Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha riportato un'interessantissima inchiesta sulla legislazione in vigore in molti paesi in materia di regolamentazione delle intercettazioni e loro pubblicazione sulla stampa. Ve lo riporto qui sotto; mi sembra molto utile nel caso dovesse saltare fuori il pappagallo di turno a dire che dobbiamo adeguarci agli altri paesi europei.
Gran Bretagna: Nessuna barriera se l’interesse è pubblico
LONDRA — Si potrebbe risalire all’8 febbraio 1587 quando Maria Stuarda fu accusata di alto tradimento: i nobili inglesi intercettarono e manipolarono le lettere della regina di Scozia per portarla alla ghigliottina. Fu la prima «intercettazione » della storia moderna? Ma si potrebbe saltare al 1993, quando i giornali pubblicarono le telefonate fra Carlo e Camilla. «Non posso sopportare una domenica notte senza di te». «Vorrei essere il tuo tampax». Che scandalo. Di comunicazioni intercettate si discute da cinque secoli. È sacro il diritto alla privacy ed è sacro il diritto d’informare: qual è l’equilibrio corretto? È il «Regulation of Investigatory Power Act» che disciplina la materia. Il ministero dell’Interno autorizza le intercettazioni che, per principio, non possono essere diffuse o riprodotte. Ma il «Freedom of Information Act» dà il «diritto di conoscere», dunque di consultare, richiedendolo al Commissioner o al tribunale che decidono, gli atti investigativi e di pubblicarli. Laddove prevale l’interesse pubblico non c’è barriera che tenga. Persino a Buckingham Palace (i bisbigli d’amore di Carlo e Camilla insegnano) s’inchinano a questo principio sacro.
Fabio Cavalera
Francia: La fonte è protetta salvo casi eccezionali
PARIGI — In Francia il segreto professionale dei giornalisti è tutelato. Le intercettazioni, come avvenuto anche in recenti casi (processo Clearstream, che vedeva di fronte il presidente Sarkozy e l’ex premier Villepin), sono state pubblicate anche in corso d’istruttoria e solo in casi eccezionali può essere richiesto di rivelare la propria fonte. Ci sono stati esempi di giornalisti condannati per aver divulgato intercettazioni (il caso della cellula segreta dell’Eliseo all’epoca di Mitterrand) ma poi assolti alla Corte europea di Strasburgo. In buona sostanza, il giornalista pubblica documenti giudiziari e protegge le proprie fonti, ma può incorrere nel reato di diffamazione e di violazione della presunzione d’innocenza dell’individuo menzionato nelle intercettazioni o in documenti giudiziari. In questo caso, la normativa rimane in equilibrio fra i diritti della stampa e individuali. Il giornalista rischia di essere perseguito per diffamazione. Secondo un recente studio, le intercettazioni si sono moltiplicate per cinque negli ultimi anni (26 mila nel 2008), oltre a circa seimila intercettazioni «amministrative », cioè non autorizzate dal giudice.
Massimo Nava
Spagna: Diritto di cronaca senza conseguenze
MADRID — Nelle ultime settimane si è acceso un dibattito in Spagna sull’operato del giudice Baltasar Garzón che ha intercettato le conversazioni tra alcuni imputati di corruzione nel caso Gürtel (che coinvolge politici delle comunità autonome di Madrid e Valencia) e i loro avvocati, ed è stato denunciato per abuso d’ufficio, in quanto sono generalmente conversazioni protette. In base all’articolo 579 della «Ley de enjuiciamiento criminal» le intercettazioni possono essere disposte da un giudice per un periodo di tre mesi (prorogabile di altri tre). In caso di urgenza possono essere ordinate anche dal ministro dell’Interno, se l’inchiesta riguarda bande armate o terroristi. Sebbene negli ambienti giuridici si discuta sulle garanzie offerte dalla legislazione vigente, l’interesse pubblico in Spagna è considerato prevalente, perciò la pubblicazione delle intercettazioni non è perseguibile. Le intercettazioni ordinate da Garzón nel caso Gürtel sono state pubblicate senza alcuna conseguenza per editori e giornalisti. «Una legge simile a quella italiana—assicurava ieri El País—avrebbe portato in carcere i giornalisti che hanno indagato sul caso».
Elisabetta Rosaspina
Repubblica Ceca: Appello all’Europa per la «museruola»
BRUXELLES — È entrata in vigore il 1˚ aprile 2009. Ma tutto era, meno che un pesce d’aprile. A Praga l’hanno subito chiamata «legge museruola»: perché appioppa la galera fino a 5 anni al giornalista che pubblichi il contenuto di un’intercettazione giudiziaria o qualunque notizia su una persona indagata o sospetta, «anche se lo fa nel pubblico interesse»; e una multa fino a 5 milioni di corone (circa 194 mila euro) all’azienda editoriale per cui il reo lavora. In origine la legge era stata presentata come un miniemendamento al codice penale, teso a proteggere da una pubblicità indesiderata i bambini vittime di abusi: «E bene inteso, io sto con le vittime non con i media» rispose infatti il presidente Vaclav Klaus, quando i giornalisti cechi e di «Reporters sans frontières » lo supplicarono di bloccare la legge con il suo veto. Nel luglio 2009, da Bruxelles, la Federazione europea degli editori ha chiesto «con urgenza» un intervento alla presidenza dell’Ue, «per un atto di solidarietà con le federazioni della stampa in Italia e nella Repubblica Ceca, su una questione che ci preoccupa molto: la libertà di stampa…». Da allora, la museruola è rimasta al suo posto.
Luigi Offeddu
Russia: Vietati ai giornali solo i segreti di Stato
MOSCA — In Russia tutti i telefoni, i cellulari e le postazioni Internet sono permanentemente collegati a centri di ascolto dei servizi di sicurezza, l’Fsb, successore del Kgb. L’intercettazione può scattare per «qualsiasi indizio di reato progettato, compiuto o che sta per compiersi ». L’Fsb procede autonomamente ed entro 24 ore chiede l’autorizzazione al magistrato competente. Quando è in ballo il segreto di Stato, l’Fsb può mantenere segreti tutti i documenti, compreso l’atto d’accusa. In alcuni casi questo segreto vale anche nei confronti dell’avvocato difensore dell’imputato. Nei procedimenti normali gli atti, gli interrogatori e le intercettazioni comunicati dal giudice istruttore agli avvocati difensori possono essere liberamente pubblicati dai giornali che ne vengono a conoscenza. Il magistrato inquirente può però in qualsiasi momento disporre che particolari elementi debbano rimanere segreti se ritiene che ciò sia fondamentale per l’inchiesta in corso. Il dibattimento processuale è invece del tutto pubblico, a meno che non intervenga il segreto di Stato.
Fabrizio Dragosei
Stati Uniti:«Wiretap» legale e accessibile ai media
NEW YORK — Negli Stati Uniti le intercettazioni da parte di terzi sono legali sia a livello federale sia statale, previa autorizzazione di un giudice. In virtù del primo emendamento della Costituzione sulla libertà di stampa, i media hanno il pieno accesso alla pubblicazione di materiale a esse inerente. «Possiamo pubblicare qualsiasi cosa — spiega Lucy Dalglish, direttore esecutivo del Reporters Committee for Freedom of the Press—purché non presenti una minaccia imminente alla sicurezza nazionale o all’incolumità fisica di qualcuno». Dai Pentagon Papers al Sexgate, il libero accesso dei media a questo tipo di materiale è considerato uno degli elementi chiave della democrazia americana. Nella stragrande maggioranza degli Stati anche per registrare di nascosto una telefonata basta il consenso di una sola delle due parti. Iniziato nel 1890 in seguito all’invenzione del registratore, il wiretapping è stato usato dalla maggior parte dei presidenti Usa da quando la Corte suprema l’ha reso legale, nel 1928. Nel 1968 il Congresso ha approvato una legge che impone l’autorizzazione dal tribunale per le intercettazioni concernenti indagini criminali.
Alessandra Farkas
(fonte: Corriere della Sera - 21/05/2010)
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insomma, noi stiamo con la Repubblica Ceca :-(
RispondiEliminaSe passerà 'sta roba qua, hoi paura che saremo messi peggio.
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