sabato 30 novembre 2019

Dalla ringhiera

La donna con l'impermeabile imboccò la scalinata, ricavata nella roccia, che conduceva al piccolo terrazzino dirimpetto sul mare. Era un terrazzino piccolo, pochi metri quadrati, una specie di nicchia, delimitato da una ringhiera in ferro arrugginita in molti punti. Era una mattinata fredda e umida, la foschia aleggiava tutt'intorno e il mare era visibile solo a tratti. In lontananza si sentivano stridere i gabbiani. La donna si avvicinò alla ringhiera bagnata e vi appoggiò sopra una mano, ma la ritrasse immediatamente: era fredda e bagnata. C'erano un tavolino di legno e alcune sedie, al centro del terrazzino, e sopra il tavolo c'era un portacenere di plastica con ai lati impressa la marca di una birra, vestigia di una estate ormai andata in cui sul quel terrazzino si consumavano animate bisbocce serali. Il tavolino era infarcito di scritte, incise con coltellini o chiavi dalla marea di maleducati in circolazione che si credono gli Ungaretti del terzo millennio: date, frasi, citazioni, oscenità, insulti, promesse d'amore eterno, cuori trafitti dalle tante frecce che un instancabile Cupido si ostina ancora a lanciare su questa terra, probabilmente ignorando che gran parte di quelle frecce continuano a rivelarsi buchi nell'acqua.
La donna si sedette su una sedia e si accese una sigaretta. Il fumo azzurrognolo si mescolava alla foschia. Ogni tanto nella foschia si apriva qualche squarcio ed era possibile vedere scorci di mare, un mare grigio come quella giornata. Le venne in mente una canzone, di cui non ricordava il titolo, in cui si parlava del mare d'inverno come di un concetto che il pensiero non considera, e pensò che il mare d'inverno ha invece un fascino particolare che gran parte della gente tende a ignorare.
Con la stessa rapidità con cui si era aperto, quel breve squarcio di visibilità si richiuse. La donna distolse lo sguardo e fissò il fumo azzurrognolo che saliva dalla sigaretta disperdendosi nella foschia. E ripensò al pomeriggio del giorno prima, quando quell'uomo le si avvicinò con la scusa di chiederle se sapesse dove fosse il bagno. Avrebbe potuto chiederlo al barista, ma lo chiese a lei, un modo come un altro, neanche dei più originali, per intavolare una conversazione con una sconosciuta che prende un caffè al bar. Lei glielo indicò e lui la ringraziò, chiedendole se al suo ritorno l'avrebbe trovata ancora seduta lì. Lei gli rispose di no. "Peccato" le disse lui con un sorriso rassegnato, e si avviò. Sì, peccato, pensò la donna. Poi si alzò e se ne andò.
Si aprì un altro squarcio nella foschia e la donna abbandonò quei pensieri, tornando sul terrazzino. Spense la sigaretta nel portacenere che reclamizzava la marca di una birra, si alzò e, prima di andarsene, diede un'ultima occhiata a quel mare grigio che stava al di là della ringhiera, e ai gabbiani che volteggiavano e stridevano forte.

4 commenti:

  1. È solo un breve ricordo, un incontro. Il tempo di una sigaretta e via, verso la realtà della vita. Molto bello ed intenso, bravo Andrea.

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  2. Complimenti, crei dei racconti davvero emozionanti.
    sinforosa

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