Tutto comincia nel mese di giugno dell'anno scorso, quando entra in vigore il famoso Decreto Brunetta, che impone regole più restrittive in materia di orari di reperibilità e assenze per malattia per i dipendenti pubblici. Tra proteste e mugugni l'iniziativa sembra dare nell'immediato buoni risultati, tanto che lo stesso Brunetta ne annuncia trionfalmente, qualche tempo dopo, gli straordinari risultati.
Nel solo mese di giugno le assenze per malattia si sono ridotte del 27,4% (escluse scuola, università e pubblica sicurezza) rispetto a giugno 2008. In particolare, le assenze superiori a 10 giorni hanno registrato un calo del 24,7%, mentre le assenze per altri motivi del 3,4%. Le riduzioni più rilevanti si sono avute negli Enti di previdenza (-43,7%) e nelle amministrazioni provinciali (-37,5%). A livello geografico, i tassi di riduzione delle assenze per malattia appaiono simili: le variazioni sono comprese tra il -32,3% delle regioni del Nord Est e il -24,9% di quelle del Mezzogiorno. (fonte)
Quando però tutto sembra andare per il meglio, improvvisamente la doccia fredda: l'assenteismo ha ripreso a correre. A darne notizia è - incredibilmente - il Giornale, che in questo articolo di ieri snocciola un po' di numeri che indicano che nei mesi di agosto e settembre scorsi la tendenza positiva si è invertita. Perché? Mah, difficile dirlo. Però c'è un fatto, accaduto quasi in concomitanza con l'inversione di tendenza, che potrebbe fare sospettare qualcosa. A darne notizia è Repubblica.
Doveva essere la 'rivoluzione' del Pubblico Impiego. Ma, come sempre, alla rivoluzione è seguita la restaurazione. E così è stata silenziosamente abrogata con un decreto legge pubblicato l'1 luglio (poi diventato la legge n.102/2009) la normativa 'antifannulloni' varata l'anno scorso dal ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che prevedeva disposizioni penalizzanti per gli impiegati pubblici, tra le quali indennità di malattia ridotta, e fascia di reperibilità per i dipendenti in malattia estesa praticamente a tutta la giornata (con un'unica 'ora d'aria' dalle 13 alle 14).
Il ministro smentisce, stizzito, ma i sindacati confermano. E Repubblica pubblica anche le voci della presunta "rivoluzione" che sarebbero state riviste. Eccole qui sotto.
(fonte)
Insomma, pare proprio che nella conversione in legge siano stati stralciati gli articoli clou. Questo potrebbe spiegare i motivi per cui l'italico assenteismo ha ripreso a correre e gli uffici hanno ricominciato a popolarsi di fantasmi. Ecco che quindi ricomincia di conseguenza anche il tire e molla sulle ore di reperibilità, che, stando alle ultime indiscrezioni, dovrebbero di nuovo venire aumentate di tre ore. Chi l'avrà vinta alla fine? Brunetta o i fantasmi? Si accettano scommesse.
2 commenti:
la battaglia di Brunetta è assolutamente sacrosanta, ma secondo me bisogna precisare alcune cose:
1. molto di ciò che voleva fare mi pare che fosse stato annunciato più che altro per farsi pubblicità;
2. l'attacco che ha portato ai dipendenti pubblici era assolutamente indiscriminato, lasciando intendere che tutti i dipendenti pubblici fossero fannulloni (e al ché mia madre si è giustamente incazzata come una iena);
3. il suo intervento non toccava minimamente quelle che forse possono essere le vere cause dei problemi della pubblica amministrazione, come per esempio quei capi e dirigenti che sono degli assoluti incompetenti e l'abuso di permessi (vedasi ad esempio la legge 104).
Aggiungo un quarto punto. Perché Brunetta non ha toccato i politici? i suoi colleghi? Perché non guarda gli sprechi e le spese pazze degli onorevoli magari leggendosi questo bel libro di Stella e Rizzo (che io a suo tempo ho terminato a fatica)? Troppo scomodo?
Oppure, non ha niente da obiettare per i 10 giorni di vacanza proclamati da Fini perché manca la copertura finanziaria per approvare qualsiasi legge?
Anch'io sono convinto che la battaglia di Brunetta sia sacrosanta, e l'ho anche scritto in passato, ma al tempo stesso penso che sia anche la più ipocrita.
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