venerdì 26 febbraio 2010

Un paio di reazioni ai fatti di questi giorni

Tra le tante reazioni, più o meno divertenti e più o meno verosimili, che in questi giorni sono state esternate da vari personaggi in merito alle vicende dello scandalo della Protezione Civile e della telefonia con contorno di presunto riciclaggio di denaro sporco, da segnalare sono senz'altro quelle di Napolitano e di Scajola. Il primo, rispondendo alla fatidica domanda sulla corruzione, fatta da un giornalista all'inaugurazione della Luiss School of Government, ha detto: "Chiedete ad altri!". Bella come risposta: concisa ed efficace. Chissà a chi si riferiva con "altri"? Mah, difficile dirlo. Anche perché sempre Napolitano si è poi recato a piazza Fontana di Trevi, sotto l'abitazione che fu di Pertini, per rendergli omaggio in occasione del ventennale della morte. Chissà, che pensasse a lui quando ha detto quella frase? Impossibile, Pertini ormai è morto (purtroppo); e poi che c'azzecca un fu presidente della Repubblica che ha fatto della moralità la sua ragione di vita con uno che firma tranquillamente scudi fiscali, lodi Alfani, ecc.? No, probabilmente non pensava a lui.

Ma veniamo alla reazione di Scajola. "Ogni iniziativa giudiziaria che vuole riportare la legalità è ben accolta ma non c'è dubbio che ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. C'è bisogno di una moralità più forte ma anche di non destabilizzare il sistema". Dunque, vediamo un po'. Secondo Scajola ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. Bello: è un po' come dire: se il cacciatore spara a un fagiano e lo becca, il fagiano cade. Perbacco, quello che ha scoperto l'acqua calda confronto a Scajola è un genio. E non si ferma neppure qui: arriva a dire che "è pure ben accolta". Certo, come no? Infatti si vede benissimo come il premier accoglie con gioia ogni inchiesta giudiziaria che fa capolino. Una gioia talmente irrefrenabile che quando è scoppiato lo scandalo della Protezione Civile la prima cosa che ha detto è stata: "i pm si vergognino!". Caspita, se non è gioia questa. Ma naturalmente la cosa non è finita lì, perché poi, sempre nel segno della gioia più profonda, ha rispolverato dal cassetto il ddl sulle intercettazioni; naturalmente per evitare che le gioie si accumulino. Non si sa mai: troppa gioia può effettivamente dare alla testa.

Anche la frase "c'è bisogno di una moralità più forte" è fenomenale. Se non altro perché grazie a Scajola scopriamo che la moralità si può misurare ricorrendo alla fisica: più forte, meno forte, più intensa, meno intensa, magari più o meno intonata (qualcuno ha un diapason?). In realtà non c'è bisogno di una moralità più forte, perché significherebbe che un po' c'è già e occorre solo "aumentarla". Il problema è che manca proprio, quindi non serve più forte ma serve e basta. L'altro ieri il buon Gramellini su La Stampa si chiedeva: "C’è ancora in Italia un disadattato che non ruba, pur occupando un ruolo che gli consentirebbe di farlo? Qualora esistesse, lo pregherei di rilasciarci un’intervista. Sarebbe lo scoop del secolo". Se qualcuno si farà mai avanti, vorrà dire che forse non tutto è perduto. Neanche per Scajola.

2 commenti:

  1. allora fammi capire: il sistema non va toccato, ma il sistema è corrotto. la legge va applicata ma senza toccare il sistema. quindi non si intende bene cosa voglia significare applicare la legge senza stravolgere il sistema.

    forse è meglio usare altre parole: la legge non deve rompere le scatole a chi ruba - specie se chi ruba - fa politica. se qualcuno di quelli che fa politica ruba deve continuare a farlo. se qualcuno glielo impedisce viene fatta una legge per evitarlo.
    in questo modo si salvaguarda il sistema (e i delinquenti).

    se qualche giudice osa indagare chi ruba (e fa politica) vada rimosso.

    si può esprimere il tutto ancora meglio scomodando il maestro della poesia-musica

    Ascolta
    una volta un giudice come me
    giudicò chi gli aveva dettato la legge:
    prima cambiarono il giudice
    e subito dopo
    la legge.

    Oggi, un giudice come me,
    lo chiede al potere se può giudicare.
    Tu sei il potere.
    Vuoi essere giudicato?
    Vuoi essere assolto o condannato?

    1973, F. De andre'

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  2. Eh, il caro vecchio Faber. Già allora vedeva lontano...

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