domenica 21 febbraio 2010

Shomér ma mi-llailah?

- La notte, udite, sta per finire,
ma il giorno ancora non è arrivato
sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato.
Ma io veglio sempre, perciò insistete,
voi lo potete: ridomandate!
Tornate ancora se lo volete, non vi stancate!
Cadranno i secoli, gli dèi e le dee,
cadranno torri, cadranno regni
e resteranno di uomini e idee polvere e segni.
Ma ora capisco il mio non capire,
che una risposta non ci sarà
che la risposta sull'avvenire
è in una voce che chiederà:
- Shomér ma mi-llailah?
Shomér ma mi-lell?
Shomér ma mi-llailah, ma mi-lell?


"C'è sempre stata pudica, sottile, nelle mie canzoni, una domanda sull'infinito, sul senso ultimo delle cose. Ma da agnostico, da vago panteista e spiritualista quale sono, da uomo che non crede nell'esistenza dell'anima ma forse coglie un fondo di infinitezza, di immortalità nel nostro destino, mi fermo alla domanda, all'interrogativo. L'importante è, però, che questa domanda non cessi mai, perché è uno dei sintomi preziosi della nostra vitalità come uomini". (Francesco Guccini)

Da qualche giorno mi sono messo a suonare al pianoforte, in casa, questa vecchia canzone di Guccini. Data la sua orecchiabilità, alle mie figlie è piaciuta molto fin da subito, e quindi, ogni tanto, ci mettiamo tutti e quattro a cantarla a squarciagola nella sala. Ovviamente queste scene strazianti ve le risparmio, e vi lascio invece all'originale cantata dal divin Francesco.

Buona domenica.

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