Voi sapete - la faccio breve - che lo stato calcola annualmente l'otto per mille sul totale delle entrate IRPEF indipendentemente da chi ha espresso una scelta tra i vari soggetti e chi no. Quello che viene fuori viene poi ripartito tra i soggetti aventi diritto in maniera direttamente proporzionale al numero di firme ricevute. Siccome la Chiesa, tra quelli che esprimono deliberatamente una scelta, è quella che riceve il numero maggiore di preferenze, è logicamente quella che maggiormente beneficia dei proventi di chi non si è espresso in nessun modo.
Grazie a questo meccanismo
"L'atto del governo n. 121" è stato predisposto ai primi di settembre da un presidente Berlusconi reduce dall'incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano. Sullo sfondo, la (mancata) Perdonanza dopo il caso Giornale-Boffo. Il documento, poi trasmesso alla Camera il 23 settembre, conferma intanto che i soldi vanno allo Stato ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo. È un atto "sottoposto a parere parlamentare" delle sole commissioni Bilancio. Quella della Camera lo ha già espresso, "positivo", il 27 ottobre, quella del Senato lo farà nei prossimi giorni. Eppure, anche la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando carenze e incongruenze del decreto.
Ieri il presidente del Consiglio, come avrete letto, per presenziare all'apertura dei lavori della FAO ha disertato l'udienza al tribunale di Milano nel processo sui diritti Mediaset, sbandierando il famoso "legittimo impedimento". Impedimento sacrosanto, naturalmente, visto il numero di persone che muoiono ogni giorno di fame nel mondo. In questa sede, in un breve ma accorato discorso, lo stesso premier ha rimarcato il programma da 20 miliardi di dollari in tre anni presentato allo scorso g8 a L'Aquila, auspicando - parole sue - che si passi dalle parole ai fatti.
E infatti, sempre a proposito del famoso documento 121 di cui parlavo prima, Repubblica scrive ancora:
Tra le più sorprendenti, quella che riguarda la "Fame nel mondo", "alla quale nel decreto vengono attribuite risorse finanziarie alquanto modeste, a fronte di richieste di finanziamento di importo limitato che avrebbero potuto essere integralmente accolte". Insomma: governo ingeneroso verso i bisognosi. In effetti, ultima pagina, al capitolo "Fame nel mondo", sono solo dieci le onlus e associazioni finanziate per 814 mila euro, pari al 2 per cento del totale.
Se volete qualche informazione supplementare sulla destinazione dell'8 per mille, potete dare un'occhiata qui e qui. Fateci un pensierino alla prossima dichiarazione dei redditi.
9 commenti:
ogni tanto farebbe bene prendere in mano il vangelo e leggere cosa dice il vangelo e cosa dice la Chiesa e quindi rendersi conto di ciò che si scrive.
Cosa fai, te ne vai da solo o ti accompagno io?
una volta la chiesa metteva al rogo chi possedeva una bibbia, così evitava che la gente vedesse la differenza tra quello che diceva e faceva e quello che c'era scritto nella bibbia
adesso non serve più bruciare nessuno perché nessun cattolico legge la bibbia
Già. In compenso, però, non sarebbe male se ogni tanto qualche cattolico leggesse libri tipo questo, che sto finendo in questi giorni. Per molti potrebbe trattarsi di una vera illuminazione.
Sbronzo, se sicuro dei roghi di cui parli ? Qualche fonte attendibile ?
Andrea, è vero che gli autori del libro che citi non sanno in cosa consiste il vero dogma dell'immacolata concezione ?
Non lo so. Il capitolo sulla Immacolata Concezione si limita a mettere in evidenza come il termine greco per indicare l'espresione ebrea "giovane donna" è una parola che può significare anche "vergine".
In pratica, l'autore vuole mettere in evidenza che il significato della parola "vergine" che intendiamo oggi non è lo stesso di 2000 anni fa.
Quindi implica che Maria non fosse vergine ...
Non lo so. L'autore non tira conclusioni, si limita a riportare il fatto. D'altra parte si tratta di un dogma, che già per definizione, quindi, non è soggetto a discussioni.
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