mercoledì 18 novembre 2009
La guerra dell'acqua
Se avete un po' letto i giornali in questi ultimi due o tre giorni, vi sarete accorti che si fa un gran parlare della privatizzazione dell'acqua. Se ne parla molto soprattutto perché il testo di legge che conterrebbe questa presunta privatizzazione, già passato al Senato, è attualmente alla Camera dove il governo ha posto la fiducia, cosa che ha - giustamente - fatto arrabbiare non poco l'opposizione. Quando un governo pone la fiducia su un provvedimento legislativo così importante, e questo esecutivo ha finora approvato in questo modo più del 90% delle leggi, vuol dire che non vuole sorprese. E se non vuole sorprese vuole dire che la leggendaria coesione che terrebbe insieme questa maggioranza, forse non è poi così leggendaria.
E, in questo caso, la sorpresa potrebbe arrivare ad esempio dalla stessa Lega, che di privatizzazione dell'acqua non vuole proprio sentire parlare. Qualche tempo fa, quando il testo fu presentato e discusso in Senato, anche io scrissi qualcosa in proposito, e misi l'accento su un errore di fondo che mi pare più o meno tutti stiano facendo: non viene privatizzata l'acqua, ma solo la sua gestione. Cioè si dà la possibilità a soggetti privati di gestire il modo in cui l'acqua arriva nelle nostre case. Questo, naturalmente, se si guarda la questione dal punto di vista di un possibile aumento delle tariffe non cambia un fico secco. Ma la distinzione mi pare necessaria.
Devo dire che anch'io in merito non ho una posizione ben precisa. Certo, da una parte preferirei che le cose restassero come sono, ma dall'altra è innegabile che alcuni vantaggi questa riforma potrebbe (ripeto: potrebbe) portarli. Quello più evidente è che finalmente, grazie al capitale dei privati, si riuscirebbe a mettere mano e a contenere il pluridecennale problema delle condizioni in cui versano i nostri acquedotti. Il Sole24ore ha in proposito pubblicato una eloquente immagine proprio stamattina. Ve la riporto qui sotto.
Come si può vedere, e come scrive il Sole nell'articolo di riferimento, ogni anno gli acquedotti-colabrodo italiani perdono per strada 2,63 miliardi di m3 d'acqua, equivalenti a 226 milioni di euro letteralmente buttati via. Ora, intendiamoci, nessuno assicura che l'ingresso dei privati ponga fine subito e per sempre a questo scempio, ma, d'altra parte, è sotto gli occhi di tutti che finora la gestione in via quasi esclusiva degli acquedotti da parte degli enti locali ha prodotto questo risultato.
Ovvio, neppure a me piace l'idea che l'acqua possa venire in futuro equiparata alla luce elettrica, al gas o al telefono, o l'idea che le tariffe possano salire in maniera vertiginosa per via di speculazioni di chi gestisce la distribuzione di questo bene primario. Ma non so neppure se la situazione attuale sia ancora accettabile.
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è evidente che voi sovietici siete per l'acqua gestita dallo Stato ma è ora di finirla il capitalismo deve prevalere con le sue logiche. basta con queste menate di eguaglianza, fratellanza e libertà.
RispondiEliminaW la democrazia berlusconiana
Ma non t'avevo già detto di andartene?
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