nonostante Fini abbia dichiarato che i finiani non usciranno dalla maggioranza, c'è da scommettere che non mancheranno di mettere i bastoni tra le ruote quando si tratterà di votare quelle leggi che a loro risultano più insopportabili e che al cavaliere stanno invece più a cuore: quelle ad personam. Insomma, se Berlusconi pensa che il periodo di rosolamento a fuoco lento sia finito, ho paura che si sbagli di grosso.

Rottura


No, direi che questa volta non è finita a tarallucci e vino. Scusate, sono di corsa, ne riparliamo oggi pomeriggio.

Il Tar blocca gli aumenti delle autostrade


Le motivazioni dei giudici del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio sono sostanzialmente che "Al pagamento deve corrispondere un servizio, non solo una tassa". Tra le reazioni più divertenti c'è quella dell'ex ministro della Giustizia di un precedente governo Berlusconi, Roberto Castelli, il quale ha dichiarato: "La sentenza del Tar del Lazio che ha accolto i ricorsi contro gli aumenti dei pedaggi è l'ennesima dimostrazione del caos che regna in un Paese in cui chiunque può bloccare le decisioni del governo".

In realtà Castelli dimentica che il governo ha sì il dovere di legiferare, ma entro certi paletti. E possibilmente senza vessare i già tartassati cittadini.

Ah, dimenticavo: Alemanno può rimettere la macchina nel garage.

giovedì 29 luglio 2010

Questa sera alle 19



Mettiamola così: o questa sera si consuma la spaccatura definitiva tra Berlusconi e Fini, con conseguenze imprevedibili sulla tenuta del governo, oppure finisce tutto a tarallucci e vino.

Le "palle" di Bruno



(via uaar.it)

P3, allora ditelo che non ho capito niente



Abbiate pazienza, lo so che prima di "embeddedare" un video di questo tipo sarebbe stato meglio avvisare. Perdonatemi (a parziale consolazione pensate a tutti quelli, poveretti, che se lo sono trovati ieri sera sul Tg1). Ma non potevo esimermi dal farvi ascoltare questa chicca. Certo che i "giornalisti" alla Ferrara sono forti, eh? Basta che uno - Berlusconi - dica una cosa che tutti gli vanno dietro. E' fantastico. Alcune delle perle contenute nel video.

Noi giornalisti abbiamo gravi responsabilità nella degenerazione della democrazia italiana e nella formazione do uno strisciante stato di Polizia

Che certi giornalisti abbiano gravi responsabilità nella degenerazione della democrazia mi trova perfettamente d'accordo. Ma non nel senso che dice Ferrara. In tutti i paesi in cui la parola "democrazia" ha un significato, infatti, e non è il nostro caso, i giornalisti fanno esattamente quello che ha fatto la giornalista dell'Unità alla conferenza stampa di Verdini: delle domande. Possibilmente scomode e imbarazzanti. Sembra incredibile, vero?

Come usa dire spesso il buon Travaglio, infatti, nei paesi normali la stampa è il cane da guardia del potere, non il cane da passeggio. I politici che vanno nelle trasmissioni televisive a farsi intervistare, ad esempio, non trovano come da noi le domande concordate preventivamente, tipo Porta a porta. Le conoscono solo quando il giornalista gliele pone in diretta. Evidentemente Ferrara è cresciuto con un'altra scuola di giornalismo.

La P3 è una delle più colossali balle che siano mai state raccontate

Ah beh, allora... No, voglio dire, abbiamo la conferma di Ferrara, non si capisce gli investigatori e i magistrati cosa vadano avanti a indagare a fare. Peccato che tra quello che blatera il corpulento giornalista e chi le indagini le svolge sul serio, ci sia una lievissima discrepanza di vedute.


Vi riporto, così, giusto per passare un po' di tempo, quanto scriveva Guido Ruotolo su La Stampa di ieri:

Forse vale la pena citare il capo d’imputazione per capire la sostanza dell’inchiesta del procuratore aggiunto Capaldo e del pm Sabelli. Agli indagati viene contestato il reato di associazione a delinquere «caratterizzata dalla segretezza degli scopi, dell’attività e della composizione del sodalizio, volta altresì a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali».

Insomma, un’organizzazione paramassonica. Va detto subito che la tesi dell’accusa ha già trovato due conferme, in questa fase delle indagini, rappresentate dalle decisioni del gip e del Tribunale del Riesame. «Nelle vicende in esame - si legge nelle motivazioni del Riesame - può tranquillamente escludersi che gli associati si limitassero a esercitare pressione lobbistica. Orbene, emerge in modo inconfutabile dagli atti processuali che gli attuali indagati hanno svolto una continuativa azione di interferenza sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, come la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione, il Csm, la Regione Sardegna, il ministero di Giustizia, grazie anche a una impressionante rete di conoscenze con soggetti che ricoprono cariche istituzionali ad alto livello e che appaiono sempre pronti ad accogliere le richieste del sodalizio». Leggendo l’ordinanza del Riesame si scopre che la banda non solo voleva interferire sul ricorso per le liste elettorali in Lombardia nelle ultime regionali, ma anche nel Lazio.

Capito, no? Naturalmente quanto scrivono i magistrati non conta un bel niente. Sono tutte balle. Lo dice anche Ferrara. Scusate, il resto del video non lo commento: sento che sta arrivando il solito attacco di vomito.

I "4 pensionati sfigati" erano arrivati fino alla Consulta

L'inchiesta sulla P3, come probabilmente ricorderete, era stata definita da quel buontempone del premier "solo polvere". "Sono solo quattro pensionati sfigati che si mettono insieme per cambiare l'Italia". "Una montatura" (fonte).

Lo sappiamo, a lui piace minimizzare. Infatti la presunta "montatura" era tale che per il trio Carboni-Lombardi-Martino una decina di giorni fa è stato riconfermato il carcere.

Travaglio, sul Fatto, ha riportato un passo dell'ordinanza di covalida degli arresti. E' molto istruttivo:

Lombardi era riuscito a ottenere l’assicurazione sul voto, nel senso voluto dai sodali, di 7 dei 15 giudici della Corte costituzionale” per la costituzionalità dell’incostituzionalissimo lodo Alfano. Poi uno cambiò idea e il lodo fu bocciato il 7 ottobre 2009 con una maggioranza di 9 a 6: ma “resta il fatto che tale ingerenza ci fu e venne esercitata su almeno 6 giudici costituzionali che anticiparono a un soggetto come il Lombardi la loro decisione”.

Hai capito i 4 sfigati... Naturalmente è inutile che stia qui a dirvi chi avrebbe avuto vantaggio da una eventuale promozione del lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale.

Ci proviamo a spiegare alcune cose a Ciccanti?


“Non capisco perchè nel nuovo testo della legge sulle intercettazioni i blogger debbano avere una zona franca penale e non debbano, invece, soggiacere come tutti gli altri operatori dell’informazione alle stesse regole di salvaguardia della tutela della privacy”.

Ma no, non vale la pena. E' una battaglia persa in partenza.

(via mante)

mercoledì 28 luglio 2010

No, dico, non gli crederete veramente?


(via corriere.it)

Prendere il toro per le corna


Scusate, a qualcuno di voi risulta che le corride si facciano anche con altri animali?

Giornalisti con la schiena dritta

Alla fine la conferenza stampa di Verdini è finita quasi in rissa. Ma fa piacere constatare che esistono ancora giornalisti non zerbini, come ha dimostrato in quest'occasione Claudia Fusani, che non chiedono al potente di turno solo cosa farà domani o cosa ha mangiato la sera prima.

Il quartier generale racconta/35

Domani comincia la guerra. O almeno dovrebbe. Non bisogna infatti mai fidarsi più di tanto delle dietrologie e degli articoli dietro le quinte; ma stamattina Francesco Bei, su Repubblica, pare piuttosto sicuro. Scrive:

Ieri Gianni Letta ne ha discusso con Gianfranco Fini, a margine della conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, preannunciandogli l'intenzione del Cavaliere di arrivare allo showdown. Nessuno ancora sa di preciso come Berlusconi intenda sferrare il colpo finale contro il suo avversario interno. Si conosce soltanto la data. Sembra infatti che il premier abbia cerchiato in rosso la giornata di domani. Messa in salvo la manovra e la riforma dell'università (si votano entrambe giovedì), Berlusconi è deciso a dar corso a qualcosa di clamoroso.

Staremo a vedere. Nel frattempo la guerra che il cavaliere ha preannunciato per eliminare definitivamente lo scomodo avversario interno, sui giornali di casa è già partita. Questa mattina, infatti, sia Libero che il Giornale sparavano a palle incatenate contro il comune nemico. Ecco le prime pagine:




Dunque, il Giornale attacca il nemico in maniera indiretta, diciamo così, titolando a tutta pagina di una presunta casa, lasciata in eredità ad An ed arrivata tramite una strana finanziaria nelle mani di Fini e famiglia.

A fianco, lo vedete nel cerchietto, il solito editoriale di Sallusti dal titolo inquietante: Ma la vera lobby occulta è quella di pm e sinistra. Se avete voglia, il pezzo lo trovate qui; ma se non avete voglia vi garantisco che non perdete niente. Si tratta della solita polpetta trita e ritrita che sentite sempre dal cavaliere, e che il buon Sallusti, diligentemente, riprende. Per farvi rendere l'idea vi riporto la frase finale:

E' evidente anche a un bambino che dietro a queste vicende ci sono accordi e segreti indicibili. Sì, nella compagnia della P3 ci saranno stati anche mascalzoni e impiccioni. Ma attenti a non cadere nel tranello, perché la vera associazione segreta, antidemocratica e golpista è quella che si muove sull'asse magistrati-sinistra e che vuole salire al potere senza passare dalle urne. Dio ce ne scampi, meglio Verdini.

Ecco, se avete ancora voglia di leggerlo tutto, fate voi, il succo è questo.

Libero invece parte diretto: Fini ha i giorni contati, che sembra confermare un po' quanto scriveva Bei su Repubblica circa quello che il cavaliere ha in mente per domani.

Mi sarebbe piaciuto leggere e commentare anche l'articolo di Franco Bechis che ho cerchiato (Un divorzio necessario per salvare il dna del Pdl), ma purtroppo non sono riuscito a trovarlo in nessuna rassegna stampa. Pazienza. Mica per niente, era solo per vedere che tipo di dna è quello di cui Bechis auspica il salvataggio. Ma una mezza idea ce l'ho comunque.

Di Pietro e le firme


Negli ultimi 15 anni, in Italia, lo strumento referendario è sempre caduto nel nulla per non aver raggiunto il quorum. Ne siamo coscienti e siamo a conoscenza delle difficoltà di questa sfida. Ma provarci è un dovere e gettare la spugna sarebbe da codardi.
Nessun altro partito ci ha aiutato nella raccolta firme. In ogni caso non abbiamo mollato. Il futuro del Paese non può passare dalle decisioni di un gruppo di ultrasessantenni che pensano solo ad arricchirsi.


Ci sono 2 modi di fare opposizione: con le chiacchiere e con i fatti. Io preferisco il secondo modo.

La Stampa e la falsa intervista ad Aldrin


Allora, come sapete, sta per diventare legge il ddl intercettazioni, che tra le tante chicche contiene al suo interno il famoso/famigerato obbligo di rettifica per i blogger.

Proprio un blogger, guarda alle volte il caso, ha appena scoperto un articolo-bufala - un falsa intervista a Buzz Aldrin inventata di sana pianta - pubblicato da La Stampa, e ha già chiesto al direttore la rettifica e le scuse. Secondo voi come andrà a finire?

L'obbligo di rettifica?


Voi cosa dite, il Giornale pubblicherà oggi le precisazioni al suo articolo chieste ieri dal Movimento 5 stelle?

martedì 27 luglio 2010

I love Serbia (anche da parte dell'Omsa)


Beh, certo, si tratta di "soli" 350 dipendenti contro i circa 3500 di Mirafiori (sempre che le trattative in corso in questi giorni tra Fiat, governo e sindacati non vadano a buon fine).

Non si capisce comunque perché nessuno ne parli.

(via romagnaoggi.it)

Cota, si va verso il riconteggio

Vi ricordate la vicenda di Roberto Cota (ne avevo parlato qui)? Il Consiglio di Stato, a cui il neo governatore del Piemonte si era rivolto dopo una prima sentenza del Tar, ha respinto oggi il ricorso, confermando la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale.

Si avvicina quindi il riconteggio delle oltre 15.000 schede che secondo i proponenti del ricorso al Tar conterrebbero irregolarità nella raccolta delle firme. C'è da ricordare che la vittoria di Cota sul governatore uscente Mercedes Bresso si è giocata sul filo di lana (circa 9.000 voti di scarto).

Gli scenari e i contraccolpi, quindi, che potrebbero verificarsi qualora si arrivasse veramente al riconteggio, potrebbero essere di non poco conto. E non solo per il Piemonte.

Come è giusto che sia


Pare che la nuova fiamma della trota (copyright: Bossi), appartenente al cast de La pupa e il secchione, abbia dichiarato: "la cultura mi annoia".

Tutto quadra.

Camminare per Milano da uomini liberi nell'anno 2010



La nostra Costituzione dice che "la libertà personale è inviolabile" (art. 13). Ciò significa che io, libero cittadino, posso fare quello che mi pare e andare dove voglio, di notte come di giorno, con la pioggia o con il sole, con l'unico limite di non violare eventuali regole prestabilite o il codice penale.

Ecco perché il video che Piero Ricca ha pubblicato sul suo blog in qualche misura mi ha lasciato sconcertato. Scusate, ma se voi steste camminando per le vie di una qualsiasi città e vi trovaste davanti la Polizia che vi impedisce di entrare in una piazza balbettando qualche ridicola giustificazione, come vi sentireste? Vi sentireste cittadini di una libera democrazia occidentale o di qualche altro paese un po' meno democratico?

L'articolo di Piero è qui.

lunedì 26 luglio 2010

War games


Ok, adesso è ufficiale: Fini è in guerra col Pdl. :-)

Dove sta il leninismo (secondo Pigi Battista)


Forse c'è davvero qualcosa che non va nel Pdl se anche Pigi Battista, solitamente ipergarantista, e che non può certo definirsi ostile a Berlusconi e al suo entourage, è riuscito a scrivere un editoriale come quello di stamattina sul Corriere. Ecco un passaggio:

Stupisce che un partito che porta la «libertà» nel suo nome si esprima con tanta disinvoltura con il linguaggio dell`espulsione, della radiazione, dell`epurazione. Il partito che caccia via chi dissente è leninista, non liberale. E la non sopportazione della diversità bollata come minaccia e sabotaggio della «giusta linea», è un pezzo del ventesimo secolo che si perpetua in quello nuovo. E' la malattia delle oligarchie e delle burocrazie di partito.

Beh, che dire? Fa piacere che finalmente anche il solitamente pacato Battista, anche se in lievissimo ritardo, si sia accorto quale è, nel 2010, il partito che si richiama al leninismo.

Lo stress test de noantri


Nei giorni scorsi molti media hanno riportato la notizia del felice esito del cosiddetto "stress test", cioè la valutazione di come reagirebbero gli istituti bancari presi in esame in caso di un peggioramento repentino della crisi economica. Tutti e 5 gli istituti bancari italiani sottoposti a verifica hanno superato la prova.

Marco Calì, di sapienza-finanziaria.com, si chiede che attendibilità abbia un test sulle banche commissionato ed eseguito dalle banche stesse.

Veronesi forever?


Lasciando da parte la diatriba, tutta interna al Pd, sulla candidatura di Umberto Veronesi alla guida della costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare, vorrei far notare che l'illustre senatore ha 85 anni.

domenica 25 luglio 2010

Da Di Pietro ai "gay" di Duisburg


Era il 22 giugno scorso, e il Giornale (e non solo) titolava a tutta pagina come vedete qui sopra. Oggi, un mese dopo, la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione e naturalmente non ne parla nessuno. E lui che fa? Beh, lo comunica dal suo blog.

Per completare il quadro, metilparaben segnala questa chicca di stamattina di Libero.


E adesso, scusate, vado a vomitare.

Scusate la banalità...


Forse dico una banalità, ma se è vero, come scrive l'Ansa, che il tunnel principale di accesso all'area dove si è tenuta questa manifestazione è "lungo oltre 200 metri e largo 30", e se è vero che la maggior parte del milione e mezzo di partecipanti doveva passare da lì, non è che forse gli organizzatori potevano valutare un po' meglio la fattibilità della cosa?

(fonte immagine: ansa.it)

Discorso

Non so che canzoni scriverebbe, oggi, De André se fosse ancora vivo.

Buona domenica.

sabato 24 luglio 2010

Guai a parlare di legalità in certi posti


Certo che il finiano Fabio Granata l'ha fatta proprio grossa: andare a parlare di legalità nel Pdl. Cioè, voglio dire, dopo uno non è che si può lamentare se viene preso a male parole, o invitato a togliersi dalle scatole o addirittura minacciato di essere portato davanti ai "probiviri".

D'altra parte stiamo parlando del partito dei Dell'Utri, dei Cosentino, dei Verdini, degli Scajola, dei Bertolaso, dei Di Girolamo, della cricca dei grandi appalti e adesso della P3 (qui tutti i coinvolti sono del Pdl). Per non parlare di Berlusconi, naturalmente - un paio di processi in corso e una bella fila di prescrizioni. E' naturale che in un partito così a molti venga l'orticaria a sentire parlare di legalità. Per non parlare poi di "questione morale". Una cosa terribile. Una iattura.

Questo è anche il motivo per cui uno, poi, non sa bene come inquadrare le parole del ministro degli Esteri Frattini (uno che è passato alla storia perché voleva togliere "genocidio" dai motori di ricerca), il quale, tentando di rispondere per le rime a Granata, è riuscito a dire: "La legalità è nel nostro dna, non accettiamo lezioni da nessuno" (cosa dite, li chiamiamo i Ris per analizzare questo dna? ^_^).

Ma Frattini non si ferma qui (purtroppo).

"Non possiamo accettare chi adombra semplicemente il pericolo che ci siano collusioni con ambienti criminali. È molto triste che lo faccia Fabio Granata, un esponente del Pdl". Evidente Frattini ha passato troppo tempo a Bruxelles e si è perso un po' gli ultimi avvenimenti in casa Pdl. Eh sì, un po' la lontananza, un po' magari la distrazione... Altrimenti si sarebbe accorto che Nicola Cosentino si è dimesso perché la Dda di Napoli ne ha chiesto l'arresto con l'accusa associazione mafiosa; si sarebbe accorto che Di Girolamo si è dimesso perché da certe intercettazioni è scaturito che in Parlamento ce l'aveva messo la 'ndrangheta che lo comandava come un burattino; si sarebbe accorto che Dell'Utri si è recentemente beccato 7 anni in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Bello 'sto dna, no?

Fabio Granata, insomma, ha fatto notare che forse c'è un piccolissimo problema di legalità. Ecco quindi scendere in campo Mario Valducci, deputato, il quale ha auspicato che vengano presi una volta per tutti dei provvedimenti. Non si può andare avanti così. Uno pensa: si decidono finalmente a buttare fuori Dell'Utri e soci? Ma neanche per sogno: gli "organi di giurisdizione interna del PDL" devono prendere provvedimenti contro Granata. Scusate, del resto da quando in qua si prendono provvedimenti contro chi sbaglia? I provvedimenti si prendono contro chi denuncia, no? Pensate cosa sarebbe raccontare una cosa così a uno straniero, uno di quelli che vede l'Italia da fuori e pensa che sia una avanzata democrazia occidentale.

Adesso poi c'è anche questa nuova gatta da pelare: la nuova P3. Vi ricordate, no? E' quella che Berlusconi definì all'inizio "4 sfigati pensionati". Beh, i 4 sfigati si sono rapidamente moltiplicati, con l'aggiunta di faccendieri, uomini politici (del Pdl), magistrati. Tanto che Napolitano, piuttosto alterato, ha parlato di "squallore per corruzione e squallide consorterie". Adesso poi è arrivata anche la Bindi a rompere le uova nel paniere e ad aggiungere caos al caos, chiedendo una commissione d'inchiesta parlamentare sulla P3, sulla falsa riga della famosissima commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2 voluta da Tina Anselmi.

Fa tutto parte del dna, no?

A dover scendere è lei


La ragazzina, classe 1988, studentessa, cittadina brasiliana ma abitante in Italia da anni, stava viaggiando su un autobus urbano Sila in viale Belforte. Si stava lamentando con un' amica nicaraguense per il caldo che c’era sul mezzo pubblico quando un uomo, "autista in borghese", con bimbo in braccio e moglie incinta al seguito, si intromette e comincia ad insultarla. Le dice: “Cosa volete un tappeto rosso sugli autobus? Vai al tuo paese, negra di m...e non venite qui a romperci i c...» e altre "gentilezze" simili. La ragazza risponde, la moglie prende le parti del marito e rincara. Alla fine la situazione degenera e i due mettono le mani addosso alla ragazza.

Italia, anno domini 2010.

(via Daniele Sensi)

Io sono uguale a te (in Toscana)


Penso che la vignetta di oggi di Biani sia il commento più azzeccato alla sentenza della Consulta.

Toh, è sparita la "norma Falcone"


Questo ddl non smette di stupire per numero di porcate contenute. Ad ogni nuovo esame, infatti, esce fuori qualcosa che era sfuggito in precedenza. Dopo che siamo venuti a sapere che l'articolo ammazza-blog è ancora al suo posto, l'ultima novità è l'abrogazione di quella che è chiamata "norma Falcone". Breve spiegazione.

19 anni fa, su input del famoso giudice antimafia, venne introdotta nella disciplina delle intercettazioni una norma che facilitava gli ascolti in caso di associazioni criminali di stampo non mafioso. Bene, questa norma, nella stesura attuale del testo che si appresta a essere esaminato dalla Camera per l'ultimo passaggio, è sparita.

La cosa più grave è che in entrambe le versioni del ddl si è cancellata la norma voluta da Giovanni Falcone (art. 13 decreto legislativo n. 152) secondo la quale la procedura più semplice per autorizzare le intercettazioni (e cioè quella per la quale bastano ‘sufficienti indizi di reato’ e che non siano ‘assolutamente indispensabili’ per la prosecuzione delle indagini), venga applicata a tutti i reati di criminalità organizzata, non solo quella mafiosa. In questo modo con l’abrogazione di questo art. 13 del decreto legislativo n. 152 sarà difficilissimo intercettare tutti quei reati di criminalità organizzata che non si può considerare mafia. Penso, ad esempio, alla banda della Uno bianca, a quella dei Tir, a quella dei giostrai. Per poter intercettare questo tipo di reati serviranno i gravi indizi di reato, l’autorizzazione del gip del tribunale distrettuale del capoluogo in composizione collegiale, eccetera, eccetera. Insomma diventerà praticamente impossibile fare un controllo efficace (fonte).

Lo so, sembra incredibile - neanche tanto a pensarci bene -, ma se passerà la legge così com'è diventerà molto difficile contrastare questo tipo di criminalità organizzata. E tutti i bei discorsi sulla sicurezza? Palle, come tutto il resto.

Volete sapere, poi, giusto per chiudere in bellezza, cosa disse un paio d'anni fa il nostro allegro capo del governo parlando di riforma della giustizia e separazione delle carriere? Una "riforma della giustizia come voleva lui". Riusciremo mai a svegliarci da questa sorta di ipnosi collettiva?

venerdì 23 luglio 2010

Anche io chiedo la cancellazione del comma 29, art. 1 (del ddl intercettazioni)


Intendiamoci, nessuno si fa grosse illusioni. Ma in fondo cosa c'è da perdere?

Al Presidente della Camera, On. Gianfranco Fini

Al Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, On. Giulia Bongiorno

Ai Capi-gruppo alla Camera dei Deputati

A tutti i Deputati

La decisione con la quale, lo scorso 21 luglio, il Presidente della Commissione Giustizia della Camera, On. Giulia Bongiorno, ha dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati dall’On. Roberto Cassinelli (PDL) e dall’On. Roberto Zaccaria (PD) al comma 29 dell’art. 1 del c.d. ddl intercettazioni costituisce l’atto finale di uno dei più gravi – consapevole o inconsapevole che sia – attentati alla libertà di informazione in Rete sin qui consumati nel Palazzo.

La declaratoria di inammissibilità di tali emendamenti volti a circoscrivere l’indiscriminata, illogica e liberticida estensione ai gestori di tutti i siti informatici dell’applicabilità dell’obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla stampa, infatti, minaccia di fare della libertà di informazione online la prima vittima eccellente del ddl intercettazioni, eliminando alla radice persino la possibilità che un aspetto tanto delicato e complesso per l’informazione del futuro venga discusso in Parlamento.

Tra i tanti primati negativi che l’Italia si avvia a conquistare, grazie al disegno di legge, sul versante della libertà di informazione, la scelta dell’On. Bongiorno rischia di aggiungerne uno ulteriore: stiamo per diventare il primo e l’unico Paese al mondo nel quale un blogger rischia più di un giornalista ma ha meno libertà.

Esigere che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta – esattamente come se fosse un giornalista – sotto pena di una sanzione fino a 12.500 euro, infatti, significa dissuaderlo dall’occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici.

Si tratta di uno scenario anacronistico e scellerato perché l’informazione in Rete ha dimostrato, ovunque nel mondo, di costituire la migliore – se non l’unica – forma di attuazione di quell’antico ed immortale principio, sancito dall’art. 19 della dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e del cittadino, secondo il quale “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”.

Occorre scongiurare il rischio che tale scenario si produca e, dunque, reintrodurre il dibattito sul comma 29 dell’art. 1 del ddl nel corso dell’esame in Assemblea, permettendo la discussione sugli emendamenti che verranno ripresentati.

L’accesso alla Rete, in centinaia di Paesi al mondo, si avvia a divenire un diritto fondamentale dell’uomo, non possiamo lasciare che, proprio nel nostro Paese, i cittadini siano costretti a rinunciarvi.


Elenco firmatari qui. Se usate Facebook, l'appello è qui.

Il quartier generale racconta/34

Mi sono accorto solo adesso di questo articolo, che il prode Sallusti ha pubblicato ieri in prima pagina sul mitico Giornale. Volevo lasciar perdere, ma contiene alcune perle che è impossibile non commentare, a costo di diventare noioso. Siete pronti? Allora, partiamo dal titolo: I giudici non sono migliori dei politici. Già qui si capisce dove il Giornale vuole andare a parare. A tal proposito, come brevissima parentesi, va detto che non ci sono scusanti per i magistrati coinvolti nell'inchiesta sulla nuova P2. Per loro vale lo stesso discorso che si fa sempre coi politici: chi non ha le mani pulite, fuori dalle scatole. Detto questo, proseguiamo pure.

Una volta, quando si immaginava un golpe, lo spauracchio erano i colonnelli, oggi sono le toghe. Le quali tengono un po' tutti per le palle in un gioco perverso di ricatti e minacce anche non dichiarate, perché si sa, nessuno è perfetto e le code di paglia abbondano.

Capito, no? Nessuno è perfetto e i giudici ne approfittano. Il problema è che qui non è questione di perfezione o meno, qui è questione che il malaffare nella politica è diventato per buona parte un sistema. E' una cosa un pochino diversa. E poi cosa vuol dire quel "si sa, nessuno è perfetto"? Chi amministra la cosa pubblica, specie in posizioni strategiche e di alta responsabilità, deve essere perfetto; deve essere cristallino. Altroché "nessuno è perfetto". Questo è uno dei tanti messaggi che lorsignori si impegnano quotidianamanente a far passare come legittimi. Una sorta di "così fan tutti" che giustifica la condotta torbida e discutibile di moltissimi appartenenti alla politica.

Scusate, voi andreste tranquillamente a stipulare un contratto di assicurazione sapendo che l'assicuratore a cui vi siete rivolti ha alle spalle qualche precedente per truffa? Oppure lascereste perdere rivolgendovi magari a qualcun altro? E se si pretende una condotta corretta da parte di un semplice agente assicurativo, non è almeno altrettanto logico pretenderla da chi governa e gestisce risorse pubbliche di notevole entità? Sbaglio?

Solo quell'incosciente di Berlusconi ha il coraggio di affrontare a viso aperto i magistrati e i loro eccessi

Eh, certo, come no? Lo sappiamo con quali metodi:

Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perchè lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana (fonte)

A casa mia questo non si chiama "affrontare a viso aperto", ma denigrare. Ovviamente non stiamo qui a spiegare la differenza a Sallusti. Ma andiamo avanti.

Per carità, P3, corruzione e mafia sono cose brutte. Ma possibile che ieri il Parlamento non si sia scosso per una sentenza della Cassazione che toglie l'obbligo dell'arresto per chi stupra o fa prostituire minorenni? Ma che razza di Paese sta diventando questo? Dov’è la politica? Chi ci difende da queste follie?

Allora, in primo luogo non si tratta di una sentenza della Cassazione ma della Corte Costituzionale. Ovviamente, anche qui, non staremo a spiegare la differenza a Sallusti perché tanto non capirebbe. Ma il punto è un altro. La Consulta non ha affatto sentenziato, come scrive il furbo editorialista, che non c'è obbligo d'arresto "per chi stupra", ma per chi è indagato per stupro. Sallusti, l'editorialista di punta del giornale garantista per antonomasia, finge di non sapere la differenza e butta tutto nel calderone.

La Consulta ha precisato che l'obbligo dell'arresto, la cosiddetta custodia cautelare, non c'è per i sospetti stupratori, non per chi è stato condannato per tale reato (e vorrei vedere). Si dà il caso, infatti, che un conto è una persona condannata per stupro, un altro è una persona indagata per stupro. Ecco, la Cassazione si riferiva a questa seconda categoria. Poi, ovvio, ognuno può essere d'accordo o meno con questa sentenza - io ad esempio sono alquanto perplesso -, ma il giochetto che ha voluto fare Sallusti è evidente.

Chi ci difende da queste follie? Non certo Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, tutto preso a salvarsi dai pasticci targati P3, quel gruppetto di faccendieri e mascalzoni che brigava, per lo più a vuoto, con politici e magistrati.

Qui Sallusti non sbaglia. Omette solo di dire chi erano i politici coi quali brigava "quel gruppetto di mascalzoni". Uno, ad esempio, è Denis Verdini, uno dei coordinatori del Pdl. Un altro è Giacomo Caliendo, sottosegretario alla giustizia in quota Pdl. Strano che anche qui Sallusti rimanga sul vago. Sarebbe stato bello che avesse fatto qualche nome, no?

Già, se c'è una cosa che questo scandaletto ha portato alla luce è che il Csm non è quel tempio di verità e giustizia che ci vogliono far credere. No, è un covo di veleni, intrighi, accordi sopra e sotto banco, sgambetti e cose indicibili. Insomma, non sono migliori, praticamente né moralmente, degli uomini che vogliono giudicare.

Veramente non è "questo scandaletto" che ha portato alla luce cosa si cela dietro il CSM. Chi si interessa un po' di cronaca giudiziaria, sa benissimo che più di una volta l'operato del CSM è stato costellato di parecchie stranezze (vedi ad esempio i casi Forleo e De Magistris, oppure la vicenda del procuratore Apicella). Insomma, Sallusti non scopre un bel niente di nuovo. Però si sa com'è: i lettori del Giornale non badano a certe sottigliezze. Ah, un'altra cosa. Il CSM non giudica nessuno; quello lo fanno i magistrati che lavorano ogni giorno nelle procure e nei tribunali d'Italia. Sarebbe bello spiegare a Sallusti cos'è e cosa fa il CSM, ma sarebbe troppo lungo (e, come al solito, tempo perso).

Il ddl intercettazioni diventerà legge coi voti del Pd (compresa la norma "ammazza-blog")

Si è parlato abbastanza spesso, durante il tortuoso iter di questa bruttissima legge, della cosiddetta norma ammazza-blog, quella che prevede che "Per i siti informatici compresi i giornali e i periodici diffusi per via telematica le rettifiche sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".

Ecco, nonostante tutti quelli che loro chiamano in maniera ingannevole "miglioramenti", questo articolo è rimasto nel ddl. Ovviamente non serve che sia io a dirvi cosa comporta questa norma per chi gestisce un blog. Molto brevemente, il blogger viene paragonato a un direttore responsabile di una testata giornalistica e il blog, appunto, diventa di fatto una testata giornalistica, alla quale saranno applicate le norme attualmente vigenti sulla stampa (norme che sono in vigore, se non ricordo male, dai primi anni '40; così giusto per rendere l'idea dell'attualità di questa legge).

Guido Scorza, uno di quelli che in rete ha fatto più casino contro questa norma, scrive sul suo blog di avere ricevuto rassicurazioni dall'on. Cassinelli, il quale dovrebbe riproporre in aula l'emendamento correttivo di questa vergogna. Vedremo.

Per il resto non è che ci sia molto altro da segnalare. Il testo è uscito dalla commissione giustizia pronto per l'ultimo passaggio alla Camera, previsto nei prossimi giorni, ed è stato approvato anche coi voti del Pd. Badate, non è una cosa di poco conto. Il Pd, come scriveva giustamente ieri Piero sul suo blog, non doveva avere responsabilità alcuna nell'approvazione di questa legge. La faccia e i numeri ce li dovevano mettere il Pdl e i finiani (e l'UDC). Punto. Il Pd doveva restarne fuori e tenersi le mani pulite.

Una volta che tutto questo sarà (malauguratamente) legge, infatti, il primo blogger che si vedrà comminare 25 milioni delle vecchie lire di multa perché non ha ottemperato a una richiesta di rettifica entro 48 ore, magari perché era fuori per il weekend, saprà con chi prendersela.

Poi dice che uno simpatizza per Di Pietro.

giovedì 22 luglio 2010

Se tanto mi dà tanto...


...quando saremo qua verso novembre/dicembre quelli del Pd cominceranno a mettere a punto il piano anti caldo per l'estate 2011.

(via repubblica.it)

Fiat, da Pomigliano alla Serbia

Cerchiamo di fare un breve riepilogo. Fiat, dopo molte perplessità e alterne vicende, ha deciso alla fine di investire 700 milioni di euro per costruire la nuova Panda a Pomigliano, salvando il posto di lavoro di alcune migliaia di operai ed evitando la chiusura definitiva dello stabilimento.

Adesso veniamo a sapere che la nuova monovolume di casa Fiat, quella che dal 2011 sostituirà l'attuale Multipla, sarà costruita in Serbia invece che nello stabilimento di Mirafiori, a Torino, il quale chiuderà i battenti. Perché? Perché tutti i casini successi a Pomigliano (vertenze sindacali, scioperi, referendum, ecc..) hanno convinto Marchionne che dove c'è poca governabilità è più rischioso produrre.

Se vi ricordate - ne ho parlato qui e qui -, salvare lo stabilimento di Pomigliano è stata per la Fiat impresa piuttosto complicata, perché ai dipendenti sono state imposte, in cambio della garanzia del posto di lavoro, condizioni definite da molti inaccettabili. Da qui i casini.

"Senza il problema di Pomigliano - spiega Marchionne - avremmo puntato sull'Italia. Dobbiamo poter produrre senza rischi di interruzioni".

Insomma, produrre all'estero costa meno, i lavoratori non fanno tante storie, chi ce lo fa fare di restare in Italia?

Siti che viaggiano in coppia


Che il Tg1 di Minzolini fosse una sorta di campana di risonanza del governo era noto da tempo. Il fatto stesso che il premier lo usi per veicolare i suoi messaggi, quindi, non stupisce di certo.

Almeno in Italia.

Cade un altro pezzo del "miracolo" in Abruzzo

Ad oltre un anno di distanza da quel 6 aprile 2009, cade un altro pezzo di quello che è stato dipinto spesso come "miracolo". Non sono molti i giornali che ne parlano, ma la cosa, visto come siamo messi a informazione, è abbastanza comprensibile. Breve riepilogo per inquadrare meglio la questione.

Nei giorni successivi al sisma, il numero di abruzzesi sfollati è stato stimato in oltre 60.000 unità. Le soluzioni adottate per trovare una sistemazione a tutti sono state diverse: oltre 30.000 si sono auto-organizzati per conto proprio, oltre 12.000 hanno usufruito del progetto C.A.S.E. (le famose new town), 2.300 sono stati sistemati nei M.A.P. (moduli abitativi provvisori) e altri ancora, circa 6.000, sono stati ospitati negli alberghi lungo la costa abruzzese (fonte).

Il problema venuto alla luce in questi giorni - veramente è da un po' che se ne parla, ma la cosa è sempre rimasta sottotraccia - riguarda proprio questi ultimi. Pare infatti che i fondi che lo stato prima e la regione poi dovevano elargire agli albergatori siano terminati, anzi in alcuni casi non siano proprio arrivati, e molti albergatori si starebbero apprestando a mandare via gli sfollati rimasti, circa 4.000, per far posto ai villeggianti - la stagione estiva è ormai nel suo pieno - e cercare così di recuperare un po' di soldi.

Scriveva ieri il Tg3 sul suo sito:

Solo a Teramo e provincia, le strutture alberghiere che hanno ospitato terremotati sono circa 130. E l’accordo con la Regione prevedeva un acconto per le spese subito e poi saldo entro 60 giorni. In realtà non è avvenuto nulla di simile. Spiega l’albergatore nella sua denuncia che “fino a quando c’è stata la Protezione civile a gestire l’emergenza abbiamo ricevuto pagamenti posticipati, ma con regolarità”. Poi, dal primo gennaio, la palla è passata alla Regione e i pagamenti si sono rarefatti, fino a scomparire del tutto.

Secondo quanto riferisce l'albergatore: “Dalla Regione dobbiamo ancora ricevere 600mila euro solo per l’albergo” spiega. E l'unica soluzione per far fronte ad una crisi che gli ha già fatto accumulare mezzo milione di debiti è cacciare gli sfollati anche perché in Regione “non c’è un referente con cui parlare e da cui avere risposte precise e l’unica cosa che mi hanno detto quando ho telefonato è che l’ente non ha soldi per i rimborsi e che facciamo bene a mandare via gli sfollati”.

Anche il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialiente, ha qualcosa di dire. Scriveva ieri Il Mattino:

"In questo momento ci troviamo con 70 milioni di buco con tutti gli albergatori - prosegue Cialente - gli ultimi acconti sono stati pagati ad agosto, settembre e ottobre, ma sempre dalla Regione, soldi sempre gestiti dal presidente Chiodi. Chiaramente, allora, i soldi arrivavano". E poi cosa è successo? "Dal mese di novembre non è arrivata più una lira. Dopo di che ci sono arrivati 122 milioni di euro, con i quali abbiamo dovuto pagare parecchie cose, e per gli alberghi sono rimasti solo 20mln, per cui gli albergatori avanzano in questo momento 70 milioni".
[...]
"Il problema è che i soldi dell'emergenza non so dove si trovino. Proprio questa mattina parlavo con il ministero e sembra che da qualche parte i soldi ci siano, che sia rimasto qualcosa alla Protezione Civile, ma la Protezione Civile dice di non averli. La situazione è drammatica e nessuno sembra volerlo capire", lamenta ancora il sindaco dell'Aquila. Come se ne esce? "L'unica è che Tremonti accetti di incontrarsi con me e con Chiodi, almeno vorremmo spiegare. Io ormai Tremonti lo chiamo due volte a settimana, ma non ho mai avuto il piacere di poterci parlare. Sembriamo un po' degli appestati, non so, la situazione è tragica".

Lo so, non è mai corretto fare dell'ironia davanti a queste tragedie, ma visto che, come afferma Cialiente, il governo sembra fare orecchie da mercante, forse si potrebbe chiedere al presidente del Consiglio se la sua offerta fatta subito dopo i funerali delle vittime è ancora valida.

mercoledì 21 luglio 2010

Le agende rosse comuniste



Come sapete, io in genere sono contro le volgarità. Ma quando ci vuole ci vuole...

Per 3.000 euro



Ora, non è che qui si vogliono proporre delle facili soluzioni. Ma io penso: possibile che quello che si è visto in questo filmato non possa essere usato come sistema, anziché come singolo episodio da riportare in un giornale? Invece di inserire fumosi e inutili emendamenti anti-evasione in ogni manovra finanziaria, non si potrebbe cominciare a sguinzagliare Carabinieri e Finanzieri in giro negli studi di ogni libero professionista?

Il quartier generale racconta/33



Mi pareva strano che le dichiarazioni di ieri sera dei pm di Caltanissetta non finissero, ovviamente interpretate, sulle prime pagine di Libero e del Giornale di stamattina. E infatti...

La cosa curiosa di tutta la faccenda è che i due magistrati non hanno fatto nomi; non hanno indicato particolari partiti o personaggi. Semplicemente hanno indicato, genericamente, che la politica potrebbe non reggere al colpo. Chissà come mai, però, i due giornali più filo-berlusconiani che ci siano hanno subito fatto il collegamento con Silvio - secondo Libero nelle dichiarazioni dei pm si celerebbe addirittura una sorta di minaccia subliminale. :-)

Ma vediamo un po' cosa scrive il buon Feltri nell'editoriale che accompagna il titolone ("Una bomba sulla testa di Berlusconi").

Più precisamente Caltanissetta, la cui procura sta indagando, con "soli" 18 anni di ritardo, sulla strage di via D'amelio, in cui persero la vita il giudice Borsellino e l'intera scorta.

L'ironia racchiusa in quel "soli", francamente Feltri ce la poteva anche risparmiare. Se infatti l'esimio direttore del Giornale conoscesse l'abc del diritto, saprebbe benissimo che un'indagine archiviata può essere riaperta in qualsiasi momento qualora sopravvengano nuovi elementi sufficienti per poterla riaprire. Anzi, non "dovrebbe", ma "deve" essere riaperta, in virtù dell'obbligatorietà dell'azione penale prevista dalla nostra Costituzione. Ma da Feltri non si pretende tanto.

Da tempo si gira intorno al tema mafia e si dice con insistenza che la criminalità organizzata abbia dato una mano a Forza Italia a farsi strada nel paese. Ora però gli inquirenti sarebbero in possesso di elementi forti per provare la fondatezze di quelle che sembravano illazioni...

Anche qui Feltri fa e dice tutto per conto suo, senza indicare come sia arrivato a questa lettura delle frasi dei pm. Vale la pena segnalare, comunque, che secondo molti questa ricostruzione non è frutto solo di fantasia (vedi qui e qui). Feltri, invece, sembra cascare dalle nuvole.

Bisognerà comunque spiegare a noi anime semplici del nord come sia possibile favorire il successo di un partito compiendo delle stragi in Sicilia, come se quest'isola indebitata, piena di problemi, marginale rispetto al cuore economico del paese, fosse l'ombelico del mondo anziché una fucina di delinquenti.

Beh, per quanto riguarda "quest'isola indebitata", Feltri può provare a chiedere i motivi a chi l'ha amministrata negli ultimi decenni; potrebbe scoprire delle cose molto interessanti. La frase che invece ho evidenziato in neretto, non so, fate un po' voi. Io se fossi un siciliano un pochino mi incazzerei.

Senza più parole...

Ma allora? Ci sara' o no, io vOglio sapere la
verita'. E' vero che non succedera' nulla?????????.
Vi prego rispondetemi!!!!!! Sono preoccupata
e' o non e' una menzogna????????


Trovato nei commenti a questo mio post. Ma è mai possibile?

Via D'Amelio, ad un passo dalla verità?

E' presto per dare un peso e per valutare bene cosa si nasconde dietro alle parole di due dei pm che a Caltanissetta, dopo che due anni fa sono state riaperte le indagini, indagano sulla strage di via D'Amelio. "Siamo a un passo dalla verità [...] di cui la politica potrebbe non reggere il peso", infatti, sembra più appartenere al filone delle tanto vituperate dichiarazioni piene di sensazionalismo e vuote di sostanza. Però...

Però mi sembra difficile, nonostante le smentite di Pisanu, che queste dichiarazioni siano totalmente campate per aria. E, d'altra parte, non è un mistero che molti, giornalisti, magistrati e investigatori in primis, stiano da tempo dicendo più o meno velatamente che dietro alle stragi di mafia dei primi anni '90 non c'era solo la mafia.

Se le indagini sono effettivamente arrivate a questo punto, ben venga. Io non sarei contento tanto per le coseguenze politiche, delle quali anzi mi fregherebbe molto poco; no, sarei contento per tutte le persone, compresa una buona fetta di popolo italiano, che da 18 anni aspettano di sapere la verità. Aspettano di sapere perché Falcone e Borsellino sono morti e chi c'è dietro. Di questo solo sarei contento.

Cecilia Sala

La frase ricorrente sui social, ma anche fuori, riguardo alla vicenda di Cecilia Sala è, pur con varie sfumature, che se l'è cercata. Un...