Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Ci sono sensazioni positive e sensazioni negative nel riportare ciò che ha detto il segretario di stato americano Hillary Clinton, ieri, a proposito di web e censura - discorso inserito all'interno della nota vicenda Google-Cina. Quelle positive derivano dal fatto che è rassicurante constatare, anche se la cosa era già nota, come una delle maggiori democrazie e potenze economiche del mondo metta al primo posto, tra i valori fondamentali, la libertà di espressione anche in rete.
Quelle negative derivano dalla constatazione, ogni giorno più avvilente, di come siamo messi noi al confronto. Lasciando perdere i deliri, a cui accennavo anche ieri, di chi vorrebbe chiudere Facebook da un telegiornale, non si può non ricordare come tra le priorità di governo, una sorta di ossessione fissa, ci sia la "regolamentazione" di internet e della libertà di espressione. Penso ai vari ddl Carlucci, Barbareschi, D'Alia - dei quali ho ampiamente parlato in passato -, alle recenti prese di posizione di Maroni su Facebook e così via. Fino ad arrivare all'ultimo caso in ordine di tempo, quello di cui maggiormente si sta discutendo in rete in questi giorni: la proposta di chiedere il permesso al governo per pubblicare un video in rete. Un'altra di quelle trovate che, come le precedenti, ci ha fatto coprire di ridicolo e commiserazione da parte del resto del mondo (vedi qui e qui).
Vabbè, ecco alcune delle cose dette dalla Clinton ieri. Io intanto vado di là a piangere.
"Mai come in questo periodo l'informazione è stata libera e globale. O avrebbe la libertà di esserlo. L'accesso libero all'informazione è fondamentale per la democrazia".
[...]
"Gli Stati Uniti sostengono una Rete globale e libera. Il primo emendamento della nostra Costituzione è il fondamento della libera espressione, della libertà di parola e stampa. Oggi va applicato tenendo conto della tecnologia. Oggi abbiamo il dovere di difendere Internet e il potere che la Rete concede".
Aggiornamento 13,56.
Pare che il regime cinese non abbia gradito il discorso della Clinton.
La polemica, nata dalle continue intrusioni informatiche al servizio mail di Google, è stata rinfocolata dalla Clinton, che ha chiesto a Pechino di condurre un'inchiesta "trasparente e approfondita" sugli attacchi online. "I Paesi che limitano il libero accesso alle informazioni o violano i diritti basilari degli utenti di Internet rischiano di tagliarsi fuori dal progresso del secolo", ha affermato il segretario di Stato, minacciando "conseguenze" per chi minaccia il cyberspazio. (fonte)
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