domenica 30 maggio 2010

Il quartier generale racconta/28


Che la manovra finanziaria di cui tanto si parla in questi giorni non piaccia a opposizione, sindacati, ricercatori, parzialmente Confindustria e lavoratori statali, è cosa più o meno nota. Che per alcuni aspetti, e per motivi diversi, non piaccia neppure a illustri esponenti della stessa maggioranza che l'ha partorita (Bondi, Calderoli e Formigoni, solo per fare alcuni esempi), è un po' meno noto. Ma chi alla fine l'affosserà definitivamente sarà l'ultracasta dei magistrati. I magistrati? Proprio loro, quelli che guadagnano stipendi che viaggiano attorno agli 80.000 euro l'anno e che proprio non ne vogliono sapere di vederseli decurtati.

Ma chi lo dice? Lo dice il Giornale, naturalmente, attraverso il suo editorialista di punta, il mitico Alessandro Sallusti. Ma come, dirà qualcuno, anche di domenica? Eh, certo. I paladini dell'informazione mica vanno in vacanza. E così ecco che anche oggi troviamo in edicola il Giornale col titolone di prima pagina che vedete in alto: "I giudici arrestano la finanziaria". Oh perbacco! Ma andiamo a vedere nel dettaglio che cosa il buon Sallusti ha scritto per quelli che hanno avuto la fortuna di potersi accaparrare una copia del prestigioso quotidiano da sfogliare sotto l'ombrellone.

la finanziaria non è stata firmata né da Berlusconi né da Napolitano, sì è stata firmata ma solo da uno, no forse lo sarà presto da entrambi. Insomma, non si capisce nulla, se non una cosa: ha ragione il premier quando si lamenta che in questo Paese comandare e decidere è impossibile, tanti sono i lacci e i lacciuoli imposti da una Costituzione ormai fuori dal tempo e da poteri che vivono e operano in eterna invasione di campo. Primi fra tutti il Quirinale e quello giudiziario.

Come forse avrete letto, in questi ultimi due o tre giorni c'è stata un po' di confusione sulla firma in calce a questa bendetta finanziaria. Sallusti, invece di chiarire un po' le cose, la aumenta se possibile ancora di più col suo "Insomma, non si capisce nulla". In realtà si capirebbe benissimo, basterebbe spiegare che tutta la confusione è stata originata da Berlusconi quando ha dichiarato che la finanziaria l'avrebbe firmata dopo il parere dei tecnici del Quirinale che la stavano vagliando. Cosa questa che, oltre a essere fuori dalla normale prassi - i provvedimenti arrivano sul tavolo del Capo dello Stato già firmati dal presidente del Consiglio -, aveva provocato pure le ire dello stesso Quirinale. La questione della firma, e relativa successiva confusione, è tutta qui, ma Sallusti per spiegarla avrebbe dovuto ammettere che la confusione è stata originata proprio da Berlusconi. Capite anche voi che la cosa non era fattibile: meglio continuare a buttarla in caciara.

E allora, se non è colpa di Berlusconi, di chi è? Ma del Quirinale, no? Che diamine! Assieme a quel ferrovecchio chiamato Costituzione ("tanti sono i lacci e i lacciuoli imposti da una Costituzione ormai fuori dal tempo e da poteri che vivono e operano in eterna invasione di campo. Primi fra tutti il Quirinale e quello giudiziario"). Chissà in cosa consiste, secondo Sallusti, l'"eterna invasione di campo"? Che sia perché il Capo della Stato, qualche volta (poche per la verità), si rifiuta di firmare qualcuna delle porcate che più o meno regolarmente gli sottopongono? E il potere giudiziario? Che sia perché ci sono ancora dei magistrati che, autolesionisticamente, ancora accettano di fare il loro dovere provando a correre dietro a qualche ladrone di governo? O forse perché la Consulta ancora si permette di bocciare qualcuna delle porcate più grosse che riescono misteriosamente a passare il vaglio del Quirinale (vedi lodo Alfano)? Mah, bisognerebbe chiedere a Sallusti se sono queste le invasioni di campo a cui si riferisce. Ma andiamo avanti.

La questione è nota. I magistrati si sono ribellati all’idea di vedere decurtate le proprie retribuzioni sopra un certo, non irrilevante, reddito. Hanno minacciato lo sciopero manco fossero metalmeccanici che campano con 1.200 euro al mese.

I magistrati hanno minacciato l'agitazione perché "le retribuzioni dei magistrati vengono colpite tre volte: con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco dell'adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi. Sono interventi incostituzionali e palesemente punitivi nei confronti dei magistrati", dice l'ANM. Qui, naturalmente, si può essere d'accordo o meno con le proteste, ma vale la pena segnalare, come scrive l'AdnKronos, che la medesima protesta è stata fatta dai medici, che hanno lo stipendio allineato a quello dei magistrati, per gli stessi motivi. Però dei medici a Sallusti non importa niente: in fondo mica sono loro che danno fastidio alla politica.

La cosa paradossale è che i veri poveri cristi, quelli che il lavoro l’hanno perso o l’hanno precario, sono i primi paladini di questa casta intoccabile, egoista ed egocentrica.

Qui il Sallusti rasenta il comico. Definisce infatti una "casta intoccabile, egoista ed egocentrica" la magistratura, mica la politica. Guarda a caso, però, i magistrati sono quelli che devono sempre rispondere delle loro azioni davanti al CSM, e, sempre per puro caso, i magistrati italiani sono quelli che tra i paesi europei presi in esame dal rapporto Cepej ricevono più sanzioni e richiami di tutti gli altri. Quanti richiami e sanzioni ricevono i politici? Cosa ci fa Cosentino in Parlamento nonostante un ordine di cattura per camorra da parte della procura di Napoli? Quante volte la giunta per le autorizzazioni del Parlamento ha acconsentito che su un parlamentare venissero svolte indagini da parte della magistratura? E quante volte no? Ecco, secondo Sallusti, però, gli intoccabili sono i magistrati.

E sono anche egoisti, per giunta. In pratica sono loro che pensano solo ai soldi, mica i politici. Sono i magistrati, infatti, che con una certa regolarità votano alla chetichella provvedimenti per autoaumentarsi lo stipendio, mica i politici. Alla fine del 2006, alla vigilia delle elezioni politiche di aprile, il governo Berlusconi, in questo appoggiato naturalmente dal centrosinistra (quando è ora di fare cassa si va sempre d'amore e d'accordo), ha fatto una leggina per estendere i finanziamenti pubblici ai partiti anche in caso di scioglimento anticipato delle Camere (fino ad allora cessavano alla caduta del governo). Il risultato è che i partiti che avevano diritto ai rimborsi elettorali durante il precedente governo Prodi, continuano ancora oggi a prenderli come se quella legislatura fosse ancora in corso, e li prenderanno fino al 2011 sommando a questi quelli della legislatura attuale. Anche questo, naturalmente, a Sallusti non interessa. Si tratta di bazzecole insignificanti. Gli egoisti sono i magistrati e basta. D'altra parte 50 miliardi di euro all'anno, il costo della corruzione in Italia recentemente certificato dalla corte dei conti, esiste perché ci sono i magistrati corrotti, mica i politici in combutta con gli imprenditori.

Naturalmente, per chiudere in bellezza - qualcuno sotto l'ombrellone potrebbe cominciare ad annoiarsi -, l'immancabile stoccatina contro Travaglio e Di Pietro, del quale dice: "che campa alla grande con stipendi pubblici e rimborsi elettorali". Che Di Pietro campi alla grande è fuori discussione, ma Sallusti dimentica che a volte è merito anche dei soldi che il Giornale è costretto a versare in risarcimenti per le fandonie che scrive sull'ex magistrato. Ma questo, ovviamente, Sallusti si guarda bene dallo scriverlo. In fondo è domenica anche per lui.

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