Il battesimo del feto

No, non è uno scherzo. Sembra infatti che dopo il via libera alla famosa RU486, la pillola abortiva, la chiesa si sia come risvegliata, mettendo in campo una serie incredibile di iniziative per mettere i bastoni tra le ruote a chi vuole, rispettando la legge, far valere un suo diritto: l'aborto. Si va dal parroco siciliano che suona le campane a morto a ogni notizia di aborto (alla faccia della privacy e del rispetto), alla proposta di funerale per i feti (che tra l'altro feti non sono, ma embrioni) proposto dalla cattolicissima regione Lombardia. Ma l'assurdo si è probabilmente raggiunto, come dicevo, nel napoletano, dove un parroco ha avuto l'idea di battezzare i feti. Ci sarebbe da ridere se invece non fosse una cosa terribilmente tragica.

Ora, chiudete un attimo gli occhi, e immaginatevi lo scenario: la povera donna, già frastornata per aver preso una simile decisione, crede di aver già sopportato tutto ciò che era sopportabile: è riuscita, con enorme difficoltà, a venire a capo di un rebus mica da niente, e a trovare un reparto di ginecologia in cui ci sia un chirurgo non obiettore, a farsi ricoverare in tempo per non violare i termini di legge, a dribblare tutti i fanatici dei movimenti pro vita che infestano ormai consultori ed ambulatori pubblici, nonché, nel caso abbia optato per l’uso della pillola abortiva, anche i capannelli di esagitati che fanno picchetti e sgranano rosari nelle hall; insomma, è riuscita, non si sa come, a schivare tutto questo, quand’ecco che, proprio nel momento in cui è più indifesa, nel tragitto fra la camera e sala anestesia, per esempio, deve rimanere vigile, per evitare che padre Cataldo o qualche suo ameno sodale non le si pari davanti, armato di acquasantiera, per bendirle a tradimento il ventre. E non basta. Perché, salvatasi anche da questo possibile agguato, deve guardare con sospetto i medici che vede nella sala operatoria. Hai visto mai, infatti, che questi, con la scusa di metterle una guida per il catetere venoso, non brandiscano a loro volta un aspersorio, e zàcchete, battezzino il feto senza che lei possa dire ne a né ba.

(via Galatea)