giovedì 15 aprile 2010

Caso Bertone, ma non era meglio piantarla lì?

Da un po' di tempo in qua la Chiesa ci ha abituato a uno strano trend: prima un qualche suo illustre esponente se ne esce con una plateale cretinata, poi qualcun altro cerca di rimediare buttandola sui "è stato frainteso" (vi ricorda niente?), "non intendeva dire questo" e cose di questo genere. E' un po' quello che è accaduto una decina di giorni fa con la vicenda di Cantalamessa e il suo equiparare lo scandalo dei preti pedofili all'antisemitismo.

Ma torniamo a oggi. Prendete Bertone, ad esempio. Ormai la sua plateale fesseria l'aveva detta, il casino era scoppiato, il mezzo incidente diplomatico con la Francia era cosa fatta, tanto valeva lasciare che il pastrocchio si sgonfiasse da sé, no? No, naturalmente. Sarebbe stato troppo bello e troppo semplice. Ecco quindi che a peggiorare le cose è arrivato un altro elemento mica da poco: padre Lombardi, portavoce vaticano, il quale ha cercato, dopo che pure le associazioni degli psichiatri cattolici hanno preso le distanze da Bertone, di metterci una pezza. Come? Così:

Il segretario di Stato vaticano nella sua conferenza stampa in Cile, spiega il portavoce della Santa Sede, si riferiva «alla problematica degli abusi all'interno della Chiesa e non nella popolazione mondiale».
Ora, se l'italiano non mi inganna, secondo Lombardi le parole di Bertone sulla ridicola correlazione tra omosessualità e pedofilia devono restare circoscritte all'ambiente ecclesiastico, giusto? Cosa comporta quindi questo? Principalmente che nella chiesa c'è una certa quota di preti omosessuali che evidentemente non hanno niente da ridire, visto che nessuno pare si sia ancora fatto vivo per protestare.

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