Le difficoltà della vita non sono solo intoppi, non sono solo delle fastidiose grane, ma rappresentano anche uno straordinario stimolo. Davanti alle difficoltà l'uomo si ingegna, pensa, elabora, studia un modo per superarle al meglio. Anche il governo si comporta così di fronte alle difficoltà: studia, elabora, pensa, si ingegna, non dorme addirittura la notte per risolvere i problemi. Nostri? No del premier - sapete bene che, poveretto, in questo periodo ne ha tanti -.
E infatti tutto il can can parlamentare che si è scatenato da quando è stato abolito il lodo Alfano, con l'Italia ostaggio di questa situazione, è dovuto a tutto ciò: riuscire ad ogni costo a salvare Berlusconi dai suoi guai. E allora si studia un modo, peraltro ancora tutto da definire, che consenta di raggiungere lo scopo. Una cosa difficile, che deve passare il vaglio del Quirinale, della Consulta, del buon senso, e nello stesso tempo deve riuscire a non fare incazzare troppo l'opinione pubblica, o almeno quella parte di essa che segue un po' queste vicende (che se fossimo di più sarebbe anche più facile).
Come ho scritto qui ieri, i pensieri che più preoccupano il premier in questi giorni sono i possibili risvolti di quanto sta saltando fuori dalla riapertura delle indagini sulla presunta trattativa stato-mafia seguita al periodo stragista dei primi anni '90. I pensieri, naturalmente, non sono solo del presidente del Consiglio, ma anche degli house organ di casa. Ieri, ad esempio, Il Giornale preparava i lettori alla possibile nuova bomba, oggi invece tocca a Giuliano Ferrara, il quale, in previsione di un ipotetico coinvolgimento del premier - l'ipotesi potrebbe essere un'accusa per concorso esterno in associazione mafiosa - ha auspicato ieri sul Foglio l'abolizione del reato stesso.
Il noto giornalista, infatti, dice chiaramente, su quali basi non si sa, che il pentito non è attendibile, e che il tipo di reato del quale verrebbe eventualmente accusato Berlusconi, che è lo stesso per il quale Dell'Utri si è già beccato 9 anni in primo grado, non sarebbe nient'altro che "un cocktail micidiale di codicilli penali in grado di uccidere chiunque". E quindi, prosegue Ferrara, "quando si convinceranno, Berlusconi e Dell'utri, che una campagna di idee, di cultura, di iniziativa politica e legislativa sul 'concorso esterno', una campagna da portare in Europa e nel mondo perché si sappia di che reati si discute nella situazione penale italiana, perché si conosca questa arma sicaria nelle mani di chiunque per accusare chiunque, è urgente, liberale, necessaria non solo a loro ma ai diritti civili degli italiani?".
Naturalmente, come ci hanno da tempo abituati, si tirano in ballo gli interessi e i diritti degli italiani. E' successo per le intercettazioni (la scusa è che le vogliono limitare per difendere la nostra privacy), sta succedendo adesso col processo breve, cioè il processo morto: utile a tutti gli italiani. Come no? Forse, se proprio si vuole venire incontro agli interessi degli italiani, sarebbe il caso di battersi, anche in Europa, visto che l'ha auspicato pure Ferrara, per fare sì che chi governa un paese lo faccia veramente nell'interesse dei governati. Questa sarebbe una campagna da fare urgente, liberale e soprattutto necessaria. Prima o poi ci arriveremo.
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