Mi riferisco ovviamente ai fatti accaduti sabato notte a Milano, a proposito dei quali mi pare sia il caso di fare qualche considerazione. Innanzitutto, cosa che pochi mi pare abbiano detto, c'è da considerare che Milano è una metropoli, ed è in larga parte multietnica; episodi come questo sono purtroppo, inevitabilmente, da mettere in conto in quanto mi pare caratteristici di ogni agglomerato urbano con queste caratteristiche. Ma quello che più fa irritare, come scrivevo nel titolo del post, è che, lungi dall'utilizzare questo fatto di cronaca come spunto per porsi delle domande, inevitabilmente si sia buttato il tutto in politica.
Ha cominciato naturalmente la lega, secondo cui questo episodio è la prova provata del fallimento delle politiche di integrazione tanto care al centrosinistra - poi, vabbè, ha anche biascicato cose come "andarli a prendere casa per casa, appartamento per appartamento, citofono per citofono", ma dalla lega non è che ci si possa aspettare qualcosa di più "elevato". Ha replicato Bersani e il centrosinistra chiedendo chi sia che da una quindicina d'anni governa non solo la regione Lombardia, ma anche la provincia di Milano. Non mi sembra sinceramente una domanda così campata per aria. Chi sta sul territorio, chi vive lì, sa benissimo quale è e quale è sempre stata la situazione di via Padova, il luogo dove la rissa si è trasformata in tragedia.
Storica zona di immigrazione dal Sud, questo quartiere di Milano. Palazzi di ringhiera, dove si ammassava la forza lavoro del boom economico, famiglie siciliane, pugliesi, calabresi. Case senza bagno (all’epoca) e ragazzini nei cortili. Padri in fabbrica. Falck, Breda. Erano gli anni Cinquanta e Sessanta: di quell’epoca, oggi, rimangono gli anziani, le vedove e i pochi cittadini che dicono «usciamo solo per fare la spesa e poi rimaniamo in casa». Gente che si è ritirata di fronte allo spaccio, la prostituzione, l’abusivismo.
Via Crespi, Arquà, Clitumno, Marco Aurelio: potrebbero essere il posto ideale per un seminario di studio sulla totale assenza di governo dell’immigrazione. Spiega il parroco di San Giovanni Crisostomo, don Piero Cecchi: «La gente non era pronta a un’immigrazione così veloce e numerosa ». Ora ci sono troppe fratture da ricucire. (fonte)
Insomma, campagna elettorale a parte, non mi sembra che la polveriera di via Padova e zone limitrofe fossero dei perfetti sconosciuti a quelli che oggi strillano e delirano di rastrellamenti casa per casa, e che oltretutto sono stati e sono al governo della città. Cos'è, facevano per caso affidamento sulle ronde?
La verità, semplice nei fatti quanto complessa nella soluzione, è che quella zona di Milano, come chissà quante altre in Italia, era una polveriera ed è arrivata la famosa scintilla che l'ha fatta esplodere. Una polveriera di cui tutti erano perfettamente a conoscenza e sulla quale molti di quelli che concorrono alle prossime regionali faranno grosse speculazioni elettorali. Naturalmente, poi, passate le elezioni tutto resterà perfettamente com'è adesso.
Quella dei rastrellamenti è stata solo una stupida provocazione,bisognerebbe invece applicare bene il decreto sicurezza, in particolare la parte che punisce chi affitta case a immigrati irregolari. Nn sarebbe la soluzione del problema ma sicuramente si inizierebbero a fare dei passi avanti.
RispondiEliminahttp://www.loccidentale.it/articolo/clandestini,+per+evitare+la+retorica+dei+rastrellamenti+basta+applicare+il+"decreto+sicurezza".0086362
Nell'articolo che hai linkato si legge:
RispondiEliminama la vera questione è quella del mercato immobiliare per i clandestini. Un problema che la destra ha iniziato ad affrontare e la sinistra non dovrebbe sottovalutare.
Fa piacere che la destra abbia iniziato ad affrontare questo problema, dal momento che sia la regione Lombardia che la provincia di Milano, dove è accaduto il fattaccio, sono da anni governati appunto dal centrodestra.