All'epoca Enzo Mazza, presidente della Fimi, dichiarava:
Il rischio, già denunciato da alcuni esperti, è che gli utenti trovino comunque un modo di aggirare norme che ritengono troppo severe e lesive dei loro diritti. Enzo Mazza, presidente della Fimi, l'associazione dei discografici italiani in prima fila nella lotta contro la pirateria digitale, minimizza: «Il ricorso a tecnologie che facilitano l'anonimato resterà sempre appannaggio di nicchie. L'obiettivo di leggi come quella svedese è portare la massa dei consumatori a disporre di un offerta online legale. Ci sarà sempre una quota di utenti che preferisce l'illegalità ma riteniamo che solo i più esperti saranno in grado di ricorrere a simili soluzioni».
Al che il buon Quintarelli gli rispondeva:
«Anche di Bit Torrent (tecnologia per la condivisione di file, ndr) si diceva che era solo per utenti esperti e che non avrebbe mai raggiunto la popolarità di Napster. Il tempo e i numeri hanno dimostrato il contrario. Quando gli utenti avvertiranno la necessità di usarli, anche sistemi come IPREdator potranno diventare di massa»
Puntualmente la profezia di Quintarelli si sta avverando. In Svezia, infatti, il servizio di anonimizzazione iPredator ha già coinvolto il 10% degli adolescenti tra i 15 e i 25 anni (qui l'articolo originale e qui il tentativo di traduzione di Google), corrispondente all'incirca a 130.000 utenti.
(via Quintarelli)
Ma bisogna essere invitati per usare iPredator?
RispondiEliminaNo. Secondo la Wikipedia inglese, dal 14 settembre scorso ci si può registrare liberamente. Il servizio, almeno per ora, non accetta pagamenti via PayPal, ma solo carta di credito.
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