venerdì 20 novembre 2009

La proprietà intellettuale secondo Confalonieri

A questo punto l'impressione è che non ci si trovi di fronte a una guerra Mediaset contro Sky, ma semmai Mediaset contro il resto del mondo. Dove per "resto del mondo" si potrebbe ad esempio intendere internet e collegate varie (YouTube, Google, solo per citare due esempi a caso).

Ieri, infatti, commentando il nuovo rapporto del Censis su informazione, internet e media, Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ha lanciato l'ultimatum al governo (tra l'altro siamo nel periodo giusto per gli ultimatum): o si fa qualcosa contro i cattivoni del web che usufruiscono a sbafo dei contenuti oppure è la rovina. Ecco le parole come le riporta Repubblica:

"internet si avvale di una parola magica che è free. Se i vari Youtube o Google non riconoscono il valore delle proprietà intellettuali, non si può investire. Noi investiamo la metà di quello che ricaviamo in prodotti e contenuti. Se altri approfittano di questi contenuti che vengono mandati in rete da privati, soprattutto giovani, non ci sarà futuro per chi di fa questo mestiere".

Chissà se Confalonieri è al corrente che il termine free in inglese ha la duplice valenza di gratuito e libero. Comunque, il pensiero di Confalonieri dimostra come chi ha ormai una certa età, e una certa mentalità, ha ben poche speranze ormai di riuscire a entrare un po' nei meccanismi che muovono il mondo di internet.

Secondo Confalonieri, infatti, tutto deve essere monetizzato, deve avere una contropartita in soldi. Senza un ritorno sicuro e garantito non si può investire in contenuti. L'esatto contrario di quello che è la filosofia della condivisione libera in rete. Mediaset, forse qualcuno di voi ricorderà, ha citato Google l'anno scorso per 500 milioni di € per i presunti danni causati dagli utenti cattivi che mettono su YouTube abusivamente spezzoni di trasmissioni Mediaset. L'azienda del biscione ha calcolato che le tre reti televisive del gruppo hanno perduto ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori. Come è arrivata a questo calcolo, ovviamente non è dato saperlo. Ci fidiamo.

Ora, intendiamoci, nessuno mette in dubbio che caricare e condividere contenuti protetti da copyright sia un'azione illegale, ma il punto è un altro. Confalonieri, assieme a tutti i matusa come lui, è rimasto ancorato a un concetto di distribuzione e fruizione di contenuti che è da tempo sulla strada del tramonto. E gli esempi non mancano. Guardate cosa accade con la musica. I Marillon, ad esempio (a proposito di matusa), hanno messo l'anno scorso il loro ultimo album liberamente in circolazione nei circuiti p2p. Al primo ascolto dei brani così scaricati, una finestra popup invitava i fan a fornire l'indirizzo e-mail tramite cui ricevere proposte di acquisto di biglietti per i concerti e gadget vari.

I Radiohead, già un paio di anni fa (due anni nel campo dell'IT sono l'equivalente di un'era geologica), hanno messo online sul loro sito l'album In Rainbow, liberamente scaricabile, il prezzo lo facevano gli utenti (era possibile scaricarlo anche gratis). E i risultati sono qui. E Confalonieri è ancora qua che piange perché il ragazzino prende uno spezzone di Striscia e lo mette su YouTube?

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Ok, vediamo chi si stanca prima.

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