giovedì 19 novembre 2009

Elezioni anticipate?

C'è voluta la dichiarazione ufficiale del capo del governo, ieri sera, dopo lunghi giorni di misterioso silenzio, per mettere la parola fine alla lunga sequela di illazioni e ipotesi che si sono rincorse per tutta la giornata su una possibile crisi di governo. Voci che non sono state messe in giro da "certa stampa" (per dirla alla Emilio Fede), ma dal premier stesso attraverso la voce del n.2 del governo, Renato Schifani. "Maggioranza unita o si torna al voto", ha proclamato in pompa magna il presidente del Senato. Un messaggio (meglio, un ultimatum) fin troppo chiaro, diretto a quelli che remano contro: o ci si mette in riga o si va tutti a casa.

Naturalmente non è vero niente. L'ultima cosa a cui pensa il cavaliere sono le dimissioni. In primo luogo perché, eventualmente, il potere di sciogliere le camere spetterebbe solo al capo dello Stato (e Schifani lo sa benissimo); in secondo luogo perché dimissioni, nonostante quello che stanno cercando di far credere all'opinione pubblica, non significa automaticamente ricorso alle urne. Se per ipotesi, infatti, un altro candidato premier ottenesse la fiducia del parlamento, l'attuale presidente del Consiglio non potrebbe proprio fare un bel niente per impedirlo. In più c'è da considerare, e Berlusconi lo sa benissimo, che eventuali sue dimissioni manderebbero definitivamente in fumo, qualsiasi cosa succedesse dopo, le residue speranze di poter scansare i suoi guai giudiziari. E di una legge che lo protegga almeno dai processi Mills e Mediaset il cavaliere ha un bisogno vitale.

Niente da fare quindi, il capo del governo è obbligato a starsene dov'è nonostante, probabilmente, sotto sotto pure lui non veda veramente l'ora di andarsene - e noi con lui. E, d'altra parte, come dargli torto? Ogni giorno deve vedersela con quello che da co-fondatore del Pdl è via via diventato il suo più acerrimo nemico. Quello che ha definito il partito una caserma, che si è messo di traverso (fortunatamente) su ogni legge-vergogna - immigrazione, politica economica, processo breve, testamento biologico -, che ancora ieri sera è stato protagonista di un feroce scontro, solo l'ultimo della serie, con gli altri alleati di questa specie di accozzaglia malriuscita che è il Popolo della Libertà.

Ma queste sono quisquilie. Le cose che preoccupano il cavaliere sono ben altre. In primo luogo Veronica, sua moglie, che ha deciso di abbandonare la via "diplomatica" e di trascinare il marito in tribunale chiedendo la separazione con addebito. Non ci vuole molta fantasia a immaginare cosa comporta questo per un uomo proprietario di un impero economico di quelle dimensioni - senza contare le conseguenze "mediatiche" di tutto ciò.

Ma ciò che più di tutto il resto sta in questo momento togliendo il sonno al cavaliere, sono le pessime novità che piano piano stanno venendo fuori dalle procure di Palermo e Firenze, dove sono state riaperte, in seguito alle nuove rivelazioni di alcuni pentiti, le indagini che ruotano attorno alle stragi eccellenti di mafia dei primi anni '90. Scriveva La Stampa qualche giorno fa:

E ieri a uno dei suoi interlocutori [Berlusconi, ndr] ha segnalato gli articoli dell’Unità dedicati a un pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che accusa Dell’Utri e chiama in causa il premier come nuovi referenti politici di Cosa Nostra nel ‘93 al termine della sanguinosa campagna stragista a Roma, Firenze e Milano.

Il timore del Cavaliere è che da Palermo gli arrivi un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Il passaggio cruciale sarà la data della testimonianza di Spatuzza nel processo di secondo grado contro Dell’Utri, già condannato a nove anni in primo grado. Poi ci sono altri due fronti aperti: quello della procura di Caltanisetta, che indaga sugli attentati a Falcone e Borsellino nel ‘92: e l’inchiesta di Firenze sui mandanti esterni delle stragi del ‘93. A tutto questo si aggiunge l’inchiesta milanese sull’Arnerbank (oggetto della puntata di ieri sera di «Report») che i procuratori milanesi sospettano sia una sorta di lavanderia per il denaro sporco che arriva fino a Marina e Piersilvio Berlusconi. Sull’Arnerbank poi hanno messo gli occhi anche i pm di Palermo Scarpinato e Ingroia che si occupano di riciclaggio di soldi della mafia.

Elezioni anticipate? Per adesso no. Anche perché chi potrebbe dire, oggi, che una vittoria sia eventualmente così scontata?

4 commenti:

  1. E' veramente un atteggiamento riprovevole. Invece di assicurare la giustizia in tempi più brevi si estingue il processo, cioè lo strumento con il quale si garantisce il rispetto delle leggi.
    E' un percorso all'indietro:

    * poi si prova con il lodo Alfano
    * poi con l'estizione dei processi
    * poi con la depenalizzazione del reato

    Spero che la maggioranza sia composta da un numero di persone senzienti sufficiente a fermare questa iniziativa.

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  2. Rimane :
    * l'intevento del capo dello stato, che forse potrebbe non accettare una legge di questo tipo.
    *il nodo della corte costituzionale.
    Sarebbe divertente se venisse presentato ricorso anche contro questa legge.

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  3. Sarebbe divertente se venisse presentato ricorso anche contro questa legge.

    Beh, se dovesse passare così com'è, l'eccezione di incostituzionalità verrebbe naturalmente subito sollevata. E' scontato.

    Nel frattempo continua ad allungarsi la lista dei procedimenti che morirebbero se entrasse in vigore.

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