sabato 15 maggio 2010
Il quartier generale racconta/25
Si racconta di un popolo della libertà sconcertato, smarrito. Un po' perché molti sembra si stiano svegliando da una specie di incantesimo; altri sembra invece che comincino a rendersi conto che all'interno del Pdl c'è, forse, qualche mascalzone che ha tirato un po' troppo la corda. E quando queste cose le dicevano quei forcaioli dei grillini o dei travaglini, giù pernacchie e sfottò; adesso che queste cose le dice il cavaliere c'è, comprensibilmente, smarrimento e sconcerto.
Badate che per i pidiellini deve essere stato un colpo durissimo non avere ancora sentito Berlusconi, da quando è esploso il caso Anemone, strillare contro i giudici comunisti e le procure politicizzate. Ed è logico che sia così: non ci sono abituati. Scajola si è dimesso, Bertolaso è lì lì, Verdini ha già due avvisi di garanzia, oggi è arrivata la notizia che pure Capellacci è indagato, e Berlusconi che fa? Invece di gridare al complotto dei giudici con la falce e il martello annuncia che "chi sbaglia deve pagare". Di più: vuole fare pulizia e si mette a indagare pure lui. Vuole fare il pm! Io spero che se c'è qualche berluscones cardiopatico stia molto attento: potrebbe non reggere alla svolta di Berlusconi.
Il buon Belpietro, però, su Libero, onde evitare che qualcuno corra questo rischio, si affretta a precisare. Scrive infatti nell'editoriale di stamattina che c'è qualche lettore seriamente preoccupato per come Libero ha trattato la vicenda della cricca. Si vocifera addirittura che molti, ancora davanti alle edicole, pensavano di non aver acquistato Libero ma il Fatto. E Belpietro li tranquillizza, dicendo di non essersi convertito al travaglismo, "che è una malattia acuta del giustizialismo per effetto della quale si vorrebbe mettere tutti in galera". Naturalmente non è vero niente, ma in fondo è Belpietro che scrive. Il resto dell'articolo è spassoso, lo potete leggere da voi.
Rimane il fatto, al di là di tutto, che per la prima volta, effettivamente, il "pericolo" per Berlusconi non arriva dall'esterno, dai giudici o dall'opposizione (ma quando mai?), ma dall'interno, dalle presunte malefatte dei suoi più stretti collaboratori. Ecco perché, per la prima volta, non se la prende coi giudici: perché anche al ridicolo c'è un limite.
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