domenica 28 febbraio 2010
Avatar? Sì, ma...
Il brutto ceffo che vedete qui a fianco è lo scrivente, immortalato ieri sera, da Francesca, con gli appositi occhiali per la visione dei film in 3D, ovviamente prima di entrare in sala per vedere Avatar (trailer ufficiale qui). La prima cosa che mi sento di dire è questa: chi scarica dai circuiti p2p una copia, magari pure di scarsa qualità, di questo film vuol dire che non ha capito niente, e comunque rinuncia in partenza alla sua parte migliore. Eh sì, perché il suo bello, il motivo per cui maggiormente vale la pena spendere i soldi del biglietto è la sua spettacolarità e coinvolgimento, determinati proprio da questo tipo di tecnologia che ti consente non solo di vedere il film, come siamo già abituati, ma di "viverlo", di farne quasi parte - a volte ho pure avuto la sensazione di "intralciare" lo svolgimento di alcune scene.
A me è piaciuto molto, nonostante mi aspettassi qualcosa di più dopo l'idea che mi ero fatto ascoltando i pareri entusiasti di amici e conoscenti. E' piaciuto meno, inspiegabilmente, a chi era con me (qualcuno ha detto che si è perfino annoiato). Probabilmente ciò è dovuto al fatto che chi non è particolarmente sensibile alla bellezza degli effetti speciali si è trovato a fare i conti con una storia e una trama che non sono certo il massimo dell'imprevedibilità. Il film, tra l'altro molto lungo (circa 160 minuti senza intervallo tra il primo e secondo tempo), è infarcito infatti di richiami e riferimenti stranoti presenti in tantissimi altri film: la cultura dei pellerossa, il messaggio ecologista, la distruzione forsennata e cieca della natura in nome del denaro, dell'interesse e del profitto. Il tutto all'interno di una narrazione regolare, senza sbavature e senza imprevisti, che se non fosse appunto per gli straordinari effetti digitali risulterebbe pesantina, perlomeno per i meno amanti del genere.
Neytiri (merita una menzione), la protagonista Na'vi del film, è una bellissima aliena: al posto di Jake anche io me ne sarei innamorato. Tutti i personaggi Na'vi sono stati creati interamente al computer con un livello di definizione e dettagli sbalorditivo (si distinguono addirittura i pori della pelle degli alieni). Difficile credere che questi "attori", compreso l'eccellente livello di recitazione che non ha nulla da invidiare a quelli normali in carne e ossa, siano appunto stati creati e siano gestiti solo dai computer. Insomma, a mio avviso il film merita sicuramente di essere visto. Ovviamente al cinema.
A me è piaciuto molto, nonostante mi aspettassi qualcosa di più dopo l'idea che mi ero fatto ascoltando i pareri entusiasti di amici e conoscenti. E' piaciuto meno, inspiegabilmente, a chi era con me (qualcuno ha detto che si è perfino annoiato). Probabilmente ciò è dovuto al fatto che chi non è particolarmente sensibile alla bellezza degli effetti speciali si è trovato a fare i conti con una storia e una trama che non sono certo il massimo dell'imprevedibilità. Il film, tra l'altro molto lungo (circa 160 minuti senza intervallo tra il primo e secondo tempo), è infarcito infatti di richiami e riferimenti stranoti presenti in tantissimi altri film: la cultura dei pellerossa, il messaggio ecologista, la distruzione forsennata e cieca della natura in nome del denaro, dell'interesse e del profitto. Il tutto all'interno di una narrazione regolare, senza sbavature e senza imprevisti, che se non fosse appunto per gli straordinari effetti digitali risulterebbe pesantina, perlomeno per i meno amanti del genere.
Neytiri (merita una menzione), la protagonista Na'vi del film, è una bellissima aliena: al posto di Jake anche io me ne sarei innamorato. Tutti i personaggi Na'vi sono stati creati interamente al computer con un livello di definizione e dettagli sbalorditivo (si distinguono addirittura i pori della pelle degli alieni). Difficile credere che questi "attori", compreso l'eccellente livello di recitazione che non ha nulla da invidiare a quelli normali in carne e ossa, siano appunto stati creati e siano gestiti solo dai computer. Insomma, a mio avviso il film merita sicuramente di essere visto. Ovviamente al cinema.
Gli atei sono più intelligenti?
Mentre girovagavo sul sito della CNN mi sono imbattuto in questo articolo. In pratica, uno studio della London School of Economics and Political Science avrebbe evidenziato come gli atei, o comunque in generale le persone meno religiose, abbiano un quoziente d'intelligenza più elevato rispetto agli altri. I dati, naturalmente, come del resto evidenzia bene l'articolo, non sono comunque da enfatizzare eccessivamente, anche perché la differenza tra atei e credenti è di appena 6 punti.
L'attendibilità di questo studio, poi, per quel che mi riguarda è da prendere con le molle visto che io sono ateo. :-)
L'attendibilità di questo studio, poi, per quel che mi riguarda è da prendere con le molle visto che io sono ateo. :-)
Il disastro in Cile e il disastro dei giornalisti
Repubblica, Corriere, La Stampa, il Giornale, l'Unità, il Resto del Carlino, il Sole24Ore. Ce ne fosse uno che nel riportare i dati sul terremoto in Cile non abbia fatto confusione tra magnitudo Richter (Ml) e magnitudo momento (Mw). Semplicemente, questi hanno preso l'8.8 (Mw) riportato dai media stranieri (ad esempio BBC e CNN) e l'hanno trasformato in Richter.
Intendiamoci, niente di nuovo sotto il sole; d'altra parte il giornalismo italiano quando ha a che fare con la scienza piuttosto che gli oroscopi (dove invece brilla per competenza) va preso per quello che è. Chi è curioso di sapere la differenza tra le due scale di misurazione può dare un'occhiata a questo ottimo articolo del mio amico maury. Qui, invece, trovate i dati esatti in Ml e Mw del sisma in Abruzzo.
Intendiamoci, niente di nuovo sotto il sole; d'altra parte il giornalismo italiano quando ha a che fare con la scienza piuttosto che gli oroscopi (dove invece brilla per competenza) va preso per quello che è. Chi è curioso di sapere la differenza tra le due scale di misurazione può dare un'occhiata a questo ottimo articolo del mio amico maury. Qui, invece, trovate i dati esatti in Ml e Mw del sisma in Abruzzo.
sabato 27 febbraio 2010
Notizie in pillole (44)
Internet Explorer se ne va. Due notizie che riguardano gli utilizzatori (non finali °_°) del browser più diffuso al mondo. La prima è che il portale Youtube non supporterà più, a partire dal prossimo 13 marzo, la versione 6 di Internet Expolorer. Qualcuno probabilmente dirà: la versione 6? Ma se siamo alla 8... Beh, secondo ZeusNews questa vetusta versione del browser targato Microsoft è ancora utilizzata da circa il 20% degli utenti. La seconda notizia è che Microsoft sembra aver fatto pace con la Commissione Europea in merito all'annosa questione del browser I.E. già preinstallato nei vari Windows. Nelle prossime settimane, infatti, gli utenti che hanno Internet Explorer impostato come browser predefinito, si vedranno apparire una bella finestrella tramite la quale scegliere il browser che si desidera utilizzare al posto di I.E. (dettagli qui da Paolo).
Travaglio oscurato e poi tornato online su Youtube. Pare che la puntata di passaparola del 15 febbraio scorso, "I Bertoladri", sia stata oscurata per un po' e poi sia tornata online. A riferirlo è stato inizialmente Claudio Messora nel suo blog. Poi si è interessato alla vicenda anche Alessandro Giglioli, il quale ha chiesto spiegazioni a Google ricevendo in cambio vaghe e lacunose risposte in cui si è tirato in ballo la causa intentata tempo fa da Mediaset contro Youtube in merito ai video con spezzoni del grande fratello caricati dagli utenti. Ovviamente né Gilioli né Messora - a questo punto neanche io - riescono a capire cosa c'entri il copyright verso Mediaset in una trasmissione registrata nello studio privato di Travaglio; trasmissione in cui, tra l'altro, di Mediaset non si parlava proprio.
Conseguenze della sentenza Mills. Com'era per certi versi prevedibile, la sentenza definitiva sul caso Mills, cioè l'annullamento per intervenuta prescrizione delle precedenti condanne dell'avvocato inglese, ha creato parecchi casini. Ufficialmente Alfano ha detto che "questa sentenza non cambia nulla"; si andrà infatti avanti, come programmato, su intercettazioni, ragionevole durata dei processi (una formula elegante per mascherare il processobreve morto), legittimo impedimento, ecc... In realtà, come sottolineava ieri Peter Gomez su Il Fatto, la sentenza definitiva nei confronti di Mills, che ha valore di prova a tutti gli effetti, potrebbe essere utilizzata nei confronti di Berlusconi, il cui procedimento, a differenza di quello dell'avvocato inglese, prosegue. Ciò comporterebbe una notevole accelerazione, tanto che la sentenza di primo grado potrebbe essere emessa per il cavaliere prima del febbraio 2011, termine in cui cadrà in prescrizione anche il suo procedimento. E se le cose si mettessero effettivamente in questo modo, sarebbero perfettamente inutili sia il legittimo impedimento che il lodo Alfano costituzionale - per questo occorrerebbe troppo tempo. L'unica soluzione definitiva sarebbe il processo breve morto. Ecco perché alla fine non è un caso che Berlusconi sia contento a metà.
La c*****a del secolo. L'ha detta Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, sempre in riferimento alla sentenza Mills. "Solo la protervia dei giudici milanesi, che colpendo Mills intendevano colpire Berlusconi, ha fatto sì che il processo contro l'avvocato inglese venisse trascinato per mesi attraverso continui strattonamenti al codice. E' questo il prezzo che si deve pagare, anche a danno del contribuente, per l'incredibile persecuzione giudiziaria di cui è fatto oggetto il presidente del Consiglio". Ecco qua: il problema è quanto è costato al contribuente il processo, visto che i giudici sono pagati ovviamente con soldi pubblici. Anche Verdini, che mi risulta essere un deputato, è pagato con soldi pubblici. La differenza è che i giudici lavorano per scoprire e perseguire la corruzione e il malaffare, attività che ha consentito infinite volte allo stato di rientrare in possesso di capitali e risorse; Verdini, invece, appartiene alla categoria che più di ogni altra è spesso invischiata in storie di malaffare e corruzione, quella corruzione che secondo la Corte dei Conti pesa come tassa occulta sul sistema Italia per 50/60 miliardi l'anno. Tutto questo, però, per Verdini non è fonte di preoccupazione, perlomen0 non quanto lo stipendio dei magistrati.
Travaglio oscurato e poi tornato online su Youtube. Pare che la puntata di passaparola del 15 febbraio scorso, "I Bertoladri", sia stata oscurata per un po' e poi sia tornata online. A riferirlo è stato inizialmente Claudio Messora nel suo blog. Poi si è interessato alla vicenda anche Alessandro Giglioli, il quale ha chiesto spiegazioni a Google ricevendo in cambio vaghe e lacunose risposte in cui si è tirato in ballo la causa intentata tempo fa da Mediaset contro Youtube in merito ai video con spezzoni del grande fratello caricati dagli utenti. Ovviamente né Gilioli né Messora - a questo punto neanche io - riescono a capire cosa c'entri il copyright verso Mediaset in una trasmissione registrata nello studio privato di Travaglio; trasmissione in cui, tra l'altro, di Mediaset non si parlava proprio.
Conseguenze della sentenza Mills. Com'era per certi versi prevedibile, la sentenza definitiva sul caso Mills, cioè l'annullamento per intervenuta prescrizione delle precedenti condanne dell'avvocato inglese, ha creato parecchi casini. Ufficialmente Alfano ha detto che "questa sentenza non cambia nulla"; si andrà infatti avanti, come programmato, su intercettazioni, ragionevole durata dei processi (una formula elegante per mascherare il processo
La c*****a del secolo. L'ha detta Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, sempre in riferimento alla sentenza Mills. "Solo la protervia dei giudici milanesi, che colpendo Mills intendevano colpire Berlusconi, ha fatto sì che il processo contro l'avvocato inglese venisse trascinato per mesi attraverso continui strattonamenti al codice. E' questo il prezzo che si deve pagare, anche a danno del contribuente, per l'incredibile persecuzione giudiziaria di cui è fatto oggetto il presidente del Consiglio". Ecco qua: il problema è quanto è costato al contribuente il processo, visto che i giudici sono pagati ovviamente con soldi pubblici. Anche Verdini, che mi risulta essere un deputato, è pagato con soldi pubblici. La differenza è che i giudici lavorano per scoprire e perseguire la corruzione e il malaffare, attività che ha consentito infinite volte allo stato di rientrare in possesso di capitali e risorse; Verdini, invece, appartiene alla categoria che più di ogni altra è spesso invischiata in storie di malaffare e corruzione, quella corruzione che secondo la Corte dei Conti pesa come tassa occulta sul sistema Italia per 50/60 miliardi l'anno. Tutto questo, però, per Verdini non è fonte di preoccupazione, perlomen0 non quanto lo stipendio dei magistrati.
venerdì 26 febbraio 2010
Se Facebook crea i somari
"I giovani scrivono male per colpa dei messaggini e del linguaggio usato sui social network", hanno dichiarato quelli del Moige. Può darsi, certo, d'altra parte riuscire a inserire un pensiero o una frase in un numero predefinito di caratteri, come accade ad esempio con gli sms o con Twitter, costringe spesso, inevitabilmente, a eliminare alcune vocali o a usare qualche "k" di troppo.
Mi pare però che lo studio del 2006 che ha evidenziato come "21 laureati su cento non riescono ad andare oltre il livello elementare di decifrazione di una pagina scritta", oppure i recenti clamorosi strafalcioni degli aspiranti avvocati in quel di Bari, siano esempi che affondano le radici in tempi ben precedenti all'avvento di Facebook o Twitter. Avanti di questo passo e riusciranno a dare la colpa ai social network anche della siccità estiva.
Mi pare però che lo studio del 2006 che ha evidenziato come "21 laureati su cento non riescono ad andare oltre il livello elementare di decifrazione di una pagina scritta", oppure i recenti clamorosi strafalcioni degli aspiranti avvocati in quel di Bari, siano esempi che affondano le radici in tempi ben precedenti all'avvento di Facebook o Twitter. Avanti di questo passo e riusciranno a dare la colpa ai social network anche della siccità estiva.
The winner is...
Sono stato indeciso fino alla fine: non sapevo infatti se assegnare la palma di "prima pagina più comica" di stamattina al Giornale o a Libero. Alla fine ho scelto quest'ultimo; i lettori di Libero che oggi hanno acquistato il prestigioso quotidiano hanno così appreso che Silvio è stato assolto nella vicenda Mills. Talmente assolto che domani si dovrà presentare in aula per il prosieguo del processo a suo carico.
Ma per i lettori di Libero questo e altro.
Un paio di reazioni ai fatti di questi giorni
Tra le tante reazioni, più o meno divertenti e più o meno verosimili, che in questi giorni sono state esternate da vari personaggi in merito alle vicende dello scandalo della Protezione Civile e della telefonia con contorno di presunto riciclaggio di denaro sporco, da segnalare sono senz'altro quelle di Napolitano e di Scajola. Il primo, rispondendo alla fatidica domanda sulla corruzione, fatta da un giornalista all'inaugurazione della Luiss School of Government, ha detto: "Chiedete ad altri!". Bella come risposta: concisa ed efficace. Chissà a chi si riferiva con "altri"? Mah, difficile dirlo. Anche perché sempre Napolitano si è poi recato a piazza Fontana di Trevi, sotto l'abitazione che fu di Pertini, per rendergli omaggio in occasione del ventennale della morte. Chissà, che pensasse a lui quando ha detto quella frase? Impossibile, Pertini ormai è morto (purtroppo); e poi che c'azzecca un fu presidente della Repubblica che ha fatto della moralità la sua ragione di vita con uno che firma tranquillamente scudi fiscali, lodi Alfani, ecc.? No, probabilmente non pensava a lui.
Ma veniamo alla reazione di Scajola. "Ogni iniziativa giudiziaria che vuole riportare la legalità è ben accolta ma non c'è dubbio che ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. C'è bisogno di una moralità più forte ma anche di non destabilizzare il sistema". Dunque, vediamo un po'. Secondo Scajola ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. Bello: è un po' come dire: se il cacciatore spara a un fagiano e lo becca, il fagiano cade. Perbacco, quello che ha scoperto l'acqua calda confronto a Scajola è un genio. E non si ferma neppure qui: arriva a dire che "è pure ben accolta". Certo, come no? Infatti si vede benissimo come il premier accoglie con gioia ogni inchiesta giudiziaria che fa capolino. Una gioia talmente irrefrenabile che quando è scoppiato lo scandalo della Protezione Civile la prima cosa che ha detto è stata: "i pm si vergognino!". Caspita, se non è gioia questa. Ma naturalmente la cosa non è finita lì, perché poi, sempre nel segno della gioia più profonda, ha rispolverato dal cassetto il ddl sulle intercettazioni; naturalmente per evitare che le gioie si accumulino. Non si sa mai: troppa gioia può effettivamente dare alla testa.
Anche la frase "c'è bisogno di una moralità più forte" è fenomenale. Se non altro perché grazie a Scajola scopriamo che la moralità si può misurare ricorrendo alla fisica: più forte, meno forte, più intensa, meno intensa, magari più o meno intonata (qualcuno ha un diapason?). In realtà non c'è bisogno di una moralità più forte, perché significherebbe che un po' c'è già e occorre solo "aumentarla". Il problema è che manca proprio, quindi non serve più forte ma serve e basta. L'altro ieri il buon Gramellini su La Stampa si chiedeva: "C’è ancora in Italia un disadattato che non ruba, pur occupando un ruolo che gli consentirebbe di farlo? Qualora esistesse, lo pregherei di rilasciarci un’intervista. Sarebbe lo scoop del secolo". Se qualcuno si farà mai avanti, vorrà dire che forse non tutto è perduto. Neanche per Scajola.
Ma veniamo alla reazione di Scajola. "Ogni iniziativa giudiziaria che vuole riportare la legalità è ben accolta ma non c'è dubbio che ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. C'è bisogno di una moralità più forte ma anche di non destabilizzare il sistema". Dunque, vediamo un po'. Secondo Scajola ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. Bello: è un po' come dire: se il cacciatore spara a un fagiano e lo becca, il fagiano cade. Perbacco, quello che ha scoperto l'acqua calda confronto a Scajola è un genio. E non si ferma neppure qui: arriva a dire che "è pure ben accolta". Certo, come no? Infatti si vede benissimo come il premier accoglie con gioia ogni inchiesta giudiziaria che fa capolino. Una gioia talmente irrefrenabile che quando è scoppiato lo scandalo della Protezione Civile la prima cosa che ha detto è stata: "i pm si vergognino!". Caspita, se non è gioia questa. Ma naturalmente la cosa non è finita lì, perché poi, sempre nel segno della gioia più profonda, ha rispolverato dal cassetto il ddl sulle intercettazioni; naturalmente per evitare che le gioie si accumulino. Non si sa mai: troppa gioia può effettivamente dare alla testa.
Anche la frase "c'è bisogno di una moralità più forte" è fenomenale. Se non altro perché grazie a Scajola scopriamo che la moralità si può misurare ricorrendo alla fisica: più forte, meno forte, più intensa, meno intensa, magari più o meno intonata (qualcuno ha un diapason?). In realtà non c'è bisogno di una moralità più forte, perché significherebbe che un po' c'è già e occorre solo "aumentarla". Il problema è che manca proprio, quindi non serve più forte ma serve e basta. L'altro ieri il buon Gramellini su La Stampa si chiedeva: "C’è ancora in Italia un disadattato che non ruba, pur occupando un ruolo che gli consentirebbe di farlo? Qualora esistesse, lo pregherei di rilasciarci un’intervista. Sarebbe lo scoop del secolo". Se qualcuno si farà mai avanti, vorrà dire che forse non tutto è perduto. Neanche per Scajola.
giovedì 25 febbraio 2010
Promotori della libertà? Ma dove?
A poco più di 24 ore dal lancio della grande iniziativa dei "Promotori della libertà" - no, non ridete - gli unici tre gruppi su Facebook che ho trovato, dove per aderire basta un clic del mouse, hanno ricevuto le adesioni che vedete sopra. Siamo a una media di circa due che si aggiungono ogni ora. Ricordo ai militanti che le prossime regionali si terranno tra meno di un mese.
Lotta senza quartiere alla criminalità
“Soprattutto nelle ore notturne – ha spiegato il funzionario – c’è panico se si verificano eventi di particolare rilievo. Questi Uffici si reggono ormai in maniera assolutamente precaria solo grazie alla professionalità e allo spirito di sacrificio dei colleghi che operano in condizioni a dir poco critiche: doppi turni, tagli allo straordinario, orario di servizio fuori dalla grazia di Dio, penuria assoluta di mezzi e strumenti”.
La catastrofe romana ha già visto chiudere i commissariati di Montesacro, Fregene, Porta del Popolo, Centocelle e la caserma di Tor Bella Monaca e sembra che si starebbe provvedendo a sospendere l’attività anche a Torpignattara, Porta Pia e nei presidi Rai delle sedi di viale Mazzini, via Teulada, Saxa Rubra, Salario e Dear.
Chissà se la lotta senza quartiere alla criminalità, tante volte evocata da Maroni e soci, passa anche attraverso queste soluzioni.
La catastrofe romana ha già visto chiudere i commissariati di Montesacro, Fregene, Porta del Popolo, Centocelle e la caserma di Tor Bella Monaca e sembra che si starebbe provvedendo a sospendere l’attività anche a Torpignattara, Porta Pia e nei presidi Rai delle sedi di viale Mazzini, via Teulada, Saxa Rubra, Salario e Dear.
Chissà se la lotta senza quartiere alla criminalità, tante volte evocata da Maroni e soci, passa anche attraverso queste soluzioni.
Google condannata, insieme al buon senso
Correva l'anno 2006, e io scrivevo questo breve post. Me la sono presa con quei ragazzi, con i genitori, ma non mi è mai venuto in mente, neppure per un minuto, di incolpare Google per quel fattaccio. Ieri un giudice ha deciso diversamente. Non ho molto da aggiungere rispetto a tutto quello che si è scritto e si sta scrivendo in rete in queste ore; soprattutto non do giudizi, perché prima voglio aspettare le motivazioni della sentenza, cosa che richiederà dai 60 ai 90 giorni.
Nell'immediato mi limito a prendere atto principalmente di due o tre cose. La prima, che pochi mi sembra abbiano evidenziato, è che si tratta di una sentenza di primo grado; manca ancora l'appello e l'eventuale Cassazione, quindi mi pare che sia un po' presto per fasciarsi la testa. In secondo luogo c'è da registrare che il giudice ha negato la diffamazione e ha condannato Google "semplicemente" per la violazione della privacy. Cosa vuol dire questo? Che Google non è stato considerato come un editore, come fa giustamente notare Luca De Biase, ma semplicemente un fornitore di servizi web che ha violato le regole sulla privacy. Ecco quindi che la soluzione potrebbe essere molto semplice: Google inserisca nelle sue pagine un bottone, come avviene adesso quando l'utente dichiara che non sta violando il copyright, in cui obbliga chi immette qualche video a dichiarare che ciò che carica non viola la privacy altrui.
Mi rendo conto, però, che questi sono ragionamenti a naso. Finché non saranno note le motivazioni, anche per vedere se il giudice ha tenuto o meno in considerazione questi aspetti, si tratterà solo di chiacchiere e ipotesi. Al di là di questo, però, non si può non rilevare come questa sentenza, quali che siano le motivazioni, ha sancito abbastanza chiaramente che Google è responsabile di ciò che combinano gli utenti. Questo concetto è sinonimo a mio avviso di una certa arretratezza culturale rispetto alle nuove tecnologie. La cosa era già nota, intendiamoci, ma vederla applicata a una sentenza penale crea una certa inquietudine. Anche perché se passa il principio che un fornitore di servizi - in questo caso servizi internet - è responsabile di ciò che combinano gli utenti, domani qualcuno potrebbe incolpare Telecom perché un utente ne molesta un altro per telefono; qualcun altro potrebbe incolpare un'azienda di trasporti pubblici perché su un suo autobus un utente ne ha molestato un altro (questo esempio è un po' forzato, ma è solo per rendere l'idea), e si potrebbe continuare. Insomma, non mi sembra un bel segnale. E naturalmente all'estero se ne sono già accorti.
Nell'immediato mi limito a prendere atto principalmente di due o tre cose. La prima, che pochi mi sembra abbiano evidenziato, è che si tratta di una sentenza di primo grado; manca ancora l'appello e l'eventuale Cassazione, quindi mi pare che sia un po' presto per fasciarsi la testa. In secondo luogo c'è da registrare che il giudice ha negato la diffamazione e ha condannato Google "semplicemente" per la violazione della privacy. Cosa vuol dire questo? Che Google non è stato considerato come un editore, come fa giustamente notare Luca De Biase, ma semplicemente un fornitore di servizi web che ha violato le regole sulla privacy. Ecco quindi che la soluzione potrebbe essere molto semplice: Google inserisca nelle sue pagine un bottone, come avviene adesso quando l'utente dichiara che non sta violando il copyright, in cui obbliga chi immette qualche video a dichiarare che ciò che carica non viola la privacy altrui.
Mi rendo conto, però, che questi sono ragionamenti a naso. Finché non saranno note le motivazioni, anche per vedere se il giudice ha tenuto o meno in considerazione questi aspetti, si tratterà solo di chiacchiere e ipotesi. Al di là di questo, però, non si può non rilevare come questa sentenza, quali che siano le motivazioni, ha sancito abbastanza chiaramente che Google è responsabile di ciò che combinano gli utenti. Questo concetto è sinonimo a mio avviso di una certa arretratezza culturale rispetto alle nuove tecnologie. La cosa era già nota, intendiamoci, ma vederla applicata a una sentenza penale crea una certa inquietudine. Anche perché se passa il principio che un fornitore di servizi - in questo caso servizi internet - è responsabile di ciò che combinano gli utenti, domani qualcuno potrebbe incolpare Telecom perché un utente ne molesta un altro per telefono; qualcun altro potrebbe incolpare un'azienda di trasporti pubblici perché su un suo autobus un utente ne ha molestato un altro (questo esempio è un po' forzato, ma è solo per rendere l'idea), e si potrebbe continuare. Insomma, non mi sembra un bel segnale. E naturalmente all'estero se ne sono già accorti.
mercoledì 24 febbraio 2010
Pensieri seri alle (5) stelle
Beppe Grillo è riuscito a raccogliere le firme necessarie per presentarsi, col suo Movimento 5 Stelle, alle prossime regionali in Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Visto com'è messo il Pd e vista la recente mezza delusione dell'IdV dopo la vicenda De Luca in Campania, non posso escludere niente.
Prova a dire "melanzana" (in cinese)
Diciamo che noi non siamo ancora a questo punto. Ma col decreto Romani in lavorazione ci stiamo avvicinando.
I litri del Corriere
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Quelli del Corriere, ma non solo loro, ci hanno da sempre abituati a una lunga tradizione di strafalcioni numerici. Come vedete dall'immagine qui sopra, la redazione del prestigioso quotidiano ci comunica che nel disastro ambientale di Milano sarebbero stati riversati nel Lambro 10 milioni di litri di gasolio. Ora, a me pare che la cifra sia un tantino esagerata. So con una certa sicurezza, ad esempio, che le normali autocisterne che riforniscono i distributori di carburante dove andiamo a fare benzina caricano circa 35.000 litri, e già anche solo il riversarsi dell'equivalente di uno di questi mezzi sarebbe stato quindi un discreto casino.
SkyTg24, in maniera un po' più credibile, parla ad esempio di "soli" 600.000 litri. Una bella differenza, direi. Se fossero veri i 10.000.000 di litri di carburante spiattellati dal Corriere, vorrebbe dire che ci troveremmo davanti ad un disastro equivalente quasi a 1/4 del tristemente noto naufragio della Exxon Valdez, la super petroliera americana che nel 1989 riversò in mare 38 milioni di litri di petrolio danneggiando irrimediabilmente 1900 km di coste dell'Alaska.
Sì, forse il Corriere ha un tantino esagerato.
Aggiornamento 22.00.
SkyTg24 è arrivato a 2.500.000 litri, ancora ben lontani dai 10.000.000 del Corriere.
Sandro Pertini
Vent'anni fa, come oggi, Pertini ci lasciava. E mai come oggi, vent'anni dopo, ce ne sarebbe bisogno.
Da Scaglia a Fastweb alla politica
Mi pare che l'ondata giudiziaria abbattutasi ieri sul mondo della telefonia in combutta con quello della politica - questa c'è sempre - offra uno spaccato eloquente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, del livello che ha raggiunto il malaffare nel nostro paese. I giudici ritengono che Silvio Scaglia, fondatore ed ex a.d. di Fastweb, ed altri personaggi che ruotano nell'orbita delle telecomunicazioni e della politica - è stato chiesto l'arresto anche per il senatore Pdl Nicola Di Girolamo - siano al centro di un grosso giro di riciclaggio di soldi sporchi con ramificazioni anche all'estero. Coinvolte pure Telecom Italia Sparkle, una controllata di Telecom italia, e Fastweb, per entrambe delle quali il gip ha chiesto addirittura il commissariamento. Certo, come si usa dire sempre, ormai alla stregua di un disco rotto che ripete sempre lo stesso ritornello, siamo alle indagini preliminari, tutto è ancora da dimostrare, ecc., ma ormai il numero delle inchieste dove tutto è ancora di dimostrare comincia a dare da pensare.
Giusto ieri Beppe Pisanu, ex ministro dell'Interno e attuale presidente dell'antimafia, ha detto senza mezzi termini che ciò davanti a cui ci troviamo non è una nuova tangentopoli, ma qualcosa di molto peggio. "Per certi versi, siamo oltre. Allora crollò il sistema del finanziamento dei partiti. Oggi è la coesione sociale, è la stessa unità nazionale a essere in discussione, al punto da venire apertamente negata, anche da forze di governo. Si chiude l’orizzonte dell’interesse generale e si aprono le cateratte dell’interesse privato, dell’arricchimento personale, della corruzione dilagante". Mi pare che quanto affermato da Pisanu strida un tantino col ritornello ossessivo che da giorni ci propina il cavaliere e cortigiani al seguito - ultimamente ci si è messo anche Fini: "nessuna nuova tangentopoli", "casi isolati", ecc... Forse anche questo è un disco oramai rotto al quale la gente non crede più.
Il bello è che questa nuova presunta truffa, che secondo i pm avrebbe cagionato un danno all'erario di 400 milioni di euro, è partita, come del resto quella sulla Protezione Civile, dalle intercettazioni telefoniche. Voi capite allora la necessità, l'urgenza, l'improcrastinabilità di rimettere mano a quel benedetto disegno di legge, già passato al Senato e in lenta discussione alla Camera, per togliere di mezzo una volta per tutte queste maledette intercettazioni. Ne va dellanostra loro privacy. Berlusconi accarezza da sempre questo desiderio, e infatti giusto un paio di giorni fa il suo principale ministro ad personam ha detto che su questo non si farà marcia indietro. Perché l'importante non è combattere il malaffare e la corruzione, magari con appositi decreti legge-spot tipo quello dell'altro giorno, ma è molto più importante impedire alla magistratura di scoprire le nefandezze e ai cittadini di venire a saperlo.
Giusto ieri Beppe Pisanu, ex ministro dell'Interno e attuale presidente dell'antimafia, ha detto senza mezzi termini che ciò davanti a cui ci troviamo non è una nuova tangentopoli, ma qualcosa di molto peggio. "Per certi versi, siamo oltre. Allora crollò il sistema del finanziamento dei partiti. Oggi è la coesione sociale, è la stessa unità nazionale a essere in discussione, al punto da venire apertamente negata, anche da forze di governo. Si chiude l’orizzonte dell’interesse generale e si aprono le cateratte dell’interesse privato, dell’arricchimento personale, della corruzione dilagante". Mi pare che quanto affermato da Pisanu strida un tantino col ritornello ossessivo che da giorni ci propina il cavaliere e cortigiani al seguito - ultimamente ci si è messo anche Fini: "nessuna nuova tangentopoli", "casi isolati", ecc... Forse anche questo è un disco oramai rotto al quale la gente non crede più.
Il bello è che questa nuova presunta truffa, che secondo i pm avrebbe cagionato un danno all'erario di 400 milioni di euro, è partita, come del resto quella sulla Protezione Civile, dalle intercettazioni telefoniche. Voi capite allora la necessità, l'urgenza, l'improcrastinabilità di rimettere mano a quel benedetto disegno di legge, già passato al Senato e in lenta discussione alla Camera, per togliere di mezzo una volta per tutte queste maledette intercettazioni. Ne va della
martedì 23 febbraio 2010
Direttamente a casa nostra
Solitamente questo tipo di immagini si vedono in tv, quando magari qualche petroliera in qualche oceano fa naufragio e il greggio arriva alle coste. Adesso basta andare a Milano.
(fonte immagini: repubblica.it)
Senatore di che?
Se uno va sul sito del TgCom si chiede: ma il senatore di cui è stato chiesto l'arresto è quello nell'immagine? E senatore di chi, poi? No, non è quello dell'immagine; quello è Scaglia, l'ex a.d. di Fastweb (pure lui attualmente ricercato). Il senatore di cui è stato chiesto l'arresto è questo. E' del Pdl, ma per capirlo dovete ingrandire l'immagine cliccandoci sopra e leggere nel cerchietto rosso.
Numeri e cifre del "miracolo" italiano in Abruzzo
Non sono mai stato tra quelli che hanno criticato a priori ciò che il governo ha fatto in Abruzzo. Certo, gli aspetti sui quali si potrebbe discutere sono ancora molti - la ricostruzione non ancora partita nonostante le promesse, milioni di metri cubi di macerie ancora ferme lì dal 6 aprile -, ma sono convinto, nonostante tutto, che qualcosina di buono sia stato fatto.
Quello che critico è il modo in cui l'informazione di regime presenta tutto questo. Se è vero infatti che qualcosa è stato fatto, è anche vero che siamo ancora ben lontani da quel "miracolo italiano" di cui tutti, premier in testa, parlano. Il Fatto Quotidiano ha riportato ieri numeri e cifre reali, presi dal sito della Protezione Civile, sul numero degli attuali sfollati, dei sistemati nel progetto C.A.S.E., dei trasferiti da parenti e amici, ecc... Un buon promemoria perscodinzolini Minzolini.
• Cittadini aquilani In Autonoma Sistemazione 30.636 (questi sono i cittadini che non avendo la possibilità di rientrare in casa, hanno trovato una sistemazione in maniera autonoma e percepiscono un piccolo contributo mensili che, tra l’altro, è fermo al mese di ottobre)
• Cittadini aquilani nel progetto C.A.S.E 12.059: si tratta dei cittadini la cui casa è risultata inagibile per danni strutturali (abitante sia in centro che in periferia) e quindi hanno avuto accesso alle nuove abitazioni, quelle delle new-town, insomma quelle del miracolo aquilano (il progetto faraonico)..
• Cittadini aquilani sistemati in moduli abitativi provvisori (M.A.P.) 2.362
• Cittadini sistemati in alberghi/caserme a L’Aquila 10.128: cittadini che aspettano una sistemazione nel progetto C.A.S.E., M.A.P. o altrove (?)
• Cittadini in albergo fuori provincia 6.195: cittadini della stessa tipologia del punto precedente.
• Cittadini in case in affitto concordato 2.241 (cittadini che hanno preferito una casa in affitto a quelle del progetto faraonico)
Facciamo la somma: 63621
(articolo integrale qui)
Quello che critico è il modo in cui l'informazione di regime presenta tutto questo. Se è vero infatti che qualcosa è stato fatto, è anche vero che siamo ancora ben lontani da quel "miracolo italiano" di cui tutti, premier in testa, parlano. Il Fatto Quotidiano ha riportato ieri numeri e cifre reali, presi dal sito della Protezione Civile, sul numero degli attuali sfollati, dei sistemati nel progetto C.A.S.E., dei trasferiti da parenti e amici, ecc... Un buon promemoria per
• Cittadini aquilani In Autonoma Sistemazione 30.636 (questi sono i cittadini che non avendo la possibilità di rientrare in casa, hanno trovato una sistemazione in maniera autonoma e percepiscono un piccolo contributo mensili che, tra l’altro, è fermo al mese di ottobre)
• Cittadini aquilani nel progetto C.A.S.E 12.059: si tratta dei cittadini la cui casa è risultata inagibile per danni strutturali (abitante sia in centro che in periferia) e quindi hanno avuto accesso alle nuove abitazioni, quelle delle new-town, insomma quelle del miracolo aquilano (il progetto faraonico)..
• Cittadini aquilani sistemati in moduli abitativi provvisori (M.A.P.) 2.362
• Cittadini sistemati in alberghi/caserme a L’Aquila 10.128: cittadini che aspettano una sistemazione nel progetto C.A.S.E., M.A.P. o altrove (?)
• Cittadini in albergo fuori provincia 6.195: cittadini della stessa tipologia del punto precedente.
• Cittadini in case in affitto concordato 2.241 (cittadini che hanno preferito una casa in affitto a quelle del progetto faraonico)
Facciamo la somma: 63621
(articolo integrale qui)
Stavo quasi per cascarci
Come vedete, l'e-mail è scritta in un italiano quasi perfetto. E anche il sito (immagine sotto) è praticamente identico a quello vero di Paypal (lo trovate qui).
Peccato che (1) non mi risulta che Paypal abbia sottoscritto alcun accordo con libero.it; (2) manca una piccola "s" dopo http. Devo dire però che stanno migliorando molto; neppure io ho capito subito che si trattava di un tentativo di truffa.
Telefascismo
Alcuni mi hanno chiesto in questi giorni come mai non abbia ancora scritto niente su quanto accaduto giovedì scorso ad Annozero. Per chi non avesse seguito la trasmissione, l'argomento era naturalmente lo scandalo di questi giorni della Protezione Civile: appalti, consulenze, intercettazioni, spese gonfiate, soldi pubblici, massaggi al Salaria Village, ecc... Uno scandalo che è ancora al vaglio della magistratura - gli sviluppi si preannunciano piuttosto clamorosi - ma del quale si riescono a delineare abbastanza bene i contorni dalle intercettazioni telefoniche.
Naturalmente, come ci hanno da tempo abituato certi "giornalisti", quando non è più possibile controbattere con argomentazioni efficaci a quanto viene contestato da approfonditi e documentati reportage, la si butta in caciara, come si suol dire, magari sollevando polveroni su argomenti che col caso di cui si discute non c'entrano assolutamente niente - è quello che è successo giovedì. Di questo "incidente" si è occupata abbastanza la stampa in questi giorni - ovviamente Il Giornale e house organ collegati a modo loro -, e anche io volevo scrivere qualcosa, ma ho lasciato perdere perché immaginavo che Travaglio ne avrebbe parlato nel suo Passaparola di ieri pomeriggio. E così infatti è stato. Non mi pare il caso di aggiungere altro.
Naturalmente, come ci hanno da tempo abituato certi "giornalisti", quando non è più possibile controbattere con argomentazioni efficaci a quanto viene contestato da approfonditi e documentati reportage, la si butta in caciara, come si suol dire, magari sollevando polveroni su argomenti che col caso di cui si discute non c'entrano assolutamente niente - è quello che è successo giovedì. Di questo "incidente" si è occupata abbastanza la stampa in questi giorni - ovviamente Il Giornale e house organ collegati a modo loro -, e anche io volevo scrivere qualcosa, ma ho lasciato perdere perché immaginavo che Travaglio ne avrebbe parlato nel suo Passaparola di ieri pomeriggio. E così infatti è stato. Non mi pare il caso di aggiungere altro.
lunedì 22 febbraio 2010
Rapporto aggiornato sul "not in my garden"
Pietro Raffa sta cercando di mappare, in questo periodo pre-elettorale, le posizioni dei candidati governatori alle regioni sulla questione del rilancio del nucleare in Italia strombazzata dal governo. Prevalgono nettamente i "no". Ma fa riflettere la posizione di chi dice "sì, ma non nella mia regione", secondo Giuseppe (a cui mi associo) una delle posizioni più stupide che ci siano.
Luminosi oscuramenti
In genere non sono per l'oscuramento delle pagine web, anche se create da elementi che definire idioti è una gentilezza. E questo perché penso che anche gli idioti abbiano il diritto di parola. Poi, naturalmente, ci sono sempre le giuste eccezioni.
La corruzione è solo colpa dei politici?
Governo ladro! si usa dire spesso quando piove, richiamandosi a un celebre detto molto in voga. Già, governo ladro, politici corrotti, amministratori disonesti e via dicendo. Certo, guardando quello che sta accadendo in questi giorni sul fronte delle inchieste che hanno a che fare coi rapporti tra corruzione e politica, è difficile, almeno apparentemente, non notare come queste frasi non siano più che pertinenti e azzeccate. Ma la corruzione, il malaffare, la malversazione, sono prerogative esclusive dei politici o vanno inquadrate in un più largo panorama in cui ascrivere una fetta più o meno consistente di popolazione italiana? Cioè, in sostanza, se i nostri rappresentanti rubano, noi che facciamo? Calma, adesso vi spiego.
Qualche giorno fa Marco Travaglio ha pubblicato sul Fatto Quotidiano un gustoso editoriale ("Il Canto dei Galli") in cui ironizzava su alcune affermazioni di Ernesto Galli Della Loggia, noto editorialista del Corriere della Sera. Cosa gli contestava Travaglio? In sostanza la tesi secondo cui la corruzione e il malaffare nel nostro paese hanno una connotazione di tipo genetico, sono cioè indelebilmente impressi nel dna della nostra società. Certo, la tesi è affascinante e probabilmente in parte veritiera, ma anche comoda. Perché comoda? Perché apponendo questa sorta di marchio di fabbrica alla società italiana tutta, si evita di fare i distinguo, le opportune differenze, e si casca nel classico fare di ogni erba un fascio. Ieri, il Galli ha risposto indirettamente a Travaglio con questo editoriale nel quale, sostanzialmente, riprende il proprio pensiero precedentemente espresso. Ecco alcune delle che ha scritto: "Così [la corruzione colpa della politica e dei politici, ndr] la pensano oggi moltissimi italiani i quali non vogliono sentirsi dire che la corruzione di questo Paese - anche quella pubblica - è invece qualcosa che viene dal profondo, che rimanda alla storia vischiosa, oltre che del nostro Stato, della nostra società; ai suoi meccanismi e vizi inveterati. No, guai a dirlo: si è subito sospettati di voler cancellare le responsabilità individuali, di voler “salvare i ladri”. Che c’entriamo noi con la corruzione? La colpa è solo della politica".
Non è esattamente così, a mio parere. La politica ha le sue colpe così come tanti cittadini, o se preferite parte della società, hanno le loro. Non penso infatti che ci sia molta differenza tra un politico che ruba e un cittadino che ruba. Naturalmente per "rubare" non intendo lo scippo della borsetta alla vecchietta, ma intendo il rubare "pulito", quello che non si vede; che nel caso del politico può essere la cresta su un appalto assegnato a un imprenditore conoscente; nel caso dell'imprenditore o del libero professionista il nascondere capitali all'estero per non pagare le tasse; nel caso del cittadino il risparmiare 20 euro dal dentista che non fa la fattura. Cambia l'entità del "furto" ma non la sostanza. Ecco perché a mio parere Della Loggia sbaglia. E' sicuramente vero che moltissimi cittadini sono peggio dei politici in questo senso, ma accomunare tutti sullo stesso piano non rende giustizia a quelli - e ce ne sono tanti - che si comportano onestamente, i quali hanno diritto di vedersi rappresentati da amministratori altrettanto onesti. Non sta da nessuna parte, infatti, che i politici che rubano sono in qualche modo giustificati in quanto gran parte della società fa lo stesso. Ci fosse anche un solo cittadino onesto in Italia, quello avrebbe comunque il diritto di vedersi rappresentato da amministratori onesti.
Scrive ancora il Galli: "Sta per ricominciare alla grande, insomma, il meccanismo implacabile dell’antipolitica. Il meccanismo che si mise in moto all’epoca di “Mani pulite” e i cui risultati nonostante l’avvicendarsi di governi di destra e di sinistra, sono sotto gli occhi di tutti". Certo, è così, è innegabile, solo che l'illustre editorialista dimentica di spiegare perché è così. E questo lo spiega molto bene Travaglio: "Se, come scrive il sagace politologo, “Mani Pulite non ha segnato una svolta”, “è stato tutto inutile ”, “la corruzione italiana appare invincibile”, non è certo colpa dei magistrati. A loro spetta scoprire e punire i reati già commessi. Per impedire o almeno ridurre la possibilità che altri se ne commettano, bisogna rendere più severe le sanzioni e più stringenti i controlli.
In questi 18 anni s’è fatto l’opposto. Su circa 200 “riforme della giustizia” approvate dal 1992 a oggi, nemmeno una ha reso più difficile o rischiosa la corruzione e più facile la sua scoperta. Anzi, tutto il contrario. Su quale pianeta, in quale galassia ha vissuto Galli della Loggia per tutto questo tempo? Ha mai scritto un rigo contro le leggi che depenalizzavano l’abuso d’ufficio, le false fatture e il falso in bilancio, allungavano i processi e dimezzavano la prescrizione, sbiancavano i fondi neri all’estero, abolivano i processi alle alte cariche specie quella bassa, condonavano frodi fiscali e abusi edilizi?"
Insomma, la questione alla fine si riduce sempre lì: parte dei politici e parte dei cittadini rubano allo stesso modo, è vero, ma il politico ha in più la possibilità, negata al comune cittadino, di fare le leggi, di adoperarsi in modo da contrastare questo stato di cose, e i fatti dimostrano che così finora non è stato. Anzi. Oggi chi commette questo genere di reati sa già in partenza che avrà buone probabilità di farla franca, o che se anche sarà beccato in galera non ci andrà comunque (provate solo a guardare quanti detenuti per corruzione abbiamo oggi in Italia). Tanto è vero che ormai, come è successo anche recentemente a Milano e in altri posti, gli scambi di mazzette avvengono in pieno giorno, alla luce del sole. Tangentopoli non è servita a niente, come dice Galli e come amano ripetere molti, oggi, proprio perché la politica non ha fatto tesoro di quell'esperienza introducendo leggi più restrittive, ma ha tollerato e agevolato un certo lassismo se non quando una vera e propria depenalizzazione. E questo risponde anche al titolo del post.
Qualche giorno fa Marco Travaglio ha pubblicato sul Fatto Quotidiano un gustoso editoriale ("Il Canto dei Galli") in cui ironizzava su alcune affermazioni di Ernesto Galli Della Loggia, noto editorialista del Corriere della Sera. Cosa gli contestava Travaglio? In sostanza la tesi secondo cui la corruzione e il malaffare nel nostro paese hanno una connotazione di tipo genetico, sono cioè indelebilmente impressi nel dna della nostra società. Certo, la tesi è affascinante e probabilmente in parte veritiera, ma anche comoda. Perché comoda? Perché apponendo questa sorta di marchio di fabbrica alla società italiana tutta, si evita di fare i distinguo, le opportune differenze, e si casca nel classico fare di ogni erba un fascio. Ieri, il Galli ha risposto indirettamente a Travaglio con questo editoriale nel quale, sostanzialmente, riprende il proprio pensiero precedentemente espresso. Ecco alcune delle che ha scritto: "Così [la corruzione colpa della politica e dei politici, ndr] la pensano oggi moltissimi italiani i quali non vogliono sentirsi dire che la corruzione di questo Paese - anche quella pubblica - è invece qualcosa che viene dal profondo, che rimanda alla storia vischiosa, oltre che del nostro Stato, della nostra società; ai suoi meccanismi e vizi inveterati. No, guai a dirlo: si è subito sospettati di voler cancellare le responsabilità individuali, di voler “salvare i ladri”. Che c’entriamo noi con la corruzione? La colpa è solo della politica".
Non è esattamente così, a mio parere. La politica ha le sue colpe così come tanti cittadini, o se preferite parte della società, hanno le loro. Non penso infatti che ci sia molta differenza tra un politico che ruba e un cittadino che ruba. Naturalmente per "rubare" non intendo lo scippo della borsetta alla vecchietta, ma intendo il rubare "pulito", quello che non si vede; che nel caso del politico può essere la cresta su un appalto assegnato a un imprenditore conoscente; nel caso dell'imprenditore o del libero professionista il nascondere capitali all'estero per non pagare le tasse; nel caso del cittadino il risparmiare 20 euro dal dentista che non fa la fattura. Cambia l'entità del "furto" ma non la sostanza. Ecco perché a mio parere Della Loggia sbaglia. E' sicuramente vero che moltissimi cittadini sono peggio dei politici in questo senso, ma accomunare tutti sullo stesso piano non rende giustizia a quelli - e ce ne sono tanti - che si comportano onestamente, i quali hanno diritto di vedersi rappresentati da amministratori altrettanto onesti. Non sta da nessuna parte, infatti, che i politici che rubano sono in qualche modo giustificati in quanto gran parte della società fa lo stesso. Ci fosse anche un solo cittadino onesto in Italia, quello avrebbe comunque il diritto di vedersi rappresentato da amministratori onesti.
Scrive ancora il Galli: "Sta per ricominciare alla grande, insomma, il meccanismo implacabile dell’antipolitica. Il meccanismo che si mise in moto all’epoca di “Mani pulite” e i cui risultati nonostante l’avvicendarsi di governi di destra e di sinistra, sono sotto gli occhi di tutti". Certo, è così, è innegabile, solo che l'illustre editorialista dimentica di spiegare perché è così. E questo lo spiega molto bene Travaglio: "Se, come scrive il sagace politologo, “Mani Pulite non ha segnato una svolta”, “è stato tutto inutile ”, “la corruzione italiana appare invincibile”, non è certo colpa dei magistrati. A loro spetta scoprire e punire i reati già commessi. Per impedire o almeno ridurre la possibilità che altri se ne commettano, bisogna rendere più severe le sanzioni e più stringenti i controlli.
In questi 18 anni s’è fatto l’opposto. Su circa 200 “riforme della giustizia” approvate dal 1992 a oggi, nemmeno una ha reso più difficile o rischiosa la corruzione e più facile la sua scoperta. Anzi, tutto il contrario. Su quale pianeta, in quale galassia ha vissuto Galli della Loggia per tutto questo tempo? Ha mai scritto un rigo contro le leggi che depenalizzavano l’abuso d’ufficio, le false fatture e il falso in bilancio, allungavano i processi e dimezzavano la prescrizione, sbiancavano i fondi neri all’estero, abolivano i processi alle alte cariche specie quella bassa, condonavano frodi fiscali e abusi edilizi?"
Insomma, la questione alla fine si riduce sempre lì: parte dei politici e parte dei cittadini rubano allo stesso modo, è vero, ma il politico ha in più la possibilità, negata al comune cittadino, di fare le leggi, di adoperarsi in modo da contrastare questo stato di cose, e i fatti dimostrano che così finora non è stato. Anzi. Oggi chi commette questo genere di reati sa già in partenza che avrà buone probabilità di farla franca, o che se anche sarà beccato in galera non ci andrà comunque (provate solo a guardare quanti detenuti per corruzione abbiamo oggi in Italia). Tanto è vero che ormai, come è successo anche recentemente a Milano e in altri posti, gli scambi di mazzette avvengono in pieno giorno, alla luce del sole. Tangentopoli non è servita a niente, come dice Galli e come amano ripetere molti, oggi, proprio perché la politica non ha fatto tesoro di quell'esperienza introducendo leggi più restrittive, ma ha tollerato e agevolato un certo lassismo se non quando una vera e propria depenalizzazione. E questo risponde anche al titolo del post.
domenica 21 febbraio 2010
I beni materiali sono tentazioni del diavolo
Che detto da uno che è a capo di una istituzione religiosa che porta a casa ogni anno un miliardo di euro col l'8 x 1000 (dati 2008); che è proprietaria di 1/4 del patrimonio immobiliare di tutta Roma e che ha una banca, lo Ior, che gestisce qualcosa come 6 miliardi di euro, parte dei quali di dubbia provenienza, è tutto dire.
Mi faccio spesso una domanda: ma al papa non viene mai il dubbio che qualcuno si possa accorgere della presenza di un leggero velo di ipocrisia in alcune delle cose che dice?
Mi faccio spesso una domanda: ma al papa non viene mai il dubbio che qualcuno si possa accorgere della presenza di un leggero velo di ipocrisia in alcune delle cose che dice?
Gli immigrati? Non si lasciano trattare come vorremmo
Certo che quelli della lega sono forti: nei proclami ufficiali, e giù a Roma, dicono che gli immigrati per stare qui devono rispettare le nostre leggi, imparare la nostra cultura, che l'integrazione è possibile a patto che rispettino le regole del nostro paese, ecc... Alcune cose sono giuste, intendiamoci. Quando invece sono su al nord, tra loro, la faccenda cambia e si scopre che certe leggi è meglio non fargliele conoscere, specie quando riguardano i loro diritti. Si sa com'è, un immigrato che viene a conoscenza dei suoi diritti può essere "pericoloso".
(via Daniele Sensi)
Se anche gli orchestrali si ribellano...
Oggi ho bisogno di voi, o almeno di qualcuno che abbia visto la finale di ieri sera di Sanremo. Non che la cosa sia importante, intendiamoci, ma siccome pare sia successo un putiferio degno di miglior causa e dato che non ho visto una sola puntata della kermesse canora (canora?), bisogna che qualcuno mi spieghi che è successo. Allora, da quello che riportano i giornali stamattina, pare che abbia vinto un certo Scanu, secondo il contestato trio principe-Pupo-tenore e terzo tale Mengoni. Le prime due domande che mi sono venute in mente: (1) chi è Scanu? (2) il famoso terzetto non era stato eliminato? è stato per caso ripescato?
Dopo il responso finale pare che sia successo un certo casino in teatro (mi baso sempre su quanto ho trovato in rete): proteste, orchestrali indignati che gettano via gli spartiti, addirittura l'intervento dei Carabinieri in sala! Con la Clerici che, cercando di riportare la calma, dice: «Esistono delle regole, c’è il televoto del popolo sovrano!». Eccolo là: il mitico popolo sovrano, quello tanto caro a Berlusconi quando deve giustificare le sue nefandezze viene tirato in ballo anche dalla Clerici. Ora, io non conosco a fondo i meccanismi che hanno determinato il responso finale, ma se era previsto questo televoto e questo televoto ha dato questo responso non capisco di che ci si lamenti: la gente ha scelto. Pace e amen.
Qui sarebbe interessante aprire una piccola parentesi. Dunque, se non ho inteso male, questo Scanu, il vincitore, sarebbe uscito fuori da una trasmissione della De Filippi; in pratica, quindi, non si tratta di uno che viene dai palcoscenici, dalla musica in senso stretto, ma dalla tv - non voglio dire che sia un "prodotto televisivo", ma probabilmente qualcosa che gli si avvicina. Tutto questo quadra perfettamente, ed è in linea con quello che è diventato Sanremo da un bel po' di anni a questa parte: un prodotto quasi esclusivamente televisivo in cui le canzoni non sono più il fulcro, il polo attorno a cui dovrebbe imperniarsi la trasmissione, la competizione, ma un semplice corollario come le gag degli ospiti, gli spot pubblicitari, le comparsate di improbabili personaggi che con la musica c'entrano poco o niente. Quindi perché lamentarasi? La gente ha (tele)votato il prodotto televisivo, mica la canzone. E forse è giusto così dal momento che tutto il carrozzone Sanremo con la musica ha da tempo ben poco a che fare. L'anno scorso ha vinto un altro prodotto della tv, Marco Carta; è ancora in circolazione? Guardate che a pensarci bene non è niente di diverso da quanto accade in politica.
A riprova di cosa è ridotto Sanremo basta dire che sono interventi addirittura Costanzo, Bersani e Scajola. Bersani a Sanremo? - dirà qualcuno. Certo, del resto era stato lui a dire, quando la notizia è diventata di pubblico dominio: "Ci vado perché i giovani sono là". Infatti... Bah, per quel che mi riguarda, e visto quello che è successo, sono felice di non aver visto neppure una puntata.
Dopo il responso finale pare che sia successo un certo casino in teatro (mi baso sempre su quanto ho trovato in rete): proteste, orchestrali indignati che gettano via gli spartiti, addirittura l'intervento dei Carabinieri in sala! Con la Clerici che, cercando di riportare la calma, dice: «Esistono delle regole, c’è il televoto del popolo sovrano!». Eccolo là: il mitico popolo sovrano, quello tanto caro a Berlusconi quando deve giustificare le sue nefandezze viene tirato in ballo anche dalla Clerici. Ora, io non conosco a fondo i meccanismi che hanno determinato il responso finale, ma se era previsto questo televoto e questo televoto ha dato questo responso non capisco di che ci si lamenti: la gente ha scelto. Pace e amen.
Qui sarebbe interessante aprire una piccola parentesi. Dunque, se non ho inteso male, questo Scanu, il vincitore, sarebbe uscito fuori da una trasmissione della De Filippi; in pratica, quindi, non si tratta di uno che viene dai palcoscenici, dalla musica in senso stretto, ma dalla tv - non voglio dire che sia un "prodotto televisivo", ma probabilmente qualcosa che gli si avvicina. Tutto questo quadra perfettamente, ed è in linea con quello che è diventato Sanremo da un bel po' di anni a questa parte: un prodotto quasi esclusivamente televisivo in cui le canzoni non sono più il fulcro, il polo attorno a cui dovrebbe imperniarsi la trasmissione, la competizione, ma un semplice corollario come le gag degli ospiti, gli spot pubblicitari, le comparsate di improbabili personaggi che con la musica c'entrano poco o niente. Quindi perché lamentarasi? La gente ha (tele)votato il prodotto televisivo, mica la canzone. E forse è giusto così dal momento che tutto il carrozzone Sanremo con la musica ha da tempo ben poco a che fare. L'anno scorso ha vinto un altro prodotto della tv, Marco Carta; è ancora in circolazione? Guardate che a pensarci bene non è niente di diverso da quanto accade in politica.
A riprova di cosa è ridotto Sanremo basta dire che sono interventi addirittura Costanzo, Bersani e Scajola. Bersani a Sanremo? - dirà qualcuno. Certo, del resto era stato lui a dire, quando la notizia è diventata di pubblico dominio: "Ci vado perché i giovani sono là". Infatti... Bah, per quel che mi riguarda, e visto quello che è successo, sono felice di non aver visto neppure una puntata.
Shomér ma mi-llailah?
- La notte, udite, sta per finire,
ma il giorno ancora non è arrivato
sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato.
Ma io veglio sempre, perciò insistete,
voi lo potete: ridomandate!
Tornate ancora se lo volete, non vi stancate!
Cadranno i secoli, gli dèi e le dee,
cadranno torri, cadranno regni
e resteranno di uomini e idee polvere e segni.
Ma ora capisco il mio non capire,
che una risposta non ci sarà
che la risposta sull'avvenire
è in una voce che chiederà:
- Shomér ma mi-llailah?
Shomér ma mi-lell?
Shomér ma mi-llailah, ma mi-lell?
ma il giorno ancora non è arrivato
sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato.
Ma io veglio sempre, perciò insistete,
voi lo potete: ridomandate!
Tornate ancora se lo volete, non vi stancate!
Cadranno i secoli, gli dèi e le dee,
cadranno torri, cadranno regni
e resteranno di uomini e idee polvere e segni.
Ma ora capisco il mio non capire,
che una risposta non ci sarà
che la risposta sull'avvenire
è in una voce che chiederà:
- Shomér ma mi-llailah?
Shomér ma mi-lell?
Shomér ma mi-llailah, ma mi-lell?
"C'è sempre stata pudica, sottile, nelle mie canzoni, una domanda sull'infinito, sul senso ultimo delle cose. Ma da agnostico, da vago panteista e spiritualista quale sono, da uomo che non crede nell'esistenza dell'anima ma forse coglie un fondo di infinitezza, di immortalità nel nostro destino, mi fermo alla domanda, all'interrogativo. L'importante è, però, che questa domanda non cessi mai, perché è uno dei sintomi preziosi della nostra vitalità come uomini". (Francesco Guccini)
Da qualche giorno mi sono messo a suonare al pianoforte, in casa, questa vecchia canzone di Guccini. Data la sua orecchiabilità, alle mie figlie è piaciuta molto fin da subito, e quindi, ogni tanto, ci mettiamo tutti e quattro a cantarla a squarciagola nella sala. Ovviamente queste scene strazianti ve le risparmio, e vi lascio invece all'originale cantata dal divin Francesco.
Buona domenica.
sabato 20 febbraio 2010
"Finiremo come la Grecia..."
Uno dice: cavolo, un'affermazione del genere può essere sfuggita solo a un Bersani, un Franceschini, un Di Pietro, oppure a uno qualsiasi di quei fetenti di sinistra sempre intenti a cantare la canzone del pessimismo di berlusconiana memoria.
Non è esattamente così. L'ha infatti sibilata tra i denti il buon Tremonti, questa mattina, dopo che il premier l'ha fulminato con un'occhiataccia all'ennesimo annuncio di dimissioni ("Questa volta lascio, lascio davvero"). Niente di grave, è solo che nel partito (partito, insomma...) in questo periodo c'è un po' di maretta...
Non è esattamente così. L'ha infatti sibilata tra i denti il buon Tremonti, questa mattina, dopo che il premier l'ha fulminato con un'occhiataccia all'ennesimo annuncio di dimissioni ("Questa volta lascio, lascio davvero"). Niente di grave, è solo che nel partito (partito, insomma...) in questo periodo c'è un po' di maretta...
Quelle impercettibili differenze tra dire e fare
Giovedì il governo, per bocca del suo esponente più importante ha annunciato una stretta e un giro di vite nei confronti del fenomeno della corruzione. E lo ha fatto, incredibilmente (neanche tanto, poi), contemporaneamente all'annuncio della ripresa della discussione del ddl sulle intercettazioni, fermo da tempo a pisolare in un cassetto della commissione giustizia del Senato in attesa di tempi migliori - evidentemente adesso sono arrivati. Ieri, però, abbiamo appreso che il tanto strombazzato, e lodevole, provvedimento anti-corruzione si è inceppato sul nascere perché incompleto. Se ne riparlerà la prossima settimana - sì, come no? -, ma intanto l'effetto campagna elettorale è assicurato.
Sempre giovedì, evidentemente giorno dei proclami, il nostro aveva dichiarato l'istituzione di una sorta di Parlamento Pulito versione Berlusconi (l'originale, Beppe Grillo, ci era già arrivato alcuni anni prima). "Chi commette reati non può restare nei partiti", aveva proclamato a reti unificate. Poi qualcuno si è accorto che la norma non era così vincolante ma poteva essere adattata caso per caso a discrezione delsultano partito. Anche in questo caso, però, l'effetto mediatico era assicurato. Poi poco importa che la ventina di condannati definitivi continui tranquillamente a restare barricata in parlamento; poco importa che gente come Dell'Utri dichiari senza sprofondare dalla vergogna che a lui della politica non frega un bel niente, quello che gli interessa è non andare in galera; poco importa che Berlusconi stesso, il promotore del nuovo Parlamento Pulito, respinga con decisione le dimissioni del sottosegretario Cosentino sul quale pende un mandato di cattura spiccato dalla procura di Napoli.
In tutti i casi si tratta di quella impercettibile differenza tra dire e fare. Ci siamo abituati.
Sempre giovedì, evidentemente giorno dei proclami, il nostro aveva dichiarato l'istituzione di una sorta di Parlamento Pulito versione Berlusconi (l'originale, Beppe Grillo, ci era già arrivato alcuni anni prima). "Chi commette reati non può restare nei partiti", aveva proclamato a reti unificate. Poi qualcuno si è accorto che la norma non era così vincolante ma poteva essere adattata caso per caso a discrezione del
In tutti i casi si tratta di quella impercettibile differenza tra dire e fare. Ci siamo abituati.
venerdì 19 febbraio 2010
Gli immigrati, la sinistra, blablabla...
Ricordate il coro comune che è partito dalle falangi armate del centrodestra nelle ore successive ai fatti di via Padova, a Milano? "Anche io critico la sinistra che ha fatto entrare montagne di immigrati", aveva detto Bossi in quell'occasione, interpretando il pensiero unico imperante.
Ieri l'Istat ha reso noti i dati riferiti al 2009 sulla presenza di stranieri nel nostro paese.
Naturalmente, come ben sapete, nel 2009 al governo c'era la sinistra.
Ieri l'Istat ha reso noti i dati riferiti al 2009 sulla presenza di stranieri nel nostro paese.
Fra novità e conferme, l’Istat ha diffuso le stime sugli indicatori demografici del 2009 dalle quali emerge che i residenti in Italia sono arrivati a 60.387.000 (+5,7 per mille rispetto al 2008) ma solo per la presenza degli immigrati, nel complesso 4.279.000 unità.
Naturalmente, come ben sapete, nel 2009 al governo c'era la sinistra.
Bersani spalava fango
Tutto è nato come uno scambio di battute al vetriolo tra Bertolaso e Bersani, col primo che a Panorama ha dichiarato: "se arriva un terremoto chi spala? Bersani?".
Beh, pare che Bersani nel '66, a Firenze, il fango l'abbia spalato davvero.
(fonte immagine: unità.it)
Li ha chiamati "i birbantelli"
Domandina semplice semplice: in campagna elettorale sono giustificate le balle? Diciamo di sì; in fondo non è una novità che tutto ciò che viene promesso in questi periodi diventa di solito lettera morta già il giorno dopo. Eppure ci dev'essere un limite, un ritegno, un paletto oltrepassato il quale la propaganda diventa una presa in giro alla luce del sole (o quasi).
Ieri il premier, in perfetta sintonia col clima pre-elettorale, anche se sotto questo punto di vista lui è come se fosse in campagna elettorale permanente, si è lanciato in una serie di dichiarazioni che come al solito vanno prese per quello che sono, ma che comunque provocano una certa irritazione in quelli che non abitano stabilmente sopra il pero e sanno un po' come stanno le cose. Ve ne riporto un po', così, giusto per far capire il livello a cui si giungerà progressivamente man mano che la campagna elettorale avanza. Perché ho paura che nell'immediato futuro ne sentiremo di ben peggiori.
"Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Ora, mi rendo conto che può risultare noioso tirare fuori sempre la solita vecchia tabella, ma Berlusconi sa che, lasciando da parte gl'indagati e quelli appartenenti ad altri partiti, nei vari movimenti della galassia Pdl ci sono 14 parlamentari con una condanna definitiva sul groppone? Ci sarà mai un giornalista o presunto tale che in una qualsiasi conferenza stampa gli farà notare questa cosa? No, perché c'è seriamente il rischio che alla fine se ne dimentichi pure lui. "Noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". Bello, bellissimo; peccato che tra "le persone sottoposte a indagini o processi" ci sia lui stesso, il quale è sotto processo per il caso Mills (corruzione in atti giudiziari) e si appresta a esserlo per la vicenda dei presunti diritti Mediaset gonfiati - i pm hanno notificato la chiusura delle indagini alla fine di gennaio. Chissà a chi si riferiva, quindi, il presidente. Evidentemente a tutti tranne che a se stesso. Sarebbe poi interessante far notare, sempre a proposito della categoria menzionata, che in parlamento, tra le file del Pdl, c'è il senatore Marcello Dell'Utri, sotto processo a Palermo e con già sul groppone una condanna a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Siamo sempre in attesa del famoso giornalista che lo faccia notare a Berlusconi, nel caso, anche qui, si fosse scordato. Ma cambiamo argomento.
"Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" [...] "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" [...] "si tratta di 'fatti personali che rientrano nelle statistiche' che dimostrano come su 100 persone possono esserci '1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale'". Bellissima anche questa, soprattutto se si tiene conto che i 3 o 4 "birbantelli" citati dal premier sono in realtà molti di più. Se infatti avesse letto i giornali, l'altro ieri (li ha letti, li ha letti...), si sarebbe accorto che hanno tutti aperto con la relazione annuale della Corte dei Conti, la quale ha parlato della corruzione nel nostro paese come di vero e proprio cancro, aumentato del 229% nell'ultimo anno; e che pesa come tassa occulta sul sistema Italia per qualcosa come 60 miliardi di euro l'anno. Questo naturalmente nella realtà; nel paese incantato e fiabesco del cavaliere, costellato di balle per anestetizzare ulteriormente l'opinione pubblica in vista delle prossime regionali, ecco che invece il cancro di cui parla l'alta magistratura contabile si trasforma come per magia in un innocuo gruppetto di 3 o 4 "birbantelli". E' bellissimo... Passiamo a un altro capitolo: le famosissime intercettazioni telefoniche.
"'È una indecenza', ha detto il premier, spiegando che certe frasi, estrapolate dal contesto e scritte senza che si capisca il tono con cui sono state pronunciate 'danno un'idea completamente diversa' dall'intenzione originale". Eh, certo, è un'indecenza. Quando infatti si sentono, la notte del 6 aprile, i due imprenditori che se la ridono pensando ai grassi affari che si prospettano mentre le gente muore sotto il terremoto è proprio un'indecenza. E non c'entra niente, qui, l'estrapolazione o meno dal contesto: si capisce benissimo il senso, ovviamente per chi lo vuole capire. Ma il bello viene adesso.
"Il presidente del Consiglio ha anche anticipato che il governo è pronto ad inasprire le pene per i reati di corruzione. 'Ho in animo di presentare un provvedimento addirittura nel prossimo Cdm - ha detto Berlusconi - Sto lavorando a un inasprimento'". A parte la barzelletta di uno che pur essendo sotto processo per corruzione ne annuncia un inasprimento della pena, ma come si fa a dire queste cose, tra l'altro senza scendere in alcun dettaglio, quando nel contempo si annuncia il ritorno al famoso ddl sulle intercettazioni? Cioè, da una parte si dice che si farà lotta serrata alla corruzione e dall'altra si annuncia una stretta su uno dei principali mezzi per scoprirla. Giova ricordare a questo proposito che il porcaio che sta venendo fuori nell'inchiesta sulla Protezione Civile è stato scoperto con le intercettazioni, e allo stesso modo, solo per fare un altro esempio, lo scandalo della clinica Santa Rita a Milano, quello dove i medici menomavano inutilmente i pazienti per avere i rimborsi dalla regione. Senza le intercettazioni telefoniche a quest'ora i cannibali di Milano sarebbero ancora lì a straziare inutilmente persone convinte di essere affette da patologie inesistenti; i vari Anemone e soci sarebbero ancora lì a lucrare sugli appalti del G8, e si potrebbe continuare con tantissimi altri esempi.
Ma cosa ci viene a raccontare questo qui? Ah già, dimenticavo, la campagna elettorale...
Ieri il premier, in perfetta sintonia col clima pre-elettorale, anche se sotto questo punto di vista lui è come se fosse in campagna elettorale permanente, si è lanciato in una serie di dichiarazioni che come al solito vanno prese per quello che sono, ma che comunque provocano una certa irritazione in quelli che non abitano stabilmente sopra il pero e sanno un po' come stanno le cose. Ve ne riporto un po', così, giusto per far capire il livello a cui si giungerà progressivamente man mano che la campagna elettorale avanza. Perché ho paura che nell'immediato futuro ne sentiremo di ben peggiori.
"Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Ora, mi rendo conto che può risultare noioso tirare fuori sempre la solita vecchia tabella, ma Berlusconi sa che, lasciando da parte gl'indagati e quelli appartenenti ad altri partiti, nei vari movimenti della galassia Pdl ci sono 14 parlamentari con una condanna definitiva sul groppone? Ci sarà mai un giornalista o presunto tale che in una qualsiasi conferenza stampa gli farà notare questa cosa? No, perché c'è seriamente il rischio che alla fine se ne dimentichi pure lui. "Noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". Bello, bellissimo; peccato che tra "le persone sottoposte a indagini o processi" ci sia lui stesso, il quale è sotto processo per il caso Mills (corruzione in atti giudiziari) e si appresta a esserlo per la vicenda dei presunti diritti Mediaset gonfiati - i pm hanno notificato la chiusura delle indagini alla fine di gennaio. Chissà a chi si riferiva, quindi, il presidente. Evidentemente a tutti tranne che a se stesso. Sarebbe poi interessante far notare, sempre a proposito della categoria menzionata, che in parlamento, tra le file del Pdl, c'è il senatore Marcello Dell'Utri, sotto processo a Palermo e con già sul groppone una condanna a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Siamo sempre in attesa del famoso giornalista che lo faccia notare a Berlusconi, nel caso, anche qui, si fosse scordato. Ma cambiamo argomento.
"Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" [...] "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" [...] "si tratta di 'fatti personali che rientrano nelle statistiche' che dimostrano come su 100 persone possono esserci '1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale'". Bellissima anche questa, soprattutto se si tiene conto che i 3 o 4 "birbantelli" citati dal premier sono in realtà molti di più. Se infatti avesse letto i giornali, l'altro ieri (li ha letti, li ha letti...), si sarebbe accorto che hanno tutti aperto con la relazione annuale della Corte dei Conti, la quale ha parlato della corruzione nel nostro paese come di vero e proprio cancro, aumentato del 229% nell'ultimo anno; e che pesa come tassa occulta sul sistema Italia per qualcosa come 60 miliardi di euro l'anno. Questo naturalmente nella realtà; nel paese incantato e fiabesco del cavaliere, costellato di balle per anestetizzare ulteriormente l'opinione pubblica in vista delle prossime regionali, ecco che invece il cancro di cui parla l'alta magistratura contabile si trasforma come per magia in un innocuo gruppetto di 3 o 4 "birbantelli". E' bellissimo... Passiamo a un altro capitolo: le famosissime intercettazioni telefoniche.
"'È una indecenza', ha detto il premier, spiegando che certe frasi, estrapolate dal contesto e scritte senza che si capisca il tono con cui sono state pronunciate 'danno un'idea completamente diversa' dall'intenzione originale". Eh, certo, è un'indecenza. Quando infatti si sentono, la notte del 6 aprile, i due imprenditori che se la ridono pensando ai grassi affari che si prospettano mentre le gente muore sotto il terremoto è proprio un'indecenza. E non c'entra niente, qui, l'estrapolazione o meno dal contesto: si capisce benissimo il senso, ovviamente per chi lo vuole capire. Ma il bello viene adesso.
"Il presidente del Consiglio ha anche anticipato che il governo è pronto ad inasprire le pene per i reati di corruzione. 'Ho in animo di presentare un provvedimento addirittura nel prossimo Cdm - ha detto Berlusconi - Sto lavorando a un inasprimento'". A parte la barzelletta di uno che pur essendo sotto processo per corruzione ne annuncia un inasprimento della pena, ma come si fa a dire queste cose, tra l'altro senza scendere in alcun dettaglio, quando nel contempo si annuncia il ritorno al famoso ddl sulle intercettazioni? Cioè, da una parte si dice che si farà lotta serrata alla corruzione e dall'altra si annuncia una stretta su uno dei principali mezzi per scoprirla. Giova ricordare a questo proposito che il porcaio che sta venendo fuori nell'inchiesta sulla Protezione Civile è stato scoperto con le intercettazioni, e allo stesso modo, solo per fare un altro esempio, lo scandalo della clinica Santa Rita a Milano, quello dove i medici menomavano inutilmente i pazienti per avere i rimborsi dalla regione. Senza le intercettazioni telefoniche a quest'ora i cannibali di Milano sarebbero ancora lì a straziare inutilmente persone convinte di essere affette da patologie inesistenti; i vari Anemone e soci sarebbero ancora lì a lucrare sugli appalti del G8, e si potrebbe continuare con tantissimi altri esempi.
Ma cosa ci viene a raccontare questo qui? Ah già, dimenticavo, la campagna elettorale...
giovedì 18 febbraio 2010
Floyd Landis è un hacker cracker
Ve la riporto così come l'ho trovata (qualcuno, comunque, avvisi quelli del Corriere che si dice cracker, non hacker).
MILANO - Un giudice francese del tribunale di Nanterre ha emesso un mandato d'arresto per Floyd Landis. Lo ha riferito il responsabile dell'agenzia antidoping Pierre Bordry. Secondo il giudice Thomas Cassuto il ciclista americano, 34 anni, trovato positivo al testosterone al Tour de France del 2006, nel settembre dello stesso anno, dopo la corsa francese, ha manipolato i computer del laboratorio antidoping nel tentativo di dimostrare che i test erano errati. Bordry ha aggiunto che il mandato è stato emesso dopo che Landis non si è presentato da giudice che lo aveva convocato.
MILANO - Un giudice francese del tribunale di Nanterre ha emesso un mandato d'arresto per Floyd Landis. Lo ha riferito il responsabile dell'agenzia antidoping Pierre Bordry. Secondo il giudice Thomas Cassuto il ciclista americano, 34 anni, trovato positivo al testosterone al Tour de France del 2006, nel settembre dello stesso anno, dopo la corsa francese, ha manipolato i computer del laboratorio antidoping nel tentativo di dimostrare che i test erano errati. Bordry ha aggiunto che il mandato è stato emesso dopo che Landis non si è presentato da giudice che lo aveva convocato.
Un parlamentare che tira di coca
Vi ricordate il famoso test (farsa) antidroga lanciato da Giovanardi a metà novembre? Si trattava chiaramente di una farsa per il semplice fatto che era volontario, e, come faceva notare già allora Paolo Ferrero: "è totalmente demagogico, è una presa in giro. Giovanardi dovrebbe dire che se un onorevole venerdì si è fatto dieci piste di coca, nell'analisi del capello lunedì non se ne troverà traccia".
Bene. Oggi il Corriere ci informa che un parlamentare dopo l'analisi del capello è risultato positivo a quel famoso test. Naturalmente non si sa chi sia, né, sinceramente, a me importa di saperlo. Ma una cosa me la chiedo: se io, politico, mi sottopongo volontariamente a un test di questo tipo e risulto positivo, è forse perché gli effetti dell'ultima tirata non sono ancora svaniti? :-)
p.s.
vi immaginate se il parlamentare positivo al test fosse uno di quelli che strillavano contro Morgan dopo la sua confessione?
Bene. Oggi il Corriere ci informa che un parlamentare dopo l'analisi del capello è risultato positivo a quel famoso test. Naturalmente non si sa chi sia, né, sinceramente, a me importa di saperlo. Ma una cosa me la chiedo: se io, politico, mi sottopongo volontariamente a un test di questo tipo e risulto positivo, è forse perché gli effetti dell'ultima tirata non sono ancora svaniti? :-)
p.s.
vi immaginate se il parlamentare positivo al test fosse uno di quelli che strillavano contro Morgan dopo la sua confessione?
Vergogna reale
Così, giusto per restare in tema Sanremo...
Qual è la penultima volta che avete provato un imbarazzo irresistibile, sognando di pigiare un bottone che vi facesse scomparire nel nulla? L’ultima, lo so, è stata l’altra sera, se avete avuto la sventura di imbattervi in un televisore acceso sul volto rapito del principe Emanuele Filiberto mentre dal palco di Sanremo gridava «Sì, stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio: Italia amore mio». Immagino che il mondo e Dio abbiano passato un momento difficile. Anche l’Italia, ma ci è abituata. «Il più imbarazzante per casa Savoia dal 1943» sostiene con scrupolo storico Gabriele Ferraris sul nostro giornale. Ed è incredibile che oggi come allora nessuno abbia saputo dare alle Loro Altezze il consiglio giusto.
Passi per Pupo al piano e per quel tenore a spalancar tonsille davanti al microfono. Ma il testo andava riscritto di sana pianta da qualcuno che avesse il senso della misura o almeno del ridicolo. Perché si può essere patriottici senza essere retorici (Viva l’Italia di De Gregori). Si può essere retorici senza essere banali (Cuore di De Amicis). Ma uno che mette in musica frasi come «Io credo nella mia cultura» dimostra drammaticamente di credere in qualcosa che non ha. Senza saperlo, la stecca di dolore del Principe ha comunque svolto una nobile missione. È servita a ricordarci che persino in questi tempi anestetizzati siamo capaci di reagire con un moto di vergogna al cattivo gusto che ci circonda. Ora non resta che continuare. (Lui invece la smetta, per favore.)
Massimo Gramellini - La Stampa 18/02/2010.
Qual è la penultima volta che avete provato un imbarazzo irresistibile, sognando di pigiare un bottone che vi facesse scomparire nel nulla? L’ultima, lo so, è stata l’altra sera, se avete avuto la sventura di imbattervi in un televisore acceso sul volto rapito del principe Emanuele Filiberto mentre dal palco di Sanremo gridava «Sì, stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio: Italia amore mio». Immagino che il mondo e Dio abbiano passato un momento difficile. Anche l’Italia, ma ci è abituata. «Il più imbarazzante per casa Savoia dal 1943» sostiene con scrupolo storico Gabriele Ferraris sul nostro giornale. Ed è incredibile che oggi come allora nessuno abbia saputo dare alle Loro Altezze il consiglio giusto.
Passi per Pupo al piano e per quel tenore a spalancar tonsille davanti al microfono. Ma il testo andava riscritto di sana pianta da qualcuno che avesse il senso della misura o almeno del ridicolo. Perché si può essere patriottici senza essere retorici (Viva l’Italia di De Gregori). Si può essere retorici senza essere banali (Cuore di De Amicis). Ma uno che mette in musica frasi come «Io credo nella mia cultura» dimostra drammaticamente di credere in qualcosa che non ha. Senza saperlo, la stecca di dolore del Principe ha comunque svolto una nobile missione. È servita a ricordarci che persino in questi tempi anestetizzati siamo capaci di reagire con un moto di vergogna al cattivo gusto che ci circonda. Ora non resta che continuare. (Lui invece la smetta, per favore.)
Massimo Gramellini - La Stampa 18/02/2010.
Perché Dita Von Teese sì?
Ho appreso solo ieri - lo so, è terribile -, leggendo le cronache, dell'esistenza di una tipa chiamata Dita Von Teese (foto). E' una modella statunitense "specializzata in performance fetish softcore" (qualunque cosa voglia dire). La signora in questione si è esibita ieri, durante la prima serata del festival di Sanremo, in uno streaptease praticamente integrale, rimanendo a bagno in una coppa di champagne con solo due gingilli attaccati ai capezzoli.
Ora, intendiamoci, io non mi reputo certamente un bacchettone; anzi, lo spettacolo, dal mio punto di vista di maschietto non è stato neppure niente male. E comunque niente di diverso dalle vagonate di signorine più o meno discinte e ammiccanti di cui sono infarciti gli spot pubblicitari in tv, alla faccia di qualsiasi codice etico e fasce protette varie (anzi, visto l'andazzo sarebbe quasi meglio dire "pro-tette").
Alla fine, però, quello che non capisco è il criterio in base al quale i vertici Rai hanno deciso la censura di Morgan, per il solo fatto di aver ammesso di fare uso di droghe, e la messa in onda senza problemi dello streaptease. Diciamo che non vedo la coerenza in tutto ciò. Tranne naturalmente la coerenza degli sponsor. Volete mettere quanto tira su in termini di auditel, e quindi di introiti pubblicitari, una signorina grandi forme che si denuda rispetto a quel brutto ceffo di Morgan che canta? E' il famoso codice etico... a seconda delle situazioni.
Ora, intendiamoci, io non mi reputo certamente un bacchettone; anzi, lo spettacolo, dal mio punto di vista di maschietto non è stato neppure niente male. E comunque niente di diverso dalle vagonate di signorine più o meno discinte e ammiccanti di cui sono infarciti gli spot pubblicitari in tv, alla faccia di qualsiasi codice etico e fasce protette varie (anzi, visto l'andazzo sarebbe quasi meglio dire "pro-tette").
Alla fine, però, quello che non capisco è il criterio in base al quale i vertici Rai hanno deciso la censura di Morgan, per il solo fatto di aver ammesso di fare uso di droghe, e la messa in onda senza problemi dello streaptease. Diciamo che non vedo la coerenza in tutto ciò. Tranne naturalmente la coerenza degli sponsor. Volete mettere quanto tira su in termini di auditel, e quindi di introiti pubblicitari, una signorina grandi forme che si denuda rispetto a quel brutto ceffo di Morgan che canta? E' il famoso codice etico... a seconda delle situazioni.
mercoledì 17 febbraio 2010
La bellezza dell'infinitamente piccolo
Certo, visto su un LCD a grande formato sarebbe tutta un'altra cosa. Ma anche così non è male...
(via Luca Conti)
macro kingdom from clemento on Vimeo.
(via Luca Conti)
Qualcuno ha sbandato
Voi perdonerete se tra un Bossi che dice:
E la Corte dei Conti che giusto oggi ha dichiarato La corruzione è una «patologia che resta tuttora grave», io mi fido più di quest'ultima. Vero?
Solo episodi isolati. Questi sono per Umberto Bossi i casi di corruzione che hanno coinvolto alcuni amministratori locali. "La mia impressione e' che qualcuno ha sbandato, ma non c'e' nessun progetto generale", ha assicurato il leader della Lega ai giornalisti a Montecitorio. Dunque non c'e' una nuova tangentopoli? "No", ha risposto.
E la Corte dei Conti che giusto oggi ha dichiarato La corruzione è una «patologia che resta tuttora grave», io mi fido più di quest'ultima. Vero?
Prìncipi verso casa
Pare che il principe e (il) Pupo siano stati eliminati nella prima serata. Ce ne faremo una ragione.
I costi (per noi) della politica
"La politica ha dei costi...". Con questa breve, chiara e disarmante risposta il consigliere regionale lombardo in quota Pdl Milko Pennisi si è giustificato davanti al giudice per la mazzetta da 10.000 euro versatagli da un imprenditore per sbloccare una pratica. E aggiunge: "io lo ringraziai [all'imprenditore, ndr] pensando sia al fatto che la politica ha dei costi e che si andava incontro a una campagna elettorale, sia al fatto che non era comunque giusto che una pratica edilizia rimanesse pendente per così tanto tempo".
Ma è lampante no? Così il politico che accetta una mazzetta passa con nonchalance degna di miglior causa dallo status di corrotto a quello di benefattore. Una auto-purificazione dell'anima, insomma; una auto-assoluzione preventiva per meriti acquisiti sul campo. Naturalmente il giudice non gli ha creduto, ma quanti sono quelli che alle dichiarazioni di Pennisi avranno pensato: beh, in fondo potrebbe non avere tutti i torti, in fondo l'imprenditore era in difficoltà... E magari poi sono sempre le stesse persone che si lamentano al bar che i politici rubano, che in Italia siamo messi da cani, ecc...
La cosa avrebbe per la verità una sua logica, intendiamoci, visto il trend dell'informazione. Ieri, ad esempio, il principale house organ del quartier generale se la prendeva con chi si metteva di traverso al progetto di trasformare la P.C. in una spa - con molti meno controlli, quindi -, e tutto questo nonostante il porcaio che sta venendo fuori dall'inchiesta di Firenze. Il vulcanico presidente del Consiglio, invece, come ricorderete, nelle ore immediatamente successive alla notizia dello scoperchiamento della vicenda aveva intimato ai magistrati di vergognarsi. Cioè, mica si dovevano vergognare quelli finiti in galera, ma chi li aveva scoperti.
Insomma è vero, la politica ha dei costi. Quando poi va in tandem con la corruzione, cioè quasi sempre, a noi ci costa circa 60 miliardi di euro.
Ma è lampante no? Così il politico che accetta una mazzetta passa con nonchalance degna di miglior causa dallo status di corrotto a quello di benefattore. Una auto-purificazione dell'anima, insomma; una auto-assoluzione preventiva per meriti acquisiti sul campo. Naturalmente il giudice non gli ha creduto, ma quanti sono quelli che alle dichiarazioni di Pennisi avranno pensato: beh, in fondo potrebbe non avere tutti i torti, in fondo l'imprenditore era in difficoltà... E magari poi sono sempre le stesse persone che si lamentano al bar che i politici rubano, che in Italia siamo messi da cani, ecc...
La cosa avrebbe per la verità una sua logica, intendiamoci, visto il trend dell'informazione. Ieri, ad esempio, il principale house organ del quartier generale se la prendeva con chi si metteva di traverso al progetto di trasformare la P.C. in una spa - con molti meno controlli, quindi -, e tutto questo nonostante il porcaio che sta venendo fuori dall'inchiesta di Firenze. Il vulcanico presidente del Consiglio, invece, come ricorderete, nelle ore immediatamente successive alla notizia dello scoperchiamento della vicenda aveva intimato ai magistrati di vergognarsi. Cioè, mica si dovevano vergognare quelli finiti in galera, ma chi li aveva scoperti.
Insomma è vero, la politica ha dei costi. Quando poi va in tandem con la corruzione, cioè quasi sempre, a noi ci costa circa 60 miliardi di euro.
martedì 16 febbraio 2010
Un blog su wordpress.com? Mah...
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Confesso di non avere approfondito più di tanto la vicenda. Mi limito quindi a riportare quanto ho trovato in rete. Riassumendo molto brutalmente, pare che la piattaforma di blogging wordpress.com abbia censurato un post in cui @sybelle aveva criticato la campagna pubblicitaria di una casa di moda emiliana. Ecco quanto scrive la blogger su ff:
Naturalmente il post incriminato è ancora presente nella cache di Google (ma i censori non ci pensano mai?), e non mi sembra contenga niente che giustifichi una rimozione.
Insomma, adesso come adesso, se dovessi cambiare piattaforma di blogging o attivarne una nuova seguirei i consigli di mante.
Aggiornamento 19/02/2010.
La vicenda ha avuto degli sviluppi. Il titolare dell'azienda, infatti, non appena tornato da un viaggio di lavoro è venuto a conoscenza di quanto successo e ha scritto una lettera a Sybelle. In un estratto vi si legge:
In sostanza, quindi, almeno da quanto si è capito, l'azienda ha contattato wordpress.com per far rimuovere non il post di Sybelle, ma alcuni commenti anonimi ritenuti diffamatori nei confronti dell'azienda. Per quel che mi riguarda, trovo apprezzabile il fatto che il titolare abbia deciso di chiarirsi con la blogger, ma non capisco perché non l'abbia fatto prima chiedendo direttamente a lei di rimuovere i commenti anonimi in questione. Non si sarebbe evitato tutto questo spiacevole episodio?
I dettagli e la lettera integrale li trovate nel blog di Gilioli.
Confesso di non avere approfondito più di tanto la vicenda. Mi limito quindi a riportare quanto ho trovato in rete. Riassumendo molto brutalmente, pare che la piattaforma di blogging wordpress.com abbia censurato un post in cui @sybelle aveva criticato la campagna pubblicitaria di una casa di moda emiliana. Ecco quanto scrive la blogger su ff:
il 5 Aprile ho pubblicato un post in cui analizzavo una campagna stampa di John Ashfield, brand d'abbigliamento italiano ma dal sapore inglese, dopo averla vista per mesi pubblicata su una rivista. Nei commenti intervengono ex dipendenti e attuali presunti manager di John Ashfield che iniziano a dibattere, nonchè altri possibili clienti che chiedono ulteriori informazioni. Venerdì sera un amico mi avverte che il blog è inaccessibile: scrivo a Wordpress e mi viene chiesto (in inglese) di rimuovere dal post tutto ciò che non posso certificare come vero. Nel mio post sono contenenti opinioni sulla campagna stampa (che ritengo sia carente da certi punti di vista), ma ripeto: opinioni. Credo che il post sia stato segnalato (non so bene da chi, ma un'idea ovviamente ce l'ho) ma che non sia stato letto da qualcuno che conosce l'italiano.
Naturalmente il post incriminato è ancora presente nella cache di Google (ma i censori non ci pensano mai?), e non mi sembra contenga niente che giustifichi una rimozione.
Insomma, adesso come adesso, se dovessi cambiare piattaforma di blogging o attivarne una nuova seguirei i consigli di mante.
Aggiornamento 19/02/2010.
La vicenda ha avuto degli sviluppi. Il titolare dell'azienda, infatti, non appena tornato da un viaggio di lavoro è venuto a conoscenza di quanto successo e ha scritto una lettera a Sybelle. In un estratto vi si legge:
Ho deciso di scriverLe perché sono rientrato ieri sera da un viaggio d’affari all’estero e appena informato dai miei collaboratori sull’accaduto di questi giorni, sono rimasto sinceramente sconvolto da tutto quello che era successo in Internet, in seguito alla richiesta da noi inviata a WordPress per la rimozione dei commenti di quelle persone di cui non conosciamo l’identità e che, non qualificandosi e in modo anonimo, sul suo blog volevano chiaramente non portare una critica costruttiva, ma solo danneggiare intenzionalmente la mia azienda.
In sostanza, quindi, almeno da quanto si è capito, l'azienda ha contattato wordpress.com per far rimuovere non il post di Sybelle, ma alcuni commenti anonimi ritenuti diffamatori nei confronti dell'azienda. Per quel che mi riguarda, trovo apprezzabile il fatto che il titolare abbia deciso di chiarirsi con la blogger, ma non capisco perché non l'abbia fatto prima chiedendo direttamente a lei di rimuovere i commenti anonimi in questione. Non si sarebbe evitato tutto questo spiacevole episodio?
I dettagli e la lettera integrale li trovate nel blog di Gilioli.
Perché il centrodestra vincerà ampiamente alle regionali
Sostanzialmente per due motivi. Il primo è che nei sondaggi Berlusconi è tornato ai minimi storici di popolarità (sono cresciuti Pd e IdV), e spesso e volentieri è accaduto che i risultati di un tornata elettorale fossero opposti a quanto pronosticato dai sondaggi. In secondo luogo Vittorio Feltri ha recentemente predetto un'ampia vittoria del centrosinistra. Ecco perché vincerà il centrodestra.
Perle di Fini
[...]
"Respingo il paragone con Tangentopoli, perché oggi - dice Fini - chi ruba non lo fa per il partito, ma perchè è un ladro".
[...]
"Indubbiamente sulla rete ci sono tanti rischi ma ci sono tali e tante opportunita' che mi spingono a farmi schierare alla parte di quelli che associano ad internet la parola liberta'.Coloro che si mettono nella casella 'pericolo' sono normalmente rappresentanti delle dittature".
Prima cosa: quest'uomo non smette di stupirmi. Seconda cosa: ma che ci sta a fare ancora nel Pdl?
(fonti: Repubblica, Ansa)
Cucinare il gatto nel brodo dell'ipocrisia
Prima di dire quello che devo dire sono necessarie due premesse. La prima è che a me Bigazzi sta antipatico; non per un motivo particolare, intendiamoci, ma avete presente quella forma di antipatia verso le persone che nasce quasi innata, che non ha una spiegazione razionale? Ecco, di quell'antipatia lì sto parlando. Saranno i suoi modi di fare, le sue battute che spesso e volentieri scadono nel pecoreccio, non lo so. La seconda premessa è che io soffro, come molti dei miei lettori più affezionati sanno, di una grave forma di gattofilia e sono amante degli animali in genere. Eppure non sono vegetariano, anzi, la carne mi piace eccome. E' una contraddizione amare gli animali pur non essendo vegetariano? Probabilmente per molti sì; per me no.
Fatte queste due premesse veniamo al fatto. Il suddetto Beppe Bigazzi è stato sospeso dalla trasmissione quotidiana "La prova del cuoco" per aver detto quello che avete sentito nel filmato qui sopra: la carne di gatto è buona e negli anni '30 e '40 il gatto in umido era una ricetta prelibata dalle sue parti. Dove sarebbe lo scandalo? E' un motivo sufficiente per censurarlo da una trasmissione televisiva? Scrive Repubblica che le associazioni animaliste avrebbero contestato il fatto che "i gatti come tutti gli altri animali d'affezione, sono tutelati dalla legge 281 del 1991 che nell'articolo 1 comma 1 recita: 'Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti e il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente'".
Mi sembra un'ottima legge. D'altra parte nessuna persona sana di mente sarebbe favorevole ai maltrattamenti sugli "animali d'affezione". Allo stesso tempo però mi pare una legge un tantino ipocrita. Perché il gatto sì e il coniglio no? Perché il gatto non lo posso cucinare e il coniglio sì? Non mi posso affezionare anche a un coniglio? Oltre a questo sarebbe interessante capire cosa c'entra il giornalista con questa legge. Mica ha detto: se volete fare il gatto in umido fate così, così e così; mica ha spiegato la ricetta. Ha solamente detto che ai suoi tempi era un piatto prelibato. E l'ha detto oltretutto in una trasmissione in cui tutti i giorni si spiega e si fa vedere come cucinare e "lavorare" mucche, vitelli, uccelli, maiali, pecore, conigli, lepri, ecc., tutti animali che non hanno la fortuna di rientrare nella categoria che la legge protegge dai maltrattamenti.
Sarà un'impressione, ma mi pare che ultimamente in Rai - vedi ad esempio il caso Morgan - stia prendendo piede una poco simpatica, ma molto ipocrita, tendenza a censurare qualsiasi cosa non corrisponda al cosiddetto politically correct.
lunedì 15 febbraio 2010
Il nucleare? Sì, no, forse...
Ciwati fa notare come sul nucleare ci sia qualche discrepanza tra quanto predicano Berlusconi e Scajola da una parte e i vari candidati alle prossime regionali (anche di centrodestra) dall'altra.
Nel segno di Hannibal
A fine estate 2008 uno dei figli di Gheddafi, Hannibal (no, non c'entra con Hannibal Lecter ^_^), viene arrestato, insieme alla consorte, dalla polizia elvetica con l'accusa di maltrattamenti verso due dipendenti dell'albergo presso il quale erano ospiti. Dopo alcuni giorni e mezzo milione di franchi di cauzione, l'allegra coppia viene rilasciata e se ne torna a casa da papà Gheddafi. Da quel giorno i rapporti tra i due paesi sono decisamente peggiorati.
Recentemente la Svizzera ha pubblicato una blacklist con 188 nomi di cittadini libici (compreso Gheddafi) considerati "indesiderabili" ai quali è stato inibito l'accesso nel paese elvetico. La Libia, per tutta risposta, "ha sospeso la concessione di nuovi visti di ingresso ai cittadini dei paesi Schengen, nonché la validità dei visti già rilasciati". La Farnesina, sede del nostro Ministero per gli Affari Esteri, cos'ha fatto? Invece di chiedere chiarimenti alla Libia in merito alla decisione di rendere inutilizzabili i passaporti degli abitanti di un intero continente, ha preteso chiarimenti sull'"operato degli elvetici".
Recentemente la Svizzera ha pubblicato una blacklist con 188 nomi di cittadini libici (compreso Gheddafi) considerati "indesiderabili" ai quali è stato inibito l'accesso nel paese elvetico. La Libia, per tutta risposta, "ha sospeso la concessione di nuovi visti di ingresso ai cittadini dei paesi Schengen, nonché la validità dei visti già rilasciati". La Farnesina, sede del nostro Ministero per gli Affari Esteri, cos'ha fatto? Invece di chiedere chiarimenti alla Libia in merito alla decisione di rendere inutilizzabili i passaporti degli abitanti di un intero continente, ha preteso chiarimenti sull'"operato degli elvetici".
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