Penso ad esempio ai famigerati Khmer Rossi. Quest'anno è iniziato il processo ad alcuni esponenti del movimento politico dittatoriale che nella seconda metà degli anni '70 è stato responsabile in Cambogia della morte qualche milionata di individui. Ne ha parlato qualcuno? Vabbè, si dirà, la Cambogia è lontana da noi... Certo, è lontana, mettiamola così. Ma allora si potrebbero ricordare i genocidi perpetrati da chi abbiamo ancora oggi in casa nostra. Penso ai milioni di morti fatti dalla Chiesa a partire dal 1500, quando si divertiva ad ammazzare i pagani in tutta Europa, e non solo, con la scusa delle streghe; un numero di vittime talmente elevato della cui entità ancora oggi gli studiosi faticano a venirne a capo. Ma mi rendo conto che è impossibile stilare una graduatoria delle cattiverie e della malvagità umana - una schematica rappresentazione la trovate qui.
Ieri, mentre appunto si celebrava il ventennale della caduta del muro di Berlino, il Boston Globe, attraverso un bellissimo, e al tempo stesso terribile, reportage fotografico ci ricordava la tragedia di Semipalatinsk. La conoscete? Neppure io: l'ho scoperta per caso ieri. Semej - è il suo nome attuale - è una città del Kazakistan orientale di cui quest'anno ricorre l'anniversario del primo ordigno nucleare fatto esplodere dai russi. La storia di questa città e dei suoi avvenimenti è al tempo stesso sconosciuta e terribile.
E' una tragedia e un crimine ancora più immane per il silenzio in cui è passato, per uno scientifico cinismo, e che fa impallidire altri drammi nucleari come Hiroshima o Chernobyl. Durante quei 40 anni, nella regione di Semipalatinsk, grande quanto la Francia ma con soli due milioni di abitanti, dove Stalin volle creare il piu' grande sito di sperimentazione nucleare del mondo, sono state detonate piu' di 456 esplosioni nucleari prima nell'atmosfera e poi dopo il trattato del 1963 che le proibiva, sottoterra, equivalenti a più di 5000 bombe di Hiroshima. Alla guida del progetto Stalin aveva nominato il famoso capo del Kgb Laurenti Beria, che il 29 agosto 1949 assistette trionfante ma da postazione sicura alla prima esplosione nucleare sovietica, di una bomba al plutonio. Nessuno si preoccupò che già quel primo mostro atomico causasse un inquinamento, una dose di morte superiore a quanto era stato programmato: durante la notte, un vento inatteso trasportò letali scorie radioattive 500 chilometri più lontano del previsto. I residenti delle zone sotto esperimento venivano allontanati prima della detonazione e poi riportati alle loro case pochi giorni dopo, a vivere nelle radiazioni, proprio per controllare come reagiva il loro organismo. Morivano? In quanti morivano?
La storia e l'articolo integrale di Peacelink li trovate qui. Tutto questo, non per mettere in mostra le frontiere che può raggiungere la cattiveria umana - su quelle ormai ci sono pochi dubbi -, ma solo per far notare che quando si ricorda o si commemora qualche tragico evento, difficilmente si pensa che quasi sempre, da qualche altra parte, è successo qualcosa di peggio.
Qui di seguito metto il link al reportage del Boston Globe sulla tragedia di Semipalatinsk e sugli effetti ancora oggi visibili sulla popolazione. Fate attenzione, alcune immagini sono molto forti. Chi è più sensibile è avvisato. (link).
1 commento:
Interessantissimo!
Per completare l'argomento invito a dare un'occhiata al mio blog, dove alla pagina "RDT (Germania Est)" c'è una ricca galleria di foto ad alta definizione, raffiguranti i confini berlinesi anche nel periodo "pre-muro" 1950-1961.
Saluti cordiali!
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