Probabilmente molti di quelli che hanno letto le parole di ieri di tale mons. Scicluna, hanno archiviato il tutto come una delle tante dichiarazioni, fioccate in questo ultimo periodo da parte di più o meno importanti portavoce ecclesiastici, in merito allo scandalo chiesa/pedofilia.
Da parte mia solo alcune brevi riflessioni. La prima riguarda la presa in giro ìnsita in tutta la questione paradiso/inferno, ovviamente per chi non crede. L'idea infatti che un eventuale e ipotetico (molto ipotetico) dio distribuisca premi o punizioni a seconda che si faccia quello che dice lui o meno, è una di quelle cose che fa a pugni non solo con il buon senso e la logica, ma anche con quel livello minimo di razionalità che ogni essere umano dovrebbe avere.
Ma quanto affermato dal suddetto prelato, è un nonsenso anche per altri motivi. Non mi risulta, infatti - eventualmente correggetemi -, che nella Bibbia o nei Vangeli siano indicati diversi gradi di severità dell'inferno. O ci vai o non vi vai. Non è che se la fai meno grossa avrai una pena più blanda e se la fai più grossa più pesante. O vogliamo credere veramente che esista una sorta di 41bis anche per l'inferno? Suvvia.
Altra cosa. Il monsignore pensa veramente che la sua minaccia spaventi qualcuno dei preti che si è macchiato di tale infamia? A quelli che fanno queste cose non frega niente già in partenza della questione paradiso/inferno. O vogliamo credere che un prete pedofilo pensi che, eventualmente, abbia ancora qualche chance di guadagnarsi il paradiso? Ma manco per niente. La realtà è che la chiesa, di fronte all'enormità dello scandalo che la coinvolge non sa che pesci pigliare, è un po' come se fosse allo sbando. E allora, per cercare di rabbonire un po' il gregge, ridà vigore e nuova linfa alla favoletta dell'inferno e del paradiso che ci raccontava il prete quando eravamo bambini.
Appunto, quando eravamo bambini.
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